RAPPRESENTAZIONE DI UNA BIBLIOTECA ARABA NELLA MINIATURA DEL PITTORE AL-WASITI PER UNA DELLE CINQUANTA MAQAMAT (COMPONIMENTI IN PROSA RIMATA), OPERA DEL FILOLOGO E LETTERATO AL-HARIRI DEL 1237: DOCUMENTO CUSTODITO ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI PARIGI
Ad ALESSANDRIA D'EGITTO esistevano due BIBLIOTECHE o forse meglio DUE SEZIONI della MAGGIORE BIBLIOTECA greca dell'antichità.
Per quanto concerne la STORIA COMPLESSA DELL'ANTICA BIBLIOTECA DI ALESSANDRIA occorre, continuando le precedenti riflessioni, affermare che assai probabilmente le fondazioni, di cui talvolta si diede merito a Tolomeo II Filadelfo (285-46 a. C.), si devono all'iziativa dell'erudito Demetrio del Falero e di Tolomeo I Sotere (323-283 a. C.).
ALESSANDRIA (arabo al-Iskandariya) città egiziana dalla STORIA STRAORDINARIA, è situata all'estremità occidentale del delta del Nilo, costruita su una stretta fascia costiera tra il Mediterraneo e il lago litoraneo di Maryut (l'antico Mareotide).
ALESSANDRIA (come suggerisce lo stesso toponimo che per la precisione è un antrotoponimo cioè nome derivato da un nome di persona) fu fondata da Alessandro Magno nel 332 a. C., durante il suo breve soggiorno in Egitto seguito all'occupazione del paese, con lo scopo di dare alla sua nuova provincia un porto sul Mediterraneo che rendesse possibile un più attivo commercio con la Grecia e con le
altre parti del suo impero.
La sezione più importante portava il nome di Brucheion e aveva sede presso il museo, nel palazzo del re; la seconda si venne organizzando nel Serapeum .
Come si leggerà di seguito sulla SCOMPARSA DI QUESTA GRANDE STRUTTURA CULTURALE si sono intrecciate molte leggende e, fra queste, una abbastanza radicata ma ai giorni d'oggi sostanzialmente demolita e ormai quasi relegata nel campo della pubblicistica araba fondamentalista ed apertamente antioccidentale ipotizza che la BIBLIOTECA sia stata totalmente distrutta in seguito all'impresa di AMR IBN AL AS che nel VII secolo varcò in armi i confini dell'EGITTO provincia dell'IMPERO ROMANO D'ORIENTE.
I Bizantini nel 640 (mese di luglio) subirono una bruciante sconfitta ad opera di questo condottiero arabo davanti a Babylon nei pressi dell'attuale Cairo: solo i difensori della cittadella fortificata avrebbero resistito ancora per 5/6 mesi.
A Babylon il patriarca Ciro, a nome dell'imperatore di Bisanzio, concluse un patto coi Muslim: secondo tale patto ALESSANDRIA, la vera roccaforte dell'Impero orientale, fu sgomberata nel settembre del 642.
Verso il 645 un colpo di mano dei Bizantini rese possibile la riconquista greca di ALESSANDRIA per circa un bimestre ma la sua seconda caduta rappresentò la fine definitiva del dominio di Bisanzio sull'Egitto.
Su questo coacervo di eventi (in cui poteva essere accaduto il tutto ed il contrario del tutto) fu probabilmente alimentata la voce su presunte imprese anticoccidentali perpetrate da AMR IBN AL AS fra cui in particolare l'INCENDIO DELLA BIBLIOTECA: non a caso la "storia" appare per la prima volta registrata da uno scrittore fondamentalista arabo verso il XIII secolo, epoca in cui i rapporti dell'Islam con il mondo Cristiano erano alterati dagli eventi bellici delle CROCIATE e dell'ESPANSIONISMO TURCO.
In effetti però gli ARABI invasori non violarono il PATRIMONIO CULTURALE GRECO-ELLENISTICO che recuperarono dalle loro conquiste ma anzi lo eleborarono all'interno della loro SCIENZA, della loro PRODUZIONE ARTISTICO-LETTERARIA e delle varie possibili APPLICAZIONI di questo sapere, che al contrario tradussero e custodirono in BIBLIOTECHE da loro nuovamente edificate e da cui tali conoscenze, passando spesso attraverso gli STATI ARABI DI SPAGNA, tornarono ad essere patrimonio di un'EUROPA IN LENTO MA COSTANTE RECUPERO dopo l'oscurantismo medievale.
Il Filadelfo continuò e allargò i disegni primitivi.
La biblioteca del museo, fondata da Tolomeo I negli ultimi anni del suo regno, conteneva opere in lingua greca; i testi redatti in altra lingua (assira, ebraica, egiziana, ecc.) erano tradotti in greco.
Possiamo farci un'idea delle ricchezze di essa dai cataloghi (pinakes) e possiamo anche stabilire una lista dei bibliotecari (G. PERROTTA, Il papiro di Ossirinco 1241 e la cronologia dei Bibliotecari d'Alessandria, in "Athenaeum", 1927).
