Nell'immagine sopra proposta tratta dal manoscritto Fogge diverse del vestire conservato presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia (ms. cl. it. IV - 491/15578) si vede effigiato SULTAN BAIASIT IL SANTO
La nominazione corretta era BAYAZID (ma comparvero anche le forme BAJESID, BAYEZID, BAJAZET): il nome derivava dalla corruzione della forma ABU YAZID e risultò conferito a due sultani turchi, l'antico BAYAZID I [(1359-1403) soprannominato YLDIRIM (IL FULMINE) per la rapidità con cui portò avanti le sue conquiste in Bulgaria, Macedonia e Tessaglia] e BAYAZID II il sultano o Gran Turco presso il quale per gran parte della sua esistenza di schiavo risiedette GIANNANTONIO MENAVINO che, nelle proprie memorie, usò sempre per denominarlo la forma, ulteriormente corrotta, di PAIAXIT.
BAYAZID II era succeduto al padre MAOMETTO II nel 1481 riuscendo a scacciare il fratello Gem (Zizim secondo le fonti occidentali) con cui era sorta una disputa per il potere.
Fu un eccellente condottiero che ottenne importanti successi militari in Egitto sui Mamelucchi ed in Europa sui moldavi spingendo le sue conquiste sin nella Croazia, nella Bosnia e nell'Erzegovina: tra l'altro combattè anche contro i Veneziani a cui portò via i possessi storici di Lepanto, Santa Maura, Corone, Modone e Navarino.
L'appellattivo de IL SANTO gli derivò tuttavia dal suo processo di consolidamento interno dell'Impero e da una serie notevole di opere di riorganizzazione ed amministrazione che migliorarono lo stato sociale in tutto il suo vasto dominio.
Nei suoi scritti il MENAVINO non nascose la propria simpatia per questo Sultano alla cui deposizione nel 1512 ad opera del figlio SELIM I (che al contrario disprezzava o comunque odiava, temendolo) ed alla cui tragica fine dedicò pagine significative.
SELIM I (Amasya 1467-Costantinopoli 1520) figlio di BAYAZID II IL SANTO ebbe invece il triste soprannome de IL CRUDELE soprattutto per l'efficienza e la spietatezza con cui depose il padre e soprattutto risolse la successione liberandosi dei fratelli: argomento su cui le pagine del genovese MENAVINO costituiscono un'importante miniera di informazioni.
Però nonostante il lugubre appellativo si rivelò sovrano avveduto capace di garantire solidità e continuità per la dinastia aprendo la strada al grandioso regno del figlio SOLIMANO IL MAGNIFICO.
Con lui, dopo il periodo di consolidamento interno voluto dal padre, l'impero ottomano riprese la propria tradizione guerriera ed espansionistica e tra l'altro conquistò Siria, Egitto ed Arabia garantendo all'Impero turco anche il controllo dei luoghi santi dell'Islam.
Verosimilmente si trattava degli UOMINI PIU' POTENTI DELLA TERRA eppure un piccolo mercante genovese, fatto loro schiavo, GIANNANTONIO MENAVINO GENOVESE DA VOLTRI ebbe occasione di conoscerli e frequentarli, studiando tramite essi la civiltà dell'Impero Turco, che descrisse estesamente cinque libri di un' OPERA oggi troppo e ingiustamente dimenticata cioè i COSTUMI ET VITA DEE TURCHI DI GIO. ANTONIO MENAVINO GENOVESE DA VULTRI la cui lettura tuttoggi permetterebbe approfondimenti e postulazioni sorprendenti sulla grandezza ma anche sui sui misteri della
"Sublime Porta", l'antica Bisanzio divenuta quale Costantinopoli uno dei centri del mondo conosciuto, prima sotto l'Impero Romano d'Oriente e dal XV sec. sotto quello dei Turchi.
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L' impresa più celebre di SELIM I (quella contro i Savafidi dell'Iran, di cui assoggettò una parte prossima alla Mesopotamia con la battaglia di Chaldiran del 1514) fu però in qualche modo inficiata da una sorta di eventi imponderabili che ne resero in un primo momento indecifrabile la lettura: tanto che, per esempio, lo stesso MENAVINO nel suo prezioso volume cinquecentesco sui "costumi e la storia dei Turchi", che pure vi partecipò e che dalla confusione di tanti concitati accadimenti trasse occasione per la fuga ed il ritorno in patria (appunto nel 1514), la interpretò alla stregua di un fallimento patito a vantaggio del SOFI (all'uso italico dell'epoca come anche scrisse Aprosio SOFITE poi SCIA' di PERSIA)