"E' con la riedizione di un delizioso volumetto [ha scritto qualche anno fa Valeria D'Aversa] , pubblicato nel 1561 e ora riprodotto in copia anastatica, dedicato a I secreti di Isabella Cortese, ne' quali si contengono cose minerali, medicinali, artificiose e alchemiche, e molte dell'arte profumatoria, appartenenti ad ogni gran signora che l'Assessorato alla Dignità del Comune di Napoli ha ricordato quest'anno l'8 marzo, nell' ambito della manifestazione MARZODONNA '99: del lavoro qui si propongono solo alcune parti del LIBRO II e precisamente le disquisizioni sull'uso della CANFORA O ZOLFO DEI FILOSOFI, sulla PRATICA DI PRETE BENEDETTO DA VIENNA e su vari tipi di RICETTE. DE GLI SECRETI DELLA SIGNORA ISABELLA CORTESE
"Ripescato" nel vastissimo archivio della Biblioteca Nazionale di Napoli da Anna Santoro, coordinatrice di un gruppo di lavoro sulla "Soggettività femminile" che già, una decina di anni fa, aveva condotto uno scrupoloso lavoro di ricerca sui materiali presenti nei fondi librari della Biblioteca poi registrato in un Catalogo della scrittura femminile (1° ed. 1984), il libriccino di Isabella Cortese è un vero gioiello nel suo genere. Dopo aver goduto di ampia fortuna - in cent'anni se ne contano almeno dodici ristampe - seguito stato inghiottito nel nulla, insieme al nome della sua autrice. Nel discorrere con Anna Santoro del lavoro da lei finora condotto, siamo partiti proprio da qui, dal "mistero" che circonda Isabella:
Dell'autrice di fatto non conosciamo che il nome. Forse la famiglia Cortese era romana, - dichiara Santoro - ma esistono attestazioni del cognome anche a Firenze e nel Veneto. La prima edizione dei Secreti risulta stampata a Venezia, capitale editoriale dell'epoca, anche se non è raro il caso di note fasulle utilizzate per raggirare le censure più rigide di altri Stati. Dodici edizioni tra il 1561 e il 1677 e poi neanche più un accenno. Insomma, sia sull'autrice sia sulla fortuna dell'opera procediamo a tentoni. Ciò che ci resta è questa operina di circa duecento pagine, divisa in tre libri, che pescano nella scienza alchemica, nell'astrologia, ma anche nella cosmesi e nella medicina. Nel primo libro troviamo rimedi di natura medica - dalla peste agli avvelenamenti, dalla sifilide ai calli; nel secondo vengono illustrati procedimenti per la preparazione dell'inchiostro, per la colorazione delle pietre, per tingere o dare lucentezza ai tessuti e alle pelli; il terzo è quello dedicato alla bellezza e vengono indicate ricette per creme, profumi, paste dentifricie…."
Opere di Canfora
Libro secondo
Particolare di Chirico abbate di Colonia.
Capitolo 1
Dico a te Fratel carissimo, che se vuoi seguir l'arte dell'Alchimia et in quella operare, non bisogna che più segui le opere di Geber, né di Raimondo, né di Arnaldo o dì altri Filosofi, perché non hanno detta verità alcuna ne i libri loro, se non con figure et enigmati, con sincopi. Dice Geber Recipe lapidem in capillis notum. Io l'ho letto e riletto, e non trovo se non favole, e ciance ; e Raimondo dice nella sua epistola accuratoria : Recipe Nigrum nigro nigrius e quell'altro dice Ascende in monte altiorem huius mundi et ibi inveniens lapidem absconsium. Un altro dice Plumbum Nigrum aes nostrum, magnesia nostra e molte altre pazzie, che sarebbe lungo a narrarle, le quali fanno perdere il tempo e li denari. Et ho studiato in tali libri più di trenta anni, e mai non ho trovato cosa alcuna buona, et ho consumato il tempo e persa quasi la vita mia e li denari. Ma per la misericordia di Dio ho ritrovato un particolare buono e vero, e certo fatto per me, qual m'ha ristaurato non solamente nella robba, ma nell'honore e nella vita. E perché, chiarissimo fratello, so che hai perso molto tempo e consumato la robba, ho avuto compassione di te, e però ti priego non perdere più il tempo attorno di questi libri de' Filosofi, ma segui quel che ti scrivo ; e non levare né scemare cosa alcuna, ma farai quel che ti dico e scrivo, e segui gli infrascritti commandamenti miei, e Dio ti darà la sua gratia. Il primo precetto si è che non lavori mai con alcun Gran Maestro, acciò, facendo l'opra buona, non habbi mal fine la vita tua.
