Inf. Durante (imm. da "Riv. Ing. Intem." del 1959) POTENZIAMENTO DELL'APROSIANA E FINALIZZAZIONE DEI LAVORI PREFISSATI AD OPERA DEL GANDOLFO ANCHE CON LA REALIZZAZIONE, CONCORDATA PER LA SOPRELEVAZIONE AI FINI DELLA "LIBRARIA", DEL DORMITORIO SUL LATO EST DELLA STRUTTURA CONVENTUALE

VEDI QUI IN UN PARTICOLARE DI UNA LITOGRAFIA DI KARL JOHANN BILLMARK, STAMPATA A PARIGI NEL 1852 IN CUI SI PUO' VISUALIZZARE L'ANTICA E GIA' PRECEDENTEMENTE RAFFIGURATA AREA DEI PRATI DELLI FRATI IL CUI STUDIO CRITICO E' ASSAI UTILE SIA PER INTENDERE LO SVILUPPO DEL COMPLESSO DEMICO DI VENTIMIGLIA MODERNA QUANTO PER GIUDICARE CORRETTAMENTE LE VICENDE STORICHE, NON SEMPRE CHIARE, DEL CONVENTO AGOSTINIANO (LA COPIA DI QUEST'ULTIMA STAMPA SI TROVA IN REPERTORIO FOTOGRAFICO DELL'APROSIANA).
PER QUANTO SI INTUISCANO LE ROVINE FATTE AL COMPLESSO ARCHITETTONICO DURANTE LA GUERRA DI SUCCESSIONE AUSTRIACA DI UN SECOLO PRIMA, SI VEDE CHE LA STRUTTURA E' ANCORA ATTIVA E SI RICONOSCE AL TERMINALE DELL'AREA ORIENTALE (LATO BORDIGHERA) IL TANTO DISCUSSO (DAL "NEMICO DELL'APROSIANA" IL FRATE DEFINITO OSCURAMENTE TRAGOPOGONO) SOPRAELEVAMENTO DEL BRACCIO CHE SI DOVETTE FARE PER REALIZZARVI LA SEDE DELLA BIBLIOTECA APROSIANA.
LO SMEMBRAMENTO FU DI QUALCHE TEMPO DOPO, CON LE LEGGI SICCARDI SULLA SOPPRESSIONE DI ALCUNI CONVENTI, MA I DANNI ESTREMI DEL COMPLESSO RELIGIOSO RISALGONO ALLA II GUERRA MONDIALE E AI SUOI DISTRUTTIVI BOMBARDAMENTI

LA CHIESA IN UN'IMMAGINE DEI PRIMI DEL '900 QUANDO SUL SUO SAGRATO SI TENEVA ANCORA IL MERCATO.

































































MILENSIO, Felice di Rotraud Becker - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 74 (2010)
"MILENSIO, Felice. – Nacque nel 1568 o nel 1569 a Laurino, piccolo centro del Cilento, da Rinaldo e da Girolama Caputo. La famiglia paterna apparteneva alla nobiltà locale; sono noti i nomi di due fratelli, Carlo e Boezio. È probabile che nel 1583 il M. sia entrato come novizio nel convento degli eremitani di S. Agostino del paese natale. Aderì poi alla Congregatio Carbonaria, una congregazione riformata dell’Ordine che, in autonomia dalla provincia napoletana, rispondeva al priore generale tramite un proprio vicario generale. Nel 1589 fu ordinato sacerdote. Per approfondire gli studi teologici soggiornò nel convento di S. Agostino a Roma. Come primo incarico nell’Ordine, nel 1591 ricevette l’ufficio di cursore; nel capitolo generale tenutosi a Roma l’anno successivo fu promosso lettore e nel 1593 fu inviato a Napoli nel convento di S. Giovanni a Carbonara per insegnare ai novizi e predicare. Nello stesso anno conseguì il baccalaureato in teologia.
