-INDICE SEQUENZIALE DEL MANOSCRITTO WENZEL
- ESTRATTO DI MEMORIA SCIENTIFICA SUL CARATTERE DEL COLERA [EPIDEMIA IN GALIZIA]
-RIMEDIO INGLESE CONTRO IL COLERA
-RIMEDIO DI MEDICI EBREI CONTRO IL COLERA
-RIMEDIO DI LEO [?] CONTRO IL COLERA
-ACQUA CLORURATA DA SISTEMARE COME DISINFETTANTE NELLE STANZE DEI COLEROSI
-LA GRANDE EPIDEMIA DI COLERA IN FRANCIA DEL 1832: I PRESUPPOSTI IN UNA RELAZIONE MEDICA DI PREVISIONE E PROFILASSI
- LA GRANDE EPIDEMIA DI COLERA IN FRANCIA DEL 1832: DESCRIZIONE GENERALE DEL GRANDE MALE DOPO LA FASE ACUTA
- LA GRANDE EPIDEMIA DI COLERA IN FRANCIA DEL 1832: LA "MORTE COLOR TURCHINO"
-PROVVEDIMENTI "PIEMONTESI" DEL 1832 IN PREVISIONE DI UN'EPIDEMIA IMMINENTE NEL REGNO SABAUDO
- L'EPIDEMIA DEL 1835 NEL REGNO SABAUDO (PIEMONTE, LIGURIA ECC.)
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO FRANCESE DEL DOTTOR POIRSON
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO FRANCESE DI RECARNIER
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO FRANCESE DI MAGENDIE
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO FRANCESE DI BALLY
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO FRANCESE DI BROUSSAIS
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO FRANCESE DI DUPUYTRE
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO FRANCESE DI COUZET
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO DI BOUILLARD MEDICO NELL'OSPEDALE DELLA PIETA' SEGNALATO DALLA SANITA' SABAUDA
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO DI CINEVY E BIELL SEGNALATO DALLA SANITA' SABAUDA
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO DI HUSSON MEDICO DELL'HOTEL-DIEU SEGNALATO DALLA SANITA' SABAUDA
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO DI GRANVILLE SEGNALATO DALLA SANITA' SABAUDA
- TERAPIE PRIMI '800 DEL COLERA: METODO DEL SIG. BOHM (?) DI PERTH SEGNALATO DALLA SANITA' SABAUDA
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- ]MS. WENZEL, CARTE N. N. MA] Estratto di una memoria di uno dei più distinti medici di Vienna che ha studiato per due mesi in Galizia il carattere del Cholera [bibliog.: "Gazzetta Piemontese", n. 124, 15 ottobre 1831]
PRIMI SINTOMI
Dolore e rumore di ventre, mal di corpo simile a quello prodotto dalla respirazione del Gas acido carbonico. Un Peso sotto al cuore e sullo stomaco. Inclinazione all'evacuazione e al vomito accompagnato particolarmente da un senso di freddo alle stremità.
PRESERVATIVI
Un sistema di vita ben ordinato, particolarmente una dieta regolare, garantirsi da tutte le cause di raffreddamento massime nei piedi nelle mani ed al basso ventre. Finalmente uno spirito ilare e non preoccupato da timore.
ABILITAZIONE
Si evitino tutti i luoghi bassi, paludosi ed umidi, tutte le abitazioni oscure e non ventilate. Si mantengano pulite e ventilate le case, le camere ed i letti, non abitino più persone insieme, si aprano sovente le finestre, e si innaffi ogni giorno il pavimento con aceto e si profumino le camere con aceto versato sopra pietre roventi. Il Cloruro di calce per purificar l'aria si adopera nella seguente maniera in ogni camera di grandezza ordinaria, si impieghi un'oncia di cloruro posto in un vaso inverniciato e si metta tanta acqua in modo di rendere densa la mescolanza. Questa poltiglia si agiti per quattro o sei volte al giorno con una spatola di legno e si rimuovi ogni 2 giorni. Quanto più si agita, tanto più se ne sente efficacia. Alle persone deboli di polmoni può esser nocevole questo effluvio, onde converrà, secondo le circostanze, impiegarne minor dose.
NUTRIMENTO
Si schivino tutti i disordini nei cibi, nelle bevande e la troppa varietà di cibi e particolarmente dei grassi, i pesci, le carni affumicate, i cibi refrigeranti come poponi, cornetti, sorbetti, salata, formaggio rancido, pasta grassa e non fermentata, tutti i cibi di difficile digestione come lardo, uova dure, funghi, cavoli, rape, tutti i legumi come fagiuoli, piselli, lenticchie. Si faccia uso di buona minestra, di manzo ben cotto, di cibi di riso, d'orzo e di patate, d'arrosti ben cotti e di polli. Per le bevande si eviti l'acquavite, tutti i liquori spiritosi e la birra non fermentata. Non si usino mai bevande molto fredde e non mai si disordini. La migliore bevanda è vino allungato con acqua. Sono da evitarsi le insalate grandi, la frutta poco matura e mangiar poco o piuttosto più frequente.
VESTIMENTI
Il vestito deve essere regolato in modo da mantenere per quanto sia possibile il corpo all'istessa temperatura, onde non solo dev'essere adattato alle stagioni ma eziandio a garantire dalle variazioni di temperatura giornaliera. S'abbia quindi se si può un corpetto di lana che cuopra il corpo, e particolarmente lo stomaco, ed il ventre. La biancheria debb'esser mantenuta pulita e va cambiata sovente. Le finestre non debbono aprirsi la mattina sin tanto ché uno è vestito, non si devon mettere i piedi nudi in terra e si deve portar una cintura di lana al ventre, dei tricoté, calzette di lana ma assai propij e polliti.
PASSEGGIATE
Si passeggi sovente in aria libera e sana e si evitino i luoghi umidi e freddi, e le ore della mattina e della sera, e i cambiamenti rapidi di temperatura, e le passeggiate lunghe e preste, per le quali si va soggetto a raffreddori. Non si esca digiuni la mattina, ma si faccia una parca colazione. Si possono prendere per esempio due o tre gocce di olio di camomilla sopra un pezzetto di zucchero, od anche olio di menta piperita, oppure sei o sette gogge di estratto di camomilla, ed alcuni granelli di menta piperita, ossia finalmente una cucchiaiata di vin generoso. Le strade non devono essere ingombre di lettame, escrementi ma assai proprie, si toglieranno gli animali domestici inutili per esempio porci, conigli, polli, piccioni rilasciati in piccoli siti.
ABLUZIONI
Si lavi ogni giorno la faccia, il collo, le mani, le braccia, la bocca e le narici con acqua mista ad un poco d'aceto. Un bagno caldo ogni settimana è molto opportuno ma si dee aver cura di non raffreddarsi. Si possono anche inumidire i polsi e le tempie con aceto forte prima di uscire.
PRESERVATIVI MORALI
Si evitino tutte le occupazioni straordinarie dello spirito e del corpo, le veglie, il concubito, tutte le passioni violente e deprimenti, in particolare il timore di questa malattia, tutti i discorsi inutili su questo soggetto che esaltino l'immaginazione. Si dee occuparsi in cose che allettino lo spirito. Si mantengano le abitudini non nocevoli, come prendere caffé, tabacco, fumare ecc. Il portare seco preservativi, come aceto, cloruro di calce ecc., è nocevole perchè rinnovano l'apprensione ed ottundono la sensibilità al rimedio.
DELLE COSE DI CUI OGNI CASA DEVE ESSERE PROVVEDUTA
Coperte da letto aatte a mantenere il caldo e pezzi di flanella per fregagioni; vasi per riscaldare ed anche solamente bottiglie ripiene d'acqua calda ben turate, sacchetti con sabbia ben asciutta o cenere calda o crusca di grano per ricoprire il ventre e per inviluppare i piedi e le mani. Conviene inoltre essere provvisti di due boccali di spirito di vino, di una mezza libbra di canfora, di mezza libbra di farina di senapa, di radice... di coclearia, di 15 oncie di polvere di salep, di quattro oncie di melissa, di 4 oncie di menta piperita, di 4 oncie di fiori si sambuco, di 4 oncie di fiori di tiglio per farsi il decotto di té, finalmente si abbia la seguente mescolanza per farne fregagioni: tre quarti di boccale di spirito di vino, tre ottavi di aceto, un'oncia di canfora, detta di farina di senapw, mezz'oncia di pepe polverizzato, e due capi d'aglio naturalmente tagliati a piccoli pezzetti. Si metta questa mescolanza in una bottiglia di vetro esposta al sole ed in un luogo caldo per 36 ore. Con questo si fanno le fregagioni all'ammalato col mezzo di una flanella o di una lana in essa inzuppata rapidamente e fortemente sul ventre, sullo stomaco, sulle mani, sui piedi e sotto le ginocchia con una spazzetta secca. In mancanza di questa mescolanza si può prendere si può prendere un poco di spirito nel quale sia disciolto un poco di sapone e di canfora.
PROCESSI PREPARATIVI ALL'ATTO DI AMMALARSI
Sentendosi i sintomi esposti al punto uno subito si vada a letto e prendasi del té caldo d'Olanda o di fiori di tiglio, oppure un decotto d'orzo o di salep. Se ne prendano parecchie tazze e molto caldo, si coprano con i sacchetti menzionati al punto 9 le parti ivi indicate e si ricopra tutto il corpo con una coperta di lana riscaldata e procurisi di sudare: si applicherà sulla periferia del corpo dei ferri caldi, scaldaletti e soprattutto sullo stomaco e cuore. Quando si manifesta il sudore l'ammalato d'ordinario è salvo. Si cerca di mantenere questo sudore per parecchie ore onde si dee procacciare di non raffreddare la benché minima parte del corpo. Con questo semplice processo a tempo impiegato la maggior parte di quelli affetti dal Cholera si è salvata. Fra cento consimili casi neppur uno se ne dà che non abbia ottenuto il pieno effetto, purché il soccorso venga impiegato prestamente. Dopo 6 od 8 ore tutto è finito, qualche volta dopo 3 o 4.
E' pure da consigliarsi, anzi è necessario di chiamar subito il medico, appena postisi a letto, o d'impiegare frattanto nello stesso tempo il té o l'applicazione dei sacchetti sopra menzionati, cioè sacchetti di cenere assai calda e cataplasmi sullo stomaco, dorso, ventre, cataplasmi di lino. Si possono anche usare le bottiglie ripiene di acqua calda, mettendole accanto all'ammalato sotto le coperte.
Dove non abbiavi medico nelle vicinanze o dove anche la malattia progredisca rapidamente, come quando sentesi una forte diarrea, uno spesso vomitare e uno spasimo, la mescolanza ricordata al punto 9, ben riscaldata sarà opportuna.
Le fregagioni debbono farsi presto, continuarsi per molto tempo e con forza da più uomini nello stesso tempo alle parti del corpo indicate e a motivo del raffreddamento del corpo sotto le coperte procurando di non sollevarle. Queste fregagioni hanno in Galizia prodotti effetti meravigliosi, fra 250 ammalati, uno tutto al più ne moriva, mentre che senza un tale rimedio ne morivano 130 al più. A motivo della diarrea fin da principio mettasi sotto l'ammalato dei pannilini riscaldati e si cambieranno quando fa d'uopo, non dovendo l'ammalato abbandonare il letto per timore di un qualche raffreddamento.
I bagni caldi sono efficaci quanto le fregagioni ma anche in questo caso si devono evitare tutte le cause di raffreddamento. Ponesi l'ammalato in una vasca ripiena d'acqua calda e si copra la vasca e l'ammalato di panno per modo che il capo solo resti scoperto. Si può porre anche l'ammalato nudo su una sedia con i pidi sulla lana e prende così i bagni a vapore molto vantati: e si cuopre tutto all'intorno di coperte di lana che vadano sino al pavimento e sotto di esse viene spruzzata acqua ed aceto sopra piastre riscaldate. Oppure si usa una pinta di aceto in un vaso in cui alcuni consigliano di aggiungere due dramme di canfora, poi in detto vaso si mettono dei mattoni o ferri roventi: questo mezzo dura 15 o 20 minuti poi [smette di essere efficace].
