Prima edizione completa, una cui parte fu pubblicata 10 anni prima a Parigi, dell'opera più celebre di OLIGERUS JACOBAEUS (cioè HOLGER JACOBSEN) 1650-1701, professore di medicina e filosofia all'università de Copenhaghen: ammiratissimo da DOMENICO ANTONIO GANDOLFO che gli dedicò una LETTERA del suo Dispaccio Istorico.
Faceva parte del gruppo di ricerca degli anatomisti comparativi di Thomas Bartholin ed era il più caro allievo dello Stenone. Questa sua opera costituì un lavoro innovativo su ANATOMIA, sull'uso medicinale, sulla generazione di anfibi e rettili. Nissen cita inoltre (14) pagine all'inizio del libro, ma probabilmente il titolo mezzo sta difettando di. Vedi Cobres 340; Nissen ZBI, 2082; cfr. Cole, Anatomia comparativa, pp 369.
Operò anche in Italia: lo scienziato Stefano Lorenzini
fratello minore del più noto matematico Lorenzo Lorenzini fu autore di una sola opera, le Osservazioni intorno alle torpedini, del 1678 sotto l'egida rediana.
Lorenzini aveva affrontato anche alcuni aspetti del problema della generazione animale. In primo luogo si era chiaramente espresso a favore della teoria ovista, negando che la generazione avvenisse in modi diversi negli animali ovipari e negli animali vivipari. Aveva poi descritto la struttura delle ovaie delle torpedini, la forma delle uova, la funzione dei corpi lutei, le tube e il doppio utero. Aveva infine esaminato il complesso problema della fecondazione, adottando la soluzione di Stenone e, presumibilmente, anche dello stesso Redi.
Stenone era partito dalle indagini anatomiche di Harvey per rifiutare la teoria dell' "aura spermatica" di Renier de Graaf, secondo la quale la fecondazione delle uova avveniva ad opera di una sorta di effluvio immateriale prodotto dal seme rimasto dentro l'utero. Aveva invece optato per un percorso alternativo, suggerito anche da Caspar Bartholin, figlio del più celebre Thomas: il seme passava dall'utero alle ovaie attraverso il torrente sanguigno; la fecondazione determinava l'espulsione delle uova, che cadevano attraverso gli ovidotti nell'utero.
Anche Redi condividiva queste idee. Lo dimostra il fatto che, dopo aver riassunto in questi termini il meccanismo della fecondazione, Lorenzini citava proprio Redi, il quale "nella notomia di quella torpedine che egli scrisse nella lettera al padre Atanasio Chirker" aveva sostenuto che le uova cadute negli uteri apparivano "di figura depressa circolare, e sono di colore di zolfo".
La sintonia tra le posizioni di Lorenzini, Stenone, Redi e Bartholin era suffragata anche dal resoconto che Lorenzini faceva, qualche pagina dopo, dell'anatomia di uno squalo femmina fatta a Livorno nel 1677: "Mentre dunque il dì 14 marzo 1676 ab Incarnatione, e ne' giorni susseguenti, mi trovava in Livorno con la Corte, ebbi dalla cortesia del Sig. Francesco Redi grande occasione di osservar seco molti e diversi pesci nella di lui casa, dove fu ancora qualche volta presente il sig. OLIGERO GIACOBEO peritissimo nelle cose naturali, e il Sig. Cristofano Bartolini figliuolo del famoso ed eruditissimo anatomico Tommaso Bartolini".
DA RACCOLTA PRIVATA