I primi scritti d’occasione composti in quegli anni portano i seguenti titoli: Encomio in rima nella prima entrata in Roma dell’illustrissimo, e reverendissimo cardinal Mont’elbaro [Gregorio Petracchini da Montelparo], prior generale de’ frati eremiti di s. Agostino, doppo la sua promotione al cardinalato (Napoli, G. Cacchi, 1590); Dell’impresa dell’elefante dell’illustrissimo reverendiss. signore il sig. cardinal Mont’Elparo. Dialogi tre (ibid., G.T. Aulisio, 1595); Vesevus, vel De Barnaba Caracciolo duce Siciniani, nunc demum ducis titulo, et stemmata redimito, carmen (ibid., F. Stigliola, 1595); Oratione di s. Agostino mentre la città d’Hippona, hoggi detta Bona, era oppressa dalla guerra de’ Vandali tradotta in ottava rima (Roma, N. Muzi, 1598; Bergamo 1605). Il M. guadagnò rapidamente considerazione in seno all’Ordine e nel gennaio 1598 il vescovo di Rieti Giulio Cesare Segni lo volle con sé come teologo. Nel capitolo generale di Roma, celebratosi nel maggio successivo, pronunciò il discorso di ringraziamento (Oratio de gratiarum actione ad patres eremitanos, Romae, Impressores Camerales, 1598). Nel giugno 1598, infine, gli fu conferito il priorato del convento di Montepulciano. Il 18 sett. 1600 il capitolo della Congregatio Carbonaria lo elesse vicario generale e così il M. fece ritorno nel Regno. A questa data aveva già cominciato a occuparsi delle opere del celebre agostiniano Girolamo Seripando
, il quale era stato pure lui vicario generale della Congregatio Carbonaria prima di divenire priore generale dell’Ordine, arcivescovo di Salerno, cardinale e legato al concilio di Trento. Il M. allestì un volume manoscritto di scritti di Seripando, che nel 1600 dedicò a papa Clemente VIII (Arch. segreto Vaticano, Fondo Borghese, I, 892). Il 27 sett. 1601 ricevette l’incarico ufficiale di raccogliere le opere di Seripando e di curarne l’edizione a stampa, mentre il capitolo generale del 31 ag. 1602 gli affidò un altro lavoro di notevole ampiezza: la redazione di una cronaca generale delle province dell’Ordine. Tutt’altro compito gli fu affidato il 9 ott. 1602, quando fu nominato vicario generale per la provincia bavarese. Già prima della fine dell’anno varcò le Alpi e affrontò con grande energia la nuova missione. La provincia, assai estesa, comprendeva, oltre alla Baviera, anche l’Austria, il Tirolo, Salisburgo, la Boemia, la Moravia e la Slesia. In lunghi viaggi il M. visitò gli istituti dell’Ordine, che, dopo la generale decadenza seguita alla Riforma protestante, erano rimasti isolati, impoveriti e popolati da pochi frati spesso provenienti da altri paesi. Nell’estate 1603 si trattenne in Moravia e in Boemia (cade in questo periodo l’edizione della Gigantomachiadivisa in tre parti. Dove si tratta in verso sciolto, et con sacra allegoria delle due guerre de’ giganti, havute con Dio. Con l’osservationi di Gio. Battista Massarengo , Praga 1603; Napoli 1624). Guadagnò la stima del cardinale Franz von Dietrich­stein, il quale lo nominò teologo della sua diocesi di Olmütz. L’uditore Sebastiano Lamberto Fornari, che sostituiva il nunzio a Praga, propose di estendere l’incarico del M. affidandogli la visita dei conventi di altri ordini mendicanti. La Curia romana accolse la proposta e ampliò i poteri del M. in tal senso. Dal 1604 alla Pentecoste del 1605, inoltre, ricoprì l’ufficio di provinciale dei conventi agostiniani della provincia bavarese. Grazie al suo operato, durante questo periodo i conventi cominciarono ad attrarre nuovamente molti chierici originari del luogo. Un’importante misura presa durante il suo mandato fu la divisione delle circoscrizioni ecclesiastiche troppo estese. Con l’approvazione dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, nel 1604 i cinque conventi boemi, i due moravi e i due austriaci costituirono una provincia a sé, che fu sottoposta all’autorità del priore di S. Tommaso a Praga, il p. J.K. Svitavsky. Contemporaneamente, il numero dei conventi nelle altre parti della provincia aumentò grazie alle iniziative del M., che promosse nuove fondazioni a Seefeld in Tirolo (la prima notizia il 21 sett. 1604), a Mülln presso Salisburgo (la prima notizia il 21 maggio 1605) e nel