I vapori accumulati porranno l'ammalato in forte sudore ed in questo caso debbe essere in letto ben riscaldato e se non viene il sudore si continueranno le frizioni.
Si vede pertanto che tutto dipende dal procurare all'ammalato un sudore presto e forte e dal mantenerlo in questo stato parecchie ore. Chiunque impiega in tempo il processo sovra indicato è salvo. Si deve avvertire che nel tempo che la malattia domina una città ed un paese, quasi ognuno, senza eccezione, si sente incomodato, soffre per alcuni giorni un rumore nelle viscere ed una piccola diarrea, ma senza ulteriori conseguenze, onde nessuno deve allarmarsi di queste piccole cose.
Come regole principali suggerite dall'esperienza sono da proporsi:
1 - L'ottimo preservativo è un modo di vivere ben ordinato, una dieta regolare e l'evitamento di ogni causa di raffreddore.
2 - ottimo rimedio si è un pronto impiego di tutti i mezzi atti a produrre presto il sudore. Chi osserva bene queste due regole vedrà che questa malattia è molto meno da temersi di molte altre malattie che circolano fra noi da molti secoli.
-]MS. WENZEL, CARTE N. N. MA]Profilassi e cura del Colera Morbo dei Medici di Parigi dopo esser comparso in esso luogo li 27 marzo 1832 [bibliog: "Gazette de France primo Aprile 1832 (bibliografia moderna:G. Rabino, L'epidemia di colera del 1832 a Parigi, ed. Minerva Italica, 1969)]
CONDOTTA A TENERE PER PRESERVARSI DA COLERA:
1 - Il poco rischio che si corre di esser attaccati dal Colera deve rassicurare gli animi. Non bisogna adunque inquietarsi ne pensar alla malattia che per eseguir le precauzioni proprie a garantirsene. Meno si teme e meno si rischia, ma siccome la tranquillità dell'animo è un gran preservativo bisogna scanzar tutte le forti emmozioni come collera, l'amore, piaceri troppo vivi ecc..
2 - E' osservazione che quanto più l'aria nella quale si abita è pura meno si è esposti al Colera. Non si saprebbe dunque troppo far attenzione alla salubrità dell'abitazioni; bisogna procurar di non abitar e molto meno dormire in troppo gran numero nella stessa stanza, aprire il mattino e spesso fra il giorno le porte e le finestre. Bisognerà anche mettere nelle stanze abitate un largo vaso contenente dell'acqua clorurata.
ACQUA CLORURATA
Cloruro di Calce secco dramme 1
Acqua un littro.
Si versa sopra il Cloruro di Calce una piccola quantità d'acqua per riddurlo in una pasta, dopo si scioglie nella quantità d'acqua indicata.
Si chiarifica il liquore e si conserva nei vasi di terra o di selce ben chiusi.
Si può anche servire con vantaggio dell'acqua clorurata preparata con il cloruro d'ossido di sodium sciogliendone un oncia in dieci o 12 oncie di acqua.
Si può anche rinnovar l'aria facendo per qualche minuti un fuoco ben chiaro e fiammeggiante nel Cammino da fuoco.
Bisogna osservar di non aprir le porte e finestre che dopo di essere intieramente vestiti per non raffreddarsi; è prudente se si può passar in un altra stanza in tale tempo.
Bisogna servirsi di letti senza cortine, non lasciar soggiornar l'orina e le materie fecali nei vasi di notte, che devono esser vuotati prontamente e sempre contener un poco d'acqua.
L'aria umida delle abitazioni malsane in ogni epoca lo diventa di più quando regna il Colera. Non bisogna far seccar panni nella stanza che si abita, soprattutto se vi si dorme.
Bisogna anche mantener pulite le case e sue dipendenze.
Bisogna nettar le lattrine e secchie da matterie fecali una volta al giorno con acqua clorurata od almeno con acqua semplice. Si tengono chiusi i pozzi, le acque stagnanti e tutto ciò che può portar cattivo odore.
Si devon presto vuotar le acque di Cucina e non lasciarle soggiornare in luoghi vicini alle case.
Si dovranno nettare i vetri una volta la settimana essendo la luce assai necessaria alla salute dell'uomo.
I lettami, gli escrementi, gli avvanzi di animali e dei vegetabili non devono accumularsi e si devono togliere dalle strade le quali devon esser proprie.
Non devon tenersi porci, conigli, galline, colombi ecc. in luoghi ristretti ed in cortili poco spaziosi.
3 - L'infreddamento è fra le cause che più particolarmente contribuiscono allo sviluppo del Colera: è dunque necessario di evitarlo vestendosi caldamente e preservando specialmente il basso ventre ed i piedi dall'azione del freddo.
A tal effetto è vantaggioso portar attorno al basso ventre una cintura di lana e portar sulla pelle una camicia di tricot di lana, di flanella e far caso alle calzette di lana. Tali indumenti saranno cambiati e lavati diventando umidi e sporchi. Si laveranno spesso i piedi con dell'acqua calda, si porteranno delle scarpe (sabots) o dei zocoli (galoches) essendo obbligati di star al freddo od all'umido, in una parola bisogna calzarsi con proprietà ed in maniera che i piedi siano preservati dall'umido e dal freddo.
Lavandosi od andando a letto non bisogna camminar con i piedi nudi per terra.
Non bisogna dormir colle finestre aperte. L'aria troppo troppo calda delle stanze è anche cattiva perchè rende le persone troppo impressionabili e più esposte alla malattia.
Bisogna ritirarsi a casa per tempo e non passar parte della notte nelle bettole, Caffè, psterie ecc. tanto più quando il tempo è assai freddo e umido.
4 - E' vantaggioso occuparsi, far una vita attiva, evitando erò per quanto è possibile la troppa fatica. Non convengono le occupazioni che rendono contenzione allo spirito. Devono pure evitarsi i lavori per i quali si è obbligati a perder, contro al solito, molte ore della notte e di sonno.
5 - Quelli che usan di prender dei bagni caldi faran bene a continuarli di tanto in tanto, vi si fermeranno solo il tempo necessario a pollir il corpo, bisogna poi asciugarsi bene con drappi caldi e non esporsi immediatamente all'aria esterna sortendo dal bagno. Tale precauzione è assai più necessaria nella stagion fredda. Le frizioni secche convengono assai, bisogna fregarsi la sera o meglio la mattina e la sera per un quarto d'ora il dorso, le braccia, coscie, gambe con una scopetta dolce e con pezze di lana. Riguardo al vestirsi bisogna addattarsi alla stagione ma non è prudenza di esser troppo leggieri.
6 - La sobrietà è assai lodevole. Si contano di casi di essersi manifestato il Colera dopo eccessi di tavola, ubbriacchezza, e gli ubbriachi sono i primi esposti a questa malattia.. Il nutrimento deve essere di carni non troppo grasse, ben cotte, arrostite, pesci freschi di facile digestione, uova, pane ben fermentato, ben cotto. Le carni e pesci salati non convengono come non convengono le pasticierie grasse, condite, le carni assai trittate con intingoli ecc.
Fra i legumi bisogna far uso dei meno acquosi, i più leggieri (diconsi legumi acquosi per esempio i cocomeri, le biettole, rape, la lattuca ecc.), si posson usare i pomi di buona qualità, i faggiuoli secchi, le lenticchie, i piselli, le fave mangiate in purea, non potendosi le loro pellicole od involucri digerire. Le vegetabili crudi come insalata, radicie non convengono. Bisogna esser parchi nell'uso della frutta tanto più se non è matura. I frutti cotti hanno minori inconvenienti, non dovrassene far però gran uso ne formar la maggior parte del pranzo. Devonsi in generale evitar tutti gli alimenti che uno digerisce difficilmente. Bisogna, regnando il Colera, non mangiar molto a pranzo, piuttosto far un pasto di più. Le bevande fredde prese nel caldo sono nocevoli, tanto più se si suda, così non bisogna bevere che dopo aver finito di sudare. La bevanda fredda è tanto più nocevole quanto uno ha più caldo. L'acqua deve esser chiara e se è filtrata è preferibile.
Bisogna mescolarvi un poco di aceto e d'acquavite volendola bever pura (due cucchiaj d'acquavite ed uno d'aceto per una pinta d'acqua) soprattutto se la stagione è calda e per gli eccessivi travagli vengadopo la traspirazione molta sete, che obblighi a bere soventi; bisogna allora bere poco alla volta. L'acqua colorata con un poco di buon vino è anche buona. Si può anche usare l'acqua aromatizzata con una infusion stimulante, per esempio una infusion di menta piperita, di camomilla, mescolandone una copetta di queste dopo esser raffreddata con una di acqua fredda (la precauzione di aggiungervi l'acqua che non ha bollito è necessaria perchè l'ebullizione privando l'acqua dell'aria diventa meno facile a digerirsi).
Niente è così pernicioso come l'abuso di liquori forti; il Colera attacca di preferenza le Persone che ne fan uso, l'acquavite presa a' digiuno è assai nocevole. Le persone che vi sono assuefatte devono prima di prenderne un piccolo bicchiere mangiar un pezzetto di pane. Il vino bianco a digiuno deve usarsi colla stessa precauzione ed in piccola quantità. In tempo di Colera l'acquavite amara in cui siano infuse delle piante aromatiche amare come l'acquavite di assenzio è preferibile all'ordinaria. Il vino usato mediocremente nel pasto e dopo è un'ottima bevanda ma deve esser di buona qualità. E' meglio beverne meno ma buono. I vini moscati ed acidi sono più nocevoli che utili, il rosso è preferibile al bianco. Quelli che hanno il comodo di mescolarlo con un'acqua gassosa come l'acqua di Seltz naturale od artefatta, faran bene di servirsi di questa bevanda buona e saporita. La Mirra, il Sidro, il vino dolce, mosto sono da non usarsi perchè dispongon alle colliche, diarree ecc.
CONDOTTA DA TENERSI QUANDO IL COLERA ATTACCA QUALCHE INDIVIDUO
Bisogna, per quanto si può, soccorrer prontamente i colerosi perchè quanto più si tarda altrettanto la malattia è difficile a guarirsi.
I segni del Colera che si manifestan per il solito o nella notte o al mattino sono i seguenti:
Subitaneosentimento di lassezza e di fatica in tutti i membri, peso di testa come quando si è stato esposto ai vapori di carbone, vertigini, insensatezza, palidezza plumbea, bleu con alterazione dei tratti della fisionomia, sgardo attonito, gli occhj perdono il loro lucido e brillante; perdite di appetito, sete e desiderio disodisfarsi con bevande fredde, apprensione, anzietà al petto, e brucciore allo stomaco, borborismi, coliche, diarrea, la quale sembra qualche volta diminuir i dolori; la pelle diventa secca fredda ed alle volte si cuopre di sudori freddi, rigori di freddo lungo il dorso e si prova una sensazione come se si soffiasse dell'aria nei capelli. Questi segni non vengono sempre con lo stesso ordine ne tutti, ma quando alcuni di essi si manifestano, come la spossatezza, borborismi, alterazione della fisonomia, brucciori di stomaco, freddo generale bisogna subito chiamar un medico
MEZZI DA IMPIEGARSI PRIMA DELL'ARRIVO DEL MEDICO
E' necessario eccitar fortemente la cute per richiamarvi il calore, stratti di cenere o sabbia calde che s'applicano alla cute.
Sono utili i bagni a vapore con aceto e canfora.
Quando si prepra il bagno si posson far delle frizioni e far passare dei ferri caldi da ripassare sul corpo. I bagni a vapore si fanno facendo scaldare assai dei pezzi di mattone, di ferro ecc. Messo il malato su di una sedia a canne vi si mette sotto un vaso con entro dell'aceto a cui alcuni consiglian aggiungere della canfora, per esempio una dramma di canfora sciolta pria nello spirito di vino per una bottiglia di aceto, si cuopre l'infermo, la testa eccettuata, con una coperta di lana la quale deve andarsine ai piedi che devono posar sopra una cosa di lana, poi si mettono a poco a poco i pezzi di ferro o mattoni caldi nell'aceto, che per tal mezzo riscaldato è ridotto presto in vapore. Tal bagno deve durar 10 - 15 minuti; sortendo il malato dal bagno dovrà coricarsi nudo in coperte di lana ben asciugata e riscaldata e si lascierà tranquillo se viene una moderata traspirazione, in caso diverso si continueranno le frizioni secche sempre sotto le coperte sino all'arrivo del Medico.
