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EVANGELISTA TORRICELLI [di cui sopra si può ammirare un RITRATTO] nacque a Roma il 15 ottobre 1608, come si evince dai Registri Vaticani, col nome di Evangelista Ruberti, ma il luogo di nascita è contestato da più parti: alcuni storici indicano Faenza, altri Piancaldoli . Pare che Evangelista fosse figlio di Gaspare (muratore originario di Bertinoro, in Romagna) e di Giacoma Torricelli (nata a Faenza da un’agiata famiglia, il cui nome deriva dalla località di Torricella della Pieve di Pideura, presso Faenza). Si narra che venne inviato da bambino a Faenza presso lo zio materno, Jacopo Torricelli, monaco camaldolese, che curò la sua educazione. Frequentò la scuola dei Gesuiti tra il 1619 e il 1624. Negli ultimi due anni, in particolare, fu iniziato agli studi di matematica, che dimostrò di prediligere e di voler approfondire. Tornato a Roma dai genitori, continuò gli studi sotto la guida di Benedetto Castelli (1577-1644), padre benedettino, rinomato professore di matematica al Collegio della Sapienza, di cui fu segretario fino al 1632. A causa della prematura morte del padre (probabilmente per malattia), Evangelista assunse il cognome della madre. L'11 settembre di quell'anno egli scrisse a Galileo Galilei una lettera di risposta a sue richieste allo zio, in quei giorni assente; in tale lettera colse l'occasione per presentarsi a Galileo, che egli ammirava grandemente come cultore di astronomia e di matematica. La notizia del processo a Galileo indusse però Torricelli a dedicarsi più strettamente alla matematica. Negli anni dal 1632 al 1641 egli lavorò e studiò a Roma con padre Castelli e poi divenne segretario di Giovanni Ciampoli, prelato romano in ottimi rapporti con A. Aprosio che fu scienziato e politico e che Torricelli seguì nei suoi incarichi nelle Marche e nell’Umbria. Nel 1641 Giovanni Ciampoli presentò a Galileo, nel suo ritiro ad Arcetri, il manoscritto dell'opera di Torricelli dal titolo De motu gravium suggerendogli di impiegarlo come discepolo e assistente. Così fu e il 10 ottobre 1641 Torricelli divenne assistente di Galileo, assieme a Vincenzo Viviani, e si trasferì nella sua abitazione. Galileo morì meno di un anno dopo (8 gennaio 1642). Alla sua morte, il Granduca Ferdinando II de' Medici nominò Torricelli suo successore come matematico della corte e divenne professore di matematica presso l'Accademia fiorentina. Oltre all’attività di matematico e studioso di Geometria, nel corso della quale elaborò diversi importanti teoremi e anticipò il Calcolo infinitesimale, egli si dedicò alla Meccanica razionale e alla Fisica, studiando il moto dei gravi e dei corpi celesti e approfondendo l’Ottica. Impiantò un laboratorio nel quale realizzava lentie telescopi di sua fabbricazione. Purtroppo, a causa della sua prematura scomparsa, non conosciamo i particolari del processo originale di lavorazione, poiché lo scienziato lo aveva coperto da segreto.
Evangelista Torricelli si dedicò anche allo studio dei fluidi, giungendo ad inventare il barometro (a mercurio), di cui tratta in una lettera all’antico discepolo Michelangelo Ricci nel 1644, anni prima dell’esperimento di Blaise Pascal. Infatti l’iconografia tradizionale lo rappresenta con il barometro al fianco. Nello stesso 1644 pubblicò l'opera in tre parti dal titolo Opera geometrica, della quale De motu gravium costituisce la seconda parte. Torricelli morì a soli 39 anni, pochi giorni dopo aver contratto una febbre tifoidea a Firenze (25 ottobre 1647) dove venne sepolto.