collegio nella città universitaria di Ingolstadt (il documento di fondazione data 15 apr. 1606). A Praga nel 1604 pubblicò il De quantitate hostiae contra errorem Oswaldi liber, in quo historia Seefeldensis de admirabili sacramento explicatur (poi Napoli 1618), nel quale raccolse le leggende intorno al pellegrinaggio alla locale chiesa di S. Osvaldo a Seefeld, che si riconduceva a un miracolo dell’ostia ivi avvenuto. L’istituto di Ingolstadt, che migliorava le condizioni dei giovani studenti agostiniani, è indicativo degli sforzi profusi dal M. per assicurare il livello di istruzione dei membri dell’Ordine, come emerge anche dall’attenzione che egli dedicò alle biblioteche conventuali durante le sue visite. Senza dubbio il vertice dell’Ordine giudicò favorevolmente l’operato del Milensio. Il 20 sett. 1604 egli fu confermato nell’incarico per altri tre anni e la missione fu estesa ai conventi in Polonia, dove il M. soggiornò dal 7 febbraio al 18 apr. 1605. Nell’estate, per un breve periodo, tornò a Roma, e lì il 5 settembre i suoi poteri furono ulteriormente ampliati con la nomina a vicario generale e visitatore per le province di Renania-Svevia, Colonia, Stiria-Carinzia, Boemia, Polonia e Dalmazia. Contemporaneamente ricevette i titoli accademici di maestro in teologia e dottore in diritto ecclesiastico, cui aspirava da lungo tempo. Nella primavera del 1606 visitò i conventi della Stiria, transitò per Fiume e in aprile presiedette il capitolo provinciale a Graz. In tale occasione si guadagnò la benevolenza dell’arciduca regnante Ferdinando d’Asburgo (il futuro imperatore Ferdinando II), destinata a non venire meno per tutta la vita, mentre a questa data il duca Massimiliano di Baviera gli aveva ritirato il suo favore. L’anno successivo fu in Renania, dove il 23 apr. 1607 presiedette un capitolo a Spira. Nella provincia di Colonia presiedette un capitolo il 5 maggio a Mechelen (Malines). In due occasioni, durante gli anni trascorsi nell’Europa centrale, si aprì per il M. la prospettiva di ottenere un seggio vescovile. A Salisburgo nel 1605 l’arcivescovo Dietrich von Raitenau gli offrì il vescovato suffraganeo di Chiemsee, nella sua diocesi, ma l’offerta non ebbe seguito. Dopo il capitolo provinciale di Graz del 1606 il M. cercò di far assegnare al confratello J. Agatié il piccolo vescovato di Segna (Senj), sull’Adriatico, ma la proposta incontrò l’opposizione sia del nunzio a Praga sia della Curia romana: il nunzio Antonio Caetani consigliò piuttosto al M. di offrirsi lui stesso per il vescovato ed egli prese in considerazione la proposta. Ma quando apprese che le entrate su cui poteva contare non superavano i 50 ducati annui cambiò idea. Manifestò invece serio interesse a essere eletto priore generale del suo Ordine nel capitolo generale del 1608 a Roma. A questo scopo alla fine del 1607 programmò il rientro in Italia, ma fu costretto a rimandare la partenza perché gli fu richiesto di partecipare alla Dieta dell’Impero prevista nel 1608 a Ratisbona, alla quale il nunzio Caetani, per richiesta di Rodolfo II, non avrebbe dovuto essere presente. L’imperatore aveva infatti bisogno del sostegno degli Stati dell’Impero contro i Turchi e i ribelli in Ungheria e pertanto si sforzava di rimuovere, nei limiti del possibile, argomenti di dispute confessionali, che sarebbero senza dubbio emersi in presenza del nunzio. Sembrava così ragionevole inviare al suo posto una personalità di un Ordine religioso priva di status ufficiale, che avrebbe potuto tenere informata la nunziatura così come la segreteria di Stato a Roma sullo sviluppo dei negoziati. La Dieta fu aperta il 12 gennaio con la proposizione imperiale e – al contrario di quanto si era augurato l’imperatore assente – si trascinò fino a maggio in mezzo a violente polemiche tra i partiti confessionali. La richiesta della parte protestante di riformare i tribunali imperiali e di ratificare l’interpretazione protestante della pace di Augusta, secondo la quale le secolarizzazioni e le soppressioni di abbazie e conventi avvenute da allora avrebbero dovuto essere considerate legali, impedì di raggiungere accordi. La Dieta si sciolse senza essere approdata a una decisione