cultura barocca
Riproduzione e informatizzazione a cura di Bartolomeo Durante

Per intendere MARIO RAPISARDI (1844-1912) credo che la soluzione migliore sia quello che Enrico Galavotti ne ha scritto con estrema lucidità in www.homolaicus.com.: fermo restando cio' che il Antonio Aniante critico letterario e soprattutto artistico suo concittadino scrisse nelle sue Memorie di Francia di colui, dal cognome quasi omonimo (Aniante è uno pseudonimo in luogo di Rapisarda), che, in alternativa all'odiato Carducci, da alcuni era del pari detto "Il Vate Rapisardi"
A chiusa del suo intervento l'autore annota:
" Negli ultimi anni [ Rapisardi] si chiude in un silenzio ostinato, indifferente agli onori dei concittadini, che superano di gran lunga quelli tributati a Verga, De Roberto, Capuana… Non lo toccano neppure le critiche di molti studiosi (specialmente il Croce), anche se tra le sue carte si sono trovati feroci epigrammi a gran parte dei letterati dell'epoca: Fogazzaro, Croce, Pascoli, Carducci, D'Annunzio…
Egli muore nel 1912 a Catania: al suo funerale parteciparono oltre 150.000 persone, con rappresentanze ufficiali che giunsero addirittura da Tunisi. Catania tenne il lutto per tre giorni.
Nonostante questo, a causa del veto opposto dalle autorità ecclesiastiche, la sua salma rimase insepolta per quasi dieci anni in un magazzino del cimitero comunale.
Il nome di Rapisardi, rimasto in ombra per tutto il periodo del fascismo, riemerse dopo la Liberazione, grazie agli studi di Concetto Marchesi, Asor Rosa, La Penna e Saglimbeni".
Non guasta, per noi e per dare contezza di un personaggio scomodo per l'anticlericalismo, le idee repubblicane, positivistiche e progressiste, citare quanto ne ha ha scritto, proprio in questo segnalato periodo di lento recupero (1956), un buon sillogista qual fu Enrico M. Fusco