BRIGA

La storia di LA BRIGUE è tormentata come quella di tutte le aree confinarie e strategiche. Dopo la lunga pace (succesiva alla sconfitta e alla romanizzazione delle genti alpine) nella giurisdizione del municipio romano di Albintimilium , dal V-VI sec. la località diventò area di passaggio di popoli barbari fino a quando su queste terre (pur attraverso le lotte contro il pericolo saraceno) si impose dal IX sec. il Sacro Romano Impero di Carlo Magno. Decadendo questo, frammentato in grandi Marche, il territorio di Briga toccò alla Marca Arduinica e, all'interno di questa, ai suoi vassalli, i Conti di Ventimiglia governarono, oltre alla loro città e contado, la valle del Roia, la Vesubie, la valle del Nervia e la valle Armea.
La popolazione di Briga (nome italico del paese) pervenne quindi sotto il dominio dei Savoia, Signori del Piemonte, e poi conobbe (1794) una prima annessione alla Francia, che durò 20 anni [è da ricordare la battaglia di Cima Marta per cui furono sepolti, in fosse comuni, 400 soldati del generale Massena nella località "Pian de le Fosse/ Cian de fosse" (Planus du fuxis].
La Brigue conobbe la Rivoluzione Francese, il Consolato e l'Impero di Napoleone finchè dopo la caduta di questi ed il Congresso di Vienna del 1815, con la Restaurazione, Briga tornò al Regno dei Savoia di Vittorio Emanuele I, ingrandito con l'acquisto della Repubblica di Genova. Passarono anni e vicende fino ai tempi del nazi-fascismo, dei contrasti tra Francia ed Italia e delle reciproche fortificazioni sui monti (abbondanti fra queste montagne sono i reperti della linea fortificata Mussolini fatta realizzare dal dittatore italiano da cui prese nome): la sconfitta delle potenze dell'Asse determinò alla fine (Trattato di Parigi del 10-II-1947) il definitivo passaggio di La Brigue alla Francia.
Si comprende che Briga, luogo strategico, ha beneficiato di una grande apertura verso differenti culture, pur conservando propri usi, lingua, identità e originalità.
E' luogo di villeggiatura, punto di partenza di escursioni: è uscito da un certo isolamento dal dopoguerra con la ristrutturazione della ferrovia Ventimiglia-Cuneo (anni '80) e coll'apertura della "Strada dell' amicizia" che collega la cittadina a Taggia in valle Argentina.
Il paese è a mezza montagna (750 m.s.m. c.) tra monti che superano i 2000 m. (come il Bertrand di 2.482 m. ed il Saccarello di 2.200 m.) con un territorio esteso che comprende il massiccio del Marguareis, lle Alpi di Navette e Malabergue, affittate ai pastori che transumano da Provenza e Piemonte ai dintorni di La Brigue: al vallone di "Cima Marta" i "transumanti" provengono quasi tutti dalla Provincia di Imperia. Il territorio comunale si estende ai limiti di Tenda, Fontan e Saorge: le modifiche confinarie del 1947, per il Trattato di Parigi a fine II guerra mondiale, hanno privato La Brigue delle frazioni di Corvino (?), Piaggia, Upega e Realdo di cui sono originari tanti brigaschi. L'agricoltura, la pastorizia e le colture hanno fatto la ricchezza di La Brigue: all'inizio del XIX sec. i pastori costituivano il 45% della popolazione e circa 70 famiglie vivevano di attività artigianali o di commercio, mentre il resto degli abitanti era dedito alla coltura della terra.
Oggi la piana Cianesse è ancora coltivata ma non risulta adatta alle moderne tecniche agronomiche sì che il prodotto della terra ha peso relativo ormai nell'economia del paese. I pastori sono progressivamente scomparsi: è incredibile il decremento di questa attività zootecnica pensando che nel '200., come si legge negli atti del notaio genovese de Amandolesio, erano diecine, per centinaia e centinaia di capi di bestiame, i pastori di Briga che, per la valle del Nervia, scendevano al mercato bovino di Ventimiglia a commerciarvi le proprie bestie, spesso acquistate da mercanti di terre lontane dove poi venivano condotte per via mare, seguendo i percorsi dell'antica navigazione commerciale romana: v. B.DURANTE-M.DE APOLLONIA, Albintimilium: antico municipio romano, Gribaudo [Paravia], Cavallermaggiore, 1988, pp. 190, 241, 250, 265, 300 e note).
Le coltivazioni forestali sono rimaste attive sebbene risultino ridotte rispetto al passato, quando il legno si esportava nei cantieri navali liguri: bisogna ricordare che son state del tutto abbandonate le vigne un tempo coltivate su fasce strappate alla roccia secondo la tecnica monastica di S. Benedetto della grangia.

A BRIGA merita una riscoperta la CAPPELLA DI S. MICHELE (eretta per l'ospizio del paese è a pianta ottagonale tipica dei battisteri italiani), quella DELL'ASSUNZIONE, quella DELL'ANNUNCIAZIONE la COLLEGIATA DI SAN MARTINO con un bel trittico su fondo dorato e 12 altari del XV, XVI e XVII sec.. decorati da artisti come Brea e Fuselli.

Una citazione spetta al SANTUARIO DI NOTRE-DAME-DES-FONTAINES in cui gli affreschi sono opera del Canavesio che vi terminò il Giudizio Universale entro una data simbolica, il 12-X-1492 giorno della scoperta del continente americano: ai piedi del Santuario si ammira un capolavoro della natura rappresentato da fonti perenni ed intermittenti.






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