Informatizzazione di B. Durante

NICOLAS FLAMEL [di cui a titolo documentario si riproduce lo PSEUDOTESTAMENTO ] è reputato il più grande alchimista di Parigi: egli vide la luce a Pontoise nel 1330 da una famiglia di modeste condizioni ma tuttavia fu in grado di portare a termine studi piuttosto approfonditi, riuscendo ad abilitarsi alla professione di notaio e pubblico scrivano.
Si trasferì da giovane a Parigi ove potè fruire di una clientela costituita di nobili e ricchi commercianti attratti dal fascino della sua intelligenza: contestualmente si affermò pure come libraio e disegnatore, prendendo a commerciare in libri e manoscritti, anche di notevole rarità.
Finalmente conobbe l'agiata dama Perrenelle Lethas che nutriva specifici interessi per l' alchimia, una scienza alla quale, specialmente dopo il matrimonio con lei, Flamel si convertì assolutamente.
Leggenda e aneddoti i intersecano nella vita di Flamel.
Nicolas nel 1357 acquistò da un anziano rabbino di nome Nazard uno strano manoscritto, caratterizzato da figure emblematiche, la cui stesura era attribuita a Abraham l'ebreo, principe, sacerdote, levita, astronomo e filosofo della nazione israelita dispersa in Gallia dall'ira di Dio.
Il breve manoscritto, composto di 21 pagine, si rivelò indecifrabile quasi a convalidare i contenuti di un sogno profetico avuto da Flamel prima dell'acquisto: un angelo fiammeggiante gli avrebbe preannunziato in una visione onirica tale acquisto ed un lunghissimo lavoro prima di riuscire a decifrare il contenuto del volume.
Ogni notte, alla poca luce di una candela, Flamel si sforzò di apprendere la chiave di interpretazione di quella scrittura che gli avrebbe dovuto rivelare i segreti dell'alchimia e della PIETRA FILOSOFALE.
Non riuscendo a trovare alcuna soluzione Flamel scelse di recarsi in Galizia al Santuario di S. Giacomo di Compostela: ufficialmente egli giustificò tale viaggio con l'auspicio di ricevere un'illuminazione da Dio ma, più nascostamente, coltivando la speranza di incontrare in area iberica qualche erudito ebreo capace di soccorrerlo nella decrittazione di quella strana opera.
I voti di Flamel vennero esauditi in quanto nel contesto di quella spedizione egli incontrò il maestro Chances, cabalista convertito alla religione cristiana il quale, poco prima di morire, secondo la tradizione avrebbe rivelato al suo interlocutore una parte dell'opportuna chiave di interpretazione.
Stando alle cronache, tornato a Parigi, FLAMEL avrebbe impiegato però ancora tre anni prima di giungere ad un'effettiva comprensione del TESTO e delle sue FIGURAZIONI: questa sarebbe avvenuta nel 1382.
Per accettare siffatte postulazioni è necessario dare credito ai resoconti lasciati dallo stesso Flamel.
Stando al resoconto [vedi qui INTRODUZIONE - CAPITOLO I - II - III - IV - V - VI - VII del Libro dei Geroglifici] lasciato dallo stesso Flamel, all'affresco che egli fece eseguire entro una cappella del cimitero degli Innocenti (presso le cui mura egli aveva lavorato agli inizi della sua carriera), all'EPIGRAFE ED ALLE FIGURAZIONI DELLA PIETRA TOMBALE che fece preparare per sè e per la moglie nella chiesa di St-Jacques-La-Boucherie (la lapide si trova attualmente al museo di Cluny) si ricava il giudizio che a partire del 1382 Flamel e sua moglie fossero riusciti a decifrare il manoscritto, riuscendo a convertire il mercurio in argento ed in oro.
Di tale straordinaria capacità, stando sempre alle menzionate fonti, i due coniugi si sarebbero serviti non tanto per arricchirsi (cosa che comunque di fatto avvenne) ma soprattutto allo scopo di elargire grosse sovvenzioni a chiese, ospedali, istituzioni benefiche e religiose, direttamente a centinaia di senzatetto ospitati e sfamati nelle oltre 70 case acquistate dai due coniugi in Parigi e nei dintorni della capitale francese.
L'11 settembre 1397 Parnelle si spense e nel 1407 Nicolas fece erigere un' ABITAZIONE DALL'ALTO FASTIGIO (qui in una fotografia antiquaria) in rue de Montmorency ove tuttora sorge tra moderni palazzi: qui l'alchimista continuò a rendersi distributore di benefici per i poveri.
Nel 1417 egli sarebbe poi riuscito a completare la sua GRANDE OPERA cioè ad avere tra le mani la PIETRA FILOSOFALE: morì, poco dopo, il 22 marzo 1418 ed ai suoi funerali il corteo fu caratterizzato da un seguito di miserabili e diseredati.
Dopo la scomparsa dell'alchimista presero a fiorire le leggende su di lui come sulla moglie.
Ad esempio ancora in pieno XVII secolo tra i dotti europei correva la voce che i due coniugi vivessero, immortali in Medio Oriente e che di conseguenza fossero stati apparenti tanto il decesso della donna quanto la morte di Flamel: al riguardo si è soliti identificare, nel volume seicentesco Mutus Liber trattante le fasi essenziali della "ricerca dell'oro filosofale", con Flamel e la di lui moglie i due alchimisti, uomo e donna, in esso raffigurati.
Logicamente in una storia tanto strana, e tanto recuperata dalla narrativa, vero e falso finiscono per intrecciarsi in maniera inesplicabile: ad esempio della presenza dei due coniugi si fece cenno ancora nel 1761 -in merito ad una loro apparizione all'Opéra di Parigi- per aggiungere subito che contro di essi si sarebbero portati i Rosacroce, tormentati dall'invidia e resisi colpevoli della morte definitiva della moglie di Flamel (in merito al misterioso libro le versioni sono altrettanto complicate: fra queste una narra che il testo si sia salvato in forza del testamento di Flamel per cui sarebbe pervenuto quindi ad un nipote dello stesso...è comunque certo che dello strano manoscritto null'altro più si è conosciuto)












Testamento di Nicholas Flamel
[ Londra: Stampato da J. e E. Hodson… e venduto dall’Editore. 1806 in Francese ed Inglese su pagine a fronte.]
Il testo è forse un’invenzione successiva ma non esente di interesse documentario.
Il manoscritto del “Testamento” benché citato nella bibliografia alchemica di Borel è al momento irreperibile.
Venne forse redatto in Francia nel XVIII secolo, una volta rinata la curiosità intellettuale verso Flamel.
La serie di sette
FIGURAZIONI in esso incise costituiscano una speculare riproduzione delle originali del Libro di Abramo l’Ebreo, che Nicolas Flamel avrebbe acquistato nel XIV secolo e da cui sarebbe stato indotto alla ricerca dei segreti alchimici.
Non si sono rinvenuti pregressi manoscritti di queste figure, ma ne esistono belle riproduzioni colorate, datate da fine XVII a XVIII secolo.
Le figure hanno talora ordine differente a quello registrato nel testo del libro.
1. Io Nicholas Flamel, uno scrivano di Parigi, nell’anno 1414, nel regno del nostro grazioso Principe Carlo VI, che Dio lo preservi; e dopo la morte della mia fedele compagna Perrenella, è pervaso dal desiderio e dalla delizia, in rimembranza di lei, ed in tuo favore, caro nipote, di porre per iscritto l’intero magistero del segreto della Polvere dell’Opera, o della Tintura Filosofica, che Dio ha voluto impartire a questo suo servo molto insignificante, e che io ho scoperto, come anche tu scoprirai, agendo nel modo che sto per dirti.
2. E per questa ragione non dimenticare di pregare Dio affinché ti assista nella comprensione della ragione della verità della natura, che vedrai in questo libro, dove ho scritto tutti i segreti, parola per parola, foglio per foglio, e come anche io ho fatto e realizzato con la tua cara zia Perrenella, che ancora dolorosamente rimpiango.
3. Presta attenzione prima di iniziare a lavorare, per cercare la giusta via, come un uomo saggio. La ragione della natura è il Mercurio, Sole e Luna, come ho detto nel mio libro, in cui si trovano quelle figure che tu hai visto negli archi degli Innocenti a Parigi. Ma ho sbagliato grandemente dai 23 anni e mezzo in avanti, nel lavorare senza essere capace di sposare la Luna, che è il mercurio, al Sole, ed estrarre da essi il composto seminale che è un veleno letale; perché allora ero ignaro dell’agente, o mediano, necessario a fortificare il Mercurio: perché senza questo agente, il Mercurio è come acqua fresca.
4. So in quale modo il Mercurio deve essere fortificato per mezzo di un agente metallico, senza il quale esso non potrà mai penetrare nella pancia del Sole e della Luna; dopo di ciò esso deve essere indurito, e ciò non può essere realizzato senza lo spirito solforoso dell’oro o argento. Tu dovrai pertanto prima dischiuderli con un agente metallico, che è come dire con il Saturnia reale, ed in seguito potrai attuare il Mercurio per un tramite filosofico, e potrai in seguito per mezzo di questo Mercurio, dissolverlo in un oro liquoroso e Luna, e trarre dalla loro putrefazione il liquido generativo.
5. E tu sai, che non esiste altra via o mezzo per lavorare in quest’arte, se non quello che io do a te parola per parola; un’operazione, salvo che sia insegnata nel modo in cui io la insegno a te, affatto facile da realizzare, ma che al contrario è molto difficile da scoprire.
6. Credi fermamente che l’intera industria filosofica consista nella preparazione del Mercurio dei saggi, perché in esso si trova tutto quanto noi andiamo cercando, e che è sempre stato cercato da tutti gli uomini giudiziosi; e che noi, non più di loro, abbiamo niente senza questo Mercurio, preparato con Sole o Luna: perché senza questi tre, non c’è niente nel mondo intero capace di compiere la citata tintura filosofica e medicinale. E’ importante quindi che noi impariamo ad estrarre da essi il seme vivente e spirituale.
7. Cerca pertanto nient’altro che il Sole, la Luna ed il Mercurio, preparati da un’industria filosofica, che non bagna le mani ma il metallo, e che ha in sé un’anima di metallo solforoso, nominativamente, la luce infuocata dello zolfo. E in modo che tu non possa deviare dal giusto cammino, dedica i tuoi sforzi ai metalli; perché in quel luogo il citato zolfo si può trovare in tutti; ma tu lo troverai facilmente, persino quasi simile all’oro, nelle caverne e profondità di Marte, che è il ferro, e di Venere, che è il rame, più o meno nell’uno come nell’altro; e se tu vi presterai attenzione, questo zolfo ha persino il potere di sfumare l’umida e fredda Luna, che è fine argento, nel puro giallo e buon Sole; ma questo deve essere fatto da un tramite spirituale, che è la chiave che apre tutti i metalli, come sto per farti conoscere. Impara pertanto, che tra i minerali ve n’è uno che è un ladro, e mangia tutto eccetto il Sole e la Luna, che conoscono il ladro molto bene; perché quando egli li ha nella sua pancia, è capace di preparare il mercurio, come ti farò sapere a breve.
8. Pertanto non deviare dalla giusta via, ma fidati delle mie parole, e quindi dedicati molto alla pratica, che sto per mostrare a te, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
La pratica.
9. Prendi in primo luogo il più grande dei primogeniti di Saturno, non il volgare, 9 parti; della sciabola del Dio della Guerra, 4 parti. Poni quest’ultimo in un crogiuolo, e quando esso arriva a sciogliersi in colore rossiccio, versa insieme le 9 parti di Saturno, ed immediatamente questo renderà il resto rosso. Pulisci accuratamente il sudiciume che sale alla superficie del saturnio, con salnitro e stibiato, quattro o cinque volte. L’operazione sarà stata svolta correttamente quando tu vedrai sulla materia un segno astrale simile ad una stella.
10. Così è fatta la chiave e la sciabola che apre e taglia tutti i metalli, ma principalmente il Sole, la Luna e Venere, che esso mangia, divora e custodisce nella sua pancia; e per questo mezzo tu sei sulla retta via di verità, se hai operato propriamente.
Poiché questo Saturnia è l’erba reale trionfante, è un piccolo re imperfetto, che noi solleviamo per mezzo di un artificio filosofico al grado dei più grandi gloria e onore. Ed è anche la regina, perché deve essere detto che la Luna è la moglie del Sole: è per questo sono entrambe maschio e femmina, ed il nostro ermafrodita Mercurio. Questo Mercurio o Saturnia è rappresentato nelle prime sette pagine del libro di Abramo l’Ebraico, per mezzo di due serpenti che circondano un bastone d’oro. Prenditi cura di preparare una sufficiente quantità di esso, perché molto è richiesto, circa 12 o 13 libbre di esso, e perfino di più, secondo che tu desideri lavorare su piccola o larga scala.