e senza neppure redigere una formula di scioglimento. Il M., formalmente visitatore del convento agostiniano di Ratisbona e lì residente, non partecipò ai negoziati e si limitò, come prevedeva il suo incarico, al ruolo di osservatore. Un’unica volta, per consegnare un breve pontificio, contattò l’arciduca Ferdinando, che presiedeva la Dieta come rappresentante di Rodolfo II. Con le sue relazioni settimanali sullo sviluppo delle trattative, alle quali aggiungeva anche copie dei documenti della Dieta che era riuscito a ottenere, soddisfece completamente le aspettative che la nunziatura e la Curia avevano riposto in lui. Nel maggio 1608 il M. riprese la via di Praga, prima di intraprendere il viaggio di ritorno in Italia. Il nunzio Caetani gli consegnò una commendatizia diretta al cardinal nipote Scipione Borghese Caffarelli, che presentava il suo operato nell’Impero in tono molto positivo. A Roma, tuttavia, il M. aveva perso nel frattempo il capitolo dal quale avrebbe voluto essere eletto generale dell’Ordine e inoltre i confratelli della provincia bavarese si erano lamentati di lui per ragioni che nel dettaglio restano oscure; in una lettera del 12 febbr. 1608 al suo agente a Roma il duca Massimiliano di Baviera chiese che fosse inviato a Monaco un plenipotenziario con l’incarico di condurre un’indagine sull’amministrazione del M. «e altre faccende» (Kunzelmann, p. 76). Nello stesso momento anche dalla provincia d’origine del M. giunsero lamentele su di lui. Il vertice dell’Ordine prese in esame le accuse con grande serietà, fece condurre indagini in Germania e a Napoli e nel novembre 1608 fece incarcerare il M., che probabilmente si trovava ancora a Roma. Negli anni successivi fu recluso nel remoto convento di Lecceto, nei dintorni di Siena. L’isolamento dovette stimolarlo agli studi di teologia, se nel 1610 pubblicò a Siena un trattato De vera theologia e una orazione De vera theologia in vltima actione decanatus … Salvatoris Bindii, pronunciata dal frate di Lecceto Andrea da San Quirico nella chiesa di S. Martino a Siena, dove evidentemente il M. non aveva avuto il permesso di recarsi. Il 28 febbr. 1609 ebbe inizio il processo e solo il 19 sett. 1612 egli ottenne di nuovo il diritto di voto attivo nell’Ordine e insieme il diritto a trasferirsi in un convento a sua scelta della Congregatio Carbonaria. Il 6 giugno 1614 fu definitivamente assolto da tutte le accuse e riabilitato; gli atti del processo furono bruciati per ordine del papa. Sul periodo successivo le notizie sono scarse. Per alcuni anni il M. rimase verosimilmente nella sua provincia d’origine; nel 1615 pubblicò a Napoli Del carcere libri due. Dove si espongono molti luoghi della S. Scrittura, che però non riguardano la sua vicenda personale. Nel 1620 prese parte di nuovo come definitore a un capitolo generale a Roma e fu eletto provinciale della Calabria; nel 1624 fu priore del convento di S. Giacomo a Bologna; nel 1626 era di nuovo a Napoli, nel convento di S. Giovanni a Carbonara, da dove gli fu consentito di trasferirsi in Germania, in un convento a sua scelta. Scelse probabilmente Vienna, dato che qui fu data alle stampe una predica che tenne nel 1627 per festeggiare la consacrazione della cappella di Loreto, che l’imperatrice Eleonora Gonzaga aveva fatto edificare nella chiesa degli Agostiniani. Il 27 marzo 1628 fu nominato di nuovo vicario generale per la Germania, ma le sue aspirazioni erano rivolte a un vescovato nel Regno di Napoli. In uno scritto che rievocava dettagliatamente i suoi antichi meriti, il 4 genn. 1627 aveva già richiesto a Ferdinando II di intervenire per favorirlo in questo senso e l’ambasciatore cesareo a Roma ricevette l’ordine di attivarsi. Il secondo soggiorno del M. al di là delle Alpi non si protrasse a lungo. Già il 19 febbr. 