Quando ancora la scienza moderna non conosceva adeguate difese chimiche, due illustri scienziati, Pio Mantovani e Filippo Cintolesi ( in un testo di Elementi di Scienze Naturali, Livorno, 1894, p. 111 e seguenti) diedero, con le proposte di intervento necessario, la seguente definizione della FILOSSERA o FILLOSSERA (dal greco="foglia secca"): "La FILOSSERA (Philoxera vastatrix) è un insetto piccolissimo,
ordinariamente privo d'ali, che vive sotterra sulle radici
della vite. E' di colore giallo verdognolo ed alla bocca ha un
rostro forte, che infigge nelle radici e da esse, poi, col rostro
stesso, succhia il nutrimento. E' dannosissima soprattutto pel
suo rapido moltiplicarsi, poiché tutte le filossere prive d'ali, che stanno sotterra, depongono da 30 a 40 uova, che tosto si, schiudono dando altre filossere eguali, atte a riprodursi dopo pochi giorni .
Sul finire dell'estate alcune FILOSSERE [della cui calamitosa invasione in Europa è utile qui proporre la STORIA] delle radici mettono
4 ali larghe e sottili, e dopo
tale trasformazione escono di
terra e vanno a deporre 2 o 3
uova sotto le foglie della vite
. Ciò avviene quasi sempre in settembre, e dopo 8 o
10 giorni tali uova si sviluppano, producendo nuovi insetti
a sesso distinto che subito si
accoppiano. Indi ciascuna femmina depone fra le
screpolature della corteccia un solo uovo, che si chiama
ibernante,
perché si schiude soltanto a
primavera, producendo una Filossera senz'ali (attera) e senza sesso distinto, di quelle proprie alle radici. Infatti va tosto sotterra ed incomincia le numerose generazioni degli insetti atteri, tanto dannosi alla pianta.
La Filossera è originaria dell'America, donde, a quanto pare, fu portata in Francia nel 1863 con viti americane. Rapidamente si diffuse, e già nel 1868 molti vigneti di Francia ne erano invasi ed in gran parte distrutti. Dalla Francia ben presto si estese nella Svizzera, nella Germania, nella Spagna ed in Italia, portando ovunque danni immensi. Varii furono i rimedi proposti ed esperimentati per distruggerla, ma con
n scarso profitto; e forse il solo rimedio che resta per salvare uno dei maggiori prodotti agricoli dalla completa distruzione, sembra quello di sostituire alle viti nostre alcune specie di viti d'America poco danneggiate da quest'insetto. Su tali viti poi si dovrebbe fare innesto delle migliori qualità nostrali non essendo il frutto delle
rutto delle viti americane adatto alla fabbricazione del vino.