L'Accademia degli Intronati di Siena (che iniziò l'attività nel 1525 e di cui sopra si vede l'impresa) è considerata la continuazione di un'accademia senese del secolo XV detta "la Grande", formata da un gruppo di letterati con a capo Enea Silvio Piccolomini, il futuro Pio II. Nei primi Capitoli, del 1532 si legge il motivo del nome: tramite esso si voleva indicare il desiderio dei fondatori di fuggire i frastuoni mondo, causa di stordimento, al fine di coltivare la letteratura. L'impresa fu inventata da uno dei fondatori, Antonio Vignali detto l'Arsiccio, e risulta costituita da una zucca (nella tradizione contadina toscana il recipiente dove si custodiva il sale) sovrastata da due pestelli incrociati, tra cui si legge il motto Meliora latent estrapolato dalle Metamorfosi di Ovidio. Dal 1729 l'Accademia ebbe sede -prima si riuniva in una sala dell'Opera Metropolitana- nei locali attualmente occupati dalla Biblioteca Comunale.
Qui, nella sala d'ingresso, si può compulsare la sequenza degli obblighi comportamentali cui gli accademici dovevano ispirarsi: deum colere - studere - gaudere - neminem laedere - nemini credere - de mundo non curare.
L'Accademia interruppe la sua attività durante gli ultimi anni della repubblica senese e riprese il suo ruolo culturale nel 1559 venendo però ancora una volta chiusa cira 10 anni dopo per volere di Cosimo I de' Medici, nuovo signore di Siena. Risorse comunque nel nel 1603 ma venne riunita riunita all'Accademia dei Filomati nel 1654 su cui le notizie sono decisamente minori.
Di teatro a Siena si occuparono l'accademia detta
"Congrega dei Rozzi", fondata nel 1531 da un gruppo di artigiani, che elaborò un repertorio di farse popolaresche, probabilmente influenzate dai maggi e dai bruscelli del contado ed appunto l'"Accademia degli Intronati" al cui interno fiorì una certa attività intellettuale che produsse alcune commedie erudite tra cui Gli ingannati che secondo una certa versione avrebbero ispirato a Shakespeare la stesura de La dodicesima notte. All'"Accademia degli Intronati" Siena altresì è debitrice costruzione di un teatro permanente (accanto a quello dei Rozzi, inaugurato nel 1690 e chiuso nel 1948): questo però ebbe origine in dipendenza dell'esistenza proprio della poi assimilata Accademia dei Filomati atteso che nel nel 1647 proprio Accademia dei Filomati ebbe in dono dal Principe Mattias la proprietà della sala grande del Consiglio del Palazzo Pubblico di Sienadel Teatro : o meglio su tale proprietà
i Filomati fecero costruire un Teatro in legno sin a quando nel 1654, a seguito della fusione delle Accademie degli Intronati e dei Filomati, la nuova istituzione ebbe in dono il Teatro che nel 1667, probabilmente su progetto dell'architetto Carlo Fontana, fu del tutto ristrutturato: in particolare i
palchetti in legno vennero sostituiti con altri in muratura, e la pianta dell'edificio divenne a forma di U, con quattro ordini di palchi: altre modifiche furono apportate al Teatro dopo due incendi nel 1747 e del 1751.
Un grave terremoto nel maggio 1798 produsse poi nella struttura nuove e gravi lesioni sicchè il granduca Ferdinando III , non accogliendo le richieste di ulteriori finanziamenti avanzati dagli Intronati, ordinò che il teatro fosse ceduto ai proprietari dei palchi che, costituitisi in corpo accademico nel 1802 sotto il nome di "Rinnovati", lo gestirono per oltre un secolo, finché, nel 1935, ne fecero dono al Comune di Siena.