Oltre il calore esterno vi è anche necessario l'interno.
A tal effetto messo l'infermo tra due coperte di lana pria riscaldata con dei ferri a ripassare o riscaldaletti, bisogna scaldarlo esternamente e soprattutto allo scrobicotto del Cuore, alle ascelle, al Cuore ecc.
Si fregheranno fortemente i membri con una spazzetta di lana o di flanella. Tali frizioni si faranno da due uomini ciascuno fregando la metà del corpo in modo però da scuoprirlo il meno possibile.
Linimento eccitante
Acquavite una copetta
Aceto forte mezza copetta
Farina di senape mezz'oncia
Canfora due ottavi
Pepe un ottavo
Un bulbo d'aglio
Si mette il tutto in un fiasco ben chiuso e si lascia in infusione per tre giorni al sole od in luogo ben caldo
Tali frizioni devon continuarsi per lungo tempo e l'infermo restar inviluppato nelle coperte di lana
Si possono anche applicar dei sinapismi sul dorso, ai piedi o dei cataplasmi di semi di lino sul ventre.
Ogni quarto d'ora si dà una tazza d'infusione aromatica caldissima, per esempio di melissa, di menta piperita, preparata come il thè, ed ogni mezz'ora prima di prender la tazza di tisana 12 o 15 goccie di liquore ammoniacale canforato o anisato in un cucchiajo d'acqua gommata o siroppo di gomma.
Liquore ammoniacale
Alcool oncie 12
Ammoniaca liquida a 18 gradi 3 oncie
Oglio essenziale d'anisi mezz'oncia
Canfora un ottavo e mezzo
Si conserva in una bottiglia con turacciolo smerigliato.
Hanno alle volte osservato anche dei buoni effetti coll'alcali volatile fluoro alla dose di 16 o 20 goccie ogni mezz'ora od ora in u7na tazza di decotto caldo di grani d'avena, d'orzo mondato od anche di semplice acqua calda. Questo rimedio non dovrà però essere amministrato tutt'al più che due volte avanti l'arrivo del Medico, in mancanza di tali rimedj si può anche dare dell'acqua semplice calda in poca dose alla volta.
Tali rimedj dovranno esser dati con ordine, si dovrà metter il malato in una stanza separata dalle altre, metter la sua robba in un'acqua di sapone assai calda. Nella convalescenza si devon aver le stesse precauzioni sopra indicate per non esser esposti a recidive.
CURA DEL COLERA DI DIVERSI MEDICI
METODO DEL SIGNOR POIRSON
Alternativamente brodo di vitello e di lattuca, infusione di tiglio e di foglie d'arancio, porzione con infusione di tiglio, acqua di lattuca, menta di ciascuna mezz'oncia, siroppo diacodio mezz'oncia, etere otto goccie.
Se vi è sensibilità all'epigastrio 25 o 30 mignatte, si fan purgar copiosamente, si frega poi con un linimento anodino e vi si applica un cataplasma di semi di lino. Si frega il corpo con acquavite canforata ed i piedi con acqua bollente.
METODO DI RECARNIER
Dopo aver fatto uso dei mattoni caldi applicati sul ventre, dei bagni a vapore, delle frizioni calde sui membri con sostanze aromatiche si decide a far uso delle aspersioni di acqua ghiacciata: il ghiaccio è un potente sedativo ma si sa che il Dottor Recardier porta da lungo tempo per insegna "Audaces fortuna juvat" e che non si ritira davanti "experimentum periculosum" d'Ipocrate [bibliog.:"Gazzetta di Francia", 4 aprile 1832]
METODO DI MAGENDIE
Fa prendere ai colerosi un punch fatto con del Rum, del The e del limone
METODO DI BALLY
Mette nel letto dei colerosi uno scaldapiedi con dello spirito di vino, questo metodo ingegnoso non è nuovo.
METODO DI BROUSSAIS
Volendo che il colera sia una gastro-enterite con infiammazione del sistema venoso usa le Cavate di sangue, le mignatte, bevande oppiate e frizioni alla cute.
[Broussais dice di aver dei felici risultati dal seguente metodo curativo: Riscaldare il malato con i mezzi i più attivi, vuotar prontamente gli organi digestivi, il cervello, il midollo spinale con le sanguette all'epigastrio, all'ano, alle tempie, dietro le orecchie e al dorso; l'applicazion dei cataplasmi bagnati di laudano sul ventre, tolte appena le mignatte, le bevande antiflogistiche fredde in poca quantità e sopratutto far fonder dei piccoli pezzi di ghiaccio nella bocca dell'infermo. Mezzi clisteri freddi con 20 o 40 goccie di laudano dopo le mignatte: se continuan le coliche ed i spasmi, cataplasmi sinapizzati caldi sulle membra fredde, alle volte ventose e vescicanti sulla region del cuore. Si vuole che tal metodo lodato da Gravier medico delle Indie manchi raramente di esser seguito da buon effetto come è provato dall'esperienza (bibliog.: "Gazzetta di Francia": 6 aprile 1832)]
METODO DI DUPUYTRE
Arrivando per prima cosa mette l'infermo sopra un letto di cinghie (Sangles). In un secondo momento vi applica 5 o s ventose cruenti all'epigastrio, estraendo da ciascuna due o tre oncie di sangue secondo l'età, forze e stato dei polsi dell'infermo. In terzo luogo nell'istesso tempo fa praticar delle frizioni con flanella o lana da quattro persone a' quattro membri del corpo. Come quarto punto fa dare una gran tazza di decotto di testa di papavero fatto con un sol capo senza seme ed infranto in una libra d'acqua. Per quinto punto dopo le frizioni una fumigazione ad acqua semplice d'una mezz'ora sotto le coperte sollevate con cerchj. In sesto luogo dopo le fumigazioni fregar ed asciugar l'infermo, cangiarle i panni, riscaldarlo ecc.
Dopo ciò: 1 - dar ogni due ore una tazza di decotto di capi di papavero preparato come sopra; 2 - Ogni ora darvi un cucchiajo della bevanda seguente:
Acqua di menta leggiera otto oncie
Sottoacetato di piombo cinquanta goccie
Siroppo semplice un'oncia
3 - ogni tre ore far prendere un mezzo clistere con decotto di radice d'altea o di malva e teste di papavero; 4 - frizioni sul corpo nella regione del cuore, sui membri con flanella e lana.
METODO DI COUZET
Couzet vuole che il gas ossigeno inspirato sia un buon preservativo e curativo del Colera. Si può farv uso del cioccolato in tempo di colera. Il dottor Couzet fa inspirare il gas ossigeno nella proporzion di tre parti di esso con una di aria atmosferica. Impiega nello stesso tempo un vescicante sullo stomaco, sul petto e all'interno delle coscie e la decozione di [parola illegg.] in Clistere ed in bevanda ghiacciata (bibliog.: "Gazzetta di Francia": 6 aprile 1832)
[Da Parigi e la Francia il "Cholera morbo" si spostò verso l'Italia e per questo furono presi dal governo sabaudo alcuni provvedimenti profilattici sin dal 1832 anche se il morbo si manifestò più evidentemente nel 1835, colpendo molte località italiane e in particolare mietendo migliaia di vittime nel sud d'Italia] ]MS. WENZEL, CARTE N. N. MA] "Istruzione popolare sui principali mezzi da impiegarsi per garantirsi da Cholera morbus e sulle regole da seguirsi allorché questo morbo si manifesta. [manifesto pubblico: "Torino dalla Stamperia Reale - 1832"].
Il Cholera morbus è una malattia grave; essa è tuttavia più spaventevole allorché si teme che pericolosa quando esiste. Altre malattie epidemiche, come il vajuolo, la scarlattina, certe febbri nervose, hanno fatta maggior strage del Cholera, poiché questo nelle Contrade d'Europa, ove ha dominato, e dove ha incontrato un maggior numero di circostanze favorevoli alla sua propagazione, non ha assalito che un individuo su 76 che anzi in alcune città non oltrepassò la proporzione di un individuo su 200.
REGOLE DA SEGUIRSI PER PRESERVARSI DAL CHOLERA
1 - Debba tranquillare gli animi l'osservare che il pericolo di essere assalito dal Cholera è leggero. Non bisogna dunque inquietarsene ne pensare altrimenti alla malattia se non per porre in pratica le cautele acconcie a preservarsene. Quanto meno si teme tanto meno si rischia ma siccome la tranquillità d'animo è un gran preservativo, così fa d'uopo schivar sempre tutto ciò che può dar luogo a forti commovimenti d'animo come la collera, il terrore ed i piaceri troppo vivi ecc.
2 - Si è osservato che quanto è più pura l'aria che si respira tanto meno si è esposto al cholera. Però non si saprebbe far troppa attenzione alla salubrità delle abitazioni ecosì bisogna aver cura di non abitare e più particolarmente di non dormire in gran numero in una stessa camera, inoltre di dar aria alla camera alla mattina e nella giornata, aprendo il più sovente che si può le porte e le finestre e tenendole aperte quanto più si può. Converrà eziandio collocare nelle stanze abitate un gran vaso contenente acqua clorurata.
ACQUA CLORURARA
Si piglia
Cloruro di calce secco o muriato di calce secco un oncia
Acqua una bottiglia
Si versi sul cloriro di calcio una piccola quantità d'acqua per ridurlo allo stato di pasta, poi si stempera nell'indicata quantità d'acqua. Si cava il liquore chiarificato e si conserva in vasi di vetro o di terra verniciata ben chiusi.
Si può anche adoperare l'acqua clorurata preparata col cloruro di sodium, mettendo un oncia di cloruro in 10 o 12 oncie d'acqua.
Si può finalmente promuovere la ventilazione e la rinnovazione dell'aria facendo per pochi minuti un fuoco ben chiaro e fiammeggiante al cammino.
Per non esporsi ad un raffreddamento, bisogna, vestendosi, aver cura di non aprire le porte e le finestre; in tal tempo è utile quando si può passare in un'altra camera.
Per ultimo in ordine alle camere da letto bisognerà servirsi di letti senza cortine, non ritener mai l'orina o le feci nei vasi da notte i quali dovranno prontamente ripulirsi e contenere sempre un poco d'acqua.
L'aria umida delle abitazioni, malsana in ogni tempo, diviene pericolosissima allorché regna il cholera. Bisogna astenersi dal far asciugare la biancheria nella camera in cui si abita, soprattutto dove si dorme.
Bisogna pensare non solamente a dar aria alle camere da letto ma a mantenere ancora le case e loro adiacenze nel miglior stato di salubrità possibile. Così vuolsi aver gran cura dei piombi e delle latrine che si puliranno almeno una volta al giorno con acqua clorurata o almeno con acqua semplice. Si farà bene tener del continuo chiuse con un turaccio le aperture dei tubi del piombo o di ghisa che comunicano colle pietre de' lavatoi o co' bacini esterni e di non aprirle che al momento di servirsene.
Veglierà ogniuno perché le acque non si lascino fermare ne lastrichi delle corti o dei viali ma che scorrano rapidamente pel canale che le porta nella strada. Bisognerà anche favorirne il colamento con lavatura con molta acqua se il pendio non fosse abbastanza declive.
I vetri dovranno essere nettati almeno una volta alla settimana perchè l'azione della luce è necessaria alla sanità dell'uomo.
I letamai, gli escrementi, i resti degli animali e dei vegetali debbono pure formar oggetto di speciale attenzione. Dovrassi in conseguenza impedirne gli accumulamenti, facendogli togliere il più sovente che si può.
Degli animali domestici inutili lo miglior partito sarà lo spacciarsene.
Sarà bene astenersi dall'allevare e mantenere porci, conigli, galline, piccioni in luoghi cinti o in corti anguste e non ventilate.
Gli abitanti delle case, particolarmente ne' quartieri popolosi, dovrebbero sorvegliarsi a questo riguardo reciprocamente; dovrebbero inoltre contribuire, ciascheduno dal suo canto, alla nettezza delle strade, soprattutto quando sono strette. Ciò debbe importare a tutti.
