Informatizzazione Durante

Il Rivadavia, per dare maggiore sviluppo al commercio del paese, aveva pensato di aprire comunicazioni con la Bolivia per mezzo del fiume Bermejo che scende dalla Cordigliera boliviana,­attraversa la gran pianura dell'Argentina settentrionale, e sbocca nel Rio Paraguay. A tal fine incoraggiò una società d'esplorazione che iniziò i preparativi di quest'impresa difficile ad attuarsi essendo i luoghi dove scorreva il fiume abitati da selvaggi. Ma occorreva un uomo atto a dirigere ed a condurre a buon fine la spedizione e che fosse astronomo e pilota. Consultato in proposito il maltese G. G. Azzopardi, comandante del porto di Buenos Aires, questi indicò NICOLA DESCALZI.
Il Descalzi era giunto in Argentina nel 1821. Nato a Chiavari il 19 febbraio 1801, nella frazione di Bacezza, compiuti gli studi di umane lettere, di matematica e di nautica, a quali era, da na­tura, grandemente chiamato, s'era trasferito in Genova a per­fezionarsi in questi ultimi, per frequentare poi ancora a Chiavari le Scuole di disegno istituite nel 1820 dalla Società Economica. Il suo biografo non dice per quale motivo si sia recato in Argentina; i rapporti dei consoli sardi tacciono al riguardo, quan­tunque lo citino con espressioni di stima e di simpatia. Suo padre Giuseppe Gaetano, detto Campanino, era un modesto falegname molto esperto nel costruire certo tipo di sedia graziosa, solida, ed economica. Era un distinto artigiano, con molti figli, ai quali aveva pagate le scuole. Sua madre, una buona donna, si chiamava Maria Canepa. Nicola, per impiegare meglio che in Italia l'istruzione ricevuta, si era, nel 1821, imbarcato per l'America. L'occasione di brillare gli si era subito offerta merce l'interessamento del coman­dante della rada di Buenos Aires, che aveva segnalato il suo nome alla Società Argentina di Navigazione promossa dal Rivadavia. Essa aveva un capitale di 300.000 duros (1.500.000 franchi) ed un marinaio francese dal nome italiano, Paolo Soria, era l’agente e l'amministratore. Il 28 luglio 1825 il Descalzi ed il Soria si di­ressero per via di terra, il primo ad Oran ed il secondo a Salta. Giunto ad Oran, che dista due leghe dal fiume Tarija, constatò che, per ordine della Compagnia, erano già state preparate tre zattere per scendere lungo il Tarija sino al Bermejo ove confluisce. Ma le zattere, scavate in un sol pezzo di legno di cedro, erano state co­struite in una località che distava cinque leghe dal punto più vi­cino al fiume ed in boschi così folti che il loro trasporto era impos­sibile. Il Descalzi cercò allora nelle foreste di quella vasta regione alberi più adatti, scegliendo lungo le sponde del fiume, piante alte 40 metri sopra due di diametro, di legno durissimo chiamato 1a pacho urundey ed incorruttibile in acqua. Dopo un lavoro di tre mesi, gettò in mare una nave di quindici metri di lunghezza sopra 5,10 di larghezza. Essendo prossima la stagione piovosa, lascio a guardia della barca una persona adatta e, raggiunse al Salto il Soria che doveva avere fatto ben poco nel frattempo, se il Descalzi, appena giunto, dovette costruire altre due zattere di cedro. Il 15 giugno, cessate le piogge, la spedizione salpò. L'equipag­gio era composto di diciassette persone: ma la maggioranza non aveva mai navigato e la ciurma non contava che pochi marinai tratti dal carcere di Plata .
Da quel giorno il Descalzi redasse un diario tenuto a guisa di giornale di bordo ricco di osservazioni astronomiche e meteorologiche; disegnò una CARTA DEL FIUME in diversi fogli corredandola con note.
Il percorso fu compiuto fra rive popolate da certi Indi con loro oggetti.
L'11 agosto, dopo cinquantasette giorni di navigazione, il De­scalzi giunse sui fiume Paraguay e scese a terra.