11. Sposa quindi il giovane dio Mercurio, che è come dire il mercurio che è con esso, che è il Mercurio filosofico, che tu potrai ottenere per mezzo di lui e fortificare il citato mercurio fluente, sette o perfino dieci o undici volte con il detto agente, che è chiamato la chiave, o una sciabola di acciaio affilato, affinché esso tagli, divida e penetri tutti i corpi dei metalli. Allora tu avrai la doppia e tripla acqua rappresentata dall’albero delle rose nel libro di Abramo l’Ebreo, che sorge ai piedi di una quercia, nominativamente la nostra Saturnia, che è la chiave reale, e va a precipitare se stesso nell’abisso, come dice lo stesso autore, che significa, nel ricevente, adattato al collo della storta, dove il doppio mercurio getta se stesso per mezzo di un fuoco conveniente.
12. Ma qui si trovano ostacoli e difficoltà insuperabili, a meno che Dio non riveli il suo segreto, o un maestro te lo insegni. Perché Mercurio non si sposa con il Saturnia reale se non si riesce a trovare un mezzo segreto per unirli: perché a meno che tu sappia l’artificio per cui quest’unione e pace sono effettuate tra questi menzionati argenti-vivi, tu non farai nulla a questo proposito. Non vorrei nasconderti niente, mio caro nipote, ti dico pertanto che senza il Sole o la Luna questo lavoro non ti profitterà niente. Tu devi pertanto fare sì che questo vecchio, o vorace lupo, divori l’oro o l’argento nel peso e misura che sto per dirti. Ascolta pertanto le mie parole, e non potrai sbagliare, come io ho fatto, in quest’opera. Ho detto, infatti, che tu devi dare oro da mangiare al nostro vecchio dragone. Ricorda come bene devi operare. Perché se tu darai solo poco oro al Saturnia disciolto, l’oro è per questo dischiuso, ma il mercurio non prenderà; e qui si verifica un’incongruità che non è affatto conveniente. Ho a lungo e con fatica lavorato a quest’afflizione, prima di trovare il modo di riuscirvi. Se pertanto tu darai a lui molto oro, l’oro non sarà abbastanza dischiuso né disposto, ma allora esso prenderà il mercurio, e saranno entrambe sposati. Così i mezzi sono scoperti. Conserva questo segreto, perché è l’intero, e neppure affidalo alla carta, o a qualsiasi altra cosa possa essere vista. Perché potremmo diventare la causa di un grande danno. Ti do sotto il sigillo di segretezza e della tua coscienza, per l’amore che ho per te.
13. Prendi quindi dieci once del rosso Sole, che è come dire, molto fine pulito e purificato nove o dieci volte per mezzo del solo vorace lupo: due once di Saturnia reale; scioglilo in un crogiuolo, e quando sarà sciolto, versalo nelle dieci once di oro fine; sciogli questi due insieme, e mischialo con carbonella intiepidita. Quindi otterrai che l’oro sia un po’ dischiuso. Versalo su una lastra di marmo o in un mortaio di ferro, riducilo in polvere, polverizzalo bene con tre libbre di mercurio. Fallo allora quagliare come formaggio, nel polverizzarlo e lavorarlo ancora e ancora: lava questa amalgama con pura acqua comune che sgorga chiara, fino a che l’intera massa appaia chiara e bianca come la raffinata Luna. La congiunzione della Luna con il reale Saturnia dorato si può considerare effettuata, quando la massa è soffice al tocco come burro.
14. Prendi questa massa, che dovrai gentilmente asciugare con lino o fini bendaggi, con grande cura: questo è il nostro piombo, e la nostra massa del Sole e della Luna, non il volgare, ma il filosofico. Ponilo in una buona storta di terracotta, ma molto meglio di acciaio. Poni la storta in una fornace, ed adattala a ricevere il fuoco per gradi. Due ore dopo aumenta il tuo fuoco così che il Mercurio possa passare nel ricevitore: questo Mercurio è l’acqua del fiorente albero delle rose; è anche il sangue degli innocenti massacrati nel libro di Abramo l’Ebreo. Puoi ora supporre che questo Mercurio ha mangiato un poco del corpo del re, e che esso avrà molta più forza per dissolvere l’altra parte di esso, di qui in avanti, che sarà più coperto dal corpo del Saturnia. Tu sei ora asceso al grado o scalino della scala dell’arte.
15. Togli le feci dalla storta; scioglili in un crogiuolo in un fuoco forte: versali allora in quattro once del Saturnia, (e) nove once del Sole. Allora il Sole si espande nelle dette feci, e si dischiude molto più che la prima volta, come il Mercurio ha più vigore che prima, avrà la forza e la virtù di penetrare l’oro, e di mangiare più di esso, e di riempire la sua pancia con esso per gradi. Opera adesso come all’inizio; sposa il menzionato Mercurio, più forte un grado, con questa nuova massa e vedi di sfarinare il tutto insieme; essi si prenderanno come burro e formaggio; lavali e sfarinali ancora diverse volte, fino a che la nerezza sia andata via: asciugali come detto prima; poni il tutto nella storta, e opera come hai fatto prima, per la durata di due ore, con un fuoco debole, e quindi forte, sufficiente a fare scorrere e fare sì che il Mercurio precipiti nel ricevente, allora tu avrai il Mercurio ancora più attuato, e allora sarai asceso al secondo grado della scala filosofica.
16. Ripeti lo stesso lavoro, versando nel Saturnia in misura dovuta, cioè per gradi, ed opera come prima, fino a che avrai raggiunto il decimo scalino della scala filosofica; quindi prendi il tuo resto. Perché il già citato Mercurio è infiammato, attuato, completamente ingrossato e pieno di zolfo maschio, e fortificato con il succo astrale che era nella profonda coppa dell’oro e del nostro dragone saturnino. Stai sicuro che sto ora scrivendo per te le cose che nessun filosofo ha mai dichiarato o scritto. Perché questo Mercurio è il meraviglioso caduceo, del quale i saggi hanno tanto a lungo parlato nei loro libri, e che attestano abbia in sé il potere di compiere l’opera filosofica, e loro dicono la verità, come ho potuto costatare di persona, per mezzo di esso solo tu sarai in grado di farlo da te, se sarai così disposto: perché questo non è nient’altro che la materia adiacente e la radice di tutti i metalli.
17. Ora che è fatta e compiuta la preparazione del Mercurio, adatto e capace di dissolvere nella sua natura oro e argento, per ottenere naturalmente e semplicemente la Tintura Filosofica, o la polvere che trasforma tutti i metalli in oro e argento.
18. Alcuni credono di avere compiuto l’intero magistero, quando essi hanno preparato il celestiale Mercurio; ma sono grandemente ingannati. Per questa ragione trovano ostacoli prima di cogliere la rosa, per volere di comprensione. E’ vero, infatti, che essendo loro arrivati a conoscere il peso, il regime del fuco, e del modo fruibile, non hanno molto altro da fare, e non potrebbero fallire nemmeno se potessero. Ma in quest’arte esiste un modo di lavorare. Impara pertanto e osserva bene come operare, nel modo che sto per dirti.
19. Nel nome di Dio, dovrai prendere il tuo Mercurio inanimato nella quantità che ti piace; allora lo porrai in un vaso di vetro per se stesso; o due o quattro parti del Mercurio con due parti del Saturnia dorato; che è come dire uno del Sole e due dei Saturnia; il tutto finemente congiunto come burro, lavato, pulito e asciugato; e tu illuminerai il tuo vaso con la luce della conoscenza. Ponilo in una fornace di calde ceneri al grado del calore di una gallina seduta sulle sue uova. Lascia questo detto Mercurio così preparato che ascenda e discenda per lo spazio di 40 o 50 giorni, fino a che vedrai che formerà nel tuo vaso uno zolfo bianco o rosso, chiamato sublimazione filosofica, che sfocerà dai resti del detto Mercurio. Tu raccoglierai questo zolfo con una piuma: è il Sole vivente e la Luna vivente, che il Mercurio ha scacciato da sé.
20. Prendi questo zolfo bianco o rosso, trituralo in un mortaio di vetro o marmo, e versa su esso, in modo scrosciante, una terza parte del suo peso del Mercurio dal quale questo zolfo è stato tratto. Con questi due crea una pasta come burro: metti ancora questa mistura in un bicchiere ovale; posalo su una fornace su un gentile fuoco di ceneri, tiepido, e disposto con industria filosofica. Tienilo in cottura fino a che il detto Mercurio sia mutato in zolfo, e durante tale cottura, vedrai meravigliose cose nel tuo vaso, che è come dire, tutti i colori che esistono nel mondo, che tu non potrai ammirare se non elevando il tuo cuore a Dio in gratitudine per un così grande regalo.
21. Quando avrai ottenuto questo rosso porpora, dovrai raccoglierlo: perché allora la polvere alchemica sarà stata fatta, tramutando ogni metallo in oro fine e massiccio, che potrai moltiplicare bagnandolo come hai già fatto, triturandolo con Mercurio fresco, cocendolo nello stesso vaso, fornace e fuoco, ed il tempo sarà molto più corto, e la sua virtù dieci volte più forte.
22. Questo è quindi l’intero magistero fatto con il solo Mercurio, che alcuni non credono sia vero, perché sono tutti deboli e stupidi, ed incapaci di comprendere questo lavoro.
23. Se tu desiderassi operare in un’altra maniera, prendi del Sole fine in fine polvere o in fogli molto sottili: forma una pasta di essi con 7 parti del tuo Mercurio filosofico, che è la nostra Luna: ponili entrambe in un bicchiere ovale ben pulito; ponilo in una fornace; dai un fuoco molto forte, che è come dire, come dovessi fondere l’acciaio; perché allora tu avrai trovato il vero regime di fuoco; e lascia che il tuo Mercurio, che è il vento filosofico, ascenda e discenda sul corpo dell’oro, che esso mangia per gradi, e porta nella sua pancia. Cuocilo fino a che oro e Mercurio non saliranno e scenderanno più, ma rimarranno entrambe quieti, e allora pace e unione saranno effettive tra i due dragoni, che sono fuoco e acqua entrambe insieme.
24. Allora vedrai nel tuo vaso una gran nerezza come di terra mischiata, che è il segno della morte e della putrefazione dell’oro, e la chiave dell’intero magistero. Fai sì che resusciti allora cocendolo, e non stancarti di cuocerlo: nel corso di questo periodo prenderanno luogo diversi cambiamenti, la materia passerà attraverso tutti i colori, il nero, il colore della cenere, il blu, il verde, il bianco, l’arancio, e finalmente il rosso come è rosso il sangue o il papavero selvatico: punta solo all’ultimo colore, perché il vero zolfo, e la polvere alchemica. Non dico niente precisamente riguardo al tempo; perché dipende dall’industria dell’artista; ma tu non potrai fallire, lavorando come ti ho mostrato.
25. Se tu sei disposto a moltiplicare la tua polvere, prendine una parte, e bagnala con due parti del tuo Mercurio animato; rendilo una pasta soffice e morbida; ponilo in un vaso come hai già fatto, nella stessa fornace e fuoco, e cuocilo insieme. Il secondo giro della ruota filosofica sarà fatto in meno tempo che il primo, e la tua polvere avrà dieci volte maggiore forza. Lascia che la ruota giri ancora fino ad un migliaio di volte, e anche più se tu così vorrai. Avrai allora un tesoro senza prezzo, superiore a tutto quello che è nel mondo, e tu non potrai desiderare niente di più, perché avrai entrambe salute e ricchezza, se le userai propriamente.
26. Tu hai ora il tesoro di tutta la felicità del mondo, che io, un povero rustico di campagna di Pointoise, ho compiuto tre volte a Parigi, nella mia casa, nella strada des Ecrivains, presso la Cappella di St.Jacques de la Boucherie, e che io Flamel do a te, per l’amore che nutro per te, l’onore di Dio, per la Sua gloria, per la preghiera del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Il corrispondente Francese [che ha offerto la versione Francese all’editore per la traduzione in Inglese per questa pubblicazione del 1806] aggiunge: “Questo è quel che ho trovato alla fine del Manoscritto” Essi asseriscono che l’originale di questo lavoro è stata scritta ai margini della pelle di un Libro di Salmi, nella scrittura autentica di Nicholas Flamel, in favore di suo nipote. Il processo era scritto in cifre, per meglio mantenere il segreto. Ogni lettera era formata in quattro modi differenti, così per creare l’intero alfabeto sono state impiegate 96 lettere. Padre Pernetti e Monsieur de Saint Marc hanno decifrato questo scritto con molta difficoltà. M.de St. Marc era sul punto di lasciare; ma Padre Pernetti, che aveva già trovato le vocali, lo incoraggiò ad andare avanti, e riuscirono finalmente nell’impresa, con completo successo, attorno all’anno 1758.














I geroglifici di Flamel
Introduzione
Autore: Flamel, Nicholas
I Geroglifici Di Flammel.