La BIBLIOTECA ALESANDRINA si arricchiva di volumi non solo per gli acquisti di opere ma anche per il lavoro continuo degli amanuensi che trascrivevano i testi emendandoli e recensendoli.
Secondo la tradizione, la biblioteca sarebbe andata distrutta a causa dell'incendio della flotta di Cesare nel porto di Alessandria, estesosi agli arsenali e fino alla biblioteca del museo (48 a C.).
La cosa è però assai dubbia, e fu anche supposto che il palazzo abbastanza lontano dal porto, non sia stato incendiato e che i libri fossero già stati prelevati forse per trasportarli a Roma.
In realtà, poco dopo la BIBLIOTECA risulta ancora esistente, tanto che Antonio l'arricchi di 200.000 volumi provenienti dalla biblioteca di Pergamo e da lui donati a Cleopatra.
Certamente però ne era già incominciata la decadenza.
Tolomeo II Evergete nella ultima parte del suo
regno aveva perseguitato gli studiosi e aveva dato così un grave colpo alla biblioteca da cui essa non riuscì più a sollevarsi completamente anche quando il re, mutata la sua condotta, si preoccupò di arricchirla e pensò di difenderla contro la concorrenza altrui, vietando l'esportazione del papiro.
L'altra sezione della biblioteca fu organizzata nel Serapeo fuori del quartiere regio, probabilmente per opera di Tolomeo II, e acquistò importanza col decadere della biblioteca del museo.
Quanto al numero dei volumi vi è incertezza.
Si dice che alla fine del regno di Tolomeo I, Demetrio del Falero aveva già raccolto 200.000 volumi.
Il Filadelfio comprò la biblioteca d'Aristotele e altri libri venuti da Atene e da Rodi.
Alla fine del suo regno, al museo vi sarebbero stati 400.000 volumi miscellanei e 90.000 volumi comprendenti ciascuno un'opera sola: il Serapeo avrebbe avuto 42.800 volumi.
Tolomeo III Evergete (246-21 a. C.), continuò appassionatamente la ricerca di libri in emulazione con gli Attalidi.
Così nel 48 a. C. la biblioteca del museo, quando fu danneggiata, se non incendiata, e quella del Serapeo, avrebbero contato 700.000 volumi.
Sono cifre soggette a seri dubbi.
Secondo altre notizie la sezione del Brucheion sarebbe stata distrutta al tempo di Aureliano (270 .C.); al tempo di Teodosio, nel 391 d. C., i fanatici seguaci del patriarca Teofilo avrebbero incendiato la sezione del Serapeo .(H. T. DAVIS, Alexandrias, the Golden City, I, The City of the Ptolemies, II, Cleopatra's City, Evanston 1957 )
ALESSANDRIA si presenta oggi come una metropoli mediterranea di 2.415.000 ab. (1978), con alcune tracce del passato ellenistico ed islamico.
La sua struttura urbana è fortemente segnata dalle attività marittime: una stretta penisola separa l'antico porto orientale, ora riservato alle imbarcazioni leggere, dal nuovo grande porto occidentale, che si apre tra il faro e la diga foranea.
Sulla penisola si trova il quartiere orientale della città con diverse moschee e il palazzo di Muhammad A1ì; intorno al porto occidentale si diffondono le attività legate al commercio internazionale, magazzini, depositi, uffici marittimi, con grandi infrastrutture ferroviarie, in un'area caratterizzata dalla presenza delle abitazioni più povere e fatiscenti della città.
Lungo la costa mediterranea orientale, direttrice di sviluppo privilegiato della città, troviamo i principali centri direzionali, finanziari e commerciali, con grandi viali su cui si affacciano gli edifici pubblici più importanti: il municipio, gli ospedali, l'università (la maggiore del mondo arabo), le biblioteche, i centri culturali e i musei (fra cui l'importantissimo museo greco-romano) che caratterizzano in modo rilevante la vita della città.
Il grande sviluppo urbano sulla costa orientale ha ormai congiunto Alessandria col sobborgo di ar-Raml, stabilendo una fascia ininterrotta di costruzioni lunga quasi 25 km.
A sud-est della città troviamo la zona industriale, che è particolarmente rilevante in quanto si concentra qui un quarto degli addetti all'industria di tutto l'Egitto.
Le principali attività sono la trasformazione dei prodotti alimentari, la lavorazione del cotone, del cuoio e della carta, oltre ad una raffineria di petrolio e ad uno stabilimento automobilistico.
Di grande rilevanza economica sono tutte le attività legate al porto, marittime, commerciali, d'intermediazione e di costruzioni navali e, più in generale, di trasporto.
Alessandria rappresenta infatti un importante nodo delle comunicazioni sia interne, stradali, ferroviarie (in particolar modo con Il Cairo) e di navigazione fluviale, sia internazionali (marittime ed aeree).
Al grande movimento di persone e di merci che interessa ALESSANDRIA (gran parte del commercio estero egiziano) è legato anche il recente sviluppo turistico, dovuto alle caratteristiche geografiche e climatiche della zona, alla diffusione di stabilimenti balneari sulla costa mediterranea e all'interesse storico e culturale della città.