3 - Coloro che hanno fatto osservazioni sul Cholera collocano il raffreddamento nel numero delle cause le più atte a favorire lo sviluppo di questa malattia. Egli è dunque necessario di evitare questa causa conh coprirsi in modo da mantenere il corpo caldo e con guarantire segnatamente il basso ventre ed i piedi dall'azione del freddo.
A questo fine sarebbe bene di fasciare il ventre nudo con una cintura di lana o di portar sulla pelle farsetti di maglia di lana o di flanella e di far uso di suolette di lana. Queste vestimenta si muteranno o si laveranno quando saranno umide o sporche. Si laveranno spesso i piedi con acqua calda; quando vi fosse necessità di star in luoghi umidi o freddi si porteranno zoccoli o galoscie; in una parola converrà calzarsi pulitamente ed in modo che i piedi siano separati dal freddo e dall'umidità.
Molte persone, spezialmente quelle della classe poco agiata, hanno la pessima abitudine nell'alzarsi e nel mettersi a letto di porre i piedi nudi ed anche di camminare sul suolo fresso. Non saprebbesi abbastanza biasimare un tal uso che diverrebbe particolarmente pericoloso nel tempo che regnasse il cholera.
Anche per tema di raffreddarsi converrà astenersi nell'estate dal dormire colle finestre aperte. Bisognerà pur mantenere nelle abitazioni un calore temperato poiché le camere troppo calde rendono gli individui che le abitano più suscettivi dell'impressione del freddo cui possono trovarsi esposte nell'uscire.
Per questa stessa ragione sarà d'uopo di rientrar in casa, per quanto sarà possibile, di buon ora; di non passar una parte della notte nelle radunanze, nei caffé, nelle bettole, nelle taverne ecc. massimamente allorché le notti sono umide e fredde.
4 - L'occuparsi e il menar una vita attiva, schivando per quanto si può gli eccessi della fatica è uno dei migliori mezzi di divertir l'inquietudine. Le occupazioni che richiedono molta applicazione di mente non convengono punto. Lo stesso dee dirsi dei lavori che sono cagione di un insolita privazione di sonno durante la notte.
5 - Si è già parlato dell'utilità delle cintole e delle suolette di lana ma è necessario queste vestimenta siano serbate pulite. La pulizia è sempre necessarissima alla sanità. Coloro che hanno i mezzi di prendere di quando in quando qualche bagno calduccio si consigliano a farne uso ma non converrà starvi che il tempo necessario per nettar il corpo: bisognerà aver cura di asciugarsi ben bene con biancheria calda e nell'uscir dal bagno di non esporsi immediatamente all'aria esterna. Questa precauzione è utile singolarmente quando la stagione è fredda. Le fregagioni asciutte convengono molto. E' facile di amministrale fregandosi e facendosi fregare, per un quarto d'ora alla sera o meglio ancora alla sera ed alla mattina, il tronco, le braccia, le coscie e le gambe con una spazzola flessibile o con panni di lana. In generale, per ciò che riguarda il modo di vestirsi, converrà regolarsi secondo la stagione ma in nisiun caso si dovrà vestirsi troopo leggermente.
6 - Il mdo di nutrirsi quando regna il cholera è un punto importantissimo. La sobrietà non sarà mai abbastanza raccomandata. Si conosce un gran numero di casi in cui il Cholera si è manifestato in seguito ad eccessi di cibo ed è comprovato che gli ubbriaconi sono più specialmente esposti a questa malattia. Le carni ben cotte o bene arrostite e non troppo grasse, come anche i pesci freschi e di facile digestione, le ova, il pane ben fermentato e ben cotto dovranno dovranno formare il principal nutrimento. La carni ed i pesci salati non convengono in alcun modo: converrà far uso il meno che sarà possibile di carni porcine ed astenersi da pasticcierie grasse ed indigeste.
Tra i legumi bisognerà tenersi quanto si può ai meno acquosi ed ai più leggieri. Debbonsi considerare per legumi acquosi quelli che contengono molta acqua di vegetazione come per esempio i cetriuoli, le barbabietole, le lattughe ecc.
Non hanno tuttavia da escludere le patate di buona qualità. Si approva anche l'uso di fagiuoli secchi, delle lenti, de' piselli e delle fave in purrea: la pellicola di questi legumi secchi o verdi non contribuisce in nulla al nutrimento ed ha l'inconveniente di non poter essere digerita.
Le cose crude come le insalate, i ravani non convengono. Nella stagione della frutta conviene usarne con molta riservatezza, massimamente se non sono perfettamente mature perché in tal caso possono divenire pericolosissime. Le frutta cotte offrono meno inconvenienti ma se ne mangieranno in poca quantità, non dovendo mai esse sole formare il principale nutrimento.
Vi sono cibi generalmente sani ma che per una disposizione particolare dello stomaco difficilmente si digeriscono da certi individui. Questi però dovranno guardarsene. Ognuno dee su questo punto esplorare lo stato del proprio stomaco. Nel tempo del Cholera bisogna mangiar meno per volta di quello che si è solito, salvo a fare qualche pasto di più il quale dovrà tuttavia esser sempre leggiero.
Le bevande esigono pure grandissima attenzione. Tutte le bevande fredde prese quando si ha caldo sono pericolose. Non bisogna dissettarsi che quando è già cessata la traspirazione, vale a dire che non bisogna bere freddo quando si è molle di sudore. Le conseguenze di tale abuso sono tanto più funeste quanto più fredda è la bevanda e si è di più in arsura. L'acqua dovrà esser limpida: l'acqua filtrata è preferibile ad ogni altra. Convien temperarla con una piccola quantità d'aceto o d'acquavite quando si voglia berla pura (due cucchiajate da tavola di acquavite od una cucchiajata d'aceto per una pinta d'acqua) segnatamente se la stagione è calda e che siasi obbligato di faticare in lavori corporali che, eccitando la traspirazione, provocano la sete e pongono in necessità di bere sovente. Allora bisogna ber poco per volta. L'acqua fatta rossa con un po' di vino è buona egualmente. Finalmente si può trarre vantaggio da un acqua leggermente aromatizzata con un infusione tonica come per esempio con un infusione di menta piperita o di camomilla (un pizzico di menta o sei teste di camomilla per ogni tazza d'acqua bollente, cui si aggiungerà, dopo che si sarà raffeddata, un'altra tazza di acqua fredda: questa precauzione di aggiungere acqua che non abbia bollito è necessaria perchè l'ebollizione, privando l'acqua dell'aria che contiene la rende di meno facile digestione. Nulla havrà di più pernicioso dell'abuso de' liquori forti. E' provato da un grandissimo numero d'esempi che il Cholera assale di preferenza , siccome già si è detto, gli ubbriacconi e quegli ancora, che senza fare un uso abituale di bevande forti, commettono per acciedente un solo eccesso di questo genere.
Il costume di ber acquavite sola ed a stomaco digiuno, costume tanto invalso nella classe degli operai, e così nocivo in ogni tempo diviene particolarmente funesto quando regna il Cholera. Le persone che hanno questa abitudine dovrebbero mangiar qualche cosa, almeno un pezzo di pane prima di tranguggiare il bicchierino d'acquavite. Il vino bianco non dee neppur bersi a digiuno senza una siffatta precauzione e non bisogna berne che in piccola quantità. Nel tempo del Cholera l'acquavite amara cioè l'acquavite in cui si saranno messe in infusione piante amare od aromatiche, od anche l'acquavite d'assenzio è preferibile all'ordinaria.
Il vino preso in quantità moderata è una bevanda che conviene e durante il pasto e dopo il pasto ma esso vuol essere di buona qualità. E' meglio berne in minor quantità ma sceglierlo di qualità superiore. I vini nuovi od acerbi sono più nocivi che utili. Il vino nero è preferibile al biano. Coloro che hanno il mezzo di mescolarlo con acqua gazosa fanno benissimo a servirsi di una siffatta bevanda salubre ed aggradevole. La birra ed il sidro sopratutto quando queste bevande sono fatte di fresco, che non hanno ben fermentato o che sono agre, dispongono alle coliche, alla diarrea e così divengono pericolosissime. Con maggior ragione lo stesso deve dirsi del vino dolce o mosto.
REGOLE DA SEGUIRSI QUANDO IL CHOLERA SI MANIFESTA IN QUALCHE CASA
Risulta da un numero grandissimo di fatti osservati fin adesso ne' luoghi in cui ha regnato il Cholera che i casi di guarigione sono in ragione della prontezza de' soccorsi e che più questi soccorsi sono amministrati al primo apparire del morbo più grande si è la probabilità che si acquista della guarigione.
Bisogna dunque che ognuno conosca i primi segnali, che indicano che un individuo è presto ad esser assalito dal Cholera. Ora questi segnali, che ordinariamente si manifestano nella notte od alla mattina, sono i seguenti. Subito stanchezza e subitaneo senso di fatica in tutte le membra, senso di gravezza di capo come quando si è esposto al vapore del carbone, vertigini, sbalordimento, pallore sovente livido, azzuriccio del volto, con alterazione particolare de' lineamenti, lo sguardo ha qualche cosa di straordinario e gli occhi perdono il loro lume ed il loro brio; diminuizione dell'appetito, sete e desiderio di estinguerla con bevande fredde; senso di oppressione, di anzietà al petto e di ardore e di abbruciamento alla fontanella dello stomaco, spasimi sotto le false coste (cioè sotto le coste partendo dalla fontanella dello stomaco dall'alto al basso) gorgogliamenti negli intestini accompagnati soprattutto da coliche cui succede la diarrea o flusso di ventre. Questa diarrea sembra qualche volta che diminuisce i dolori: la pelle si fa fredda ed arida, talvolta si cuopre d'un sudore freddo. Alcuni malati sentono brividi lungo la spina dorsale ed una sensazione ne capelli come se vi soffiasse dentro aria fredda.
Questi diversi segnali dell'invasione della malattia non si presentano sempre nell'ordine in cui vengono qui sopra accnnati. Nemmeno compaiono tutti in tutti gli ammalati. Checché sia quando la maggior parte di essi e segnatamente la stanchezza, il senso dell'abbruciamento nella fontanella dello stomaco, i gorgogliamenti, il raffreddamento della superficie del corpo si manifestano, bisogna immantinente chiamar il medico.
MEZZI DA IMPIEGARSI PRIMA DELL'ARRIVO DEL MEDICO
Conviene eccitare fortemente la pelle e richiamarvi il calore con applicarvi cenere o sabbia calda dentro a pannolini.
L'esperienza ha dimostrato in molti luoghi in cui il Cholera ha dominato che si possono ottenere grandi vantaggi dai bagni a vapore fatti nella seguente maniera. Si colloca sotto una seggiola ordinaria un vaso di terra contenente una pinta di aceto, cui taluno consiglia di aggiungere due ottavi di canfora disciolta in due o tre oncie di spirito di vino. Nel medesimo tempo si fanno arroventare pezzi di ferro o di pietre o di mattoni. Si fa quindi sedere sulla seggiola il malato, spogliato delle sue vesti. Si cuopre poscia con coperte di lana la seggiola ed il malato dal collo ai piedi i quali dovranno posare un panno di lana o d'un altro panno qualunque. Ogni cosa così disposta, si gettano nell'aceto ad intervalli di pochi minuti secondi i pezzi di ferro o di pietre arroventati. L'aceto in tal modo si riscalda e si riduce ben presto in vapore. Questo bagno dee durare da 10 a 15 minuti, Dopo di ciò si rimette l'ammalato in letto, si tiene avvolto in coperte di lana ben asciute e calde e vi si lascerà riposare tranquillamente se trovasi in uno stato di traspirazione moderata. Altrimenti si continueranno le fregagioni, sempre fra le coperte, fino all'arrivo del medico. Ma non basta di riscaldar il corpo esternamente eziandio riscaldarlo internamente.
Perciò si metterà il malato fra due coperte di lana ben riscaldate e si faranno scorrere su tutta la superficie del corpo al di sopra delle coperte ferri a ripassare caldi od uno scaldaletto. Questi ferri o scaldaletto si fermeranno alquanto di più alla fontanello dello stomaco, sotto le ascelle e sul cuore.