[His Exposition of the Hieroglyphicall Figures which he caused to bee painted upon an Arch in St. Innocents Church-yard, in Paris Londra, 1624 ("La Sua Esposizione delle Figure Geroglifiche che si trovavano dipinte sopra un Arco nel Cimitero presso la Chiesa di Sant’Innocenzo, a Parigi") = collazione con Flamel, Nicolas, Il libro delle figure geroglifiche ; Il sommario filosofico ; Il desiderio desiderato / preceduto da un'introduzione di Rene Alleau e da uno studio storico su Nicolas Flamel di Eugene Canseliet e seguiti da una postfazione di Stefano Andreani ; traduzione dell'originale francese di Barbara Turco, Roma : Edizioni mediterranee, 1979 ]

La Spiegazione delle Figure geroglifiche.
Poste da me, Nicholas Flammel, notaio, nel Cimitero della Chiesa degli Innocenti, nel quarto Arco, entrando dal grande portale di St. Dennis Street, e prendendo la via lungo la destra.
INTRODUZIONE
Anche se io, ["scrive"] Nicholas Flammel, Notaio, e residente in Parigi, in questo anno mille e tre cento quaranta e nove, e dimorando nella mia casa nella strada dei Notai, presso la Cappella di St. James dei Martiri; anche se io, dico, ho imparato un poco di latino, per i pochi mezzi dei miei Genitori, che nonostante questo erano, per coloro che mi invidiano maggiormente, persone di provata onestà; ancora per Grazia di Dio, e l’intercessione dei beati Santi del Paradiso di entrambe i sessi, e principalmente di St. James di Galizia, (Anche se io) non ho voluto la comprensione del Libro dei Filosofi, in lui ho imparato i loro così nascosti segreti. E per questa ragione, non ci sarà un momento della mia vita in cui io ricorderò quest’alto bene, e, sulle mie ginocchia (se il luogo mi permetterà di farlo) o in altro modo, nel mio cuore e con tutta la mia affezione, non renderò grazie a questo Dio sommamente benigno, che non sopporta che i figli dei giusti elemosinino porta a porta, e non abbandona coloro che perdutamente credono alla sua benedizione. Nel frattempo, dunque, a me, Nicholas Flammel, Notaio, dopo la morte dei miei Genitori, nel dedicarmi all’Arte della Scrittura, mediante redazione di Inventari, stesure di bilanci, e calcolo delle spese di Tutori e Pupilli, capitò tra le mani per la somma di due fiorini, un Libro dorato, molto antico e grande. Non era fatto di Carta, né di Pergamena, come gli altri Libri sono soliti essere, ma solo di delicate cortecce (come mi sembrò) di alberi giovani e teneri. La copertina era d’ottone, ben saldato, tutto inciso con lettere, o strane figure; e per la mia parte io credo potrebbero ben essere stati Caratteri Greci, o qualche simile antico linguaggio. Sono sicuro, non avrei potuto leggerlo, e so bene che non erano esse né lettere della lingua Latina né della Gallia, perché di esse noi comprendiamo un poco. E per quel che era al suo interno, le pagine di corteccia o buccia erano incise, e scritte, con tale mirabile diligenza, con una punta di Ferro, in chiare e delineate lettere Latine, colorate. Esso conteneva tre volte-sette fogli, perché così erano contate nella parte alta dei fogli, e sempre ogni sette fogli ve n’era uno senza alcuna scrittura; ma, invece per questo, sopra il primo settimo foglio, era dipinto un Bastone e Serpenti che s’inghiottivano. Nel secondo settimo, una Croce ove era crocifisso un Serpente; e nel terzo settimo vi era dipinto il Deserto, o Distesa Desolata, nel mezzo del quale scorrevano acque da molte chiare fontane, e da cui si generava un gran numero di Serpenti, che correvano da una parte all’altra.
Sul primo dei fogli era scritto in grande Lettere Maiuscole d’Oro: Abramo L’Ebreo, Principe, Sacerdote, Levita, Astrologo, e Filosofo, alla Nazione degli Ebrei, per l’Ira di Dio disperso tra i Galli, manda Salute.
In seguito esso era riempito con grandi esecrazioni e maledizioni (con questa parola Maranatha, che vi era spesso ripetuta) contro ogni persona che avesse posato il suo sguardo su di esso se non fosse stato un Sacerdote o un Notaio. Colui che mi vendette questo Libro non sapeva quale fosse il suo valore, non più di me quando lo acquistai; credevo fosse stato rubato o preso dal miserabile Ebreo; o trovato nascosto in qualche parte dell’antico luogo della sua dimora. All’interno del Libro, nel secondo foglio, egli confortava la sua Nazione, invitandola ad abbandonare i vizi, e sopra di tutti, l’Idolatria, attendendo con dolce pazienza l’arrivo del Messia, che avrebbe posto nel nulla tutti i Re della Terra, e regnato con la sua gente in eterna gloria. Senza dubbio si trattava di un uomo molto saggio e giudizioso. Nel terzo foglio, e in tutte le altre scritture che seguivano, per aiutare la sua nazione Prigioniera a pagare il tributo all’Imperatore Romano, e per fare altre cose, delle quali non parlerò, egli gli insegnava in parole comuni la trasmutazione dei Metalli; egli dipinse il Vaso lato per lato, e li avvisò dei colori e di tutto il resto, escluso il primo agente, del quale non pronunciava una sola parola; ma solo (com’egli dice) nel quarto e quinto foglio egli avrebbe raffigurato l’insieme, e lo raffigurò, infatti, con grande abilità e perizia: ma nonostante fosse bene ed intelligentemente raffigurato e dipinto, nessun uomo avrebbe potuto essere capace di comprenderlo senza essere stato esperto nella loro Cabala, che andava per tradizione, e senza aver studiato accuratamente i loro libri. Il quarto ed il quinto foglio, pertanto, erano senza scritture, e pieni di belle figure illuminate, o come se fossero illuminate, perché il lavoro era veramente squisito. Primo, egli dipinse un giovane uomo con le ali sulle sue spalle, che teneva in mano un bastone Caduceo, con intrecciati due Serpenti, con cui batteva un elmetto che gli copriva la testa.
Egli sembrava, a mio umile avviso, essere il Dio Mercurio dei Pagani: contro di lui arrivava correndo e volando ad ali spiegate, un grande vecchio uomo, che aveva legata sulla testa una clessidra, e che nella sua mano reggeva una falce (o roncola) come la Morte, con la quale, in modo terribile e furioso, avrebbe tagliato via i piedi di Mercurio. Sull’altro lato del quarto foglio, egli dipinse un bel fiore sulla cima di una montagna altissima, scosso dal vento del Nord; esso aveva la parte inferiore blu, i fiori bianchi e rossi, le foglie che splendevano come oro fino: e, attorno, i Dragoni e Grifoni del Nord facevano i loro nidi e dimora.
Sul quinto foglio vi era una bellissima pianta di Rose, fiorita nel mezzo di un dolce Giardino, cresciuta dalla spaccatura di una Quercia; ai piedi di essa gorgogliava una fontana d’acque molto chiare, che correva via lungo fino ad un fosso, nonostante prima passasse attraverso le mani di un numero infinito di persone, che scavavano nella terra per cercarla; ma poiché erano ciechi, nessuno di loro la riconosceva, eccetto qua e là chi ne considerava il peso.
Sull’ultimo lato del quinto foglio, vi era un Re, con una grande Spada, che faceva uccidere in sua presenza da alcuni Soldati una moltitudine di Infanti, le cui Madri piangevano ai piedi degli impietosi Soldati; il sangue di questi Infanti veniva poi raccolto dai Soldati, e messo in un grande recipiente, all’interno del quale il Sole e la Luna venivano per bagnarsi. E poiché questa Storia intende rappresentare la parte principale della strage degli Innocenti perpetrata da Erode, e poiché in questo Libro ho imparato la più gran parte dell’Arte, questa è una delle ragioni per cui ho posto nel loro Cimitero, i Simboli Geroglifici di questa scienza segreta. E così potrete vedere quello che si trova nei primi cinque fogli. Non vi rappresenterò quel che era scritto in un Latino buono ed intelligibile, in tutti gli altri fogli scritti, o Dio mi punirebbe per questo; poiché commetterei una meschinità più grande di quella di chi (come ho detto) si augura che tutti gli uomini del Mondo abbiano una sola testa, che egli possa tagliar via con un sol colpo. Avendo con me, infatti, questo saggio libro, non ho fatto nient’altro di giorno e di notte che studiarlo, comprendendo molto bene tutte le operazioni che vi erano illustrate, ma il non sapere con che cosa la Materia dovesse cominciare, mi rendeva molto triste e sconsolato, e mi causava di esalare molti sospiri. Mia moglie Perrenella, che amo come me stesso, e che avrei successivamente sposato, era molto meravigliata da questo, e mi confortava e dolcemente mi chiedeva se potesse in qualche modo rendersi utile per risolvere i miei problemi. Non avrei potuto verosimilmente tenere a freno la mia lingua, e le dissi tutto, e mostrai a lei questo libro saggio; e lei, nello stesso istante in cui lo vide, ne fu grandemente impressionata come io stesso fui, e provò un estremo piacere dall’accarezzare le falde della copertina, gli intagli, le immagini e le raffigurazioni, malgrado comprendesse al riguardo poco quanto me; ancora fu un grande conforto per me parlarne con lei, e intrattenere me stesso, decidendo quello che avremmo fatto per avere l’interpretazione di esse. Alla fine, volli dipingere all’interno del mio Alloggio, nel modo in cui naturalmente mi fu possibile, tutte le figure ed i disegni del quarto e quinto foglio, che mostrai ai maggiori Eruditi di Parigi che, in ogni modo, non compresero più di me stesso: dunque dissi loro che quello che si trovavano davanti era il Libro che insegnava la Pietra dei Filosofi, ma la gran parte di loro si prendeva gioco di me e della Pietra benedetta, eccetto uno chiamato Maestro Anselmo, che era un laureato in Medicina, e studiava diligentemente nella sua Scienza. Egli aveva un gran desiderio di vedere il mio Libro, e non c’era niente al mondo che non avrebbe fatto per dargli un solo sguardo: ma io gli dissi sempre che non lo avevo; solo gli feci un’accurata descrizione del Metodo. Egli disse che il primo ritratto rappresentava il Tempo, che divora tutto; e che, secondo il numero dei sei fogli scritti, era richiesto lo spazio di sei anni, per perfezionare la Pietra; e quindi egli disse, che noi dobbiamo girare la clessidra e non vederlo più. E quando gli dissi che ciò non era raffigurato nei dipinti, ma serviva solo a mostrare ed insegnare il primo agente, (come era detto nel Libro), egli mi rispose che questa decozione per la durata di sei anni di spazio era, come infatti era, un secondo Agente; e certamente il primo Agente vi si trovava dipinto, sotto forma dell’acqua bianca e dirompente, che senza dubbio intendeva rappresentare l’Argento vivo, che non può essere fissato, né i suoi piedi tagliati, che è come dire, privarlo della sua volatilità, eccetto che per questa lunga decozione, nel più puro sangue dei giovani Infanti; perché in esso, essendo questo Argento Vivo stato unito con oro e Argento, veniva prima mutato con loro in una pianta come quella che era lì dipinta, e dopo, per corruzione, nei Serpenti; i quali Serpenti essendo allora completamente disidratati, e decotti al fuoco, si sarebbero ridotti in polvere d’oro, che sarebbe dovuta essere la Pietra. Questa era la causa alla quale, nello spazio di uno e venti anni, mi dedicai un migliaio di volte, ma mai con il sangue, che era meschino e malvagio: per questo trovai nel mio Libro che i Filosofi chiamano Sangue lo spirito minerale che si trova nei Metalli, principalmente nel Sole,nella Luna e in Mercurio, ad assemblare i quali, perciò, mi ero sempre impegnato; ancora queste interpretazioni per la maggior parte erano più sottili che vere. Non vedendo, in ogni caso, nelle mie opere, i segni a quel tempo scritti nel mio Libro, ricominciavo sempre da capo. Alla fine, avendo perso tutta la speranza di poter mai arrivare a comprendere queste figure, per mio ultimo rifugio, feci un voto a Dio e a san Giacomo di Galizia, per domandare l’interpretazione di loro a qualcuno dei Sacerdoti Ebrei in qualche Sinagoga Spagnola. Pertanto, con il consenso di Perrenella, partii portando con me l’Estratto delle Figure, avendo preso l’abito ed il bastone dei Pellegrini; nello stesso modo in cui mi potete vedere su questo Arco, nel Cimitero nel quale ho posto queste figure geroglifiche, dove ho anche raffigurato sul muro, su un lato e sull’altro, una Processione, nella quale sono rappresentati per ordine tutti i colori della Pietra, come essi vanno e vengono, con questa scrittura in francese: Una processione è molto gradita a Dio, se fatta in devozione. Questo è come fosse l’inizio del Libro di Re Ercole, che contiene i colori della Pietra, intitolato Iris, o l’Arcobaleno, in questi termini, La processione dell’opera: è molto piacevole alla Natura: la quale ho posto lì espressamente per i grandi eruditi che dovrebbero comprendere l’Allusione. Nello stesso modo, io dico, mi sono messo in cammino; e tanto ho fatto che sono arrivato a Montjoy, e dopo a St. James, dove con grande devozione ho compiuto il mio voto. Fatto questo, a Leon, al mio ritorno, ho incontrato un mercante di Bologna, che mi ha fatto conoscere un medico, un