INFORMATIZZAZ. DI B. DURANTE

Quasi ai piedi dell'attuale faro, ricavati nella roccia, si vedono a VENTOTENE gli ancora importanti REPERTI DI UNA PESCHIERA ROMANA del tipo non a cielo aperto come si riscontra in altre zone, ma ex petra excisa, cioé scavata nella dura pietra quasi al modo che indicava l'agrotecnico imperiale romano COLUMELLA quando nell'VIII LIBRO del suo volume DE RE RUSTICA affrontò specificatamente l'argomento della CURA DEI PESCI DA ALLEVAMENTO e quindi quello della realizzazione tecnica di PESCHIERE E VIVAI espressamente consigliando (par.4 - 5) di evitare che i pesci debbano malamente convivere in acque stagnanti, a cielo aperto, esposte troppo alla calura estiva ed agli implacabili raggi del sole: a testimonianza della straordinaria valenza data all'attività ittica nel mondo romano si può notare, in rapporto ai rinvenimenti archeologici, che quasi tutte le località prossime alla COSTA MARINA erano dotate di aziende di simile genere cui generalmente presiedeva una qualche VILLA RUSTICA o PSEUDOURBANA come nel caso di questa altra affascinante PESCHIERA
Ritornando alla PESCIERA DI VENTOTENE non si può far a meno di rammentare che quelle di questo tipo erano dotate sul fondo di canali per il ricambio delle acque: una sorta di chiusa a serranda valeva ad impedire quindi dispersione in mare dei pesci mentre svariati tipi di canali di connessione tra le vasche permettevano a seconda della bisogna lo spostamento dei pesci da una vasca all'altra.
Da questa scelta tecnica derivava il vantaggio di un'acqua mai stagnante, arricchita dalla manutenzione di un ambiente marino a quasi naturale fatto di scogli coperti da alghe, di anfratti ricavati nelle strutture e di zone coperte onde dar riparo alla fauna ittica da allevamento contro i raggi a picco del sole estivo.
Nell'azienda ittica di Ventotene si individua bene una triplice divisione dell'organismo a seconda delle funzioni attribuitegli.
Partendo dalla costa si riconoscono due vasche coperte cui giungevano dei condotti di acqua dolce per la miscelazione con quella marina, di modo che i pesci, ben riparati dal sole come dal moto ondoso, fossero in grado grazie ai ripari subacquei di deporre le uova senza rischi.
Gli spostamenti all'interno di queste strutture chiuse (i cui ambienti, come ancora si evidenzia, erano decorati con intonaci e stucchi colorati) risultavano garantiti agli operai preposti da una banchina ricavata nel banco tufaceo, oggi a pelo d'acqua ma un tempo emergente e della larghezza di circa 1 m. Da siffatto siti si accede quindi ad un settorecentrale scoperto costituito da una enorme vasca delimitata da una banchina, attualmente sommersa e larga circa m. 1,50, sempre necessaria per i servizi degli operatori ittici.
La vasca risultava distinta in due settori da un diaframma in cui si aprivano due saracinesche.
Nella parte sud furono costruite delle murature circolari in cui si spostassero i pesci, guidati e obbligati nel percorso da una opportuna disposizione di grate e separatori manovrabili dall'alto e tutti provvisti di fori calibrati onde consentire il ricambio dell'acqua ma giammai impedire la fuga dei pesci.
Il settore a diretto contatto col mare era stato realizzato tramite la costruzione di un avancorpo, ricavato nel banco tufaceo, che aveva la funzione di frangiflutto onde proteggere il vivaio dalle mareggiate.
Qui dei canali di comunicazione con il mare permettevano un regolare ricambio delle acque. Gli stessi talora fungevano, con la miscelazione d'acqua marina e dolce, per attirare i pesci dal mare immettendoli direttamente nella peschiera.
La cattura avveniva in forza dell'organizzazione di percorsi obbligati in cui attirare, a partire dalla fronte a mare e grazie ad una oculata miscelazione con l'acqua dolce, i pesci cui, man mano che s'avventuravano entro la piscina, era inibita ogni via di fuga provvedendosi alla celere chiusura delle saracinesche. che man mano superavano.
La costruzione di peschiere fu una delle caratteristiche del mondo romano, indubbiamente collegata ad un regime alimentare in cui molte portate si basavano proprio sul pesce come prima fonte gastronomica.
Nel corso del I sec. a.C. negli ambienti di ceto sociale prediligeva il pesce marino e le ville prossime al mare non mancavano di vivai e peschiere anche molto sofisticate.
Il pesce d'acqua dolce era un alimento specifico delle classi meno abbienti: ma, nell'evoluzione preindustriale di questa attività, si evolsero parecchie strutture non finalizzate all'uso personale ma al commercio ed alla vendita del prodotto ittico, sì che, in ogni centro costiero, a prescindere dalla PESCA CON LA BARCA E LA RETE non mancarono imprenditori che, magari senza avvalersi di strutture complesse od evolute come quella di Ventotene, gestirono PESCHIERE E VIVAI a cielo aperto, approfittando di opportuni sbarramenti od utilizzando specifiche conformazioni geomorfologiche del terreno prossimo alla linea di costa.