Il secondo che tu facci fare quei vasi di terra e di vetro che ti scrivo, che siano forti e ben fatti, acciò non si perda la medicina per diffetto delli vasi debili.
Il terzo ch' impari a conoscere tutti i materiali e metalli, perché se ne fanno di sofistici, e non vagliono nulla.
Il quarto ch'avvertischi bene non dare troppo fuoco, né manco del dovere, ma proprio come ti scrivo, acciò non falli.
Il quinto, ch'abbi un paio de mantici a tua posta, et altre cose necessarie, acciò non vada per le mani del volgo.
Il sesto che se alcun ti domanda di alcuna cosa di quest'arte, fingi di non intendere, e mai non lassar entrar alcun dove lavori.
Il settimo che ben impari a conoscere i metalli, massimamente oro e argento, e non gli mettere in opera mai se prima non sono ben depurati, per tua mano, di copella e di cemento.L'ottavo, che non insegni questa arte ad alcuno, perché il revelar de secreti fa perdere l'efficacia.Il nono, ch'abbi un servitore fedele, e secreto, e buono d'anima, che stia innanzi alla tua persona, e mai non lo lassar solo.
Il decimo et ultimo commandamento è che quando haverai compiuta l'opera tua, habbi ad amare Dio glorioso, e che facci delle elemosine, e facci bene alli poveri, e pregoti che osservi bene questi dieci commandamenti, acciò possi pervenire a buon fine della tua fatica.
Fratel carissimo, tre cose scrivo che sono principij delle cose naturali secondo il filosofo, cioè materia, forma e privatione. E per tanto noi faremo questa nostra medicina di tre cose naturali, cioè materia, forma e privatione, che sono corpo, anima e spirito. Per materia, s'intende il corpo, per la forma s'intende l'anima, per la privatione s'intende lo spirito. Perché, secondo che per la privatione si fa ogni generatione e corrutione, così mediante lo spirito si fa l'unione, e si compone del corpo e dell'anima, e questo vediamo nell'huomo. Adunque, come haverete questi tre principi naturali, haverete la discussione del particolare, tal che non potrete fallire, e questa è la vera via naturale e buona.
Adunque nel nome di Dio glorioso cominceremo a far il corpo, sì come fece Dio eterno, che fece il primo huomo Adam, e prima fé il corpo de limo terre, dapoi l'organizzò de spirito animale et sensibile, dapoi gli infuse l'anima rationale, la quale è il compimento del tutto ; così faremo noi questo nostro particolare.
Primo per far il corpo, faremo una terra spirituale, laquale col nostro magistero faremo fissa, e questo è necessario, perché come la terra mediante il moto del cielo produce tutti i frutti, così la terra nostra mediante lo spirito e l'anima haverà a fruttificare, e pertanto ben dice Hermes: la terra è nutrice et è humida, e sappi che i Philosophi non hanno voluto rivelare questa tal terra qual essa si sia , se non con parole oscure, et è terra nostra pura, senza tenebrosità. E però bisogna che questa terra sia senza alcuna superfluità, però è trasparente, e purissima, altrimenti non potria ricevere lo spirito e manco l'anima, e non bisogna che la terra di che si fa il corpo sia di natura d'anima, né di spirito, perché non sarebbero tre cose distinte, delle quali poi si fa una cosa, come vediamo nell'huomo, che'l corpo è d'una sostanza della quale non è l'anima né lo spirito. Nondimeno per l'union loro si fa una cosa.
Hora ti voglio nominare per nome questa santa terra, laquale nessun Filosofo ha voluto rivelare, anzi più presto l'hanno cancellata dalli lor libri, e sappi che questa terra si domanda Canfora, che è quella che si vende vuolgarmente.
E sappi che in quella ci sono gran secreti, che per sua freddezza è attissima a congelare in sé lo spirito e l'anima, perché la congelatione procede dal freddo, e la solutione procede dal caldo. E perché la Canfora è spirituale e brugia come fa il zolfo, però la chiamano zolfo de Filosofi e non volgare. Et è dibisogno che per artificio si faccia fissa in questo modo. Fissare Canfora:Habbi buona acqua de vita senza flemma, e per ogni libra metti oncie iij. di canfora della più trasparente e buona che si truovi, laquale pesterai, e quando la vorruai pestare, pesta alquante mandole dolce prima nel mortaio, e poi pesta la canfora, laquale metterai nella detta acqua di vita in un orinale, e distillerai per cenere l'acqua, et un'altra fiata ritornerai la detta acqua sopra la detta Canfora per sette volte, e sarà fissa.
