informat. Durante

PAGINA 6 DI 18 - CLICCA QUI PER VOLTARE PAGINA: NELL'IMMAGINE SAGGIO DI BARTOLOMEO DURANTE (LETTERE DI CARLO DATI, ALESSANDRO MARCHETTI E FRANCESCO REDI AD ANGELICO APROSIO) PUBBLICATO IN "CRITICA LETTERARIA", 1986, N. 56, PP. 564 - 580.










Alla cortesia del Prof. Walter Bernardi, docente di storia della Scienza presso l'Università di Siena, debbo la comunicazione dell'esistenza di una settima lettera del Redi all'Aprosio che rende possibili altre considerazioni, integrative od alternative rispetto a quelle che feci molti anni fa, sul rapporto epistolare fra lo scienziato toscano ed Angelico Aprosio e in particolare sulle vicissitudini del RITRATTO DEL REDI da sistemare nella "PINACOTECA DELL'APROSIANA":
[Redi ad Angelico Aprosio, Firenze, 16 Aprile 1672 (Redi 1809-1811, V, 80-2)] Resto con infinite obbligazioni agli amorevoli sentimenti che V. P. Reverendissima ha avuti verso di me, nella morte della Sig.ra mia madre e nella fiera malattia di mio fratello, che per mera grazia di Dio è guarito. Si accrescono sempre verso di me le sue grazie, e sempre crescono le mie obbligazioni, ed io non servo mai V. P. Reverendissima in cosa alcuna, e pure il mio desiderio v'è ardentissimo, onde la supplico con tutto l'affetto a porgermene le congiunture. In Bologna hanno stampato le memorie dell'Accademia de' Signori Gelati, e queste memorie sono intorno alle vite e azioni de' più conspicui loro accademici, e defunti e viventi, con le loro imprese accademiche e coi ritratti di alcuni. Hanno voluto far questo onore, ma io non lo merito, ed è stata solamente loro mera cortesia. In Francia hanno ristampato di nuovo un libro contro la mia risposta all'opposizioni delle vipere. Iddio gli perdoni. Io non risponderò più mai. La cosa consiste in fatto, ed il mondo con facilità indicibile può accertarsi della verità. Iddio buono! Oh povera verità! come la gente vuol mascherarla ed imbrattarla per cagione di picche e d'impegni! Io son lontano da questo modo di procedere, e tanto feci quella risposta a quei Signori di Francia, in quanto dubitai che dal mio tacere potesse il mondo credere che io non facessi stima di quei Signori e lo attribuisse a mia superbia: vizio, che mai non mi è entrato nell'animo né mai vi entrerà, se piace a Dio. Se questa prossima state avrò tempo di poter far copiare un mio ritratto, io glielo manderò: intanto la supplico a mandarmi di nuovo la misura della grandezza, avendo perduta quella che V. P. Reverendissima mi mandò. Il Sig.r Lapi crede di mandarle presto il mio libro di esperienze naturali. Se egli indugerà punto punto, credo che potrò accompagnarlo con un altro, che presto comincerò a stampare, ed è materia appartenente a' pesci. Sempre V. P. Reverendissima avrà campo di compatir le mie debolezze: se io sapessi far meglio, farei meglio. Questa lunga lettera servirà per molte che io trascuro di scriverle. Ma io confido nella sua gran bontà, la quale compatisce sempre le mie trascuraggini, cagionate dal soverchio peso delle mie occupazioni. Mi conservi il suo prezioso affetto, e le bacio le mani. Firenze 16 Aprile 1672.