Ebreo di Nascita, poi divenuto Cristiano, che dimorava nella già citata Leon, ed era molto abile nelle Scienze superne, ed era chiamato Maestro Canches. Non appena ebbi mostrato a lui le figure del mio Estratto, egli ne fu affascinato e con grande meraviglia e gioia, domandò a me senza posa se potessi dargli alcuna notizia circa il Libro dal quale esse erano tratte! Gli risposi in Latino (quando mi pose la domanda) che speravo di avere alcune buone notizie riguardo al Libro, se qualcuno avesse potuto decifrare per me questi Enigmi. In quello stesso istante, trasportato da grande Ardore e gioia, cominciò a decifrare per me l’inizio. Ma, per essere brevi, egli fu ben contento di conoscere la notizia di dove il Libro si potesse trovare, ed io, a mia volta, felice di sentirlo parlare in quel modo; e certamente egli aveva udito molti discorsi riguardo al Libro, ma, (come disse) come si trattasse di una cosa irrimediabilmente perduta; così proseguimmo il nostro viaggio, e da Leon passammo a Oviedo, e da lì a Sansom, dove prendemmo la via del mare per arrivare in Francia. Il nostro viaggio era stato abbastanza fortunato, e fino ad arrivare in questo Regno, egli aveva interpretato per me la gran parte delle mie figure, e perfino sui piccoli punti e puntini egli trovò grandi misteri, che mi sembravano meravigliosi; ma quando arrivammo ad Orleans, quest’uomo colto cadde estremamente malato, essendo afflitto da eccessi di vomito, che rimasero ancora con lui per quello che aveva sofferto in Mare, ed era in tale continua paura che io lo lasciassi, che non poteva immaginare niente a parte questo. E anche se io ero sempre al suo fianco, ancora egli incessantemente mi chiamava; ma, insomma, egli morì alla fine del settimo giorno della sua malattia, per le quale ragione io fui molto contristato; ancora, non appena potei, ottenni di farlo seppellire nella Chiesa della Santa Croce ad Orleans, dove lui ancora riposa: Dio abbia la sua anima, perché morì da buon Cristiano. E sicuramente, se io non sarò raggiunto prima dalla morte, darò alla Chiesa una qualche rendita, affinché molte Messe siano dette per la sua anima ogni giorno. Egli che avrebbe voluto assistere al mio arrivo e vedere la gioia di Perrenella; lasciamo che vegli su di noi dall’alto, in questa Città di Parigi, sopra la porta della Cappella di San Giacomo dei Martiri, vicino per un lato alla mia casa, dove siamo entrambe dipinti: io che rendo grazie ai piedi di San Giacomo di Galizia e Perrenella ai piedi di San Giovanni, a cui lei aveva così spesso chiesto aiuto. Così, fu per la grazia di Dio, e l’intercessione della felice e sacra Vergine, ed i benedetti Santi Giacomo e Giovanni, che io seppi tutto ciò che desideravo, che è come dire, Il primo Principio, ancora non la loro prima preparazione, che è la cosa più difficile sopra tutte le cose del mondo. Ma alla fine ebbi successo, dopo tre anni o giù di lì di molti errori, durante i quali non feci che studiare e lavorare, così come tu puoi vedermi sopra quest’Arco, dove ho posto le mie Processioni sui due Pilastri di esso, ai piedi di San Giacomo e San Giovanni, sempre pregando Dio, con il mio Rosario tra le mani, leggendo attentamente il Libro, e recitando le parole dei Filosofi; dopo aver tentato e provato le diverse operazioni, per come le figuravo per le parole del Libro. Finalmente, trovai quello che desideravo, che presto riconobbi per il forte profumo e odore. Avendo questo, facilmente potei compiere l’Opera, perché, conoscendo la preparazione del primo Agente, e poi seguendo le indicazioni del mio Libro alla lettera, non avrei potuto sbagliare anche se avessi voluto. Quindi la prima volta che feci la proiezione fu sopra Mercurio, quando mutai mezza libbra, o poco più, in puro Argento, meglio di quello della Miniera, come notai, e feci altri tentativi molte altre volte. Questo accadde un Lunedì, il 17 di Gennaio, a mezzogiorno circa, nella mia casa, alla presenza della sola Perrenella, nell’anno della riparazione dell’umanità, il 1382. E in seguito, sempre seguendo il mio Libro, parola per parola, feci la proiezione della Pietra Rossa su una simile quantità di Mercurio, alla presenza similmente della sola Perrenella, nella stessa casa, il ventesimo quinto giorno dell’Aprile seguente, lo stesso anno, attorno alle cinque di sera; che io trasmutai veramente in quasi altrettanto Oro, meglio ancora sicuramente dell’Oro comune, più tenero e malleabile. Posso dirlo con verità, lo feci per tre volte, con l’aiuto di Perrenella, che comprese tutto il procedimento bene quanto me, poiché mi aiutò nelle mie operazioni; e senza dubbio, se l’avesse dovuto intraprendere da sola, avrebbe raggiunto la fine e la perfezione proprio come io feci. Avevo, in effetti, ottenuto già abbastanza dopo la prima Opera, ma provai un piacere eccessivamente grande, e una gran beatitudine nel vedere e contemplare l’Ammirevole opera della Natura all’interno del Vaso. Per farvi capire, quindi, come lo feci per tre volte, dovrete vedere questo Arco, e se avrete l’abilità per riconoscerli, tre fornaci, che sono servite per le nostre operazioni. Avevo paura, per molto tempo, che Perrenella non potesse nascondere la ragione vera della sua estrema gioia, che io misuravo con la mia, e che si lasciasse sfuggire qualche parola con le sue amiche del grande tesoro che possedevamo; perché la gioia estrema porta via il comprendonio, come il grande dolore; ma la bontà del più grande Dio non mi aveva solo colmato della benedizione, di darmi una moglie casta e saggia, perché lei era, in più, non solo capace di ragione, ma anche di fare tutto quanto era ragionevole, e più discreta e segreta di quanto non siano le donne normali. Soprattutto, lei era eccezionalmente devota, e per questo, vendendola senza speranza di figli, ed ora ben colpita dagli anni, ella cominciò, come io feci, a pensare a Dio, e dedicare noi stessi alle opere di Misericordia. A quel tempo quando scrissi questo Commentario, nell’anno mille e quattrocento e tredici, alla fine dell’anno, dopo la morte della mia fedele compagna, che io piangerò per tutti i giorni della mia vita; lei ed io avevamo già fondato, e sostenuto con rendite, 14 Ospedali nella città di Parigi; e avevamo costruito dal nulla tre Cappelle, che avevamo arricchito con grandi doni e beni; 7 Chiese, con molte riparazioni ai loro Cimiteri, accanto a quella che abbiamo fatto a Bologne, che non è molto meno che quella che abbiamo fatto qui. Non parlerò del bene che noi due abbiamo fatto a persone particolarmente povere, principalmente a vedove e poveri orfani, i cui nomi, se li dicessi, e raccontassi cosa feci per loro, a dispetto di ciò, la mia ricompensa mi sarebbe data in questo Mondo, (Matteo 6,1-4 «Badate di non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere da loro ammirati; altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque tu fai l'elemosina, non metterti a suonare la tromba davanti a te, come fanno gl'ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per averne gloria presso gli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando dunque tu fai l'elemosina, non metterti a suonare la tromba davanti a te, come fanno gl'ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per averne gloria presso gli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Ma mentre fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra, in modo che la tua elemosina rimanga nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto te ne darà la ricompensa») e farei similmente dispiacere a quelle buone persone, che io prego Dio di benedire; e non lo farei per niente al Mondo. Per le Costruzioni, oltre a queste Chiese, Cimiteri e Ospedali in questa Città, risolsi me stesso, di provvedere a che fossero dipinte nel quarto arco del Cimitero degli Innocenti, come si entra dal grande portone di St. Dennis street, prendendo la via sul lato destro; è questo il più vero ed essenziale dei marchi dell’Arte, anche se sotto veli, e coperture Geroglifiche, in imitazione di quelle che sono nel dorato Libro di Abramo l’Ebreo. E tale Libro ben rappresenta due verità, a seconda della capacità e del comprendonio di coloro che lo leggono: Primo, i misteri del nostro futuro e dell’indubitabile Risurrezione, al giorno del Giudizio, e all’arrivo del buon Gesù (che possa avere misericordia di noi), una Storia che è ben si accorda con un Cimitero. E secondariamente, esso può significare per coloro che sono abili nella Filosofia della Natura, tutte le principali e necessarie operazioni dell’Opera. Queste figure Geroglifiche serviranno come due vie per giungere alla vita celeste: il primo e più aperto senso insegnando i sacri Misteri della nostra salvezza; (come mostrerò tra breve) l’altro insegnando ad ogni uomo che abbia in sé una piccola comprensione della Pietra, il modo lineare per lavorarla; che essendo perfetto per ognuno, lo scambio del male per il bene porta via dalla strada del peccato, (che è quella dell’avidità), rendendo l’uomo libero, gentile, pio, religioso, e timorato di Dio, privo della cattiveria di una volta, perché da questo momento in avanti sarà continuamente animato dalla grande grazia e misericordia che ha ottenuto da Dio, e con la profondità delle sue Divine e ammirevoli opere. Queste sono le ragioni che mi hanno portato a fissare queste forme in questo modo, ed in questo posto, che è un Cimitero, affinché ogni uomo possa ottenere questo bene inestimabile, e conquistare questo ricchissimo Vello d’oro; così egli potrà decidere tra sé e sé (come ho fatto io) di non custodire il talento donatogli da Dio sepolto sotto Terra (si riferisce qui alla Parabola dei Talenti narrata da Gesù in Matteo 25,14-29), comprando terre e possedimenti, che sono le vanità di questo mondo: ma piuttosto di lavorare caritatevolmente con il suo fratello, ricordando in ogni momento che ha appreso questo segreto tra le ossa dei morti (in cimitero), nel cui numero egli sarà presto trovato (ove egli si verrà a trovare tra breve); e che dopo questa vita egli renderà conto davanti ad un giudice giusto ed indubitabile, che censurerà perfino una parola pigra e vana. Lasciamo, quindi, che colui che avrà avendo ben pesato le mie parole, e ben conosciuto e compreso le mie figure, abbia prima avuto altrove la conoscenza dei primi inizi e Agenti, (perché certamente in queste Figure e Commentari egli non trova nessun passo o informazione al riguardo), perfetto, alla gloria di Dio, l’Opera di Ermes, ricordandosi in ogni momento della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana; e di tutte le altre Chiese, Cimiteri e Ospedali; e soprattutto la Chiesa degli Innocenti in questa Città (nel Cimitero della quale ho contemplato queste vere dimostrazioni); aprendo generosamente la sua borsa a coloro che sono segretamente persone oneste e povere, desolate, donne deboli, vedove e orfani abbandonati.


















CAPITOLO I
Dell’Interpretazione Teologica, che può essere data a questi Geroglifici, secondo il senso di me, l’Autore.
Ho dato a questo Cimitero, un Ossario, che si trova proprio davanti al suo quarto Arco, nel mezzo del Cimitero, e contro uno dei Pilastri di questo Ossario ho fatto disegnare con del carboncino, e dipinto grossolanamente, un uomo tutto nero, che guarda dritto a questi Geroglifici, riguardo ai quali è scritto in Francese: It voy merveile done moult Ie m'esbahi; che sarebbe, Vedo una meraviglia, che crea in me grande stupore: Questa, come anche tre tavole di Ferro e Rame dorato, ad Est, Ovest e Sud dell’Arco, è dove quei Geroglifici si trovano, nel mezzo del Cimitero a rappresentare la sacra Passione e Resurrezione del Figlio di Dio e ciò non deve in altro modo essere interpretato, se non secondo il suo comune senso Teologico, e fatto salvo che questo uomo nero, può bene essere proclamato una meraviglia di Dio nella trasmutazione dei Metalli, che è raffigurata in questi Geroglifici, verso i quali egli così attentamente volge il suo sguardo, come vedere seppelliti così tanti corpi, che si leveranno ancora dalle loro Tombe nel temibile giorno del giudizio.
D’altra parte io non credo sia necessario interpretare in senso Teologico il vaso di Terra sul lato destro di queste figure, all’interno del quale c’è una Penna ed un Calamaio, o piuttosto vaso di Filosofia, se tu togli le corde, e unisci la Penna ed il Calamaio: né agli altri due piace, che sono sui due lati delle figure di San Pietro, e San Paolo, all’interno uno dei quali, c’è una N che significa Nicholas, e dentro l’altro una F.
che significa Flammel.
Pertanto questi vasi non significano nient’altro, ma che nella loro forma, ho fatto l’Opera tre volte.
In più, a chi anche crederà che io abbia posto questi vasi nella forma di Scudo per rappresentare questa Penna e Calamaio, e le lettere maiuscole del mio nome, lasciamolo pure credere se vuole, poiché entrambe queste interpretazioni sono vere.
