La MANDRAGORA , più dello STRAMONIO, "famigerato soprattutto nelle isole britanniche", fu l'"erba delle streghe" tipica dell'Europa continentale (Italia compresa) Delle bacche di questa solanacea si sarebbero servite streghe e fattucchiere per preparare narcotici e filtri amatori, non di necessità quindi mortali ma comunque capaci di alterare e condizionare la mente di un uomo.
Nell'antica erboristeria si credeva poi che gli infusi di MANDRAGORA fossero utili contro sterilità (Teofrasto, Plinio). Pitagora riteneva che le radici rendessero invisibili.
Si diceva che procurasse voluttà, che guarisse malanni, che recasse fortuna nei processi e nelle liti: erba magica per eccellenza... dunque!
Le più cupe leggende accompagnano comunque la storia di questo vegetale: esso veniva considerato della massima efficienza, specialmente quando fosse stato colto sotto una forca, ai piedi dell'impiccato, bagnato da goccia di sperma emessa negli ultimi spasimi, durante l'agonia.
Caratteristico è anche il modo con cui doveva essere colta: non doveva venir toccata dall'uomo poiché come diceva la leggenda questi sarebbe morto fulminato nel momento stesso che l'avesse sradicata.
Allora era necessario legarla a mezzo di corda al collo di un cane nero: s'incitava la bestia alla corsa, la MANDRAGORA veniva sradicata e il cane moriva. Nello stesso momento l'uomo doveva suonare un corno per non udire le grida che la pianta avrebbe mandato nel sentirsi staccare dal suolo: quelle grida infatti lo avrebbero fatto morire.
E' da ricordare che, sia pur vagamente la MANDRAGORA ricorda una forma umana: come tale era ritenuta un amuleto di insuperata virtù magica: la si doveva tenere gelosamente custodita in un cofanetto, vestita di abiti sontuosi, le si doveva dare regolarmente dar mangiare e da bere. Quando si credeva di udirla piangere (e si citavano testimoni che giuravano di averne sentito i gemiti!?!) si prevedevano gravi disgrazie nella famiglia.
Nella farmacologia, la MANDRAGORA