1629 rinunciò alla carica adducendo motivi di salute. Tentò ancora ripetutamente di ottenere un vescovato con l’appoggio di Ferdinando II, che già dal 1621 lo aveva gratificato del titolo di consigliere imperiale, ma non conseguì l’intento. Nel maggio 1630 partecipò di nuovo al capitolo generale a Roma come definitore della provincia boemo-austriaca e fu eletto tra i tre iudices causarum. Probabilmente trascorse il periodo tra il 1631 e il 1633 come priore nel convento di Sessa Aurunca e quindi fece ritorno a Napoli. Il 25 ott. 1633 dedicò al cardinal nipote Francesco Barberini un esemplare della Legatio Hieronymi Seripandi pro urbe Neapolitana ad Carolum V (Biblioteca apost. Vaticana, Barb. lat., 2284). Il M. morì a Napoli il 21 sett. 1646. Nonostante il M. abbia coltivato lungo tutta la sua esistenza la scrittura, la sua produzione letteraria, in ambito teologico e storiografico, non ha un rilievo particolarmente significativo: egli fu "più un dilettante che uno scrittore dotato o uno storico acuto" (Gavigan, 1972, p. 260). Nella storiografia tedesca del XIX secolo una relazione sulla Dieta del 1608 che egli redasse negli ultimi anni (probabilmente verso il 1630) per Francesco Barberini ( Ragguaglio della Dieta imperiale fatta in Ratisbona l’anno del Signore 1608 , in "Barb. lat.", 5137, cc. 1r-8v; edito in Egloffstein, pp. 105-110) diede origine a qualche scalpore e confusione. L. von Ranke vi lesse la prova che l’imperatore Rodolfo II sarebbe stato disposto ad assecondare le richieste dei protestanti e che avrebbe inviato un decreto in tal senso al rappresentante imperiale a Ratisbona, l’arciduca Ferdinando. Il M. si sarebbe adoperato affinché questi non rendesse pubblico il decreto e non lo applicasse. Secondo Ranke con questa condotta uno "sconosciuto agostiniano" (p. 683) avrebbe non solo influenzato la storia tedesca, ma l’avrebbe orientata in maniera decisiva in una direzione che avrebbe condotto direttamente alla guerra dei Trent’anni, con tutte le sue catastrofiche conseguenze. Altri storici hanno però evidenziato che dagli atti, dalla corrispondenza e da altri documenti della Dieta non emerge alcuna conferma alla tardiva ricostruzione del M. e hanno rilevato molti altri errori nel tardo resoconto da lui redatto. Sebbene Ranke in successivi studi abbia ribadito la sua interpretazione, il documento generalmente non è considerato più una fonte attendibile. Come serio documento storiografico viene invece oggi apprezzato il profilo biografico che il M. premise al suo scritto sul commento di Girolamo Seripando alle lettere di s. Paolo ai Romani e ai Galati, Hieronymi Seripandi S.R.E. card. in d. Pauli epistolas ad Romanos, et Galatas commentaria quibus et haereses doctissime refelluntur, et apostoli sensu pura elegantia aperitur (Napoli 1601), opera importante in primo luogo per la sintesi della vita in ordine cronologico e per l’elenco affidabile degli scritti di Seripando. Degno di nota anche l’ Alphabetum de monachis et monasteriis Germaniae, ac Sarmatiae citerioris Ordinis eremitarum s. Augustini , pubblicato a Praga nel 1613. Si tratta di una raccolta di materiali, compilata negli anni 1602-08, sulla storia e le personalità significative dei molti conventi che il M. aveva conosciuto durante la sua missione di visitatore, completo di immagini di molti degli istituti da lui visitati. L’opera rappresentava una sorta di anticipo della cronaca generale dell’Ordine, prevista in quattro tomi, che gli fu commissionata nel 1602. Nel 1608 aveva già steso un piano dettagliato dell’impresa; il motivo per cui il lavoro non fu portato a compimento resta ignoto. Fonti e Bibl.: Vienna, Haus-, Hof- und Staatsarchiv, Staatenabteilung Rom, Varia 6 (cc. n.n., 2 nov. 1631) e 7 (cc. n.n., 4 genn. 1627 e 28 dic. 1634); Korrespondenz, 52, A, c. 3r; D, c. 31r; K, c. 89r; Th. Herrera, Alphabetum Augustinianum, Madrid 1643, I, p. 246; II, p. 429; Briefe und Acten zur Geschichte des Dreissigjährigen Krieges in den Zeiten des vorwaltenden Einflusses der Wittelsbacher, V, a cura di F. Stieve, München 1883, pp. 897, 903; VI, a cura di F. Stieve , ibid. 1895, pp. 18 s., 108, 156 s., 243 s., 284, 362; Nuntiaturberichte aus Deutschland, 1628-1635, a cura di H. Kiewning, Berlin 1895, I, pp. 105, 150; Die Prager Nuntiatur des Giovanni Stefano Ferreri und die Wiener Nuntiatur des Giacomo Serra (1603-1606), a cura di A.O. Meyer, Berlin 1913, ad ind.; Epistulae et acta Antonii Caetani 1607-1611, a cura di M. Linhartová, I, Pragae 1932, pp. 378-382; II, ibid. 1937, pp. XXI-XXXIV e ad ind.; III, ibid. 1946, p. 