Dal 1928 l'Accademia degli Intronati passò sotto la gestione del Comune di Siena, che costituì un Istituto comunale di Arte e di Storia, trasformato nel 1935 in un'Accademia per le Arti e per le Lettere, autorizzata nel 1941 ad assumere il titolo di "Accademia senese degli Intronati", che riprese in pieno la sua attività dopo la parentesi della guerra, nel 1945, elaborando un nuovo statuto.
L'Accademia che ha ora sede sede nei locali di palazzo Patrizi in Via di Città, si compone di tre sezioni (Storia, Lettere, Arti) e accoglie qualificati studiosi delle vicende senesi, agendo in collaborazione con l'Università di Siena ed avendo scopo di favorire ( pubblicando, fra l'altro, il "Bullettino senese di storia patria", periodico che conta ormai oltre un secolo di vita) lo studio della storia, delle lettere e delle arti della città, della provincia e dell'antico stato senese.
Per comprendere le vicissitudini dell' accademismo senese e in dettaglio le interazioni tra Accademia degli Intronati e l'Accademia dei Filomati , di cui Angelico Aprosio spesso parla nelle sue opere, è da far riferimento ad alcuni eventi di storia teatrale: tuttavia come spesso accade Angelico Aprosio già con la registrazione delle sue esperienze nel territorio senese costituisca una fonte importante ed anche imprevista di notizie e dati.
Per diverse vicissitudini l' Accademia dei Filomati, assimilata da quella degli Intronati ha perso spazio negli studi e nelle inestigazioni ma la sua rilevanza sin a metà del XVII secolo era notevole (tra l'altro vi aveva aderito Claudio Tolomei) e come detto, non sfuggì ad Angelico Aprosio che addirittura nella sua Grillaia del 1668, entro il capitolo o Grillo" XXXXIII e in particolare da pagina 484, descrisse un' Esercitazione dell'Accademia dei Filomati facendo cenno alle procedure interne, riportando varie notizie ed in particolare citando una lezione di Cirino Santi, confratello del dedicatario del Grillo in questione, l' abate Valeriano Castiglioni di cui al momento nulla si è rinvenuto nelle altre biblioteche italiane ad eccezione della C.B.A. dove si custodisce tuttora una sua opera (Lettere dell'Abbate D. Valeriano Castiglione. Su l'opere dell'Illustrissimo Signor Gio. Francesco Loredano nobile veneto In Torino ; et in Venetia : ad instanza dell'Accademia, 1643, 46 p. ; 12° ) ed un'altra pubblicazione cui diversamente contribuì (Il gelone favola pastorale di Lorenzo Scoto ... con le allegorie dell'abbate Castiglioni ... aggiuntovi in fine una lettera discorsiva del medesimo autore concernente il genere drammatico In Torino, appresso Bartolomeo Zavatta, 1656 XV, [1], 243 p., 5 c. di tav., 1 ritr. : ill. ; 4°)
Contestualmente l'Aprosio, che nel descrivere l'attività dell' Accademia dei Filomati pare più rifarsi alla memoria che a documenti diretti sì da pensare che egli vada descrivendo un'adunanza accademica di cui fu partecipe ai tempi del suo soggiorno senese.
Nel corso della narrazione dell'adunanza ad esempio fa menzione del padre di Cirino Santi vale a dire il poeta accademico Filomato Gismondo Santi di cui si son rinvenute in diverse biblioteche italiane opere emblematiche come:
Rime del Sig. Gismondo Santi nella grande Accademia de' Filomati detto lo Spaparato ( In Siena : appresso Silvestro Marchetti, 1604 - 104 p. ; 14 cm.) - Monografia
Sonetti di diuersi accademici sanesi, raccolti dal molto illustre signor Gismondo Santi ..
(In Siena : presso Saluestro Marchetti, 1608,
12, 291, 57 p. ; 12. -
British Library, Catalogue of seventeenth century italian books v. 2 p. 820
- Marca sul front.
- Segn.: a6 A-O12 P6. Bianche le c. a6 e P6.