“Vista una casa con molta gente attorno, vi si diressero incautamente. Il coman­dante del luogo li dichiarò subito tutti prigionieri a nome del dit­tatore di quella Repubblica paraguayana, il dottor Francia. Nicola Descalzi venne privato dei libri e degli strumenti e perfino di tutti i suoi lavori”. Il 19 agosto 1826 fu condotto a Nembucu ove fu in­carcerato e severamente trattato. Più tardi venne relegato alla Con­cezione del Paraguay, ove rimase sei anni, sino al 1831. Tornato a Buenos Aires, privo d'ogni risorsa, “a dar conto, come dice il Mantegazza, delle sue imprese o meglio delle sue sventure”, tracciò al­cune reminiscenze di quel viaggio “per il quale non ebbe altra ri­compensa che l'ammirazione di un piccolo numero di cultori delle scienze”.
La modestia dei suoi modi piacque al Rosas che due anni dopo lo chiamò con sé, come “ingegnere idrografo ed astronomo” della spedizione che nel 1833 condusse contro le orde selvagge della Patagonia. In quest'occasione il Descalzi esplorò il RIO NEGRO che separa la Patagonia dalla provincia di Buenos Aires. Compiendo la­voro diligentissimo, fissò i punti geodetici dei luoghi che percor­reva, notando le osservazioni meteorologiche accuratamente. Men­tre risaliva il fiume dava il nome alle località più importanti. Que­sto viaggio, cominciato il 23 maggio 1833, finì il 6 aprile col suo ritorno a Buenos Aires Il viaggio fluviale descritto comincia il 10 agosto 1833 dal luogo detto “Carmen”, e proseguì sino a quando il 4 novembre 1833 non ricevette l'ordine di tornare indietro. Il Descalzi, addolorato, chiamò quel luogo “Dolor”.
Ebbe la benevolenza della figlia del dittatore, Manuelita Rosas, che personalmente gli scrisse, il 12 settembre 1839 per comunicargli che suo padre, governatore allora di Buenos Aires, in ricompensa dei servigi resi alla nazione durante la spedizione patagonica del 1833-34, lo aveva nominato maggiore di cavalleria nell'armata dello Stato e decorato della medaglia d'onore concessa a coloro che s'erano distinti in quella campagna . Ma sulla benevolenza del Rosas, il Descalzi non speculò mai. Difatti, dal 1837 al 1840, s'im­piegò presso un ricco francese (Federico Massot), proprietario di vaste tenute “per misurare più leghe di terreni e collocare dei ter­mini”. Durante questa sua attività di agrimensore, nel 1838, esplorando un piccolo fiume chiamato Matanza (distante circa dieci leghe da Buenos Aires) estrasse dall'acqua un magnifico fossile chia­mato megaterio, ed alla distanza di circa due miglia dal fiume, nei terreni di una signora irlandese (Anna Bruce), ne scoperse un altro detto gliptodonte.
Quantunque il British Musaem facesse vive istanze per acquistarli senza limitargli alcun prezzo, il Descalzi li consegnò al barone Picolet d'Hermillon, perché li offrisse gratuitamente al Museo di Torino. Morì in seguito ad una angina alla gola divenuta incurabile il 14 maggio 1857.