Né tu devi interpretare in senso Teologico le scritte che seguono, in questi termini NICHOLAS FLAMEL ET PERRENELLE SA FEMME, che sarebbe, Nicholas Flammel, e Perrenella sua moglie, allo stesso modo come ciò non significa niente, se non che io e mia moglie abbiamo donato quest’Arco.
E così per la terza, quarta e quinta Tavola seguenti, ai lati delle quali è scritto: COMMENT LES INNOCENTS FVRENTOCCIS PAR LE COMMANDEMENT DV ROY HERODES che significa come gli Innocenti furono uccisi dal comando del Re Erode.
Il senso teologico è facilmente comprensibile dalla scritta, dobbiamo solo parlare del resto, che si trova sopra.
I due Dragoni uniti insieme l’uno dentro l’altro, di colore nero e blu, in un campo oscuro, che sarebbe a dire, nero, dei quali uno ha le ali dorate, e l’altro non le ha affatto, sono i peccati generati naturalmente, per i quali ciascuno ha il suo peccato originale, e nasce da un altro: Di essi alcuni possono facilmente essere cancellati, perché si compiono facilmente, perché ci volano incontro in ogni momento; e quelli che non hanno ali non possono mai essere cancellati, tale è ad esempio il peccato contro lo Spirito Santo.
L’Oro che si trova sulle ali significa che la più gran parte dei peccati è commessa per l’empia fame dell’oro; che porta tante persone a prestare dedicarsi instancabilmente ad ottenerlo: ed i colori nero e blu mostrano che questi sono i desideri che provengono dalle fosse oscure dell’inferno, dalle quali dobbiamo interamente allontanarci.
Questi due Dragoni possono anche in aggiunta rappresentarci le Legioni di spiriti maligni che sono sempre presso di noi, e che ci accuseranno, davanti al giusto giudice, nel temibile giorno del Giudizio, perché non chiedono né cercano altro che condannarci.
L’uomo e la donna che si trovano presso di essi, di un colore arancione, sopra un campo azzurro e blu, indicano che l’uomo e la donna non devono riporre le loro speranze su questo Mondo, perché il colore arancione suggerisce disperazione, or il lasciare andare della speranza, come qui; ed i colori azzurro e blu, sopra cui sono dipinti, mostrano che dobbiamo pensare alle cose celestiali che sono da venire, e dire come il ruolo dell’uomo sia, HOMO VENIET ADIVICIVM DEI, cioè l’Uomo deve sottoporsi al giudizio di Dio che mostrerà a noi misericordia.
Poco distante da questo, in un campo verde, sono dipinti due uomini ed una donna che risorgono, dei quali uno viene fuori da una Sepoltura, gli altri due fuori dalla Terra, tutti e tre i di un colore eccessivamente bianco e puro, con le mani levate davanti agli occhi, ed i loro occhi al Cielo in alto: Sopra questi tre corpi vi sono due Angeli che suonano Strumenti musicali; come se avessero chiamato questi morti al giorno del Giudizio; per cui sopra questi due Angeli si vede la figura del nostro Signore Gesù Cristo, che tiene il mondo nella sua mano, e sopra la testa di lui un Angelo sta sistemando una Corona, assistito da altri due, che dicono secondo i loro rotoli, O pater Omnipotens, o'Jesu bone, che sarebbe O padre onnipotente, o buon Gesù.
Sul lato destro di questo Salvatore è dipinto San Paolo, vestito in abiti bianchi e gialli, con una Spada, ai cui piedi c’è un uomo vestito in un abito di colore arancio, sul quale appaiono pieghe o grinze di nero e bianco, (la cui pittura mi ricorda la vita) e domanda perdono per i suoi peccati, tenendo le mani unite insieme, da mezzo alle quali provengono queste parole scritte in un rotolo DE LE MALA QVE FECI ovvero Cancella i mali che ho commesso.
Dall’altro lato sulla sinistra, si vede San Pietro con la sua Chiave, vestito in giallo rossiccio, che tiene la sua mano su una donna avvolta in un abito di colore arancione, che si trova inginocchiata, e rappresenta la vita di Perrenella, che tiene le mani unite insieme, avendo un rotolo su cui è scritto CHRISTE PRECOR ESTO PIVS, ovvero Cristo, ti prego di essere pietoso: Dietro cui si trova un Angelo inginocchiato, con un rotolo che dice SALVE DOMINE ANGELORVM, cioè Ti saluto o Signore degli Angeli.
V’anche un altro Angelo sulle sue ginocchia, dietro la mia Immagine, sullo stesso lato di San Paolo, che similmente tiene un rotolo che dice O REX SEMPITERNE, cioè O Dio Immortale.
Tutto questo è così chiaro, secondo la spiegazione delle Resurrezione e del giudizio futuro, che può essere facilmente adattato a questo.
Così sembra che questo Arco non sia stato dipinto per nessun altro proposito se non quello di rappresentare questo.
E pertanto non abbiamo bisogno di soffermarci ancora a lungo su questo argomento, poiché anche il più piccolo e più ignorante, potrà bene comprendere come dare questa interpretazione.
Prossimo ai tre che si stanno sollevando ancora, arrivano due Angeli ancora di un colore Arancio sopra un campo blu, i cui rotoli dicono SVRGITE MORTVI VENITE AD IVDICIVM DOMINI MEI, ovvero Sorgete voi morti, venite al Giudizio del mio Signore.
Questo anche serve all’interpretazione della Risurrezione: come anche l’ultima Figura seguente, che rappresenta Un uomo rosso vermiglio, sopra un campo di colore Violetto, che tiene il piede di un Leone alato, dipinto anch’esso di rosso vermiglio, e che tiene le fauci spalancate, come dovesse divorare l’uomo: Per cui si può affermare che questa è la Figura di un peccatore infelice che dormiva in una Letargia di corruzione e vizi, e che muore senza pentimento né confessione; e senza dubbio, in questo Giorno terribile, sarà condotto dal Diavolo, qui dipinto nella forma di un ruggente Leone rosso, che lo inghiottirà e divorerà.











CAPITOLO II
L’interpretazione Filosofica, secondo l’Insegnamento di Hermes.
Desidero con tutto il mio cuore che colui che cerca i segreti dei Saggi, avendo nel suo Spirito accettato queste Idee della vita e resurrezione a venire, dovrebbe prima fare profitto di esse: Ed in secondo luogo, che egli sia più che giudizioso di prima, che egli sondi e cerchi nella profondità delle mie Figure, colori e rotoli; e principalmente dei miei rotoli, affinché le parole dell’Arte non siano pronunciate volgarmente.
In seguito lascio che lui chieda a se stesso perché la Figura di San Paolo è sul lato destro, nel luogo dove è invece costume dipingere San Pietro? E dall’altro canto, perché San Pietro si trova invece al posto di San Paolo? Perché la figura di San Paolo è vestita nei colori bianco e giallo, e quella di San Pietro in giallo e rosso? Perché anche l’uomo e la donna che sono ai piedi di questi due Santi e pregano Dio, come se fosse il Giorno del Giudizio, sono abbigliati in colori diversi e non sono invece nudi, o avendo addosso nient’altro che ossa, come fossero appena risorti dai loro sepolcri? Perché in questo Giorno del Giudizio hanno dipinto quest’uomo e questa donna ai piedi dei Santi? Loro infatti sarebbero dovuti essere più in basso sulla terra, e non in cielo.
Perché anche i due Angeli sono di colore Arancio, che dicono, nei loro rotoli, SVRGITE MORTVI, VENITE AD IVDICIVM DOMINI MEI, che significa Sollevatevi voi Morti, venite al Giudizio del mio Signore, sono avvolti in questi colori, e fuori del loro luogo, perché essi dovrebbero trovarsi nell’alto dei cieli, con gli altri due che suonano gli Strumenti? Perché hanno un campo Violetto e blu? Ma principalmente perché il loro rotolo, che parla ai morti, finisce nella gola aperta del Leone rosso e volante? Vorrei quindi che dopo queste, e le molte altre domande che potrebbero essere semplicemente formulate, apra bene gli occhi del suo spirito, ed arriverà a concludere che tutto questo, non essendo stato fatto senza ragione, deve necessariamente rappresentare, sotto queste sembianze, alcuni grandi segreti, che egli deve pregare Dio di poter arrivare a conoscere.
Avendo quindi portato la sua convinzione per gradi fino a questo punto, mi auguro anche che vorrà credere inoltre, che queste figure e spiegazioni non sono rivolte a chi non ha mai visto i Libri dei Filosofi, e non conosce i principi Metallici, poiché non può essere chiamato Figlio di questa Scienza; perciò se alcuno crede di comprendere perfettamente queste figure, ignorando l’essenza del primo Agente, indubitabilmente si condannerà all’insuccesso, e non sarà mai capace di conoscere niente.
Non lasciate perciò che m’incolpino, se non riusciranno a comprendermi facilmente, perché egli sarà più degno di riprovazione di me, giacché non è stato iniziato a queste sacre e segrete interpretazioni del primo Agente (che è la chiave che apre i portali di tutte le Scienze) egli comprenderebbe nondimeno, le più sottili concezioni degli invidiati Filosofi, che sono state scritti per coloro che già conoscono questi principi, che non saranno mai trovati in nessun libro, poiché sono lasciati a Dio, che li ha rivelati a chi egli ha voluto, o anche ha concesso loro di essere istruiti dalla voce viva del Maestro, per mezzo della tradizione Cabalistica, il che occorre molto raramente.
Ora quindi, Figlio mio, lascia che io ti chiami, sia perché io sono ora arrivato ad una grande età ed anche perché, può essere, che la tua arte sia altrimenti figlia di questa conoscenza (Dio rende capace te di imparare, affinché tu dopo operi per la sua gloria).
Ascoltami quindi attentamente, ma non spingerti oltre se sai di non conoscere i citati Principi.
Questo Vaso di terra, in questa forma, è chiamato dai Filosofi, il loro triplo Vaso, perché al suo interno si trova nel mezzo uno stadio, o un piano, e sopra di esso un piatto o lastra, piena di tiepide ceneri, all’interno delle quali è posto l’Uovo Filosofale, che è una fiala di vetro piena di confezioni delle Arti (come del fumo del mar rosso, ed il grasso del vento mercuriale) che tu vedi dipinto nella forma di una Penna e di un Calamaio.
Ora questo Vaso di terra è aperto sopra per porre nel piatto e la fiala, sotto la quale per mezzo del passaggio aperto, è posto il fuoco Filosofico, come tu sai.
Così tu hai tre vasi; ed il vaso a tre pieghe: L’invidioso ha nominato un Alambicco, un fuoco, escrementi, Balneum Marie, una Fornace, una Sfera, il Leone verde, una prigione, una tomba, un orinale, una fiala, e la testa di un bullone: io stesso nel mio Sommario o Compendio di Filosofia, che ho composto quattro anni e due mesi fa, alla fine di esso ho perciò indicato questo vaso come causa prima e l’abitazione del piccolo Pollo, e le ceneri del Piatto grande, la paglia del piccolo Pollo.
Il nome comune è un Forno, che io non avrei mai trovato se Abramo l’Ebreo non lo avesse dipinto, insieme con il fuoco proporzionabile, ove è racchiusa una gran parte del segreto.
Perché esso è come fosse la pancia, o il seno, contenente il vero calore naturale per animare il nostro giovane Re: se non sarà misurata con attenzione la temperatura del fuoco, dice Calid il Persiano, figlio di Iasichus; se esso non sarà reso docile con una spada, dice Pitagora; se tu darai fuoco al Vaso, dice Morien, e gli farai sentire il calore del fuoco; esso ti offrirà una cassetta sulla cura, e brucerà i suoi fiori prima che siano sollevati dalle profondità del suo Midollo, facendoli diventare rossi, piuttosto che bianchi, e quindi il tuo lavoro sarà rovinato; ed anche se farai un fuoco troppo tenue, per questo non ne vedrai mai la fine, per via della freddezza delle nature, che non avrà sufficiente forza per assimilarle insieme.
Il calore quindi del tuo fuoco in questo vaso sarà (come hanno detto Hermes e Rofinus) secondo l’Inverno, o piuttosto, come dice Diomede, secondo il calore di un Uccello che comincia a volare così dolcemente dal segno dell’Ariete a quello del Cancro: per sapere che l’Infante all’inizio è pieno di calda flemma e di latte, e che un calore troppo veemente è nemico del freddo e della mistura del nostro Embrione, e che i due nemici, così si deve dire, o due elementi di freddo e caldo non si uniranno mai perfettamente l’uno all’altro, ma a poco a poco, avendo prima a lungo dimorato assieme, nel mezzo del calore della temperatura del loro bagno, ed essendo modificati a seguito di lunga cottura, in Zolfo incombustibile.
Governa dunque dolcemente con eguaglianza e proporzione, il tuo orgoglio e le altezzose nature, affinché tu non favorisca l’uno più che l’altro, poiché, in questo caso, loro che sono naturalmente nemici, cresceranno furiosi contro di te, animati dalla gelosia, e disseccheranno irascibili, e ti faranno sospirare per molto tempo dopo.