Perché gli spiriti dell'acqua vita entrano per tutto e fissano la Canfora, che più non bruciarà né sollimerà, né esalarà e così haverai il corpo ben preparato. Servalo a parte benissimo, e perché l'anima da sé non opera senza il corpo, ha bisogno di un corpo. E come l'anima dell'huomo non è quella che opera manco il corpo, ma il composito mediante lo spirito, così questo nostro spirito non ha frutto senza l'anima, e l'anima senza il corpo, però mediante lo spirito qual' è sostanza mezana, argento vivo, senza cosa strania, cioè:
Piglia libbre iij. d'argento vivo minerale, che non sia né di piombo né di stagno, e farai fare un vaso di terra ben cotto, cioè due volte, e quando serà cotto la prima volta fallo invitriare tutto eccetto il fondo, quale ungerai con il grasso di porco, e non si invitriarà, e ciò farrai acciò la parte terrestre dell'argento vivo s'attachi nel fondo del vaso, che se fosse invitriato non s'attaccherebbe, e non preterire questo, e farai fare questo vaso longo un buon piede a modo di un orinale, ch'abbia un pippio nella sommità, com'è disegnato in fine di questo trattato, et habbi un forno fatto a posta. Che questo vaso vada murato dentro, nel fornello, e metti su il vaso col buon capello grande col suo recipiente, senza lutare, e dagli fuoco de carboni, tanto che l'vaso sia tutto infuocato e ben rosso.
Allhora cava fuori il fuoco, e presto metti su il mercurio per quel pippio e serra ben il pippio con luto et allhora l'argento vivo per la fortezza del caldo che truova così repentino si corromperà e dileguarà, e parte verrà in acqua, cioè alquante gocciole, e parte se n'attaccherà al fondo del vaso in terra nera, e lasserai raffreddare il vaso, e poi aprilo, e troverai l'argento vivo tutto nero, quale cava fuori e ben lavalo. E così lava il vaso e nettalo molto bene, e l'acqua distillata metti da banda o buttala via, che non val niente, che è tutta flemma, et un'altra volta metterai il vaso nel fornello, e infuocalo come prima. Poi butta su l'argento vivo e serra ben il pippio, e fa come la prima volta, e ciò farai tante volte che più non diventi nero, e ciò farai in dieci o undici volte, allhora cavalo fuori e troverai il tuo argento vivo senza flemma e senza terra perché ha queste due qualità grosse et infime, però è necessario separarle come i nemici della natura, e restora l'argento vivo puro in colore celestino in modo d'azzurro, il quale sarà questo segno.
Prendi un ferro et infuocalo, poi estinguilo in questo argento vivo, e diverrà bianco e dolce come argento fino, allhora mettilo in una ritorta di vetro fra capelli, che non tocchi il fondo né la sponda delli capelli, e li darai buon fuoco, di sotto, e con cenere calda di sopra il capello, accioché tenga meglio il fuoco, et in quaranta hore si distillarà l'argento vivo in forma d'acqua viscosa che non bagna la mano né cosa alcuna se non il metallo. E questa è l'acqua vita de Filosofi vera, spirito desiderato da tutti i Filosofi e dicesi sostanza mezzana dell' argento vivo, e molti altri nomi, senza cosa estranea e senza corrosivi.
Serba quest'acqua preziosa occulta da tutti i Filosofi senza laquale non si può fare nessuna buona opera, e lassa andare tutte le altre cose, e tieni questa, e ciascuno che vedrà quest'acqua, s'haverà qualche pratica si tenerà a questa, perché è pretiosa e vale un thesoro, si che lauda Dio in tal thesoro donato, il qual sia donato da tutto il mondo sempre mai.
Resta hora a fare l'anima, laqual è perfettione di tutto, senza laquale non si può far né vero oro né argento. Certo è che con il spirito si può fare cosa apparente e bella, ma non vera né perfetta, et dicono i Filosofi che l'anima è la sostanza che sostiene e conserva i corpi e fagli perfetti mentre che v'è dentro, adunque è necessario al nostro corpo una anima; perché altramente il corpo non si muoverebbe né operarebbe. E però sappi che tutti i metalli sono composti di mercurio e zolfo, cioè di materia e forma. Il mercurio è la materia et il zolfo è la forma, secondo la purità et l'impurità del mercurio e dello zolfo, mediante l'influenza che pigliano. E per questo l'oro è generato di argento purissimo e zolfo rosso è puro mediante il Sole, e però è il più perfetto metallo di tutti e l'argento è fatto di e di zolfo bianco, mediante l'influenza della Luna, e però è più perfetta degli altri cinque, e non habbiam bisogno se non di zolfo con l'influenza del Sole, overo della Luna. Il qual zolfo è forma et anima dei metalli, et il resto è materia grossa dell'argento vivo.
