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Dal XV secolo per soccorrere specialmente i POVERI e sulla scia della condanna ecclesiastica dell' USURA, grazie all'attivismo dei FRANCESCANI, sorgono in tutta Italia i MONTI DI PIETA': nell'immagine, ripresa dall'inserto G8 / GENOVA 20 - 22 LUGLIO 2001 del quotidiano genovese IL SECOLO XIX (17 luglio 2001), si vede un seicentesco LIBRO DI CONTABILITA' già appartenuto nel '600 al MONTE DI PIETA' DI GENOVA detto anche LA CASANA.
Nel DOMINIO DI GENOVA nel 1479 vede per primo la luce il MONTE DI PIETA' DI SAVONA (realizzato su impulso di papa Sisto IV), poi quello di GENOVA (istituito come detto dal BEATO ANGELO DA CHIVASSO nel 1483: alla maniera astese l'istituzione fu anche detta CASANA) cui seguono i "MONTI" di CHIAVARI (1520), SPEZIA (1596), SANREMO (su cui il manoscritto Borea fornisce importanti DATI ma che al pari di consimili iniziative non ebbe vita lunga), in particolare il MONTE DI PIETA' DI DOLCEDO (che fu molto longevo: "visse" per circa due secoli) e via dicendo.
Il MONTE DI PIETA' DI GENOVA, sorto per le sinergie di tre istituzioni quali il BANCO DI SAN GIORGIO, l'UFFICIO DI MISERICORDIA e l'OSPEDALE DI PAMMATONE assurge presto a grande prestigio: si distingue inoltre per la particolarità di accettare depositi fiduciari fruttiferi sulla base di una disposizione che anticipa quanto poi concesso agli altri MONTI DI PIETA' circa cento anni dopo. Un grave momento di crisi, dopo un rapido fiorire, per il MONTE DI PIETA' DI GENOVA cadde nel 1522 quando le truppe lanzichenecche, e quindi RIFORMATE di CARLO V in lotta col re francese FRANCESCO I saccheggiarono GENOVA il 30 e 31 maggio depredando, assieme a proprietà private ed edifici di culto, anche il MONTE DI PIETA' di cui distrussero sede e magazzini impadronendosi, oltre che di denaro e preziosi, anche dei PEGNI più umili tra cui le MASSERIZIE soltamente lasciate in deposito dai ceti più umili. Il MONTE conosce una crisi gravissima e per potersi ristrutturare deve provvedere, anche per compensare una carente raccolta di fondi, ad un RIALZO DEI TASSI DI INTERESSE SINO AL DIECI PER CENTO. La ripresa avviene ma troppo lentamente mentre la POVERTA' continua a tormentare GENOVA così che nel 1569 l'ARCIVESCOVO PALLAVICINO, col concorso dei MAGNIFICI FILIPPO SAULI, OBERTO GIUSTINIANO, AMBROGIO DI NEGRO e FRANCESCO LERCARI, si rivolge ai potentissimi PROTETTORI DELLE COMPERE DI SAN GIORGIO per ottenere un prestito di 5.000 lire onde realizzare un capitale idoneo alla totale ripresa della CASANA o MONTE DI PIETA'.
Il 2 maggio 1569 il MONTE DI PIETA' risorge con un solido bene patrimoniale e soprattutto nuovi regolamenti distinti in 18 punti: a riguardo del tasso di interesse il pontefice Leone X, che accetta la visione francescana della modica usura, con una sua BOLLA INTER MULTIPLICES acconsente alla riscossione di una cifra eccedente il capitale per la sola copertura delle spese. Il prestito viene concesso per una durata massima di 6 mesi che può essere prorogata sino ad 8 onde consentire la soluzione debitoria ed evitare le PROCEDURE DI PIGNORAMENTO con conseguente vendita ALL'INCANTO dei BENI CONFISCATI.
Il decennio successivo potrebbe determinare un'ulteriore e irrisolvibile crisi per il MONTE DI PIETA' DI GENOVA: inizia infatti un periodo durissimo per la città e per tutto il suo Dominio atteso che la REPUBBLICA sarà presto (1579-1580) flagellata da una grande ondata di PESTE o MORTE NERA.