Oltre a ciò, tu dovrai mantenerli perpetuamente a questo calore temperato, il che significa, notte e giorno, fino al tempo in cui l’Inverno, il tempo della mistura degli elementi, sarà passato; poiché loro faranno la loro pace, e uniranno le mani per essere riscaldati insieme, ma se dovessero queste nature trovarsi anche una sola mezz’ora senza fuoco, diverrebbero per sempre irreconciliabili.
Vedi perciò la ragione per cui è stato detto nel Libro dei settanta precetti: Guarda che il loro calore continui infaticabilmente senza mai diminuire, e che nessuno dei loro giorni sia dimenticato.
E Rafis, la fretta, dice egli, che sia portata con troppo fuoco, è sempre seguita dal Duello e dall’Errore.
Quando l’Uccello dorato, dice Diomede, diventerà prossimo al Cancro, e da là correrà verso la Libra, allora tu dovrai aumentare un poco il fuoco.
E in modo simile, quando questo giusto Uccello, volerà dalla Libra verso il Capricorno, che è il desiderato Autunno, il tempo del raccolto, indicherà che i frutti sono ormai maturi.











CAPITOLO III
I due Dragoni di colore giallastro, blu e nero come lo sfondo.
Guarda bene ai due Dragoni qui sopra, perché sono i veri principi o inizi di questa Filosofia, che i Saggi hanno non hanno osato mostrare ai loro stessi Figli.
Colui che è il più basso, senza ali, è il non-volatile, o il maschio; il superiore, è il volatile, o femmina, nero e oscuro, che sta per ottenere la dominazione per molti mesi.
Il primo è chiamato Zolfo, o calore e aridità, ed il secondo Argento vivo, o freddo e mistura.
Questi sono il Sole e la Luna della fonte Mercuriale, o sulfureo originale, che per fuoco continuo sono adornati con abbigliamenti regali, che essendo uniti, ed in seguito mutati nella quintessenza, possono superare ogni cosa Metallica, per quanto solida dura e forte, essa possa essere.
Questi sono i Serpenti ed i Dragoni che gli antichi Egizi avevano dipinto in un Circolo, la testa che morsicava la coda, per significare che procedevano dall’uno all’altro, ed erano la stessa cosa, e che esso solo era sufficiente, e che nel girare e circolare su se stesso, si rendeva perfetto: Questi sono i Dragoni che gli antichi Poeti hanno ritratto senza dormire a custodire e vegliare sulle Mele d’oro del Giardino delle Vergini Esperidi.
Questi sono quelli sui quali Giasone nelle sue avventure per il Vello d’oro, versò il brodo o liquore preparato dalla giusta Medea, del cui discorso i Libri dei Filosofi sono così pieni, che non è mai esistito filosofo al mondo, che non abbia scritto al riguardo, dal tempo del dicitore-di-verità Ermete Trismegisto, Orfeo, Morieno, e gli altri che seguirono, perfino io stesso.
Questi sono i due Serpenti, dati e mandati da Giunone, (che è, la natura Metallica) i quali il forte Ercole, questo deve essere detto, il saggio e giusto uomo dovette strangolare nella sua culla, vale a dire superarli e ucciderli, per renderli purificati, corrotti e senza genere, all’inizio della sua opera.
Questi sono i due Serpenti, avvolti e attorcigliati attorno al Caduceo o bastone di Mercurio, con il quale egli esercita il suo grande potere, e trasforma se stesso com’egli vive.
Colui che, dice Haly, ucciderà l’uno, ucciderà anche l’altro, poiché uno non può morire, senza che muoia anche suo fratello.
Questi due quindi, (che Avicenna chiamava la Corassene ed il cane Armeno) questi due io dico, essendo messi insieme nel vaso del Sepolcro, si morsicano a vicenda crudelmente, e per il loro gran veleno, e furiosa rabbia, non possono mai separarsi, poiché hanno afferrato l’uno l’altro (se il freddo non glielo impedisce) fino a quando entrambe per mezzo di bave velenose, e ferite mortali, su tutte le parti dei loro corpi; e finalmente, uccidendosi a vicenda, possano essere consumati dal loro stesso veleno, che dopo la morte, lì muterà in acqua viva e duratura; prima del quale tempo, si scioglieranno nella loro stessa corruzione e putrefazione, la prima forma naturale, per portare avanti una sola forma nuova, più nobile, e migliore.
Questi sono i due Sperma, mascolino e femminino, descritti all’inizio del mio Compendio di Filosofia, che sono generati (dicono Rafis, Avicenna e Abramo l’Ebreo) all’interno delle viscere della terra, e delle operazioni dei quattro Elementi.
Queste sono le misture radicali dei metalli, Zolfo e Argento Vivo non volgare, e tali sono venduti dai Mercanti e dagli Speziali, ma non da coloro che danno a noi quei due forti e cari corpi che noi tanto amiamo.
Questi due sperma, dice Democrito, non si trovano sulla terra dei viventi: Lo stesso dice Avicenna, ma aggiunge, che si raccolgono dallo sterco, dall’escremento, e dal marcio del Sole e della Luna.
O felici sono coloro che sanno come raccoglierli; perché da essi, potranno subito dopo creare una triade, che ha il potere su tutti i dolori, le malattie, le sofferenze, le infermità, e le debolezze, che combatte potentemente contro la morte, per raggiungere l’allungamento della vita, con il permesso di Dio, e perfino del tempo determinato, trionfando sulle miserie di questo mondo, e riempiendo invece l’uomo di ricchezze.
Di questi due Dragoni, o Principi Metallici, ho detto nel mio già citato Sommario, che il Nemico, per il grande calore infiammerebbe il suo nemico, e, non prestando la dovuta attenzione, si vedrebbe nell’aria un fumo venefico e maleodorante, opera di fiamme, e di veleno, dalla testa avvelenata del Serpente, e Dragone di Babilonia.
La causa per cui ho dipinto questi due sperma nella forma di Dragoni, è perché il loro tanfo è eccessivamente grande, e come il loro tanfo, le esalazioni che salgono all’interno del vetro, sono scure, nere, blu e giallastre (come sono dipinti questi due Dragoni) le forze dei quali, e dei corpi dissolti, è così velenosa, che veramente non esiste al mondo veleno più potente; perché questo è capace per la sua forza ed il cattivo odore di mortificare ed uccidere qualsiasi essere vivente.
Il Filosofo non sente mai quest’odore, se non rompe il suo vaso, ma lo può giudicare tale, dalla vista, e per il cambiamento dei colori, procedendo dal marciume di questa Composizione.
Questi colori quindi significano la putrefazione e la generazione che ci è stata data, per la corrosione e la dissoluzione dei nostri corpi perfetti, la cui dissoluzione procede dall’aggiunta di calore esterno, e dalla fierezza, ed ammirevole tagliente virtù del veleno del nostro Mercurio, che segna e si risolve in una semplice nuvola, cioè, in polvere impalpabile, tutto quello che esso trova per resistergli.
Così il calore operando sopra e contro la radicale, metallica, vischiosa, unta mistura, ingenera sopra il soggetto, la nerezza.
Per cui allo stesso tempo, la Materia è dissolta, è corrotta, cresce nera, e contribuisce al processo; perché tutta la corruzione è generazione, e perciò la nerezza deve essere attentamente desiderata; perché è la vela nera con la quale la Nave di Teseo tornò vittoriosa da Creta, che era la causa della morte di suo Padre; così questo padre deve morire, affinché dalle ceneri di questa Fenice ne possa sorgere un’altra, ed il figlio possa essere Re.
Certamente colui che non vede questa nerezza all’inizio della sua operazione, durante i giorni della Pietra; qualsiasi altro colore egli veda, certo fallirà nell’Opera, e non potrà creare altro che Caos; perché non opera bene, se non arriva alla putrefazione; poiché se non arriva alla putrefazione, non corrompe, non ingenera, e per conseguenza, la Pietra non può avere vita vegetativa per accrescersi e moltiplicarsi.
Ed in tutta verità, io te lo dico ancora, che quand’anche tu lavori sulla vera materia, se all’inizio, dopo aver posto le Composizioni nell’Uovo Filosofale, e dopo averle agitate sul fuoco, se allora, io dico, tu non vedi questa testa del Corvo, il nero del nero più nero, allora dovrai ricominciare, perché questa colpa è irreparabile, e non potrà essere emendata; specialmente il colore Arancio, o mezzo rosso, deve essere temuto, perché se all’inizio tu vedi questo in quel piccolo Uovo, senza dubbio, tu brucerai, o hai già bruciato la vegetazione e la crescita della tua Pietra.
Il colore che tu devi avere, deve essere interamente perfetto nella Nerezza, come quello di questi Dragoni, per il tempo di quaranta giorni; Lasciamo perciò che coloro che non otterranno questi marchi essenziali, si ritirino per tempo dalle operazioni, affinché possano riscattarsi dalla sicura perdita.
Sappi anche, e nota bene, che in quest’Arte non c’è altro che raggiungere questa nerezza, e non c’è niente di più facile da ottenere; perché da quasi tutte le cose del mondo, mescolato alla mistura, tu potresti ottenere una nerezza dal fuoco: ma tu devi ottenere la nerezza che proviene dai perfetti corpi Metallici, che dura un lungo periodo, e non è distrutta in meno di cinque mesi; dopo ciò, infatti, segue immediatamente il desiderato biancore.
Se tu lo ottieni, avrai già abbastanza, ma ancora non tutto.
Come per il colore bluastro e giallastro, questo significa che la Soluzione e la Putrefazione non sono ancora finite, e che i colori del nostro Mercurio non sono stati ancora adeguatamente miscelati, e putrefatti con il resto.
Allora questa nerezza, e questi colori, insegnano chiaramente, che in questo inizio la materia ed il composto iniziano a putrefarsi e dissolversi in polvere, meno che gli Atomi del Sole, i quali in seguito sono mutati in rivestimenti permanenti.
E questa dissoluzione è dall’invidioso Filosofo chiamata Morte, Distruzione e Perdizione, poiché le nature mutano la loro forma, e da qui derivano le tante allegorie sull’uomo morto, tombe e sepolture.
Altri lo hanno chiamato Calcinazione, denudazione, Separazione, (…) poiché le Composizioni sono mutate e ridotti in più piccole pezzi e parti.
Altri hanno chiamato esso Riduzione nella prima materia, Mollificazione, Estrazione, Commistione, Liquefazione, Conversione degli Elementi, Sublimazione, Divisione, Umazione, Impostazione, e Distillazione, poiché quello le Composizioni sono sciolte, portate indietro in semi, ammorbidite, e circolate all’interno del bicchiere.
Altri lo hanno chiamato Xir, o Iris o Putrefazione, Corruzione, Scurezza Tenebrosa, un abisso, Inferno, Dragoni, Generazione, Entrata, Immersione, Compimento, Congiunzione, ed Fecondazione, perché la materia è nera e acquatica, e le nature sono perfettamente mischiate, e strette l’una nell’altra.
Perché quando il calore del sole lavora su di loro, sono mutati inizialmente in polvere, o acqua grassa e glutinosa, che sentendo il calore, vola in alto sulla testa del piccolo pollo, con il fumo, che è come dire, con il vento e l’aria; da questo momento quest’acqua si scioglie e fuoriesce dalle Composizioni, scende ancora e discendendo riduce e risolve, più che può, il resto delle composizioni Aromatiche, sempre facendo così, fino a che il tutto sarà come un brodo nero in qualche modo grasso.
Ora tu puoi capire perché la chiamano sublimazione o volatilizzazione, perché esso sale in alto, e Ascensione e Discesa, perché esso monta e discende all’interno della fiala.
Un poco dopo, l’acqua comincia a farsi spessa e coagularsi in qualche modo di più, crescendo molto nera, come pece, e finalmente viene il corpo e la terra, che gli invidiosi hanno chiamato Terra Foetida, che significa Terra Maleodorante: perché prima della perfetta putrefazione, che è naturale come ogni altra può essere, questa terra puzza, creando un odore simile all’odore delle fosse riempire di marciume, e con i corpi come ancora caricati con la loro mistura naturale.
Questa terra era da Ermes chiamata Terra Foliata o la Terra delle Foglie, anche se il suo vero e proprio nome è Leton, che deve in seguito essere sbiancata.
Gli Antichi Saggi che erano Cabalisti hanno descritto questo nelle loro Metamorfosi, mediante la Storia del Serpente di Marte, che aveva divorato i compagni di Cadmo, che lo avevano ridotto schiavo, inferendogli ferite di lancia contro una Quercia cava.
Nota questa Quercia.











CAPITOLO IV
Dell’uomo e della donna vestiti con un abito di colore Arancio sopra un campo azzurro e blu, e dei loro rotoli
L’uomo qui ritratto espressamente ricorda me stesso al naturale, come la donna intende vividamente raffigurare Perrenella.
