Dopo il CONCORDATO DI WORMS (1122) nel contesto delle rivalità tra Casate feudali tedesche, che si contendevano l'Impero elettivo e che si atteggiavano a favore o contro l'ingerenza papale romana, agli Hohenstaufen, duchi di Svevia e signori di Waiblingen (italianizzati, da questo possedimento, in GHIBELLINI)
si contrapposero i duchi di Baviera discendenti da Guelfo (in ted. Wolf, morto prima dell'825, conte di Altdorf e detentore di possessi terrieri in Baviera e Svevia, che diede origine alla linea antica della Casata Guelfa). I GUELFI erano alleati dell'Imperatore Lotario II di Supplimburgo (1125-'37), che godeva del sostegno della Chiesa di Roma e dell'episcopato tedesco.
Il trionfo Svevo-Ghibellino, nel 1138, fu sancito dall'elezione ad Imperatore di Corrado III cui, nel 1152, succedette il nipote Federico I Barbarossa.
Durante l'Impero di questi i contorni del conflitto si delinearono meglio, divenendo espressione dell'urto fra le due massime autorità del tempo, appunto l'IMPERO ed il PAPATO.
In Italia, i Comuni, intenti a difendere contro i decadenti feudatari, le prerogative loro concesse da Enrico V, si orientarono in genere a favore del Papato contrastando l'autorità imperiale del Barbarossa: ed anche in funzione di ciò si parla spesso, e non sempre con totale esattezza, di una connotazione guelfa dell'istituzione comunale italiana. Si ebbe però una rapida evoluzione di questa differenziazione politica abbastanza semplice e nella penisola la contrapposizione tra guelfi e ghibellini finì per mascherare conflitti di interesse tra fazioni opposte, città ostili, contado e capoluogo.
In Italia a capo della fazione dei GUELFI furono i papi e gli Angioini; i ghibellini dopo la sconfitta degli Svevi, definitivamente sancita dalla sconfitta di Tagliacozzo, si appoggiarono agli Aragonesi, ad Adolfo di Castiglia, agli imperatori Rodolfo e Alberto d'Asburgo ed ai loro successori.
Con i GUELFI si schierarono le città di Bologna, Genova, Firenze.
Coi GHIBELLINI si allearono i Visconti di Milano, i Colonna, i Frangipane di Roma, Pisa.
I GHIBELLINI teoricamente elaborarono la loro posizione analizzando il rapporto tra potere spirituale e temporale in nome di una reciproca autonomia> il movimento guelfo, originariamente anche in Italia legato al Papato, finì per evolversi in tormentate suddivisioni.
La più nota tra siffatte suddivisioni, dopo la "vittoria" dei guelfi sui ghibellini è quella tra GUELFI NERI, intransigentemente legati al Papato, e specificatamente celebri per le convergenze con BONIFACIO VIII, e GUELFI BIANCHI più votati ad una visione moderata ed intermedia, quasi prossima agli aspetti più contenuti del ghibellinismo: sui loro scontri in Firenze ne scrisse lo storico DINO COMPAGNI che, in una specifica OPERA ha percorso i contrasti tra i casati fiorentini dei DONATI e dei CERCHI e che, percorrendone le vicissitudini, ha via via sottolineato la loro identificazione con le fazioni dei BIANCHI E DEI NERI (I LIBRO) al fine registrando quel TRIONFO (II LIBRO) della FAZIONE NERA che finì per travolgere, con altri GUELFI BIANCHI lo stesso DANTE ALIGHIERI (LIBRO II) inutilmente fiducioso nella riaffermazione dell'AUTORITA' IMPERIALE per iniziativa di ARRIGO VII il cui vano tentativo di riassoggettare l'Italia sarebbe rovinosamente caduto di fronte alla RESISTENZA DELLA COALIZIONE GUELFA DI PARTE NERA (la sfortunata impresa italiana di ARRIGO VII occupa gli ultimi capitoli dell'OPERA STORICA di DINO COMPAGNI).
[Col tempo a livello panitaliano i nomi delle due fazioni, senza vere e proprie valenze politiche, presero ad indicare, città per città, i contrasti reciproci od addirittura le fazioni contrapposte nelle singole città].
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