Si fregheranno fortemente per lungo tempo tutte le membra con una spazzola asciutta o con un linimento irritante servendosi perciò di un pezzo di flanella o di lana. Per quanto è possibile conviene che tali fregagioni si facciano contemporaneamente da due persone, caduna delle quali fregherà uno dei lati del corpo, avendo per altro gran cura di scoprire il meno possibile che si può l'ammalato.
Fra i linimenti più opportuni per le gregagioni irritanti fu riconosciuto quello composto come segue: si pigli una tazza di spirito di vino, una mezza d'aceto forte, mezz'oncia di senapa in polvere, due ottavi di canfora, due ottavi di pepe, uno spicchio d'aglio pesto. Tutto ciò si ponga in un vaso ben chiuso, si lasci in infusione per tre giorni al sole ed in un sito caldo. Queste fregagioni dovranno continuarsi lungamente e l'ammalato dovrà starsene coricato involto nella lana.
Sono pure anche utilissimi i sinapismi e i cataplasmi caldi di farina di lino attivati con essenza di trementina ed applicati sul ventre e sul dorso. A questo fine è anche opportunissimo di dare al malato di 15 in 15 minuti una piccola mezza tazza di infusione aromatica caldissima come menta piperita o di melissa che si prepara come il thé e la camomilla. Ogni mezz'ora immediatamente avanti alla tazza di infusione si amministrano da 12 a 13 goccie di liquore ammoniacale anisato e canforato in una cucchiajata d'acqua gommosa con un po' di siroppo comune.
Liquore ammoniacale anisato e canforato
Gli Speziali lo prepareranno nella seguente maniera:
Alcool 12 oncie
Ammoniaca liquida a 18 gradi 3 oncie
Oglio essenziale mezz'oncia
Canfora una dramma e mezza
Tutto si ponga e si conservi in una boccetta con turacciolo smerigliato. In alcuni luoghi si ottennero anche cottimi effetti dall'alcale volatile ossia ammoniaca liquida, somministrato dalle 15 alle 20 goccie ogni mezz'ora od ogno ora in una tazza di [...] decozione calda d'orzo ed avena mondata e macinata od in un [...] di acqua calda. Tuttavia quest'ultimo rimedio non dovrà amministrarsi che due volte tuttalpiù prima dell'arrivo del medico. In mancanza di questi mezzi si può somministrare utilmente al malato acqua pura da bersi quanto più calda si può e poco per volta.
Questi diversi sussidii sebbene sia opportuno di metterli in opera senza ritardo vogliono tuttavia essere usati con ordine e senza precipitazione, sempre che si potrà sarà utile coricare gli ammalati in camere separate da quelle abitate dagli altri membri della famiglia.
Si farà pur bene di lavare gli abiti degli ammalati con acqua caldissima di sapone.
La convalescenza del Cholera richiede precauzione che il medico dovrà suggerire. E qui non si saprebbe abbastanza raccomandare ai convalescenti l'osservanza rigorosa delle regole di preservamento qui sopra accennate poiché le persone state attaccate dal Cholera sono talvolta esposte a ricadute.
Fra queste regole di preservamento è specialmente necessario che la casa in cui sarà stata qualche persona ammalata di Cholera sia accuratissimamente purgata e che le cose tutte che si troveranno siano disinfettate.
Tale purificazione è necessaria tanto per le case nelle quali rimasero gli ammalati quanto per quelle dalle quali saranno essi stati trasportati negli ospedali. Ma è specialmente necessaria una massima acuratezza nella purificazione delle prime.
A tal fine si dovrà dopo essersi ben chiuse le porte e finestre praticare suffumigagione con cloro.
Per ciò eseguire si prendono 9 parti di sale comune polverizzato, 8 parti di manganese in polvere e da 16 a 18 parti di acido solforico concentrato stemprato in altrettanta quantità d'acqua. Si rimescola quindi accuratamente insieme la polvere del sale comune e del manganese, si pone questa mistura in una coppa di vetro o porcellana e vi si spande di sopra l'acido solforico stemprato nell'acqua. Quindi si colloca subito questa mistura nel luogo che vuolsi purificare dal quale ne debbono uscir prima gli abitanti, tenendosi poi chiuso per più ore. E quando verrà poscia aperto non si dovrà entrare se non dopo l'esalazione del gaz. Tale suffumigio dovrà pur rinovarsi anche più volte nei giorni susseguenti.
CURA DEL COLERA DI DIVERSI MEDICI
METODO DI BOUILLARD MEDICO NELL'OSPEDALE DELLA PIETA'
Egli insiste pel salasso, per gli antiflogistici nel periodo di reazione ed amministra con qualche buon successo il caffè nel periodo del freddo [bibliog: "Gazzetta Piemontese", 17 aprile 1832].
METODO DI CINEVY E BIELL
Essi impiegano il carbone animale servendosi piuttosto di quello fatto con la carbonizzazione del sangue e sottocarbonato di potassa in grandi proporzioni che del carbone dervante dalla carbonizzazione degli ossi degli animali e lo danno alle dosi di mezz'ottavo od un ottavo ogni ora in un cucchiaio di acqua inzuccherata. Sicome dalle esperienze risulta che il carbone si combina con grand'attività colle sostanze animali o vegetabili tenute in soluzione, assorbendole e decomponendole, senza limitarsi soltanto alle sostanze coloranti, così pensano che polverizzato ed introdotto nello stomaco ed intestini possa combinarsi con quella sostanza incognita sia orciforme o liquida la quale agisce come veleno producendo il Cholera e portarla poi fuori dal corpo [bibliog: "Gazzetta di Francia", 17 aprile 1832)
METODO DI HUSSON MEDICO DELL'HOTEL-DIEU
Consiste nell'ipecacuana amministrata alla dose di 18 grani, più volte ripetuta: essa modifica le evacuazioni. Combatte i granchii colle frizioni di flanella imbevuta di laudano. In molti casi bisogna aprir la vena, metter delle sanguette e dei cataplasmi amollienti sul ventre. Da per bevanda limonata al ghiaccio. Da tal metodo ha ottenuto dei buoni risultati [bibliog: "Gazzetta di Francia", 17 aprile 1832].
METODO DI GRANVILLE
Fa prendere all'ammalato in sulle prime un bicchiere d'acqua calda ove si versa trenta goccie di liquido ammoniacale alcalino con trenta goccie di laudano liquido e ciò da ripetere ogni venti minuti sino alla cessazione del vomito mentre che a volontà e interpollatamente il malato potrà bere acqua calda mista col quinto di acquavite e ciò per eccitare un abbondante traspirazione. Raccomanda al malato di starsene quieto orizzontalmente giacente a letto e usa di ricuoprirlo tutto con crusca bollita calda o ben secca, questa copertura desta in pochi minuti un abbondante traspirazione. Prescrive i bagni a vapore. Tra i contrirritanti esterni che vuole usare unitamente ai rimedj interni, ripudiando i vescicanti, perchè troppo lenti, i sinapismi perchè insufficienti, i linimenti di acido nitrico e vetriolico, l'acqua bollente perchè causanti ulcere di cattiva natura, i linimenti di canfora, terebentina perchè procuran freddo all'infermo, preferisce le imbroccagioni fatte colla stimolante ammoniaca alla parte interna delle coscie [bibliog: "Annali di medicina e farmacia...", vol. I, 1832]
METODO DEL SIG. BOHM (?) DI PERTH
L'ipecacuana amministrata come vomitivo o a dosi ripartite ebbe buon successo. L'acido piro - lignico a goccie ottenne migliori esisti come antiemetico che il sugo di citrone (arancia), l'oppio e l'acido carbonico. Il calomelaro non ha prodotto che cattivi effetti, lo stesso dicasi della canfora e dell'oppio a grosse dosi. I fomenti con Jusquiamo hanno calmato la diarrea ribelle. Nel caso di trisma (contrazione spasmodica) delle mascelle o difficoltà di tranguggiare riuscì efficace di far respirare il paziente sopra al vapore dell'aceto canforato. Le congestioni verso l'encefalo, i pulmoni, lo stomaco, gl'intestini sono affatto passive, venose e non infiammatorie: il salasso ha prodotto generalmente più male che bene
- ]MS. WENZEL, CARTE N. N. MA] Sopra l'epidemia del Cholera morbo che regna a Parigi del Padre Vavasseur registrata nel "Journal des Connaisances usuelles et pratiques", 1832, n.86
1 - CONSIDERAZIONI GENERALI
Dopo aver devastate per molti anni le possessioni inglesi delle Indie orientali, il Cholera morbo si è avanzato in Europa ed ha flagellato successivamente la Russia, la Polonia, l'Ongheria, l'Austria, la Prussia ecc.; è comparso nel nord dell'Inghilterr, in Iscozia, poi a Londra ed in Irlanda. Finalmente a Parigi li 26 marzo 1832 una donna, presentando al più alto grado tutti i sintomi di questa terribile malattia, fu trasportata all' Hotel-Dieu e soccombette dopo cinque giorni. Si è da questo momento che data l'invasione della malattia nella capitale. Ciò non ostante, qualche tempo avanti tal epoca si erano generalmente osservati dei disturbi nelle funzioni degli organi della digestione, come deiezioni più o meno abbondanti, vomiti biliosi, mancanza d'appetito, sviluppo di gaz negli intestini ecc. Questi sintomi, che si manifestavano al menomo disturbo dietetico, anche nelle persone il meno soggette a tali affezioni, furono assai violenti in molti casi per costituire un vero stato cholerico, ma come tai disturbi quasi tutti cedevano ad una medicatura semplice e razionale, non furono furono considerati che come appartenenti al Cholera-morbo ordinario, che si sviluppa nei nostri climi in certe stagioni dell'anno.
Frattanto tale stato sanitario, che in qualche modo sembrava essere il precursore del flagello, fu il 26 marzo 1832 che questo si annunciò ufficialmente. Da questo punto la malattia andò sempre crescendo e per quindici giorni la sua intensità fu tale che, ad onta di tutte le cure adoprate, furono pochi coloro che attaccati non incontrarono la morte. Dopo questo primo periodo la violenza dell'epidemia cominciò a venir meno, i sintomi si mostraron più leggieri, e quantunque il numero degli infermi fosse ognor più grande, il numero dei morti parve alquanto diminuire, in otto giorni poi il miglioramento fu assai vistoso e si fece vedere il periodo di decrescimento. Il numero dei morti dai 3 ai 20 di aprile si conta a 12756, quello dei malati è impossibile sirlo nepuur approssimativamente, ma si può dire che due terzi della popolazione almeno furono attaccati.
2 - DESCRITTIONE DELLA MALATTIA
Generalmente si conoscono nella malattia dominante quattro periodi o fasi che sebben poco distinti in alcuni casi nella maggior quantità sono assai apparenti. La conoscenza dei Sintomi, che caratterizzano ciascun periodo, è della più grande importanza nella cura della malattia:
PRIMO PERIODO O D'INCUBAZIONE
L'individuo, godendo di una buona salute, prova ora una diminuizione ora una perdita d'appetito, un senso di pienezza, qualche volta un peso, un dolore più o meno vivo si mnaifesta alla regione dello stomaco, il malato sente un malessere dopo aver mangiato, dei flati percorron rapidamente e bruscamente gli intestini soprattutto nella notte, nel mattino quando si sveglia, il ventre non è doloroso ma è in uno stato di malessere continuo e dispiacevolmente teso. La bocca è secca, pastosa, amara, la sete viva, la lingua or naturale or per lo più bianca coperta di muco giallastro, suole esser larga e sull'apice e sui lati si vede l'impronta dei denti.