I contadini sanno più di noi, tal hora, perché quando cogliono il formento nato nella terra, lo raccoglieno colla sua paglia e spiche; la paglia e le spiche sono la materia, et il grano si è la forma e l'anima, e quando vogliono seminare il grano non seminano la materia, cioè la paglia, ma il grano, che è la forma, onde bisogna che ancora noi volendo seminare oro o argento bisogna seminare la sua semenza e forma, e non la sua materia, e però bisogna fare la sua forma et anima in questo modo con l'aiuto di Dio, cioè: farai un sollimato buono e trasparente, cioè sette volte sollimato, e l'ultima volta il sollimarai con cinaprio e senza vitriolo, e piglierai una certa quinta essenza del zolfo che è nel cinaprio, poi piglia i. d'argento finissimo coppellato e limalo sottilmente. Poi piglia oncie iij. del detto sollimato e mettilo a sollimare con la detta limatura in una boccia per sedici hore, e lassa raffreddare, e trita ogni cosa insieme, e un'altra volta sollima. Così farai quattro volte, e nella quarta si farà una certa rotella al modo d' una materia di ragia bianca trasparente com'una perla orientale, la quale peserà circa dramme s. et il sollimato starà attaccato alle sponde del vaso, et in fondo sarà a modo d'una caligine laquale è la corrutione dell'argento.
Prendi questa rotella e dissolvila in aceto fortissimo distillato, perché si dissolverà in due o tre volte, mettendo in un orinale in bagno per tre dì, e così metti da canto, e di nuovo rimetti dell'altro aceto distillato, fin che tutta sia dissoluta, poi distilla per feltro, e quel che rimane nel vaso serva, perché è buono per imbianchir il rame finissimo. E quello che è passato per feltro con l'aceto metti alle ceneri, cava l'humidità a fuoco lento e levarai l'aceto, poi metti al sole e diventarà bianchissimo, com'una farina d'amito, e questo sarà la forma dell'argento, overo zolfo, il quale peserà quasi un quarto d'oncia, più tosto più che meno, e questa passerai per lambicco, con acqua vita, ma non bisogna perché questa materia è opera spirituale.
Serbala adunque benissimo, della quale si potriano dir cose grandi, e speculative, ma ciò lassarò al tuo ingegno.
Piglia co'l nome di Dio un orinale alto mezzo piede , e togli del corpo fisso s. et un quarto d'anima d'argento, overo d'oro, secondo il tuo volere e dello spirito, oncie iij. mettendo ogni cosa nell'orinale come t'ho detto, e metti su il suo lambicco con il suo recipiente ben serrati, e li distillerai l'acqua da dosso, con lentissimo fuoco, e si distillerà la prima volta quasi oncie iij., rimetti un'altra volta l'acqua senza muover l'orinale, et un'altra volta distilla finché più non distillerà; e ciò serà fatto alle sei, overo alle sette volte, et ogni cosa serà fissa, poi metterai il detto orinale nel letame cavallino per sette dì e tutto diventerà acqua, per virtù della sua sottilità, laquale distillerai per feltro con lingua di panno finissimo e sottile, e parte del corpo resterà nel fondo per la sua grossezza che non val niente. E tutto quel che serà passato per feltro, congela, che sarà circa oncie iij.s. e così solvi e congela tre volte poi fondi x. d'argento fino coppellato, e quando sarà fuso metti su, i di questa medicina, e diventerà tutta medicina.
Similmente fondi borace, cera, e della detta medicina ana, i. e metti tutto questo sopra libbre oncie iij. d'argento vivo o sopra che corpo tu vorrai, e sarà argento vivissimo, ad ogni giudicio, e così si farà dell'oro.
E così è finito questo particolare, il quale si può fare in quaranta giorni a chi ha buona pratica, e sa ben sollecitare l'opera, ringraziato sia Iddio.
Pratica di Prete Benedetto da Vienna
In Olmuz, un viandante m'alloggiò in casa, e per sua mala ventura infermò, e non poté pervenire a Cracovia, dove era mandato, che di quella infermità si morì in casa mia, e lasciò le littere che portava, lequali io aprì, et eran così scritte.
"Al discreto et erudito huomo Stanislao, moderatore del collegio de scolari. In Cracovia amico carissimo.