-Impronta - o.o. a.e, o.a, EpOn (3) 1608 (A).
Gismondo Santi risulta poi citato all'interno di una silloge poetica di vari autori:
Parlasca, Simone, Il fiore della granadiglia, ouero della passione di Nostro Signore Giesu Christo; spiegato, e lodato con discorsi, e varie rime. ... ( In Bologna : appresso Bartolomeo Cocchi : ad instanza di Simone Parlasca, 1609 (In Bologna : appresso Bartolomeo Cocchi : ad instanza di Simone Parlasca, 1609 - 8!, 22, 2, 42, 2 p. : ill. ; 4o - Riferimenti: Pritzel 2. ed. n.6936; Seguier p.133; Haller v.1 p.406 - Opera di incerto autore attribuita a Donato Deremita, cfr. Michel & Michel. Rep. 17.s., conserves dans France, vol.2 p.29 e vol.3 p.12 - Come dichiarato nella prefazione, raccoglie, a cura di Simone Parlasca, nella prima parte tre discorsi del padre Canali, nella seconda poesie di vari autori, dedicati alla passiflora Altro colophon a c. C4v: In Bologna : per gl'here. di Gio. Rossi : ad'instanza di Simone Parlasca, 1609 Marca degli eredi di Giovanni Rossi (Z832) a c. C4v Segn.: a4 A-C4, "A-D4 E6 - Vignetta xil.: Flores mei Fructus honoris) sul front - Impronta - a,o- elia u-ei mesi (3) 1609 (R)
I vari autori sono: Parlasca, Simone - Mariscotti, Bernardino - Canali, Antonio - Capponi, Giovanni <1586- ca. 1629> - Petrelli, Eugenio
Aprosio nella sua trattazione cita una questione accademica dibattuta da letterati destinati a stretti legami con lui ed appunto contattati in area senese e nel contesto dell'accademismo locale come Francesco Buoninsegni e G.B.Andriani
Peraltro come frutti del lavorio dell' Accademia dei Filomati si son individuate queste opere nelle biblioteche italiane, opere peraltro frutto diretto, come si evince dai collegamenti, di autori conosciuti dall'Aprosio nell'ambito dei Filomati (e degli Intronati) di Siena:
Cittadini, Celso <1553-1627>, Le origini della uolgar toscana fauella per Celso Cittadini lettor publico diessa nello studio di Siena e censor perpetuo della medesima nell'Accademia de Filomati ( In Siena : app. Saluestro Marchetti - Descrizione fisica: 188, [4] p. ; 8o. - Front. calcogr. sottoscritto: D.D.F. 1604. Marche (Lupa nutre gemelli: et fovet et nutrit) sul front. e in fine - Pubblicato nel 1604, data della pref. - Segn.: A-M8 - Impronta - tot- u.u- nera mepr (3) 1604 (Q).) -
Lomeri, Annibale,
Cicilia sacra in drammatica poesia, del dottore Annibale Lomeri sanese, nell' Accademia de' Filomati, detto il Satirico. ... Recitata in Siena ... il 18 giugno 1621 (
In Arezzo : per Ercole Gori, 1635
- 146 p. ; 12o.
- Marca (Vaso di fiori. Laetificat ubique) sul front.
. Segn.: A-F12ch1.
. Impronta - l-i- a,e, tico EnAn (3) 1635 (A).) -
Lomeri, Annibale,
Conuersione di Iacomo Tolomei per mezo di S. Caterina da Siena. In dramatica poesia; descritta dal dottore Annibale Lomeri nell'Accedemia [|] de' Filomati. Detto il Satirico (
In Firenze : per Volcmar
- [8], 102, [2] p. : ill. ; 8o.
- La c. A2 segnata A1.
-
- Pubblicata intorno al 1610
- Segn.: A4 B-G8 H4
- Impronta - h'no leri i,ra InLa (3) 1610 (Q).)