NELL'IMMAGINE SOPRA PROPOSTA SI VEDE L'INCIPIT DELL'INCUNABOLO DEL 1490 INTITOLATO FRATRIS CHERUBINI MINORUM ORDINIS [FRA DA SPOLETO, CHERUBINO] AD IACOBUM DE BONGIANIS SPIRITUALIS VITE COMPENDIOSA REGULA QUAEDAM HOC EST E CHE RISULTA UNITO AL VITE MATRIMONIALIS REGULA [AL COLOPHON] IMPRESSUM HOC EST OPUS FLORENTIAE (...) DIE ULTIMA SEPTEMBRIS MCCCCLXXXX: E' UN LAVORO IN 8° PICCOLO, CC.82, CARATTERE ROMANO, 26 LINEE A CARTA.
RISULTA SPECIFICATAMENTE INTERESSANTE LA SECONDA OPERA OVE IL RELIGIOSO SI SOFFERMA A DARE LE REGOLE DI COMPORTAMENTO AGLI SPOSI, ENTRANDO NEI PARTICOLARI DEI GESTI, POSIZIONI, LINGUAGGIO DA USARE IN TUTTI I MOMENTI DI QUELLA VITA MATRIMONIALE CHE, PERO', DATE LE "TRASGRESSIONI" IN AUGE, DOVRA' PRESTO ESSERE RIVISITATA ISTITUZIONALMENTE IN FORZA DI SPECIFICI DECRETI DEL CONCILIO DI TRENTO.
GIOVA COMUNQUE RICORDARE CHE, SULLA LINEA DELLA CHIESA, GIA' GLI ULTIMI IMPERATORI ROMANI AVEVANO ASSUNTA UNA CURA SPECIFICA DELL'ISTITUTO MATRIMONIALE: BASTI LEGGERE IL LIBRO III DEL CODEX TEODOSIANUS E SOPRATTUTTO IL LIBRO V DEL CODEX JUSTINIANEUS.
PER APPROFONDIRE L'ARGOMENTO STORICAMENTE, SEPPUR SEMPRE IN CONTESTO GIURIDICO, NULLA E' COMUNQUE EQUIPARABILE AL LIBRO XXXIII DEL GIUSTINIANEO DIGESTO (COMPRESA UNA LUNGA DISQUISIZIONE SULLA SEMPRE DELICATA QUESTIONE DELLA DOTE NUZIALE).