27; Le istruzioni generali di Paolo V. Instructiones pontificum Romanorum, a cura di S. Giordano, Tübingen 2003, II, pp. 1217-1222; A. Gindely, Rudolf II. und seine Zeit, I, Prag 1863, pp. 163 s.; Th. Wiedemann, Geschichte der Reformation und Gegenreformation im Lande unter der Enns, II, Prag 1879, p. 189; H. von Egloffstein, Der Reichstag zu Regensburg im Jahre 1608, München 1886, pp. 22, 97-118; A. Pieper, Der augustiner F. M. als päpstlicher Berichterstatter am Regensburger Reichstag, in Römische Quartalschrift, V (1891), pp. 54-61, 151-158; L. von Pastor, Storia dei papi, XII, Roma 1930, pp. 96, 521 s., 690; H. Jedin, Girolamo Seripando, Würzburg 1937, I, pp. 6 s.; L. von Ranke, Storia dei papi, a cura di D. Cantimori, Firenze 1965, II, pp. 683 s.; J. Gavigan, F. M., OSA, Mitgründer des Müllner Klosters. Sein Lebensweg bis 1608, in Mitteilungen der Gesellschaft für Salzburger Landeskunde, CX-CXI (1970-71), pp. 199-254; D. Gutiérrez, Storia dell’Ordine di S. Agostino, II, Roma 1972, ad ind.; J. Gavigan, F. M., OSA, Mitgründer des Müllner Klosters. Sein Lebensweg vom Jahre 1608 bis zum Tode 1646, in Sacerdos et pastor semper ubique: Franz Loidl 40 Jahre Priester, Wien 1972, pp. 235-282 (pp. 260-262: catal. delle opere); Id., The province of Styro-Carinthia 1606-1653, in Analecta Augustiniana, XXXV (1972), pp. 199, 204, 214, 225; A. Kunzelmann, Geschichte der deutschen Augustiner-Eremiten, VI, Würzburg 1975, pp. 69-80, 122 s., 126-128, 132-135, 152 s.; J. Gavigan, Johannes Baptista Agatich, OSA (1570-1640). Material for his biography from Roman and Austrian sources, in Analecta Augustiniana, XLIII (1980), pp. 225-252; Grosses vollständiges Universal-Lexicon, Leipzig-Halle 1739 (ristampa Graz 1961), XXI, col. 185; Allgemeines Gelehrten-Lexicon, Leipzig 1751, III, col. 532; J.F. Ossinger, Bibliotheca Augustiniana, Ingolstadii-Augustae Vindelicorum 1768 (ristampa Torino 1963), pp. 590 s.































































SERIPANDO, Gerolamo di Nicola Nicolini - Enciclopedia Italiana (1936)
SERIPANDO, Gerolamo. - Nato a Napoli il 6 maggio 1493, Troiano S. (Gerolamo all'atto della vestizione) fuggì, a dodici anni, nel convento di San Domenico Maggiore, donde passò, per stabilirvisi definitivamente (1507), presso gli agostiniani. Agli studî di grammatica, giurisprudenza, teologia e filosofia diede i suoi anni migliori. Ordinato sacerdote (1513) e divenuto segretario del suo generale Egidio da Viterbo, alternò la sua incipiente attività di predicatore (1516) con nuovi studî di filosofia e teologia, che gli valsero (1518) la nomina a magister studii e l'insegnamento della teologia nell'università di Bologna. Ritornato (1523) a Roma e poi a Napoli, e creato vicario generale dell'ordine, il S. riprese la predicazione e gli studî; e, se pur non ebbe dimestichezza col Valdés, conobbe allora da vicino il movimento da lui creato, mercé le numerose amicizie ch'egli contava fra i seguaci di lui, quali P. Carnesecchi, G. Priuli, M.A. Flaminio, G. Caracciolo, R. Polo e segnatamente G. Gonzaga, con la quale tenne attiva corrispondenza fino alla vigilia della morte. Troppo ortodosso per partecipare al movimento del Valdés, auspicava tuttavia una riforma profonda della Chiesa; e, creato (1538) priore generale, cominciò ad attuarla di fatto, prima nel suo ordine mercé una scrupolosissima visita ai monasteri agostiniani d'Italia, di Francia e di Spagna (1539-42), poi con un'attivissima partecipazione alle Consulte e ai primi lavori del concilio di Trento, ove sostenne il valore della predicazione e la necessità di affidarla ai regolari, e propose la discussione sulla questione della doppia giustizia, inerente e imputata, che avrebbe in parte ammesso il principio della giustificazione per la fede, ma che fu, per altro, respinta dal concilio medesimo (1546-47). Ritornato a Napoli (1550) e rifiutata la cattedra vescovile di Aversa, il S. abdicò altresì al generalato (1551) e riprese gli studî (fondò allora la biblioteca di S. Giovanni a Carbonara), finché una missione diplomatica per la città di Napoli (1553), conducendolo a Bruxelles presso Carlo V, gli diede modo di ottenere l'arcivescovato di Salerno (1554). L'elezione (1559) di Pio IV coronò la sua carriera: aveva ricusato (1560) la cappellania maggiore del regno di Napoli, quando, chiamato a Roma da un breve papale, fu nominato (1560) inquisitore ed ebbe, infine (1561), il cardinalato, per cui era in predicato sino dal 1544. Fondò allora la tipografia vaticana, destinata, nella sua mente, a pubblicare prevalentemente edizioni canoniche di libri sacri, in concorrenza delle edizioni protestanti, e ottenne ch'essa fosse affidata a P. Manuzio; ma non poté attendervi a lungo, perché, nominato (25 marzo 1561) legato pontificio a quel concilio, dové ripartire per Trento, ove, mercé un intensissimo lavoro preparatorio, si sforzò di risolvere, forse più di quanto la curia papale non avrebbe voluto, tesi diverse e opposte in formule conciliative; e riuscì a ottenere (1562) che solo i legati dovessero proporre gli oggetti per la discussione, accettando, per altro, suggerimenti, in privato, da tutti i prelati; e a fare adottare il principio di votazione per testa, a cui i vescovi stranieri, causa la grandissima maggioranza degl'italiani, erano quanto mai avversi. Mentre insisteva presso la curia romana per la stampa d'una bibbia canonica, preparò lo schema per ben sei commissioni di riforma (ordini, matrimonio, regime ecclesiastico, monasteri, teologi minori, messa) e fece sancire l'obbligo della residenza per i vescovi (v. controriforma). Se non che l'intenso lavoro e il rigore del clima furono fatali alla sua malferma salute: il 17 marzo 1563 morì. Fu sepolto nella chiesa di San Marco di Trento.
Opere principali: a) a stampa: Novae constitutiones Ordinis augustiniani, Venezia 1549; Oratio in funere Caroli V imperatoris max., Napoli 1559; Prediche... sopra il simbolo degli Apostoli, dichiarato coi simboli del concilio Niceno et di Santo Athanasio, Venezia 1567; In d. Pauli epistulas ad Romanos et Galatas Commentaria, Napoli 1601; Commentarium in epistolam divi Pauli ad Galatas, Venezia 1569; De arte orandi, seu expositio Symboli Apostolorum, Lovanio 1689; b) manoscritti: Carteggio, Biblioteca naz. di Napoli, XIII, Aa. 47-65; Diarium (1513-62), ivi, VIII, G. 42; Conciones, ivi, VIII, A. 3; Sylva rerum (spunti per la predicazione), ivi, VIII, Aa. 21-6; Prediche... sul Pater noster, ivi, XIII, Aa. 44; Trattato sulla giustificazione, ivi, XIII, Aa. 23; Commentaria in epistolas divi Pauli ad Corinthios et in I ad Thessalonicenses, ivi, VII, A. 36; Quaestiones de natura divina, ivi, VIII, E. 40; Farrago gestorum in Concilio tridentino, ivi, IX, A. 48-50. Bibl.: L. Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli, I, Città di Castello 1892, pp. 128, 153 segg.; G. Algranati, G. S., ivi 1923, passim.
































































P. David Aurelius Perini Ordinis Erem. D. Augustini Bibliographia Augustiniana, volume Secondo D - M, Firenze, 1931
ove si legge:
"Gandolfo Fr. Dominicus Antouius, Ligur de Vintimilio, alumnus Congr. Genuensis, S. Theol. Magister, ex honestis parentibus Io. Baptista et Maria Pelina Olignani Genuensi, die 27 novembris an. 1653 ortus et in regenerationis fonte Antonius Franciscus vocatus, Ordini Eremitano 15 an. agens suum dedit nomen. Vintimilii, Genuae, Viterbii ac Romae, ubi renuntiatus fuit Lector, sua perfecit studiorum curricula. Plures Italiae urbes in promulgatione Evangelii illustravit, praefuitque patrio coenobio et bibliothecae Aprosianae, quam selectis voluminibus ditavit, nec non coenobio Genuensi et suae Congregationi. Vir fuit, ait Ossinger, p. 383, omnibus artibus liberalibus instructus, et in sacris litteris peritissimus, qui apud omnes propter acre, et profundum ingenium, atque eruditionem historicam summo loco est habitus. Inter praecipuos Italiae Academicos ob doctrinae amplitudinem, atque nominis celebritatem adnumeratus fuit: nimirum inter Arcades et Infecundos Romae, Physiocriticos Senarum, atque Apatistas Florentiae. Decessit anno 1707. Multa scripsit tam latine quam italice, ex quibus praecipua sunt sequentia:
1. Il beneficato benificante ombreggiato nella Città di Ventimiglia remunerato ne' suoi benefizi fatti all'anime del Purgatorio. Discorso, Genova, Franchelli, 1679, in 12°.