*Le fonti principali sul Descalzi sono R. Arch. di Stato di Torino Sez. I Consolati Naz. Montev. e Buenos Aires - Rapporti dell'lncaricato d'affari Marcello Cerruti n. 17 e 19 del 3 marzo e 3 aprile 1856 relativi ad un'onorificenza richiesta per il Descalzi che, “senza mercede” a mezzo del Barone Picolet aveva offerto al Museo di Torino alcuni pregiati fos­sili da lui scoperti. Rapporto n. 7 Marcello Cerruti inviato a S. E. il signor Conte Camillo di Cavour Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro degli Affari Esteri, Torino-Buenos Aires lii 16 maggio 1857 relativo alla morte, con allegato “un breve articolo necrologico che previe le modificazioni e correzioni” ritenute opportune dal Cavour, doveva “trovar luogo nella Gazzetta Ufficiale piemontese”. Quest'articolo comparve il 23 settembre 1857 e fu parafrasato in seguito da un prete chiavarese che per onorare il concittadino scrisse le opere seguenti: BRIGNARDELLO GIO BATTA, Giuseppe Gaetano Descalsi detto Campanino e l'arte delle sedie in Chiavari , Firenze, Tip. Cellini, 1870, pagg. 95-100. Estratto. Nicola Descalz i, Firenze 1870. Diario dell'esplorazione del Rio Negro di Patagonia scritto da Ni­cola Descalzi. Tradotto e annotato dal Prof. G. B. Brignardello, Roma, Tip. Barbera, 1881, “Rivista Marittima”, ottobre, novembre 1881. Un riassunto di quanto il Brignardello scrive nei citati opuscoli si trova pure nel Discorso del Cav. Dott. Giovanni Casaretto vice­presidente della Società Economica di Chiavari, letto nella pubblica adunanza del 13 di­cembre 1868 in occasione dell'Esposizione straordinaria e della solenne distribuzione dei premi per le Arti e per l'industria patria, che ebbe luogo alla epoca dell'apertura della Fer­rovia ligure orientale. “Atti della Soc. Ec. di Chiavari” 1868 e della “Gazzetta Uff. del Regno”, n. 225, anno 1857, in data 23 sett. Chiavari 1869. A siffatte fonti è, logicamente da aggiungere per queste nostre note, il fondamentale lavoro: NICCOLO’ CUNEO, Storia dell’emigrazione italiana in Argentina (1810-1870), Milano, Garzanti, 1940, pp. 68 sgg. da cui sono tratte le pagine antologiche qui proposte ai lettori.
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GIO BATTISTA BRIGNARDELLO, Nicola Descalsi . Estratto dall' Opera del medesimo Autore: Giuseppe Gaetano Descalzi detto Campanino e I'Arte delle sedie in Chiavari , Fi­renze, 1870, pag. 1.
*P. MANTEGAZZA, Rio de la Plata e Tenerife , 3. edizione, 1877, Milano, Brigola, pag. 348.
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Rapporto dell'Incaricato d'Affari, Marcello Cerruti, 16 maggio 1857.
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Il Descalzi pubblicò questo lavoro col titolo: Piano del Rio Bermejo, desde su confluencia con el Negro en la Provincia de Salta, hasta SU desague en el Paraguay de­ la del propio nombre segun derrotero llevado a ley de estima ajustada a oportunas observa­ciones de altura meridiana sobre la latitud, y distancias lunares en cuanto a la longitud: levantado por D. Nicolas Descalsi, Piloto Director del viaje, y constructor de la Barca menor, que para reconocerlo se hizo por el ano de 1826, desde el Rio Negro hasta el de­saue en el Paraguay, y guardia de Talli fronteriza al Chaco; quien lo d¢dica al S.or Don A. de E. Buenos Ayres, 15 diciem. de 1831. Litog.a de Bacle y Ca. en Buenos Ayres. Nel 1833 il Console generale d'Inghilterra W. de Mandeville mandò un esemplare di questo piano alla Société de Géogaphie di Parigi che lo pubblicò ridotto nel “Bulletin de la So­ciéte dé géographie”, Paris, tomo XIX, 1833.
*La relazione di questa esplorazione del Rio Negro fu pubblicata dal Descalzi, nel 1854, nei numeri di marzo e di aprile della “Revista del Plata” (periodico che propu­gnava gli interessi del Plata) redatta ed illustrata da Carlo E. Pellegrini. Pubblicò anche una carta del fiume divisa in cinque fogli ed intitolata Plano del Rio Negro levantado por N. Descalzi, agosto, sept.e, oct.e y nov.e de 1833, Buenos Aires, 1854, Lit. de Rod. Krat­zenstein. Un piccolo disegno del Rio Negro fu inserito con memoria illustrativa nel fasci­colo del gennaio 1856 del periodico “Mittheilungen” di Gotha, diretto da Agostino Peter­mann, a cura di Cristoforo Negri, presidente della Società Geografica Italiana.