Il motivo per cui siamo dipinti in vita, non è diretto a questo proposito perché fosse necessario, quanto per rappresentare un maschio ed una femmina, ai quali la nostra particolare somiglianza non era necessariamente richiesta, ma piacque al Pittore di ritrarre noi, proprio come aveva fatto più in alto su quest’Arco, ai piedi delle Figure di San Paolo e di San Pietro, secondo come eravamo nella nostra giovinezza; come egli fece similmente anche in altri luoghi, come sopra la porta della Cappella di San Giacomo vicino alla mia casa (anche se per quest’ultimo esisteva una ragione particolare) come anche sopra la porta di Santa Genoveffa da Ardans, dove infatti potete vedermi.
Ho voluto che qui fossero dipinti due corpi, una di un Maschio e l’altro di una Femmina, per insegnarvi che in questa seconda operazione, avete veramente, ma ancora non perfettamente, due nature congiunte e sposate insieme, il Mascolino ed il Femminino, o piuttosto i quattro Elementi; e che i quattro naturali nemici, il caldo ed il freddo, il secco e l’umido, iniziano ad affrontarsi amabilmente uno contro l’altro, e per mezzo dei Mediatori e dei facitori-di-Pace, deponendo, poco alla volta, l’antica inimicizia del vecchio Caos.
Voi sapete abbastanza bene che questi Mediatori e facitori-di-Pace sono, tra il caldo ed il freddo, l’umido, perché è congiunto e alleato di entrambe; al caldo per il suo calore, ed al freddo per la sua umidità: E questa è la ragione perché per iniziare a compiere questa pace, avete già nella precedente operazione, convertito tutti gli ingredienti nell’acqua per dissoluzione.
E dopo avete fatto coagulare l’acqua, che è mutata in questa Terra, del nero più nero del nero, unicamente per compiere questa pace; perché la Terra, che è fredda e asciutta, trovando se stessa simile e alleata con l’asciutto e l’umido, che sono nemici, riuscirà a pacificarli e metterli d’accordo.
Non volete quindi considerare una più perfetta mistura di tutti i quattro Elementi, avendoli prima mutati in acqua, e ora in Terra? Vi insegnerò anche dopo le altre conversioni, in aria quando sarà tutto bianco, e in fuoco, quando sarà di un perfetto viola.
Quindi voi avete qui le due nature sposate assieme, delle quali l’una è concepita dall’altra, e per mezzo di questa concezione è mutata nel corpo del Maschio, ed il Maschio in quello della Femmina; che è come dire, sono fatti di un solo corpo, che è l’Androgino o ermafrodita degli Antichi, che loro hanno anche chiamato altrimenti la testa del Corvo, o nature convertite.
In questo modo io li ho dipinti qui, poiché voi abbiate le due nature riconciliate, che (se guidate e governate saggiamente) potranno formare un Embrione nel grembo del Vaso, e in seguito portare avanti un Re più potente, invincibile ed incorruttibile, poiché sarà un’ammirevole quintessenza.
Così voi vedrete la principale e più necessaria ragione di questa rappresentazione: la seconda causa, che è anche bene sia notata, per cui si è reso necessario che dipingessi due corpi, è perché in quest’operazione è richiesto che tu divida quel che è stato coagulato, per dare in seguito nutrimento, che è latte di vita, al piccolo Infante quando sarà nato, a cui sarà conferita, dal Dio vivente, un’anima vegetativa.
Questo è un segreto più ammirabile e segreto, che per volere di comprensione, ha reso ciechi tutti coloro che lo avevano visto senza trovarlo, e ha fatto saggio chiunque lo abbia visto con gli occhi del suo corpo, o del suo spirito.
Dovete quindi fare due parti e porzioni di questo corpo Coagulato, l’uno dei quali servirà per Azoth, per lavare e pulire l’altro, che è chiamato Letch, che deve essere sbiancato: Egli che è lavato è il Serpente Pitone, che, avendo preso il suo essere dalla corruzione della melma della Terra raccolta insieme dalle acque del diluvio, quando tutti gli ingredienti erano acqua, deve essere ucciso e sopraffatto dalle frecce del Dio Apollo, dal Sole giallo, che è come dire, dal nostro fuoco, uguale a quello del Sole.
Colui che lava, o piuttosto i lavaggi che devono essere continuati con l’altra metà; questi sono i denti di quel Serpente, che il lavoratore saggio, il valente Teseo, seminerà nella stessa Terra, dalla quale lì germoglieranno Soldati armati, che alla fine sconfiggeranno se stessi, soffrendo essi stessi per l’opposizione che si risolverà nella natura della Terra, ed il lavoratore potrà portare via la sua meritata conquista.
Questo è quello che i Filosofi hanno scritto tanto spesso, e così spesso ripetuto.
Esso si dissolve, si congela, esso diventa nero, e diventa bianco, si uccide, e si anima.
Ho voluto che il loro sfondo fosse dipinto azzurro e blu, per mostrare che da questo momento iniziamo ad uscire dalla più nera nerezza, perché l’azzurro ed il blu sono alcuni dei primi colori, che la donna scura ci permette di vedere, che sarebbe a dire, la mistura dà luogo ad un po’ di calore e di asciutto: L’uomo e la donna sono quasi colorati d’arancio, per mostrare che i nostri Corpi, o il nostro corpo che i saggi chiamano Rebis, non ha ancora abbastanza digestione e che la mistura dalla quale proviene il nero il blu e l’azzurro, è per metà vinta dall’aridità.
Perché quando l’aridità prende il sopravvento, tutto sarà bianco, e quando esso combatterà, o sarà uguale alla mistura, tutto sarà in parte secondo a questi attuali colori.
Gli invidiosi hanno anche chiamato gli ingredienti in queste operazioni, Nummus, Ethelia, Arena, Boritis, Corfufle, Cambar, Albar aris, Duenech, Randeric, Kukul, Thabricis, Ebisemech, Ixir, &c che sono state comandate di essere fatte bianche.
La donna ha un circolo bianco in forma di rotolo attorno al suo corpo, per mostrare che Rebis comincerà a diventare bianco proprio in vero modo, cominciando inizialmente alle estremità, tutt’attorno a questo circolo bianco.
La Scala Philosophorum, questo è il Libro intitolato La Scala dei Filosofi, che dice così: La figura del primo testimone perfetto è la manifestazione di un certo piccolo circolo di capelli, che passa sulla testa, che apparirà ai lati del vaso attorno alla materia, nella foggia di una criniera di colore giallastro.
Qui vi è scritto nei loro Rotoli, Home veniet ad judicium Dei, che significa, L’Uomo verrà al giudizio di Dio: Vere (dice la donna) illa dies terribilis erit, e cioè Veramente quello sarà un giorno terribile.
Questi non sono passaggi delle Sacre Scritture, ma solo frasi che parlano secondo il senso Teologico, del giudizio che verrà.
Le ho poste lì per servirmene davanti a chi considera solo il volgare aspetto esteriore del più naturale Artificio, traendo interpretazione da esso, per riguardare solo la Resurrezione, e anche esso potrà servire loro per raccogliere insieme le Parabole della Scienza, portare loro gli occhi di Lynceus, per segnare in profondità quindi gli oggetti visibili.
Vi è quindi scritto che, l’Uomo verrà al giudizio di Dio; certamente quel giorno sarà terribile.
Questo è come se io lo avessi detto; esso vuole che questo diventi il colore della perfezione, per essere giudicato e ripulito da tutta la sua nerezza e oscenità, ed essere spiritualizzato e sbiancato.
Sicuramente quel giorno sarà terribile, e certamente tu troverai nell’Allegoria di Aristeau, che l’Orrore ci tiene prigionieri per lo spazio di quaranta giorni, nell’oscurità delle acque, nell’estrema caligine dell’Estate, e nei problemi del Mare.
Tutte queste cose dovranno passare prima che il nostro Re possa diventare bianco, venendo dalla morte alla vita, per superare infine tutti i suoi nemici.
Per farti comprendere ancora meglio questa Albificazione, che è più difficile e complessa di tutto il resto, poiché fino ad allora potrai sbagliare in ogni passo, ma dopo non potrai più, in modo assoluto, eccetto che tu rompa il tuo vaso, ho anche scritto per te questa Tavola che segue.











CAPITOLO V
La figura di un uomo, simile a quella di San Paolo, vestito con un abito bianco e giallo, orlato d’oro, che tiene in mano una spada snudata, e ha ai suoi piedi un uomo in ginocchio, avvolto in un abito di colore arancione, nero e bianco, che tiene un rotolo.
Guarda bene quest’uomo nella sembianza di San Paolo, vestito in un abito interamente bianco giallastro.
Se lo osservi con attenzione, noterai che egli volge il suo corpo in una tale postura come per mostrare che egli brandirebbe la spada snudata, per tagliar via la testa, o fare qualche altra cosa, all’uomo che è inginocchiato ai suoi piedi, vestito di un abito di colore arancione, nero e bianco, che dice nel suo rotolo, DE LE MALA QVAE FECI, che significa Porta via tutto il male che ho fatto, come se dicesse TOLLE NIGRIDINEM, Porta via da me la mia nerezza; Un termine dell’Arte: perché Male significa nell’Allegoria nerezza, come è spesso trovato nella Turba Phylosophorum: nota che fino a quando esso arriva alla nerezza, sarà considerato Male.
Ma vorresti sapere cosa significa che quest’uomo regge in mano la Spada? Significa che si deve tagliare via la testa del Corvo, cioè dell’uomo vestito di diversi Colori, che si trova sulle sue ginocchia.
Ho preso questo ritratto e figura dall’ Hermes Trismegistus, nel suo Libro dell’Arte Segreta, dove è detto, Porta via la testa di quest’uomo nero, taglia via la testa del Corvo, che sarebbe a dire, Sbianca il tuo nero.
Lambspring, il nobile tedesco, lo aveva anche usato nel Commentario dei suoi Geroglifici, dicendo, In questo legno vi è una Bestia tutta coperta di nero, se qualcuno tagliasse via la sua testa, egli perderebbe la sua nerezza e sarebbe del più bianco dei colori.
Capisci che cosa è tutto questo? La nerezza è chiamata la testa del Corvo, che nel momento che viene portata via, nello stesso istante vede comparire il colore bianco: Quindi c’è da dire, quando la Nuvola non appare più, questo corpo dovrà essere senza testa.
Queste sono le sue parole autentiche.
Nello stesso senso, i Saggi hanno anche detto, in altri luoghi, Prendi la Vipera, che è chiamata De rexa, taglia la sua testa, &c.
che sarebbe a dire, porta via da lui la sua nerezza.
Hanno anche usato questa Perifrasi per indicare la moltiplicazione della Pietra, hanno raffigurato un Serpente Idra, del quale, se si taglia una testa, ne sorgeranno in suo luogo altre dieci; perché la pietra si decuplica, ogni qual volta che tagliano via la testa del Corvo, che lo rende nero, e subito dopo bianco, che sarebbe come dire, che lo dissolvono in qualcosa di nuovo, ed in seguito lo coagulano ancora.
Notate adesso come questa spada snudata è avvolta in una fasciatura nera, e che la fine di essa non è avvolta affatto.
Questa Spada snudata e scintillante è la pietra per il bianco, o la pietra bianca, così spesso dai Filosofi descritta sotto questa forma.
Per arrivare quindi a questo perfetto ed esaltato biancore, dovrai comprendere le volute di questa fasciatura nera, e seguire quello che insegnano, che è la quantità delle imbibizioni.
Le due estremità che non sono avvolte attorno ad essa, rappresentano l’inizio e la fine: per l’inizio ti insegnano che devi imbibire per la prima volta gentilmente e con moderazione, dando quindi poco latte, come ad un piccolo Neonato, per l’intento che Ifir, come dice l’Autore, non deve essere affogato: E similmente dovrai fare alla fine, quando vedrai che il nostro Re è pieno, e non ne vorrà più.
Il mezzo di queste operazioni è raffigurato dalle quattro volute intere, o giri, della fascia nera, a quel tempo, (poiché la Salamandra vive del fuoco, e nel mezzo del fuoco, e infatti è un fuoco, ed un Argento vivo, o mercurio, che corre nel mezzo del fuoco senza paura di niente), tu devi dargliene in modo abbondante, in tale modo che il Latte Vergine avvolga la materia tutt’attorno.
Ho voluto che queste volute o giri della fascia fossero dipinti di nero, poiché queste sono le imbibizioni, e per conseguenza, la nerezza: perché il fuoco con la mistura (com’è stato detto spesso) causa la nerezza.
E come queste cinque complete volute o giri mostrano che tu devi farlo cinque volte completamente, così similmente ti fanno sapere che devi dare questo in cinque mesi completi, un mese per ogni imbibizione: Vedi qui la ragione per cui Haly Abenragel ha detto, la Cottura o bollitura delle cose è fatta in tre volte cinquanta giorni: E’ vero che se tu conti queste piccole imbibizioni, all’inizio e alla fine, sono sette.
A questo riguardo uno dei più invidiosi ha detto, la nostra testa del Corvo è lebbrosa, e per questo egli la dovrà pulite, deve andare giù sette volte al Fiume della rigenerazione del Giordano, come il profeta comandò al lebbroso Naaman il Siriano.