Rapidamente la città, che fu costruita su progetto dell'architetto Dinocrate, crebbe di importanza economica e soprattutto culturale, divenendo capitale spirituale del mondo greco-orientale per tutto il periodo storico che si chiamò da lei alessandrino.
Quando alla morte di Alessandro l'Egitto cadde in potere della dinastia dei Lagidi, ALESSANDRIA, preferita a Menfi ne divenne la capitale già sotto Tolomeo I Sotere (323-283) che la congiunse con l'antistante isola di Faro, chiudendo con grandi dighe le entrate troppo aperte dei due porti, ma solo con Tolomeo II Filadelfo (285-46) la costruzione della città fu terminata.
Nel 280 a. C. venne consacrata sull'isola di Faro la famosa torre luminosa, il primo modello di faro che si conosca.
Negli stessi anni furono costruiti il museo, la BIBLIOTECA, i palazzi reali, il teatro, l'anfiteatro, i templi di Arsinoe e di Serapide.
Il primo accenno di decadenza si ebbe quando nel 48 a. C. Cesare, sbarcato in Egitto per inseguire Pompeo, fu assediato nel palazzo reale da un'improvvisa insurrezione popolare: gli incendi che ne seguirono procurarono gravi danni alla città.
Fallito il tentativo di Antonio di farne la capitale di un impero di Oriente autonomo Roma, con la definitiva conquista romana (30 a. C.) ALESSANDRIA cominciò a perdere quel carattere di capitale culturale dell'oriente greco che aveva avuto sotto i Lagidi, pur rimanendo centro di notevoli elaborazioni filosofiche (scuola neoplatonica di Alessandria, secc. IV-VII) e teologiche.
ALESSANDRIA, nella quale il Cristianesimo fu importato, si dice, dall'evangelista Marco, fu infatti importante sede patriarcale ed espresse una scuola catechistica attiva dalla fine del sec. II al sec. V.
Se Augusto non la trascurò, gravi danni subì dalla rivolta giudea sotto Traiano; Adriano e Antonino Pio diedero l'ultimo impulso al suo sviluppo architettonico, ma
sotto Caracalla la decadenza era grave: Aureliano la saccheggiò, Diocleziano l'assediò e distrusse; il sorgere di Costantinopoli provocò il suo definitivo decadere politico e culturale.
Non meno gravi danni provocarono alla città le continue lotte interne fra giudei e cristiani, fra cristiani e pagani e fra le diverse sette cristiane.
Proprio ad A. si sviluppò la predicazione di Ario, e qui si riunì nel 318 o nel 320 un primo sinodo che sconfessò l'arianesimo, precedendo la definitiva condanna del concilio di Nicea.
La sua importanza commerciale si mantenne grandissima fino al sec. VII, tuttavia l'assedio e la conquista di A.LESSANDRIA per opera del re persiano Cosroe (619), la riconquista del generale bizantino Eraclio (629), infine la definitiva conquista araba nel 642 provarono nuove gravissime distruzioni che contribuirono non poco alla completa scomparsa della città antica.
Se ALESSANDRIA ancora apparsa al conquistatori arabi una splendida e popolosa città, il trasferimento della capitale da ALESSANDRIA ad al-Fustat, ricostruita poi alla fine del sec. X con il nome di Il Cairo, contribuì a diminuirne l'importanza demografica ed economica.
Solo nel sec. IX si ebbe un certo rinascere dell'attività commerciale, che non ebbe sviluppo per la conquista da parte dei Fatimiti (969) prima, poi per le guerre delle crociate, che rinnovarono assedi e distruzioni.
Tuttavia il porto rimase anche in quei secoli il più importante nel Mediterraneo orientale, come testimoniano cronisti e viaggiatori e un ultimo periodo di splendore venne ad ALESSANDRIA quando veneziani e genovesi ne fecero uno dei loro maggiori scali per il
commercio con l'Oriente.
Con la scoperta dell'America e la conquista dell'Egitto parte dei turchi Ottomani (1517), che distrussero e spopolarono quasi completamente ALESSANDRIA, la città perse ogni importanza e si ridusse a poco a poco a quel villaggio di pescatori che Napoleone conquistò nel 1798.
Da questo stato di abbandono cominciò a sollevarla Muhammad A1ì, dal 1805 pascià d'Egitto sotto la nominale sovranità ottomana: il commercio rapidamente rifiorì, il porto fu riattato, il canale che lo congiungeva col Nilo fu riaperto, la popolazione crebbe rapidamente.
L'apertura del canale di Suez (1869) non provocò la temuta decadenza di ALESSANDRIA, che continuò anzi il suo rapido sviluppo economico, nonostante i gravi danni subiti nel 1882 durante la rivolta di Arabi Ahmed Pascià, in seguito al bombardamento navale inglese; anzi l'occupazione inglese favorì e accrebbe l'importanza di ALESSANDRIA e del suo porto che tornò a essere il più importante dell'Oriente mediterraneo.