A questi sintomi si uniscono assai presto delle colliche più o meno vive e frequenti, delle nausee, dei vomiti biliosi ed assai abbondanti, delle evacuazioni alvine prima naturali e poi degenarate in vera diarrea. Queste deiezioni han luogo senza tenesmo e sollevano momentaneamente ma spossano le forze e indeboliscono. Il malato si lagna sovente di un mal di capo alla fronte, con senso di costrizione assai incomodo, di vertigine, di debolezza musculare, di dolori vaghi, di formicolazione, di granchi leggieri nei polpacci, nei diti grossi dei piedi, nelle coscie, braccia ecc. e di una debolezza nelle facultà inntelletuali. Poco tepo dopo compariscono deiezioni liquide, ripetute da 15 a 20 in 24 ore: aumenta la debolezza degli arti inferiori a segno di non poter l'infermo quasi più reggere in piedi. Alle volte si eccita una stanchezza al menomo movimento da cagionar persino la sincope. Il polso per il solito è lento, poco sviluppato, e pare che il cuore abbia appena la forza di spingere il sangue nelle arterie. Alle volte è molle ed intermittente. In altri casi è duro, frequente e vi esiste allora un dolor vivo nella region dello stomaco, che si aumenta sotto la pressione, e che è segno d'infiammazione a quest'organo. Questo stato che rassomiglia con quello che Pinel chiamò imbarazzo gastrico si prolonga a quindici e più giorni. Alle volte i sintomi son così leggieri da permettere all'infermo di attendere alle sue occupazioni. Questo stato non costituisce veramente il Cholera ma dipende dalla stessa causa epidemica e forma i sintomi prodromi della malattia. Tutti i pratici si accordano a dire che quasi tutti gli individui attaccati dal Cholera han provato per uno o due giorni prima questi sintomi e soprattutto una diarrea più o meno abbondante. Si è a questi sintomi che si è dato il nome di Cholerina, diminuitivo diminuitivo da Cholera e della quale se ne è voluto fare una malattia particolare. Noi per altro ed in questo si accorda Broussais, come un periodo, una modificazione della malattia dominante.
SECONDO PERIODO
Tutto ad un tratto, ed il più sovente verso la mezza notte e il mattino, di buonissima ora l'infermo è svegliato da un senso indefinibile di malessere allo stomaco. Si manifestan delle nausee, dei vomiti od aumentano di violenza quando già esistono, si eccitano delle colliche alla regione umbellicale, le quali son tosto seguite da evacuazioni alvine più o meno frequenti ed abbondanti, da principio biliose, poi biancastre, marezzate di fiocchi albuminosi e formate d'un liquido che rassomiglia l'acqua di riso od il siero di latte trobido, in cui nuotano dei fiocchi bianchi come albume d'uovo coagulato. Le materie vomitate sono prima le sostanze alimentari, poi bile, quindi rassomigliano alle evacuate dissotto ed è assai difficile a distinguerle. Elle hanno un odor rancido, nauseoso e somigliante ai vapori d'iodio. A queste evacuazioni si uniscono dei granchj che attaccano le gambe, coscie, braccia, dorso da somigliar una lombaggine. Il polso diventa frequente sino a dar 120 e 130 pulsazioni per minuto e pare che il cuore abbia appena forza di spingere il sangue nelle arterie. Sopprimonsi le secrezioni soprattutto dell'orina, un freddo preceduto od accompagnato da orripilazioni s'impadronisce dell'infermo cominciando dal naso, dalle estremità ed avvanzandosi verso il tronco. La respirazione è laboriosa, alle volte più lenta o più frequente dello stato ordinario, il malato si lagna di un senso di costrizione al petto; un dolor di capo, uno stordimento aggravano l'infermo, che per lo più conserva l'integrità delle funzioni intelletuali, finalmente il [viso] ora pallido ora rosso si allunga, smagrisce, gli occhi son circondati di un cerchio nerastro senza perdere la loro vivacità, la lingua è larga, bianca, pastosa, la sete ordinariamente assai viva e l'infermo chiede con avidità una bevanda fredda sembrandogli di esser divorato da un fuoco interno che lo consumi
TERZO PERIODO
Alle angoscie che caratterizzano il periodo precedente e che potrebbe dirsi d'invasione, che può durar da qualche ora a un giorno o più, succede un'altra serie di sintomi più gravi. Il viso, le estremità prendono un colore purchiriccio, venoso assai rimarchevole, il rimanente della cute partecipa alle volte di questo colore. Un abbattimento estremo s'impadronisce dell'infermo, i polsi diventano deboli ed impercettibili, appena le grosse arterie lasciano sentire un leggiero tremolio, i movimenti del cuore irregolari sono appena sensibili alla regione di questo viscere; la respirazione è profonda, lenta, l'alito freddo di odore somiglia alle evacuazioni sia per bucca che per eccesso [?], la lingua è bianca e fredda al tatto, la voce che avea già cominciato a diminuire nel periodo precedente diventa d'una debolezza estrema ed appena l'infermo si può far intendere. I granchj sono meno forti e frequenti, alle volte cessano, i vomiti e le evacuazioni alvine sono lo stesso, alle volte però sanguinolenti e più rare. Un sudore viscoso freddo cuopre tutto il corpo, il volto si fa cadaverico, gli occhi mezzi aperti sono infossati nell'orbita, le pupille si dilatano, i membri sono duri come nei cadaveri, la pelle perde l'elasticità, piegatanon ritorna allo stato primitivo, quella delle dita ed orecchie è turchiniccia, increspata come se fosse stata macerata nell'acqua: in una parola l'infermo è cadaverizzato e non differisce dai cadaveri che per un resto di respirazione e delle facultà intellettuali, che sono assai deboli. Finalmente la morte viene a mettere fine a questo stato spaventevole. Essa giunge senza dolore, convulsioni e senza avvedersene tanto è vicino lo stato in cui sono a quello di morte. Si è a questo periodo che si è dato il nome di Cholera turchino, Cholera algido e per questo motivo fu detto da qualche autore inglese Cholera asfissia, da altri finalmente fu detto Cholera spasmodico notando i granchij che crucciano l'infermo
- QUARTO PERIODO
I sintomi descritti non sono sempre così gravi come si è detto, presentan molte guarigioni e non terminansi in tutti i casi colla morte. Alle volte per le sole forze della natura, come si è veduto negl'infermi abbandonati a loro stessi, alle volte, e questi sono i casi più frequenti, per mezzo di una cura addattata, manifestasi una nuova serie di fenomeni. Il polso d'insensibile o quasi insensibile che era, comincia a sentirsi, riacquista forza e ricomparisce nelle arterie delle estremità nel tempo stesso che i battiti del cuore si risvegliano e si fan regolari. Il freddo cessa a poco a poco e la pelle perde una tinta violacea, il volto, senza diventar tutt'affatto naturale, si anima e si colorisce; gli occhj ripiglian il loro splendore, la lingua, il fiato diventan caldi, la respirazione si fa più libera e naturale, la voce più sonora, i granchj sono scomparsi e sono rimpiazzati da un formicolio nei membri che ne furon la sede; i vomiti ed evacuazioni alvine o cessano o perdono il carattere indicato e diventan biliose: i polsi si rialzan, diventan frequenti, pieni; la pelle si cuopre di un sudor caldo, ordinariamente abbondantissimo e che dura da molte ore sino a due giorni, le secrezioni si ristabiliscon successivamente, l'orina fluisce prima poca poi più abbondante, di un color più o meno rosso, alle volte però la soppression sussiste e allora è un segno funesto. Questo stato febbrile o di rezione può esser moderato e seguito da una convalescenza immediata, ma alle volte è imperfetto e finalmente di una gran violenza. Si è allora che vedendosi manifestare delle forti congestioni, delle infiammazioni più o meno forti negli organi principali del ventre, del petto e del capo. Queste affezioni consecutive, soprattutto del cervello e de' suoi inviluppi prendon frequentemente il carattere di una febbre tifoide od adinamica e terminasi assai sovente in modo funesto in più o meno tempo dopo aver presentato i sintomi che osservano nelle malattie di tal natura.
Tale è il corso generale della malattia che regna fra noi, ma come tutte quelle di tal genere essa ha presentato delle modificazioni assai rimarchevoli secondo le diverse epoche dell'epidemia. Egli è per questo che all'epoca della sua invasione e durante i primi 15 o 20 primi giorni, i due primi descritti furon meno distinti e più brevi, per lo più gl'infermi arrivavan rapidamente al periodo del freddo ed in qualche caso i sintomi precursori mancavan e l'ammalato cadette come da un fulmine . Si fu anche in questo periodo d'asfissia che soccombette la maggior quantità d'infermi. A poco a poco l'intensità della malattia andette cadendo, i suoi periodi eran più rimarchevoli e sul fine pochi soccombettero nel periodo del freddo.
Questa malattia ha presentato ha presentato diversi sintomi nelle diverse costituzioni degli individui che ha attaccati. Nelle persone irritabili, nelle donne predominavano i sintomi nervosi, nelle persone robuste, plettoriche si sono osservati dei forti dolori di stomaco, di ventre, pienezza di polsi, lingua rossa, sete viva a segno che fu allora il Cholera chiamato infiammatorio.
Nelle persone vecchie, spossate dalla fatica, dai disordini, dalla miseria si è quasi subito fatto vedere il periodo turchino (bleù) con tutti i sintomi di asfissia. Queste modificazioni devono servir al medico nella cura.
I sintomi di buon augurio son i seguenti. La prolungazione del primo e secondo periodo, sopratutto quando quest'ultimo non è contrasegnato da gravi accidenti e questa è una circostanza assai favorevole perchè dà campo all'infermo di chiamar il medico ed a questo di agio con energia per combatter i sintomi prescritti, e prevenir il periodo del freddo.
Nel III periodo turchino un freddo moderato, un colore turchiniccio della faccia, delle mani poco carico, la presenza del polso ai [...] quantunque piccolo e frequente, l'assenza di dolori al capo, la chiarezza delle idee, la prontezza delle risposte, l'elasticità della cute delle elasticità e l'assenza delle rughe nella pelle, la vivacità degli occhj, la voce poco alterata, il cambiamento poco profondo nei tratti della fisionomia, quantunque presentasse l'aspetto cholerico, l'evacuazione di poca orina, granchij poco violenti delle evacuazioni alvine, dei vomiti, dell'agitazione, dell'ansietà sono sintomi di augurio favorevole.
nella reazione se il malato si è riscaldato senza troppa difficoltà, se la pelle presenta un dolce calore, se un sudore caldo ed abbondante, non viscoso cuopra il corpo, se le orine si ristabiliscon prontamente, se le evacuazioni alvine da bianche e liquide che seono diventan fecolente, biliose si può pronosticar un termine favorevole. La pienezza, la rapidità del polso soprattutto quando coincidono con un calore dolce e generale sono di buon augurio. Si hanno ancora come sintomi favorevoli l'umidità degli occhi, della lingua senza viscosità, le deiezioni alvine di materie molli e figurate, una sete moderata, l'assenza del calor bruciante allo stomaco, al ventre, la scomparsa del peso allo stomaco, la calma della respirazione, il ritorno dell'appetito, del suono naturale della voce, la scomparsa dell'aspetto cholerico e la comparsa dei mestrui nelle donne.
In generale quando sono stati più leggieri i sintomi del freddo e di asfissia altrettanto leggiero sarà il periodo di reazione.
CURA
Il metodo di Broussais, cioè puramente antiflogistico, non ha avuto quei successi che lo stesso ha decantato nel "Moniteur".
CURA DEL PERIODO D'INCUBAZIONE O CHOLERINA
In presenza di una malattia così grave come il Cholera niuna indisposizione presentante i sintomi descritti nel primo periodo deve esser trascurata. Quando non vi è che un stato di malessere senza notabile alterazione nelle funzioni, il riposo del corpo e dello spirito, una dieta un poco più rigorosa, il cibarsi solo quando è fatta l'antecedente digestione, l'uso di qualche brodo o tisana mancando l'appetito, qualche clistere emolliente, un bagno leggiermente caldo, breve sono efficienti nella polieralità dei casi a ristabilire la salute.
Ma se persistono i borborismi, le coliche, si esigge allora una dieta assoluta circa gli alimenti solidi, si prende alla sera una leggiera infusion calda di Thè, di camomilla o di tiglio edulcorata con un cucchiaio di sciroppo di acadio [?] o coll'aggiunta di 4 o 5 goccie di laudano liquido di Sidehnam [?], e per provocar la traspirazione coprirsi nel suo letto un poco più del consueto.
