E' il busto di un personaggio virile con barba della Gens Apronia (rinvenuto dalla tomba 145 della necropoli occidentale del nucleo demico principale (Ventimiglia Romana) donde però si estendevano ricche aree suburbane del municipio imperiale di Albintimilium (qui più estesamente studiabile su carta multimediale nel contesto dei tragitti, viari e marittimi, oltre che del rapporto con i centri liguri, piemontesi e della Provenza) Il personaggio sopra visibile da busto d'epoca romana appartenente ad una famiglia evidentemente di rilievo della popolazione (vedine quanto possibile una ricostruzione sulla base del lapidario epigrafico) della città romana (vedine le diverse componenti) nel giudizio del polemico ma eruditissimo bibliofilo seicentesco Angelico Aprosio "il Ventimiglia" [ celebre collezionista di antichità romane oltre che colui che, come G. Rossi scrisse a T. Mommsen intuì
con i suoi studi e le sue investigazioni la vera topografia di Ventimiglia Romana aprendo dal '600 la via alle moderne investigazioni archeologiche riuscendo a vanificare una sua considerazione sulla città romana e sui suoi abitanti (Fuimus Troes "dispersi come gli antichi Troiani" scrisse al nobile siciliano Giovanni Ventimiglia) oltre che a correggere interpretazioni errate di autori locali quanto di illustri filologi e storici italiani e stranieri, fuorviati da una errata lettura della tacitiana "Vita di Agricola" il conquistatore della Britannia legatissimo a Ventimiglia romana ove risiedette e morì la madre ] sarebbe appartenuto a quella casata romano-imperiale da cui, con variazione onomastica, attraverso i secoli per sua parte sarebbe poi disceso e derivato il casato degli Aprosio ab antiquo nei casi di maggior rilievo socio-economico -come si vede dall' onomastica del Ponente ricostruibile attraverso i secoli (vedi)- anche quali proprietari terrieri soprattutto ma non solo nell'agro di Vallecrosia (vedi)
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