*I Suoi lavori”, gli scriveva il Rosas dal Rio Colorado il 16 agosto 1833, “arricchiscono sempre colle loro note il nostro povero giornale. Quelli che mi ha rimesso gia vi sono inse­riti, ed un giorno Ella riporterà il frutto del Suo lavoro colla soddisfazione di vederlo pub­blicato. Questa gloria è il principale guiderdone cui dobbiamo aspirare perché l'uomo non deve aspettare il premio dall'uomo, ma contentarsi di quello di Dio, del proprio cuore, e della coscienza di avere nella carriera della vita fatto il possibile a beneficio della posterità”. Il Cerruti così dice: “Il sig. Mariano Billinghurst, segretario di Woodbine Parish nel 1837-38 ml scrive che in quell' epoca vide in casa di Descalzi due fossili che questi aveva dianzi scoperti, uno dei quali era una Mulifa Elefantina (gliptodonte) e l'altro un Megaterio. Tornato il Sig. Parish in Inghilterra e portato seco altro fossile della stessa specie del Megaterio scoperto dal D.r Giuliano Muniz nel fiume Lujan, ne fece dono al Museo Inglese. Di là lo stesso Parish scrisse di far vive istanze presso il Descalzi per otte­nere i suoi fossili senza limitargli alcun prezzo... il Picolet gli fece sperare un contras­segno di regia munificenza (che non ebbe mai) o per lo meno l'ammissione di sua figlia nel Collegio Reale delle Damigelle Nobili di Torino”. Il Cerruti riassumeva al Cavour, la figura dello scomparso in questi termini:” Cosicché la carriera del Descalzi può compen­d~arsi come segue: Esplorazione del Rio Bermejo dopo fatiche, studi, e spese di ogni genere, premiata con una prigionia di 5 anni al Paraguay sotto il Dittatore Francia, e colla spolia­zione dei suoi diari e disegni; lite sostenuta per più anni per ottenere un compenso che gli venne negato; scoperta di preziosi oggetti di Storia Naturale della quale altri usurpò il me­rito; lavori topografici ed osservazioni astronomiche delle province di Salta, Tucuman , San­tiago, Cordoba, e Buenos Aires, che arricchiscono le geografie inglesi e francesi, senza che una sola volta siasi citato il suo nome; dono fatto al sig. Dunoyer e allo scrivente di tutti i suoi lavori originali al Rio Negro senza che lo abbia potuto confortarlo nel la sua ultima malattia di una parola di benemerenza; lavori fatti per vari particolari che abusarono sempre della sua generosità”. *Il Cerruti fece prendere la sua maschera dallo scultore toscano Michele Simonini in attesa che un altro scultore siciliano, Paolo Cataldi, ritraesse un busto in gesso. I funerali ebbero luogo l'indomani. Parlò l'avv. Clemente Pinoli ed i giornali di Buenos Aires ne fecero un conciso e meritato elogio, chiamandolo figlio adottivo di quel paese, ove la “memoria di questo Italiano non morirà mai più”. Il Cerruti s'era subito preoccupato di ordinare in Buenos Aires “tutti i suoi manoscritti per essere deposti in un solo volume nei R. Archivi, affinché constino in futuro, non solo le sue scoperte ma la data a cui si riferiscono e nessuno possa usurpare all'Italia i meriti di queste importanti indagini della scienza”. Questo volume, consegnato al genero del Descalzi (Michele Barabino), fu donato alla Società Economica di Chiavari che tuttora lo conserva. II Casaretto, nel suo citato Discorso letto nella pubblica adunanza della Soc. Economica, il 13 dicembre 1868, dopo aver dichia­rato di possedere la Carta Idrografica del Rio Bermejo e del Rio Negro di Patagonia elenca i seguenti martoscritti: 1) Una Memoria anonima intitolata Idrografia del Fume Bermejo, la quale serve da documento storico illustrativo della carta pubblicata nel 1831 dal Descalzi. 2) Un volume manoscritto che contiene: a) II diario del riconoscimento del Rio Negro di Patagonia avvenuto nel 1833. b) Le osservazioni astronomiche fatte sul fiume stesso e negli altri punti durante quella campagna, coi risultati dei calcoli fatti. c) Le osservazioni meteorologiche fatte durante la campagna medesima. Il volume manoscritto è in lingua spagnola. Presso la citata Società Economica si tro­vano inoltre lettere autografe dirette al Descalzi dal Rosas, dalla figlia Manuelita e dal gen. Angelo Pacheco.