Se le colliche diventan più violente e son seguite da evacuazioni liquide, allora si metta a letto, si priva anche del brodo, per tisana decotto leggiero di riso addolcito con siroppo comune, e limonata leggiera, alla quale si aggiungerà un'oncia di gomma arabica per bottiglia, o finalmente qualunque bevanda di tal genere. A tai mezzi si aggiungerà qualche presa delle Polveri di Dower, dai due ai cinque graniripetuta ogni tre ore, dei bagni tepidi, dei mezzi clisteri clisteri di decotto di radice di altea, di semi di lino, di crusca, collaggiunta di una cassula di papavero, dei cataplasmi mollienti sul ventre trattenuti assai caldi.
Nei casi in cui i sintomi non cedono a tali mezzi e che se ne aggiongono altri più gravi, come la perdita dell'appetito, la cefalalgia sopracigliare, delle nausee, la lingua bianca amara, la spossatezza di forze, sopratutto la persistenza delladiarrea devono usarsi dei rimedj più energici. Si è allora la cirocostanza di dar l'ipecacuana alla dose di 18 o 24 grani in due o tre volte in un poco d'acquatepida a mezz'ora d'intervallo. Si favorisce il vomito coll'acqua tepida. Tal farmaco arresta per lo più la diarrea, il vomito quando esiste ed il malato si sente all'istante sollevato. L'ipecacuana non conviene però in tutti i casi. Quando per esempio la region dello stomaco è dolente, che tal dolore s'accresce sotto la oressione o che è assai dolorosa qualunque altra regione del corpo, che la lingua è rossa sui margini, grave la cefalalgia, il polso forte frequente, e che in una potal vi è un stato di flogosi negli organi della digestione, si devon allora applicar le mignatte in maggiore o minor numero all'epigastrio o all'ano, insistere sulle bevande mollienti e temperanti, sull'applicazione dei cataplasmi mollienti sul ventre bagnati di laudano e sui mezzi clisteri mollitivi con cinque o dieci goccie di Laudano.
CURA DEL SECONDO PERIODO O D'INVASIONE
Chiamato al cominciar del II periodo il medico esaminerà con attenzione la natura dei sintomi che presenterà l'infermo. Se conosce nell'insieme dei sintomi la forma del Cholera infiammatorio si farà un salasso del braccio da 8 a 12 se il polso è pieno e duro o si applicheranno da 19 a 30 sanguette all'epigastrio od all'ano se non vi è tanta robustezza, le sottrazioni sanguigne aiutate dalle bevande dolci, fredde e tepide, secondo che lo stomaco le sopporta meglio, dai cataplasmi, ed in una parola coll'impiego dei mezzi indicati nella cura di una gastro-enterite semplice son cessati in poco tempo il vomito, la diarrea, i granchij e l'infermo è risanato in 2 o 3 giorni. In altri casi l'insieme dei sintomi esigge un'altra cura. Così dopo le sanguette il vomito, la diarrea persiste ed acquistan da più al meno il carattere cholerico. L'ipecacuana data alla dose già indicata ed in modo a provocar dei vomiti abbondanti è allora di un gran soccorso arrestando o cambiando la natura delle evacuazioni per alto e per basso. Molti lodano i purganti saleni e particolarmente il solfato di soda. Una mezz'oncia di questo sale, data in una tazza di Thè leggiero, sia avanti che dopo l'uso dell'Ipecacuana, e seguitato ogni mezz'ora, dandone una dramma nella stessa bevanda sino a due oncie o due oncie e mezza, produce degli ottimi effetti. Sono allevolte cessate le evacuazioni alvine e i vomiti. Nei casi ove i vomiti ripetuti non permettessero al solfato di soda di tollerarsi dallo stomaco, anche dato in un liquido freddo ed a cucchiaij ogni quarto d'ora, si userà in clisteri alla dose di mezza o di un'oncia spesso ripetuti. Con tal mezzo cessano i vomiti e si può allora darlo per bocca.
Se a questi mezzi si aggiungono le bevande diluenti e leggiermente stimolanti come la gomma, la limonata, l'aranciata, le infusioni leggiere di Thè, di camomilla di fiori di tiglio, date a piccole dosi alla volta, fredde o calde, secondo la tolleranza dello stomaco, i clisteri ammollienti e leggiermente oppiati, le frizioni secchie sui membri, i sinapismi sui polpacci, sulle braccia, sullo stomaco per far cessare i granchi nè quando vi sono l'oppressione, le coliche violente, i cataplasmi i cataplasmi ammollienti sul ventre bagnati di laudano, finalmente il ghiaccio dato a piccoli pezzi col zucchero, quando le altre bevande son rigettate dal vomito ostinato, si avrà in ciò l'insieme dei mezzi da usarsi in tal periodo di malattia.
In qualche caso e sopratutto nelle persone assai irritabili si può usar la polvere di Dower da due a quattro grani o qualche cucchiajo della seguente bevanda:
Acqua distillata di tiglio once 2
Acqua distillata di menta once 1
Acqua distillata di melissa once 1
Laudano liquido di Sideraham goccie 20
Sciroppo di Etere Solforico once 1
Mescolanza da prendersi a cucchiaj tutte le ore. Quando il Laudano non si potesse tollerar dallo stomaco si userà la seguente:
P. acetato o meglio idroclorato di morfina gr.1
Sciroppo semplice
Si potrà rimpiazzar la bevanda con un cucchiaio di caffè di questo sciroppo sciolto in una delle infusioni suddette.
La pozione antiemetica composta come segue fu trovata utile a frenare i vomiti ostinati:
Carbonato di Soda dramme 2
Acqua di tiglio once 2
Acqua di melissa once 1
Laudano liquido di Siderham gocce 10
Sciroppo di corteccia d'arancia dramme 2
Si mescola e si chiude in una piccola bottiglia numerata n.1
P. Sugo di limone once 2 (un cucchiajo circa)
Acqua comune
Mescolate e si mette in una bottiglia numerata n. 2
L'infermo prenderà la metà della bevanda n.1 e subito dopo metà della bevanda n.2. Si prenderà la seconda dose aw la prima è rigettata dal vomito. Il sugo di limone può esser rimpiazzato dall'acido tartarico sciolto alla dose di mezza dramma sciolto in sufficiente quantità d'acqua.
Quando i granchij sono così violenti, che non cedono ai mezzi suddetti, si fregano i membri affetti con flanella imbevuta di laudano, di tintura di cantaride o del linimento seguente.
Oglio d'Oliva dramme 2
Canfora
Ammoniaca liquida once 2
Laudano liquido di Siderham once 1
Oppure
Oglio essenziale di trementina dramme 1
Ammoniaca liquida once 1
CURA DEL TERZO PERIODO
Suppongasi un individuo arrivato a quest'epoca della malattia, ove il freddo, la lentezza della circolazione sono i sintomi predominanti, allora tutti i sforzi del medico devono tendere a riscaldarlo ed a rianimare la circolazione. Ecco il mezzo per riuscirvi. Dopo aver fatto inviluppar l'infermo in una coperta di lana calda ed averlo posto in un letto ben caldo e ben coperto, si riscalderà con delle zucche piene d'acqua calda, con dei sacchetti pieni di sabbia o cenere caldo, con dei mattoni caldi posti attorno all'infermo. Si applicheranno alle gambe e agli antibracci dei sinapismi caldi, si faranno delle frizioni secche su tutto il corpo, o con uno dei linimenti suddetti. Si cercherà ogni modo finalmente per riscaldare l'infermo. Qualche volta hanno usato il ghiaccio per riscaldare l'infermo ma tal mezzo esigge gran prudenza dalla parte del medico.
Quando il polso è ancora forte e l'individuo robusto se può fare un salasso di 8 o 10 oncie o applicar delle mignatte all'epigastrio tanto più se è assai dolente
Sullesempio dei medici tedeschi, Alibert ed altri usaron in questo periodo in molti casi l'ipecacuana ed il solfato di sodio dato come sopra. A questi mezzi la maggior parte dei pratici uniscono l'uso de stimolanti diffensivi internamente e danno per bevanda l'infusione di Thé, di camomilla, di tiglio, di menta piperita, sale o coll'acetato d'ammoniaca alla dose di un oncia per bottiglia e con un poco d'acqua distillata di menta piperita prese tali bevande calde ed in picciol dose alla volta. Magendie usa la seguente bevanda:
Infusione di tiglio comse sopra
Sugo di limone come sopra
Alcool quanto basta
Zucchero quanto basta
Da prenderne un picciol bicchiere ogni mezz'ora. Altri hanno usata la seguente:
Acque di cannella o di menta piperita dramme 4
Acetato di ammoniaca (Spirito di Minderero) dramme 2.
Laudano liquido di Sidenham gocce da 20 a 30
Sciroppo di etere dramme 2
Sciroppo semplice dramme 2
Da prendersi a cucchiaj ogni ora o più spesso secondo il caso. Alibert considerando il Cholera come una febbre intermittente perniciosa ha usato il solfato di chinina e le altre preparzioni di china facendo prendere dal primo una pillola di un grano ogni ora diminuendo la dose od allargando gli intervalli se i sintomi vanno calmando, per bevanda un cucchiajo d'infusione di China ogni mezz'ora o un decotto di due dramme di china in una libbra d'acqua.
Questi tonici devono usarsi con prudenza e non esser troppo prodighi nel suo uso per non dar luogo ad una reazione assai violenta.
Altri han usato un sinapismo o vescicante sullo stomaco, altri un vescicante lungo la colonna vertebrale estendendosi dalla nuca alla region lombare. Finalmente Petit nelle maggiori urgenze applicò lungo il dorso una banda di flanella bagnata nella miscella seguente:
Oglio essenziale di trementina dramme 1.
Ammoniaca liquida dramme 1
Si fa poi passar su tal benda un ferro a ripassare caldo, ne risulta una vessicazione assai pronta, per cui si rianima l'infermo, si riscalda e cessano i granchij.
CURA DEL QUARTO PERIODO
Una volta ottenuta la reazione bisogna lasciar ogni rimedio eccitante ed opporsi agli accidenti dai quali può esser contrastata. Una cura antiflogistica, le cavate di sangue generali e locali sono addattate per opporsi principalmente alle congestioni dei visceri e sprattutto del cervello. I sintomi tifoidi che sopraggiungono di frequente in tal periodo esiggono una cura a loro addatata.
CURA DELLA CONVALESCENZA
La convalescenza dei Cholerosi, anche in caso di malattia leggiera è assai lunga e dolorosa. Molti, dissordinando, riccadono facilmente. Si deve star a letto, eviatr le alternative di caldo e freddo, si deve star a dieta severa ed aumentar il cibo lentissimamente. Devono usarsi i leggieri tonici amari, per esempio una infusione centaurea minore, un leggiero decotto di radice di colombo, qualche cucchiajio d'infusione di china convengono per rinvigorir le forze dello stomaco. Crescendo l'appetito si permette all'infermo di usar del brodo di pollo, poi del brodo ordinario, della crema di riso, poi successivamente della fecola di patate, dei vermicelli, del pane ecc. poi della gelatina di carne, un poco di buon vino ecc.: si dovrà poi finalmente il convalescente cibare assai frequente, poco alla volta, ed in modo da non faticarsi lo stomaco
[MANOSCRITTO WENZEL - CARTA N.7] Rimedio per il Colera-morbo [bibliog.: Gazzette de France", 26 luglio 1831]
[MANOSCRITTO WENZEL - CARTA N.8]Rimedio per il Colera morbo regnato il 1830 e 1831 praticato dagl'Israeliti [bibliog: "Gazzetta Piemontese, 25 agosto 1831; in glossa, su margine del codice il medico di Perinaldo annotò:In Galizia nel Circolo di Bochnia fra 240 infermi tutti furon salvi eccetto due che non vollero assoggettarsi al metodo ebraico]
[MANOSCRITTO WENZEL - CARTA N.8]Rimedio per il Colera-morbo del Dottor Leo. ["Repertorio di Agricoltura del dottor Regazzoni", fasc. 46]
[MANOSCRITTO WENZEL - CARTA N.11] Acqua clorurata da tenersi nelle stanze dei colerosi
[MANOSCRITTO WENZEL - CARTA N.N MA]Trattamento curativo del Cholera asiatico addottato dalla facoltà Medico-Chirurgica di Nizza nell'ordinaria seduta del 16 agosto 1835 [Rispetto a Parigi e al territorio francese l'epidemia di colera giunse più tardi in Italia, penetrando in Liguria e Piemonte nell'ANNO 1835: tra i primi provvedimenti terapeutici è questa relazione tenuta durante una frenetica adunanza presso l'Università di Nizza città all'epoca dipendente dal governo di Torino].