Al periodo della grande epidemia seguono anni non facili. La RIFONDAZIONE del MONTE è comunque supportata dall'istituzione di una CONFRATERNITA ispirata alla cultura caritatevole della tradizione religiosa e popolare di Genova. Finalmente i PROTETTORI DEL MONTE (cioè i suoi amministratori), stipulato un accordo sia con la CHIESA GENOVESE che con CAMERA e SENATO (cioè i COLLEGI DELLO STATO), promuovo un PRESTITO GRATUITO che viene reso di pubblica ragione attraverso l'opera del PUBBLICO CINTRACO Geronimo Bavastro il 29 gennaio 1582. Nel 1596 si provvede quindi all'abolizione del prestito sulle "pietre preziose". Poi papa Paolo V, con sua BOLLA del 26-VIII-1605 richiama nuovamente i genovesi alle opere di carità: l'appello viene reso di pubblica ragione dal CINTRACO Scipione Bavastro. La raccolta delle elemosine si concentra nella CHIESA DI SAN SIRO sede dal 1612 della CONFRATERNITA che collabora strettamente con LA CASANA.
Nonostante i lasciti il MONTE DI PIETA' nel XVII secolo non esce a sganciarsi da una certa endemica debolezza, per uscire dalla quale deve giocoforza ricorrere al mercato.
Ci si rifà conseguentemente alla RACCOLTA DEL RISPARMIO DEI CITTADINI, compensandoli con un MODICO INTERESSE, prima di PRESTARE SOMME DI DANARO a beneficio dei CITTADINI MAGGIORMENTE BISOGNOSI.
Questa forma di lotta alla povertà è resa necessaria dall'urgenza di affrontare il drammatico problema delle PRESTIERE.
Lentamente, grazie a tutti questi provvedimenti e a controlli più rigorosi, il MONTE DI PIETA conosce un accenno di ripresa che, per sciagurata e collettiva sventura, viene bruscamente interrotto da una seconda e micidiale ONDATA DI PESTE BUBBONICA.
La gravità della MORTE NERA fu tale che gli stessi magazzini del MONTE restano intasati da oltre 12.000 pegni mai più destinati ad essere riscossi vista la morte dei loro proprietari: solo l'intervento del SENATO concorre a porre un qualche rimedio alla paralisi in cui va sprofondando l'istituzione.
Nel 1684, atteso il conflitto in cui Genova è coinvolta, la città viene bombardata dalla flotta francese: molti e gravi sono i danni ad edifici sia pubblici che privati. Il MONTE DI PIETA' cerca di salvare molti dei suoi beni e dei depositi trasferendoli, al pari delle COMPERE DI SAN GIORGIO, nella riparata sede dell'ALBERGO DEI POVERI: ma molto materiale va purtroppo disperso.
Ormai si va facendo avanti l'idea di una completa revisione della CASANA per rispondere modernamente alle nuove esigenze di tutti. Così nel 1706 i suoi quattro PROTETTORI (Antonio Da Passano, Giovanni Paolo Da Jugo, Lodisio Sauli e Gaetano Durazzo) conferiscono al notaio Giovanni Francesco Taricone il compito di stendere una più adeguata NORMATIVA DELL'ISTITUZIONE.
Secondo la RIFORMA INTEGRALE DEL 1707 si ribadisce la totale autonomia del MONTE DI PIETA a fronte del GOVERNO DI GENOVA: inoltre si dà licenza di prestare somme superiori ai limiti istituzionali e si riducono gli interessi per i pegni di grande valore. Per evitare ogni forma di ingiustizia le CALLEGHE, cioè le VENDITE ALL'ASTA vengono controllate e regolamentate con estrema cura e in particolare si instaura un rapporto di collaborazione con gli imprestieri autorizzati ad operare nelle zone più densamente popolate e ad alto tasso di povertà.
Genova purtroppo, ormai politicamente in declino, non conosce più la pace e a metà del XVIII secolo viene coinvolta, seppur neutrale, nella GUERRA DI SUCCESSIONE AL TRONO IMPERIALE: sarà questo il periodo divenuto celebre per l'INSURREZIONE POPOLARE CONTRO GLI AUSTRIACI INAUGURATA DAL BALILLA.
Un periodo fausto per Genova comincia però verso il 1760 quando la sua finanza torna a primeggiare sui mercati internazionali.
Grazie a ciò il MONTE DI PIETA', tra il 1785 ed il 1789, progredisce considerevolmente e fa registrare la massima quantità di prestiti concessi. Nei magazzeni dell'istituzione accanto alle tradizionali masserizie compaiono depositi di gran pregio: è la prova che la CASANA va acquisendo una nuova e più ricca utenza, fatta soprattutto di nuovi ricchi come bottegai ed artigiani.
Si tratta però di una luce effimera per il MONTE: sopravvengono infatti dalla Francia EVENTI STRAORDINARI che determineranno persino la caduta della vecchia REPUBBLICA OLIGARCHICA.
La CASANA non cessa subito, sotto il vento furioso delle novità, la sua vicenda secolare: questa si esaurisce non di colpo ma gradualmente sino alla promulgazione, dal palazzo imperiale delle Tuileries, del DECRETO IMPERIALE DEL 4-XII-1809.