RIPRODUZIONE DA VOLUME ORIGINALE
La
INNAMORATO verisimilmente Aprosio non lo fu mai, almeno questo si può desumere dalla sua condizione di religioso e da ciò che scrisse e disse, anche se è certo arduo leggere nell'animo di un uomo, specialmente di un uomo maestro nell'ONESTA DISSIMULAZIONE.
MORTE
di Aprosio,
[arduo dire per qual causa, forse per malaria stando ad alcune indicazioni epistolari, forse per l'insalubrità di un ambiente per nulla migliorato rispetto a quello che aveva visto nascere il futuro eruditissimo bibliotecario],
non fece grande scalpore anche per la lontananza dai centri culturali di rilievo.
Del resto da anni, a parte le PROBLEMATICHE PER L'EDIZIONE DI ALCUNE OPERE INEDITE e l'impegno assiduo sempre rispettato verso i suoi CORRISPONDENTI EPISTOLARI, il frate ventimigliese viveva tutto concentrato per la sua BIBLIOTECA, spesso impegnato anche in LAVORI PURAMENTE MANUALI date le esperienze di legatore e catalogatore.
Così la notizia della sua dipartita giunse mediata ai dotti lontani e chi ne parlò lo fece come di un dato privo di immediatezza e già risaputo: quindi senza notizie significative.
In merito alla MORTE DI ANGELICO APROSIO
le sole notizie di prima mano giungono dal suo SUCCESSORE alla direzione della grande BIBLIOTECA INTEMELIA vale a dire il prediletto discepolo
DOMENICO ANTONIO GANDOLFO
che a p. 54 di una sua opera del 1682 intitolata i
FIORI POETICI...
registrò quello che doveva essere l'
EPITAFFIO
dell'Aprosio, pubblicamente esposto su quello che con alta probabilità fu il PRIMO MANIFESTO MORTUARIO A STAMPA esposto nell'agro intemelio e destinato (anche se poi il proposito non venne mantenuto) ad esser trasferito su materiale non deperibile, cioè su un'ISCRIZIONE da apporsi all' INGRESSO DELLA BIBLIOTECA APROSIANA.
L'
EPITAFFIO PER ANGELICO APROSIO
così dettava
[traduzione dal latino]:
"L'ASSAI REVERENDO PADRE ANGELICO APROSIO, CHE GIA' FU VICARIO GENERALE DELLA NOSTRA CONGREGAZIONE, TIRO' SU DALLE FONDAMENTA QUESTA GRAN OPERA.
FU UOMO DI CANDIDI COSTUMI, D'ALTISSIMO SAPERE, UN UOMO CHE PRESSO OGNI LETTERATO DEL SUO TEMPO GODETTE D'ONORE E STIMA.
IL SUO NOME VIVRA' NEI TEMPI FUTURI, MENZIONATO COME E' IN CENTINAIA DI OPERE, PARTE SCRITTE DA LUI, PARTE DA ALTRI.
MORI' NELL'ANNO 1681, AL DI' 23 FEBBRAIO VERSO LE ORE 23, QUAND'EGLI AVEVA 74 ANNI.
QUESTO SCRISSE E FECE PORRE IN MEMORIA DI SI' GRAN MERITI IL DI LUI DISCEPOLO DOMENICO ANTONIO GANDOLFO, SPINTO DA PROFONDISSIMO AFFETTO, QUAND'ERA PRIORE DEL CONVENTO INTEMELIO, NELLO STESSO 1681".
IL GANDOLFO CITO' MOLTE ALTRE VOLTE IL MAESTRO MA NON INDUGIO' OLTRE SUI POSSIBILI ASPETTI DELLA MORTE DI APROSIO.
DA QUANTO SCRISSE SI DEDUCE CHE POSSA ESSER STATO STRONCATO DA UN ATTACCO DI "MALARIA" MA, A PRESCINDERE DALLA CITAZIONE DEI MANIFESTI MORTUARI, NULLA IL SUCCESSORE DI ANGELICO DICE A PROPOSITO DELLE ESEQUIE SE NON CHE SUSCITARONO LA COMMOZIONE POPOLARE.
IN POCHE PAROLE IL GANDOLFO NON CONCEDE NESSUNA OSSERVAZIONE SULLA TUMULAZIONE E SOPRATTUTTO SUL LUOGO DI TUMULAZIONE DI ANGELICO APROSIO.
IL SUCCESSORE DEL GRANDE BIBLIOTECARIO VENTIMIGLIESE NON FECE PERO' QUESTO PER MANCANZA O DIFETTO MA PROBABILMENTE IN QUANTO NON RITENEVA NECESSARIO FARNE ALCUNA CITAZIONE VISTE LE COSTUMANZE SEPOLCRALI DEL SUO TEMPO.
LA
REGOLAMENTAZIONE DI SEPOLTURE ED INUMAZIONI
FRUIVA NEL XVIII SECOLO DI UNA SUA CASISTICA PRECISA E NELL'EVENIENZA DELLA SCOMPARSA DI UN RELIGIOSO
, QUAL ERA STATO APROSIO, LA SEDE NATURALE PER LA SUA INUMAZIONE ERA L'ORMAI SCOMPARSO MA TOPOGRAFICAMENTE INDIVIDUABILE
CIMITERO CONVENTUALE
CHE RISULTAVA ANNESSO AL
CONVENTO AGOSTINIANO DI VENTIMIGLIA.
Però un qualche RAMMARICO sul non aver avuto, data la sua condizione di religioso, un FIGLIO trapela da una sua poco nota sarcina narrativa.
E' quando nello SCUDO DI RINALDO II, precisamente nel CAPITOLO XX, vivendo il TRAGICO EVENTO DELLA PESTE DI GENOVA E DEI TANTI AMICI SCOMPARSI, Aprosio confronta la SITUAZIONE DI UN RELIGIOSO a quella di un LAICO CHE DAI FIGLI PUO' OTTENERE AFFETTO, MEMORIA E CURA DELLE OPERE DA LUI FATTE IN VITA.