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Al libro-manoscritto (dalla grafia sempre uniforme e di unica mano, salvo che per tre fogli volanti di grafia sempre diversa tra loro e rispetto al testo) si è dato nome WENZEL poiché a guisa di frontespizio vi è stato inserto un foglio volante, delle stesse dimensioni di quelle del registro, recante la dicitura, con grafia diversa sia da quella del testo del manoscritto che della ricetta veterinaria che d'altro foglio ancora,:
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IPECACUANA: Pianta arbusacea della famiglia delle Rubiacee, originaria del Brasile ma attualmente coltivata soprattutto in India. Le sue radici, semplici o ramose, forniscono una droga impiegata, specialmente dalla medicina del '700 e dell' '800, come emetico, espettorante, stimolante, epatico.
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LAUDANO: Preparato officinale di estratto di oppio associato con tintura di zafferano, alcole a 50° (o vino), varie droghe aromatiche e acqua: viene e soprattutto veniva usato nel l'ottocento e nei primi del '900 come sedativo, antispastico e analgesico [voce dotta dal latino umanistico laudanum (Paracelso) per incrocio del latino ladanum con laudare che allude alle notevoli proprietà del farmaco: vedasi arabo ladon, assiro ladunu, francese laudanum testimoniato nel 1690].
Il capitano Turner fa prima di tutto fare un'abbondante cavata di sangue a quelli che ne sono attaccati poi gli prescrive subito il seguente rimedio:
Mercur. dulc. gr. XVIII
Op. p.p. gr-2
Oppium, sostituisce all'oppio la tintura d'oppio alla dose di 16 grani in quelli che non possono inghiottire l'acqua in polvere, mescolata col mercurio dolce. Se dopo un quarto d'ora non cede il vomito si replica la pozione. Pare che la dose dell'oppio puro si possa un poco sminuire la prima volta principalmente per aumentarla secondo l'effetto [come glossa il medico di Perinaldo scrisse senza spiegare a fianco della parola "Oppium""Altri han tentato con il Vermout]
[Ricetta del metodo ebraico]
Sprito di vino rafinato mezzo boccale circa
Aceto naturale forte un quarto di boccale circa
Canfora pesta mezz'oncia
Semenza di Senapa pestata ossia farina di Senapa mezz'oncia
Pepe infranto due ottavi
Aglio pesto un cucchiajo da caffè colmo
cantaride in polvere due ottavi
Si mette il tutto in infusione in una boccia tenedola esposta al sole per 12 ore ed agitandola di tanto in tanto.
nel caso qualcheduno sia assalito dal morbo si dovranno da persone robuste ed all'istante far frizioni con forza alle mani ed ai piedi dell'ammalato senza interruzione con questo liquido ben riscaldato, dandogli in pari tempo una tazza di bibita ben calda composta con mezz'oncia di camomilla e mezza di menta piperita o melissa fino a che il paziente non cade in un forte sudore (ciò che avviene per lo più fra un quarto d'ora) nel qual tempo dovrà rimanere col corpo intiero coperto compresa anche la testa con drappi da letto e di piuma. Questa traspirazione deve esser mantenuta per 2 o 3 ore non permettendo che l'ammalato si addormenti. Indi si levano le coperte pesanti e il malato prende sonno, che dura solitamente da 6 a 8 ore con modica traspirazione. Allo svegliarsi si trova molto debole ma è affatto salvo. E' necessaria la massima precauzione perché l'ammalato dopo la fregagione non iscuopra neppur un dito; il più leggiero colpo di aria sarebbe fatale.
Qualora si manifestasse convulsione allo stomaco s'applicano sul ventre dei fermenti caldissimi di cenere e crusca asciutta ed al caso di bisogno un vescicante nella regione dell'ombellico.
Rimedio si è il magistero di Bismuto fatto prendere alla dose di due o tre grani ogni due ore sinche sia cessato il vomito e le evacuazioni alvine. In caso di complicazione gastrica dice di unire ad ogni dose tre grani di Rabarbaro ma si consigla meglio di unirlo alla magnesia per ovviare agl'inconvenienti che potrebbero aver origine nel caso vi fossero delle acidità sullo stomaco
RICETTA
Cloruro di calce dramme 1
Acqua una bottiglia (un litro)
Si versa sul cloruro di calce una piccola quantità d'acqua per renderlo in pasta, dopo si scioglie nell'acqua suddetta. Si lascia depositare, si schiarisce e si conserva in vasi di vetro o terra ben chiusi. Si può anche far nel modo seguente:
Cloruro d'ossido di sodio dramma 1
Da sciogliersi in 10 - 12 oncie di d'acqua
Di queste acque se ne dovrà tenere pieno un vaso largo nelle stanze degli infermi, lavarne i vasi delle orine, delle materie fecali; si dovrà anche di tanto in tanto fare qualche fuoco o fiamma nella stanza
La Facoltà Medico Chirurgica della Città di Nizza riunita allla Commissione medica consultiva nominata dalla Regia Commissione sanitaria di essa città, creata con Sovrano Biglietto del 1832, coll'intervento del Dottore Trompco ha riconosciuto che non si può stabilire un metodo unico universale per la cura del Cholera. Convien dunque seguire una cura razionale eccletica, non empirica non conoscendosi fin'ora un metodo esclusivamente vantaggioso ne alcun sicuro antidoto contro simile specifico morbo.
In generale i rivellenti esterni, come le frizioni secche, i vescicanti, i sinapismi ed il calorico applicato alla superficie del corpo nel periodo algido [la "morte azzurra"] sono espedienti utilissimi da usarsi con somma prestezza e senza interruzione finche sia eccitata una favorevole permanente reazione. Questi presidj formano il vero ed essenzial cardine di cura al quale si deggia senza indugio ricorrere con manifesto vantaggio.
Questi revellenti ed eccitanti esterni possono essere pure secondati dall'uso contemporaneo degli emetici a refratte dosi ed in ispecie della ipecacuana se si presentano segni di imbarazzo gastrico di qualsiasi indole, non complicato però con vera infiammazione del tubo gastro-enterico. Si avverte che quaesti farmaci (emetico, ipecacuana) convenevolmente amministrati oltre all'azion loro evacuante inducono una certa perturbazione, agiscono per così dire meccanicamente sul cuore e sue dipendenze e fanno talvolta abortire il morbo producendo un salutare abbondante sudore.
Per l'istesso scopo convengono eziandio gli oleosi, allorche si scorge un certo grado di irritazione sul tubo gastro-intestinale. Essi, oltre all'azion leniente, hanno anche quella di promuovere salutari evacuazioni. Fra gli oleosi sono da preferirsi l'oglio di mandorle dolci preparato di recente o di ulivo d'ottima qualità, correggendone il gusto nauseante con acqua aromatica o con un po' di sugo di limone.
Quando non ostante l'uso pronto di questi rimedj persiste il vomito e non esistono segni di gastricismo ne di flogosi si dee prontamente ricorrere all'amministrazione delle acque effervescenti composte di 20 grani di bicarbonato di soda e 12 di acido tartarico, facendone la mistura al letto dell'infermo, da prendersi durante l'effervescenza. Le acque acidule fredde ed il ghiaccio si sogliono pure dar con vantaggi sì per temperare la sete che per sedare il vomito.
Questi mezzi terapeutici sono preferibili, nella maggiorità dei casi, alle preparazioni oppiate, le quali da non pochi furono riconosciute poco proficue ed anche dannose nel dominante Cholera, specialmente specialmente se sono date a grandi dosi e nel periodo algido per la loro azion stupefaciente. Si avverte però che nella diarrea accompagnata da dolori colici, piccoli clisteri composti da sature decozioni di riso o di piante emollienti con qualche goccia di laudano o in difetto di una o di due teste di papavero sono di qualche giovamento, massime se si fa precedere una modica applicazione di mignatte ai vasi emorroidali.
Ottenuta mediante i sovra proposti non interrotti mezzi la reazione, il metodo temperante più o meno energic, secondo le varie circostanze, è quello che fu costantemente coronato da ottimo successo. Questo metodo da adottarsi ai varj gradi della confermata reazione consiste principalmente nell'uso delle bevande mucillaginose subacide, dei cataplasmi emollienti sull'addome, dei clisteri della medesima natura: questi ultimi rimedj, avvalorati dalla dieta, dal riposo, dal calore permanente alle estremità, dalle bevande leggiermente diaforetiche, se havvi tendenza al sudore, valgono eziandio a frenare la diarrea che in generale precede lo sviluppo del Cholera.
Ove poi si riconoscono segni di congestione all'encefalo, fa d'uopo ricorrere indilatamente all'applicazione delle coppette...lungo la colonna vertebrale ed all'occipite col taglio della vena occipitale. L'applicazione sulla fronte si panni impressi nell'acqua fredda coll'aceto sovente volte rinnovati e le embrocazioni di etere solforico o acetico sogliono non di rado arrecare manifesto sollievo. Se queste congestioni si manifestano al torace o all'addome le copette applicate alla region corrispondente all'organo afflitto riescono sommamente vantaggiose. Se oltre le cause pregresse che hanno potuto determinare la predisposizione della malattia, l'età, il temperamento e l'intensità dei sintomi danno indizio certo di flogosi, si potrà in allora ricorrere al sanguisugio ed anche alla flebotomia con cautela però e soltanto quando si nota la reazione troppo gagliarda e protratta.
Se poi, come alcune volte accade, il morbo veste la forma tifoidea, si adopreranno subito quei presidj riconosciuti da valenti clinici i più convenienti alla cura delle affezioni tifoidee.
Potendo il Cholera sotto l'influenza di cause telluriche e cosmiche presentarsi con predominio di sintomi nervosi e non di rado flogistici o di condizione semplicemente irritativa questo criterio esigge tutta la prudenza e sagacità del clinico nella scelta dei medicamenti onde intraprendere un pronto, razionale metodo curativo.
Giova però avvertire che la convalescenza va ben diretta e protratta giacché il morbo induce una suscettività somma nell'organismo, la quale può dar origine a gravissime conseguenze dal menomo errore nel regime dietetico ed igienico in generale.
Per detta Commissione Consultativa. Il Consigliere Onorario rappresentante il Protomedicato Membro della Commissione Sanitaria della Città di Nizza, Dottor Millon.
"LIBRO DE L'ILL.MO SIGNORE WENZEL TEDESCO
si mettano nel libro anco le Note, da comunicarsi per quando si daranno li ordini, contra li Unguentarii di vie perché non dieno tormento contra la gente di questo nostro luogo del Perinaldo che va con le bestie mulattine in terra foresta, all'oltregioghi e sinanco in Livorno, allora che è tempo delli limoni per li Ebrei ".
Del tedesco Signor WENZEL nulla è dato sapere ed il foglio neppure reca la data: non si può nemmero scartare l'ipotesi che il foglio fosse stato fornito a titolo di nota da inserire in altro prontuario o libro, magari fornito proprio da un certo Signor WENZEL di cui nulla però rimane negli archivi del comune.
All'analisi il libro-manoscritto è invece sicuramente di autore italiano e di buona cultura scientifica, quasi senza ombra di dubbio un medico costantemente aggiornantesi sulle nuove procedure terapeutiche quanto sull'evoluzione della legislazione in materia igienico sanitaria (oltre che, specificatamente, documentato sulla malattia più temuta del primissimo Ottocento, cioè il colera): e per intendere ciò basta compulsare l'indice delle voci e leggere le varie parti del testo.
Da vaghi segnali lasciati dall'anonimo estensore del manoscritto sarebbe da pensare proprio al medico fisco operante a Perinaldo, tra fine XVIII e primi XIX secolo: di cui è stato suggerito un cognome GIBELLI ed uno stato di lontana parentele con il futuro storico intemelio Girolamo Rossi: del lavoro -di proprietà privata- si custodisce una riproduzione elettronica presso il "MUSEO DELLA CANZONE DI VALLECROSIA".