Nel XVIII secolo gli automi meccanici diventarono particolarmente raffinati e complessi grazie all'importante sviluppo della meccanica di precisione legata alla produzione di orologi. Celebri sono rimasti gli automi realizzati dal francese Jacques de Vaucanson (1709-1782). Tra questi è da menzionare "l'uomo artificiale" (un suonatore di flauto meccanico) presentato il 9 agosto 1741 da Jacques de Vaucanson (1709-1782) e la cui meccanica era codificata da cilindri dentati o doverosamente sagomati.
Innocenzo Manzetti (Aosta 1826 - 1877) studioso
di acustica, d'idraulica, di elettricità, di meccanica, di astronomia e, secondo alcuni documentati interpreti, da ritenere l'inventore ante litteram del telefono ottenne risultati anche superiori.
Tra le sue creazioni giova infatti citare il SUONATORE DI FLAUTO un UOMO MECCANICO finalizzato tra il 1848-'49 realizzato con una perizia tecnica tale da suonare realmente tale strumento a fiato. L'automa (in cui interagivano almeno cinquecento congegni meccanici) aveva la conformazione di un vero e proprio androide (realizzato in ferro, acciaio, pelle di camoscio ed una sorta di sostanza plastica creata dallo stesso Manzetti) che risultava vieppiù umanizzato da una maschera con occhi di porcellana.
Tale UOMO MECCANICO era in grado di muovere gli arti superiori, poteva ossequiare gli uditori sollevando il cappello e salutarli, con poche parole, tramite una voce prossima a quella umana. Tramite l'aria compressa che l'androide immetteva nel flauto d'ebano a colpi di lingua, il sofisticato meccanismo, alimentato da una carica simile a quella degli orologi, riusciva a suonare dodici arie distinte.
Alla stregua dei pianini meccanici il movimento dell'automa seguiva un programma registrato meccanicamente su un cilindro: in un tempo successivo il suo creatore fu in grado di far eseguire alla macchina ogni genere di aria musicale tramite la diretta connessione della tastiera di un organo alle dita dell'automa.