Comprendete in questo modo l’inizio, che è di soli pochi giorni, il mezzo, e la fine, che è pure molto rapida.
Ho infatti dato a te queste tavole, per dirti che devi sbiancare il mio corpo, che è in ginocchio, e non domandare nessun altra cosa; perché la Natura tende sempre alla perfezione, che tu compirai mediante l’apposizione del latte Vergine, e per la decozione della materia che tu creerai con questo latte, che essendosi asciugato sopra questo corpo, lo colorerà nello stesso bianco giallo, di cui è vestito colui che regge la Spada, nel quale colore tu devi ottenere loro si trasformino.
I vestimenti della figura di San Paolo sono orlati largamente con un colore dorato e rosso citrino.
Oh Figlio, prega il Signore, se mai tu vedrai questo.
Perché avrai in quel momento ottenuto misericordia dal Cielo; nutrilo quindi, e continua per tutto il tempo in cui il piccolo Infante sia forte e pronto da combattere contro l’acqua ed il fuoco: nel compiere il che tu farai quello che Demagoras, Senior e Haly hanno definito Il mettere la Madre nella pancia dell’Infante, che l’Infante la Madre dovrà successivamente essere portata avanti; perché loro chiamano la Madre il Mercurio dei Filosofi, con il quale operano le loro imbibizioni e fermentazioni, e l’Infante chiamano il Corpo, per ottenere o colorare il quale il Mercurio è venuto fuori.
Quindi ti ho dato queste due figure, per significare l’Albificazione, perché questo è il luogo in cui tu hai bisogno di grande aiuto, perché qui il tutto il Mondo è ingannato.
Questa operazione è infatti un Labirinto, perché qui essi si presentano in migliaia di modi allo stesso istante, e a dispetto di questo, tu devi arrivare alla fine, diretto contrario dell’inizio, nel coagulare quello che tu avevi inizialmente dissolto, e nel fare la terra da quello che prima hai fatto acqua.
Quando tu lo hai reso bianco, allora tu dovrai superare i Tori incantati che spargono fuoco e fumano dalle loro narici.
Ercole ha ripulito le stalle piene di lordura, di immondizia e di nerezza.
Giasone ha polverizzato il decotto o brodo sopra i Dragoni di Colcos, e tu hai in tuo potere il corno di Amalthea il quale (pur essendo bianco) potrà riempirti tutto il resto della tua vita con gloria, onore e ricchezza.
Per avere il quale, è stato necessario che tu combattessi valentemente, e nel modo di un Ercole, per questo Achelous, questo fiume rugiadoso, è inondato di una forza più potente, malgrado ciò si trasfigura esso stesso dall’una forma all’altro.
Tu hai fatto il tutto il tuo, poiché il resto è senza difficoltà.
Queste trasfigurazioni sono particolarmente descritte nel Libro dei Sette Sigilli Egizi, dove viene detto (come anche da tutti gli Autori) che la Pietra, prima che sia completamente abbandonata la sua nerezza, e diventi bianca nel modo del marmo più scintillante, e di una spada snudata fiammeggiante, metterà su tutti i colori che tu possa immaginare, spesso si scioglierò, e spesso si coagulerà, e in mezzo a queste diverse e contrarie operazioni (che l’anima vegetativa che è in esso renderà possibile realizzare ad uno ed allo stesso tempo) esso crescerà citrino, verde, rosso (ma non di un vero rosso), esso diventerà giallo, blu e di colore arancione, fino a che non sarà completamente superato dalla asciuttezza e dal calore, tutti questi infiniti colori finiranno in quest’ammirevole bianchezza della Citrina, del colore degli abiti di San Paolo, che in breve tempo diverranno come il colore della spada snudata; e dopo per mezzo di una forte e intensa decozione esso prenderà alla fine un colore Citrina rosso, e dopo il rosso perfetto del vermiglio, quando si riposerà per sempre.
Non dimenticherò, comunque, di avvertirti, che il latte della Luna, non è come il latte Vergine del Sole; pensa quindi che le imbibizioni della bianchezza, richiedono un latte più bianco di quello del rosso dorato; perché questo passaggio, ho pensato che potresti averlo perso, e così non volevo che fosse per Abramo l’Ebreo; per questa ragione ho voluto che fosse dipinta per te la Figura che tiene la spada snudata, il colore della quale è necessario, perché questa è la Figura di quello che raggiunge il biancore.











CAPITOLO VI
Sopra un campo violetto e blu, due Angeli di un colore Arancio, ed il loro Rotolo
Questo campo violetto e blu mostra che dovendo passare dalla pietra bianca al rosso, tu dovrai imbibirlo con un po’ di latte vergine del Sole, e che questi colori vengono fuori della mistura Mercuriale che tu hai asciugato sopra la Pietra.
In questa operazione di rubificazione, malgrado le imbibizioni, non devi avere molto di nero, ma di violetto, blu e del colore della coda del Pavone.
Perché la nostra pietra è così trionfante nell’asciutto, che non appena il tuo Mercurio la toccherà, la sua natura perciò rigioirà nella simile natura, che è unita ad esso, e la berrà avidamente, e pertanto il nero che verrà dalla mistura potrà mostrare se stesso, ma solo un poco, e sempre sotto questi colori viola e blu, perché l’asciutto (come detto) dovrà più e più governarlo in modo assoluto.
Ho anche voluto fossero dipinti per te, questi due Angeli con ali, per rappresentare a te che le due sostanze delle tue confezioni, la Sostanza Mercuriale e la Solforosa, il fissato come il volatile, sono perfettamente fissati insieme, come anche voleranno insieme all’interno del vaso: per cui in quest’operazione, il corpo fissato gentilmente salirà al Cielo, essendo tutto spirituale, e da qui esso discenderà alla terra, e qualsiasi cosa tu voglia, seguirà ovunque lo Spirito, che è sempre mosso sopra il fuoco: tanto essi fanno una natura uguale a se stessa, ed il composto è tutto spirituale, ed lo spirituale tutto corporale, tanto esso è stato sottilizzato sopra il nostro Marmo, dalle precedenti operazioni.
Le nature quindi sono trasmutate in Angeli, che è come dire, sono rese spirituali e più sottili, così sono loro adesso le reali tinture.
Ora ricordati di iniziare dalla rubificazione, per apposizione del Mercurio rosso Citrino, ma tu non devi versarne troppo, e solo una volta o due, secondo come vedrai nell’occasione; perché quest’operazione deve essere fatta presso un fuoco asciutto, e per un’asciutta sublimazione e calcinazione.
E veramente ti direi qui un segreto che molto raramente potrai trovare scritto, tanto poco invidiosa è la mia natura, che vorrei che Dio rivelasse ad ogni uomo come fare l’oro da sé, per sua volontà, affinché possa vivere, ed andare avanti, a pascolare le sue giuste greggi, senza Usura o senza contrasti con la Legge, in imitazione dei sacri Patriarchi che ne usavano solo (come i nostri primi Padri facevano) per scambiare una cosa con l’altra, e per avere ancora da lavorare come fanno ora.
Nondimeno per paura di offendere il Padre, e per non essere strumento di un tale cambiamento che si potrebbe rivelare sbagliato, devo prestare attenzione a non rappresentare o scrivere qui quello di cui noi nascondiamo le chiavi, che possono aprire tutte le porte dei segreti della natura, e di non aprire o svelare la terra in quel luogo, contenendomi di mostrarvi le cose che insegnerò a chiunque avrà da Dio il permesso di conoscere quale proprietà ha il segno della Bilancia o Libra, quando è illuminata dal Sole e Mercurio nel mese di Ottobre.
Questi Angeli sono dipinti di un colore arancio, per farti sapere che le confezioni bianche sono state un po’ assimilate, o bollite, e che il nero del violetto e blu è stato già abraso dal fuoco: per cui questo colore arancio è composto del giusto rosso citrino dorato (per il quale tu hai tanto a lungo atteso) e per il resto di questo violetto e blu, che tu hai già in parte bandito e disfatto.
In più questo colore arancione mostra che le nature sono assimilate, e poco a poco perfette per grazia di Dio.
E per i loro rotoli, che dicono SVRGITE MORTVI, VENITE AD IVDICIVM DOMINI MEI, che sarebbe, Sorgete morti, e venite al giudizio di Dio, mio Signore; ho voluto che fossero posti qui, solo in senso Teologico, piuttosto che in ogni altro.
Esso finisce nella gola di un leone che è tutto rosso, per mostrare che quest’operazione non deve essere interrotta fino a che essi vedono il vero rosso porpora, pienamente come sul Papavero dell’Eremitaggio, ed il vermiglio del Leone dipinto conservato per la moltiplicazione.











CAPITOLO VII
Sopra un campo violetto e blu, due Angeli di un colore Arancio, ed il loro Rotolo
Questo campo violetto e blu mostra che dovendo passare dalla pietra bianca al rosso, tu dovrai imbibirlo con un po’ di latte vergine del Sole, e che questi colori vengono fuori della mistura Mercuriale che tu hai asciugato sopra la Pietra.
In questa operazione di rubificazione, malgrado le imbibizioni, non devi avere molto di nero, ma di violetto, blu e del colore della coda del Pavone.
Perché la nostra pietra è così trionfante nell’asciutto, che non appena il tuo Mercurio la toccherà, la sua natura perciò rigioirà nella simile natura, che è unita ad esso, e la berrà avidamente, e pertanto il nero che verrà dalla mistura potrà mostrare se stesso, ma solo un poco, e sempre sotto questi colori viola e blu, perché l’asciutto (come detto) dovrà più e più governarlo in modo assoluto.
Ho anche voluto fossero dipinti per te, questi due Angeli con ali, per rappresentare a te che le due sostanze delle tue confezioni, la Sostanza Mercuriale e la Solforosa, il fissato come il volatile, sono perfettamente fissati insieme, come anche voleranno insieme all’interno del vaso: per cui in quest’operazione, il corpo fissato gentilmente salirà al Cielo, essendo tutto spirituale, e da qui esso discenderà alla terra, e qualsiasi cosa tu voglia, seguirà ovunque lo Spirito, che è sempre mosso sopra il fuoco: tanto essi fanno una natura uguale a se stessa, ed il composto è tutto spirituale, ed lo spirituale tutto corporale, tanto esso è stato sottilizzato sopra il nostro Marmo, dalle precedenti operazioni.
Le nature quindi sono trasmutate in Angeli, che è come dire, sono rese spirituali e più sottili, così sono loro adesso le reali tinture.
Ora ricordati di iniziare dalla rubificazione, per apposizione del Mercurio rosso Citrino, ma tu non devi versarne troppo, e solo una volta o due, secondo come vedrai nell’occasione; perché quest’operazione deve essere fatta presso un fuoco asciutto, e per un’asciutta sublimazione e calcinazione.
E veramente ti direi qui un segreto che molto raramente potrai trovare scritto, tanto poco invidiosa è la mia natura, che vorrei che Dio rivelasse ad ogni uomo come fare l’oro da sé, per sua volontà, affinché possa vivere, ed andare avanti, a pascolare le sue giuste greggi, senza Usura o senza contrasti con la Legge, in imitazione dei sacri Patriarchi che ne usavano solo (come i nostri primi Padri facevano) per scambiare una cosa con l’altra, e per avere ancora da lavorare come fanno ora.
Nondimeno per paura di offendere il Padre, e per non essere strumento di un tale cambiamento che si potrebbe rivelare sbagliato, devo prestare attenzione a non rappresentare o scrivere qui quello di cui noi nascondiamo le chiavi, che possono aprire tutte le porte dei segreti della natura, e di non aprire o svelare la terra in quel luogo, contenendomi di mostrarvi le cose che insegnerò a chiunque avrà da Dio il permesso di conoscere quale proprietà ha il segno della Bilancia o Libra, quando è illuminata dal Sole e Mercurio nel mese di Ottobre.
Questi Angeli sono dipinti di un colore arancio, per farti sapere che le confezioni bianche sono state un po’ assimilate, o bollite, e che il nero del violetto e blu è stato già abraso dal fuoco: per cui questo colore arancio è composto del giusto rosso citrino dorato (per il quale tu hai tanto a lungo atteso) e per il resto di questo violetto e blu, che tu hai già in parte bandito e disfatto.
In più questo colore arancione mostra che le nature sono assimilate, e poco a poco perfette per grazia di Dio.
E per i loro rotoli, che dicono SVRGITE MORTVI, VENITE AD IVDICIVM DOMINI MEI, che sarebbe, Sorgete morti, e venite al giudizio di Dio, mio Signore; ho voluto che fossero posti qui, solo in senso Teologico, piuttosto che in ogni altro.
Esso finisce nella gola di un leone che è tutto rosso, per mostrare che quest’operazione non deve essere interrotta fino a che essi vedono il vero rosso porpora, pienamente come sul Papavero dell’Eremitaggio, ed il vermiglio del Leone dipinto conservato per la moltiplicazione.