2. Fiori poetici dell'eremo Agostiniano, Genova, Franchelli, 1682, in 12°.
3. Dispaccio Istorico, curioso ed erudito, raccolto da varie lettere e manoscritti del Padre Mondovi, per Giov. Antonio Veglia, 1695, in 4°, pp. 152. Continet hic fasciculus Epistolas 24, alterumque se daturum spondet editor Philibertus Hyacintus Gandolfi, si quidem hunc placuisse intellexisset.
4. Purpurae Augustinianae, seu clara et distincta Augustinianorum Cardinalium notitia, italice: Additione al dispaccio Istorico curioso, et erudito del Gandolfi: Le Porpore Agostiniane. Genova, 1696, in 4°.
5. Vita del Ven. Giovanni de Castro scritta dal M. R. P. Antonio del Castillo hispanice sub hoc tit.: La vita del Venerables y muy religioso P. Don Fray Guan de Castro, quam ipse italice reddit, sed edere non valuit, quamvis, ut typis ederetur, approbata fuisset a revisoribus Ordinis Mag. Aloysio Ferrari Priore Mediolani et Mag. Antonio Gagliardi Mediolanensi. (Cfr. Ordinis Regesta, Dd. 115, p. 51). Utraque ms. asservabatur in Biblioth. Aprosiana.
6. Lettera ad Ant. Magliabecchi, cui alia inseritur ad Henricum Noris, et extat inter epistolas CII Venetorum ad eumdem Magliabechium, Tom. I, p. 206.
7. Epitalamio sulle felici nozze celebrate fra gl'illustrissimi signori Antonio Grimaldi e Girolama Spinola, figliuola degl'Ill.mi Governatori di detta Città Girolamo Spinola e Tomassina Fiesca. In Genova, 1697 per Giob. Franchelli, in 4°. [pag. 95]
8. Duae eius Epistolae missae ad Ioannem Andream Barotti et Mantuae datae die 3 augusti 1758 (?) circa catalogum numismatum confectum a Ioan. Maria Mazzucchelli sunt in cod. Vat. Lat. 10014, saec. XVIII.
9. Dissertatio Historica de ducentis celeberrimis Augustinianis Scriptoribus ex illis, qui obierunt post magnam unionem Ordinis Eremitici usque ad finem Tridentini Concilii, amplioris Bibliothecae Augustinensis edendae praevia... Addita sunt aliqua ad D. Nicolaum Tolentinatem, Beatos quosdam et Venerabiles eiusdem Ordinis spectantia... Romae, Typis Ioan. Franc. Buagni, 1704, in 4°. Edere quoque exoptabat alia opera ab ipso confecta, nempe: a) Frutti dell'Eloquenza Agostiniana, ovvero Panegirici, discorsi e orazioni d'alcuni cospicui Soggetti nella Religione Agostiniana con 4 lettere del P... b) Bibliothecam Augustinianam in qua plus quam sexcentum scriptores continebantur et inter hos plurimos insignes nostris historicis incognitos; c) Li splendori liguri svelati dalla penna del P. Fr. Domenico Antonio Gandolfo etc. principalmente ne' detti e fatti eroici; e gloriosi del Senato, Genovesi Patritii e Soggetti qualificati della Liguria, et alcuni anche della Corsica, con una descrizione delle suddette due regioni, e delle cose notabili delle medesime. Opus sane curiosum atque eruditum, 12 capitibus distinctum, in quibus tum geographice, tum historice, cum ethimologice Genuensis Respublica describebatur; sed mansit ms. et imperfectum in praedicta Bibl. Aprosiana, sicut et alia multa.
(Cfr. Cinelli, Bibliotheca Volante, Scanzia IV, p. 11; V, p. 7; VI, 71; VII, p. 43; XI, p. 124, et in XIII, p. 16, 46 et 47; Manno, Bibliogr. di Genova, p. 82; Gandolfi Dom. Ant. in opere supra memorato, nempe Dissert. Hist., pp. 388-97; Lanteri, Postr. Saec. Sex R. A., T. III, p. 9 et Lopez in Addit. ad Crusenii Monasticon, T. II, p. 115, T. III, p. 159, nec non Moreri, Dictior. Hist., T. III, Paris, 1718, p. 209)"