INFORMATIZZAZ. B. DURANTE

In questo disegno da manoscritto del 1371 si vede la TORRE DEL CAPO DI FARO poi chiamata usualmente LANTERNA per i lumi ad olio (clicca QUI per un utile approfondimento storico).
Fonte iconografica CAPURRO.











"Situata su una roccia all'estremità occidentale dell'arco portuale genovese, la Lanterna, simbolo della città, è facilmente visibile da molti punti di vista.
Principalmente dal mare, dato che fu ed è tutt'oggi il faro del porto.
E CAPO DI FARO veniva chiamato già nel Medioevo il luogo dove sorge la LANTERNA.
La Lanterna, alta 117 metri sul livello del mare, irradia la sua luce fino a 36 miglia marine di distanza.
Nel quartiere di san Benigno, vicino ai moderni grattacieli del nuovo centro direzionale, segnala l'ingresso in città a chi arriva da ponente.
Nel Medioevo la TORRE DI CAPO DI FARO, ad occidente dell'arco costiero, serviva come punto di avvistamento delle navi in arrivo in porto insieme alla torre del Molo vecchio ad oriente.
La torre venne dotata nel 1326 di lampade ad olio fisse per le segnalazioni ai naviganti.
Nel Quattrocento le lampade erano più di cinquanta protette da una vetrata composta da un migliaio di pezzi.
I vetri, che venivano cambiati ogni cinquanta o sessant'anni, provenivano dai vicini centri di produzione di Altare e Masone, mentre l'olio era fornito dalle riserve di Palazzo Ducale.
La TORRE DI CAPO DI FARO serviva, anche, da fortificazione avanzata fuori dalla cerchia muraria, tanto che all'inizio del Cinquecento venne inserita nella fortezza della Briglia, costruita dai francesi dopo la conquista di Genova.
Ciò le fu fatale: durante l'assedio dei genovesi alla fortezza, nel 1514, la torre venne distrutta.
Ridotta a metà della sua altezza, rimase inutilizzata fino al 1543.
Il 13 marzo di quell'anno, il Magistrato dei Padri del Comune fece un sopralluogo al capo di Faro con diversi maestri antelami per decidere i modi della ricostruzione, che iniziò poco dopo e durò un anno.
Per la costruzione della torre furono impiegati 2.000 quintali di calce, 120.000 mattoni, 160 metri quadrati circa di pietre riquadrate a scalpello in aggiunta a quelle recuperate dall'ex palazzo arcivescovile sul colle di Sarzano, dall'ex Briglia e dal precedente faro.
I gradini in ardesia erano più di trecento.
Secondo il progetto di Francesco da Gandria, l'edificio venne ricostruito nelle forme che presso a poco doveva avere prima della sua rovina.
La torre veniva spogliata, però, dei merli che la coronavano e abbellita con mensole, balaustre e cornici in pietra di Finale.
Nel Seicento, la Lanterna venne collegata alla cinta delle Mura Nuove, che chiudevano ad anfiteatro la città e al Molo Nuovo, edificato per difendere il porto dalle violente mareggiate.
La torre subì numerosi restauri: nel 1785 l'architetto Gregorio Pentondi fece ridipingere sulla facciata settentrionale lo stemma di Genova che era diventato invisibile.
L'ultimo restauro è stato compiuto dal Genio Civile tra il 1967 e il 1970.
Agli inizi degli anni Novanta è stato ripreso l'affresco dello stemma.
La Lanterna è uno dei più antichi fari ancora utilizzati.
L'esterno è formato da due torri, sovrapposte, divise da cornici con archetti pensili, e l'interno è occupato dalle scale che dal piano terra portano alla lanterna.
Sono ancora visibili due epigrafi: una all'interno venne dettata al momento della costruzione dall'umanista Jacopo Bonfadio, insegnante di filosofia e retorica a Genova, e l'altra, sulla facciata settentrionale, reca la data in cui furono terminati i lavori" [testo letterario ripreso dall'ottimo "Sito WEB di Daniele Laneri"].