Faenza lo ricorda con un museo, il Museo Torricelliano, che contiene, tra l’altro, alcuni modelli degli strumenti dello scienziato, disegni geometrici che mostrano l’applicazione di principi scoperti da Torricelli, fotografie di autografi e quadri a lui attinenti ed alcuni autografi autentici.
A lui è intitolato anche il Liceo Classico cittadino (Liceo Classico Evangelista Torricelli). Nel 1947 è stata fondata a Faenza la Società Torricelliana di Scienze e Lettere, per la custodia della memoria dello scienziato. Nel 1987 venne reperita l’annotazione battesimale di Evangelista Ruberti nei registri della Basilica di San Pietro a Roma. Venne così provata definitivamente la nascita di Torricelli nella capitale.
La lettura approfondita delle Due nuove scienze, l'opera di Galileo del 1638, gli ha suggerito molti sviluppi dei principi della meccanica ivi stabiliti; tali sviluppi sono esposti nel trattato dal titolo De motu gravium. Nel 1643 scoprì il principio del barometro, costruendo quello che ora è chiamato tubo di Torricelli e individuando il vuoto torricelliano. Il celebre esperimento fu condotto da Torricelli e Viviani. I due scienziati dimostrarono che il vuoto può esistere e che l’aria ha un peso. L'unità di misura della pressione è stata chiamata torr in suo onore.
Con un esperimento simile, Torricelli scoprì che l'acqua immersa in una colonnina tende a risalire in superficie a partire dalla profondità di 10 metri. Fino a tale soglia la pressione esercitata dalla colonnina sull'acqua immersa (calcolabile con la "legge di Stevino") è maggiore di quella atmosferica presente sul pelo libero dell'acqua (a profondità zero). La pressione atmosferica si trasmette in tutti i punti del fluido (principio di Pascal), ma non essendo una grandezza estensiva non può essere sommata ad altre pressioni. Il liquido tende spontaneamente a fluire dalla zona di maggiore pressione a quella minore (l'ambiente esterno).
Ha lavorato molto con la Geometria degli indivisibili, essendo in diretto contatto con Cavalieri. Fu abilissimo nell'utilizzarne le tecniche, cioè il metodo degli indivisibili, come anche il metodo d'esaustione, che era in uso persso gli antichi, fra tutti il grande Archimede, che di cui Torricelli fu entusiasta ammiratore: a lui dobbiamo la riscoperta nel Rinascimento del matematico siracusano. Per il gusto di imitare i classici, Torricelli dimostrò in 21 modi diversi un teorema di Archimede: 11 con il metodo d'esaustione, 10 con il metodo degli indivisibili. Spesso i risultati ottenuti con la geometria degli indivisibili venivano poi confermati con altre dimostrazioni, a causa della controversia sulla sua fondatezza. Il fatto interesante è che lo stesso Archimede aveva elaborato una sorta di geometria degli indivisibili, ma non la riteneva rigorosa, e perciò dimostrava sempre i suoi risultati con il metodo d'esaustione. Tutto ciò si è scoperto soltanto nel 1906, quando il filologo danese Heilberg scoprì un palinsesto con un'opera sconosciuta di Archimede, il Metodo meccanico, nel quale esponeva questi procedimenti. Torricelli è famoso per la scoperta del solido di rotazione infinitamente lungo detto tromba di Gabriele, da lui chiamato solido acuto iperbolico, avente l'area della superficie infinita, ma il volume finito. Questo fu considerato per molto tempo un paradosso "incredibile" da molti, incluso lo stesso Torricelli, che cercò diverse spiegazioni alternative, anche perché l'idea di un secchio che è possibile riempire di vernice, ma impossibile da pitturare è senz'altro singolare. Il solido in questione ha scatenato un’aspra controversia sulla natura dell'infinito, che ha coinvolto anche il filosofo Thomas Hobbes. In questa disputa alcuni hanno sostenuto che il solido conducesse all'idea di un "infinito completo".
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