Sempre dopo che mi partì da voi ho avuto nell'animo la dolce et amorevole vasta conversazione, e mettendomi a lavorare, come è piaciuto a chi può far ogni cosa, io son pervenuto alla cognizione della verità dell'arte nostra, e per l'amore che vi porto ho voluto per il presente messo mandato a posta, significarvi et avisarvi della allegrezza mia, facendovi partecipe di quella, che tutto l'ordine et il progresso haverete nelle presenti mie lettere.
Tanto vi prego che saviamente vogliate operare a non manifestare questo divino secreto a qualche pazzo che usar lo possa in mala parte, e voi riconoscerete questo dono da Dio, e non da me, e fate che vi siano raccomandati i poveri, e state sano.
Vostro quanto fratello Benedetto
La compositione si fa di tre cose, cioè corpo, spirito et anima, io bene mi ricordo amico carissimo, che i due avete ben conosciuto, ma il terzo totalmente v'era incognito, cioè l'anima.
Adunque fratello et amico carissimo, vi rivelo hora il secreto de tutti i Filosofi almizadir, zolfo de Filosofi, argento vivo, acqua dolce onde è il verso:
Salza il fetor ingrato, e fa ogni membro albato
Risolve e ben licora, purga ogni cosa ancora,
E vieta il fuoco retto, fuggitivi tien stretto
E nulla senza sale, pratica nostra vale
Ancora altri versi
L'arte sta in acqua pura, et altro non far cura
Genera la tentura, cosa c'al fuoco dura,
Mercurio strugger suole, ogni fogliato Sole,
Lo dissolve e fa'l molle, l'alma del corpo il tolle,
E dopo lo congela, a chi Dio lo rivela.
Il modo di cavar l'anima di Saturno è questo. Piglia libbre i. del detto pianeto nuovo e calcinato molto bene e sottilmente, poi si triti sottilissimamente, e la polvere si ponga in un orinale di vetro. Poi habbisi dell'aceto fatto di un bianco puro, e distilli per il lambicco due o tre volte, e della detta distillatione si metta nel detto orinale, sopra, il saturno calcinato, che di tre dita gli stia di sopra, poi pongasi il detto vetro nel bagno di Maria e sia ben coperto, e tengasi ivi a putrefare per cinque giorni, ogni dì più fiate, con un bastoncello mescolando la detta materia per la gravezza sua. Il sesto giorno cavisi il vetro con la materia fuori dal bagno, e pongasi sopra uno scanno, mettendogli di sotto qualche cosa molle, e lascisi riposare, che la materia della polvere venga a far la residenza.
Allhora sopra pongaglisi il ricettacolo con l'acqua pura distillata sopra le ceneri calde, acciocché l'humidità dell'aceto venga ad evaporarsi, et evaporata l'humidità sopra'l fuoco lento, ne troverete l'anima d'esso pianeto così cacciata bianca, dolcissima e ponderosa, e così perfettamente preparata, e questo è quello che hanno nascosto i Filosofi con tanti diversi nomi nell'opere loro di questa arte benedetta.
Ma notate che vi bisogna havere una bona quantità d'aceto distillato sopra libra una del pianeto, e cacciare come si disse.
Ancora vi bisogna havere una buona quantità dell'anima, overo del mercurio de Filosofi, a far l'opera, acciò nel mettere e nel augumentare la tentura siate ben provvisto. Dunque disponetevi tre o quattro libre di calcinato, ma sempremai si ponga libra una solo in un vetro, et un'altra libra in un altro vetro, e così si vada operando, per il gran peso di che si mette.
Nota, quando la materia verrà all'albedine, se vi volete fermare in via particolare, allhora, senza giongervi mercurio, accresci il fuoco fin che la materia si vedrà essere fissa. E se pur volete augumentare, allhora dividete la materia per diversi vetri, et aggiongetegli più della materia volatile, o se vorrete augumentare , vediate quando la materia è mezzo fissa, così è meglio.
Tintura e sbiancheggiamento cap. I
Piglia una libbra d'inchiostro romano, pestalo grossamente , lo metterai a distillare in un vaso di vetro con lento fuoco et caverai l'humidità et quella come cosa inutile, getterai et pesterai le feccie che rimarranno sul fondo, et le ridurrai in sottilissima polvere. Dapoi piglierai acqua ardente senza flemma et in un ampolla di vetro la infonderai sopra il detto inchiostro, et farai che quella gli nuoti sopra la misura di due dita, et mescolerai bene insieme tutte le cose, et le lascerai fino a che la detta acqua si colori, et essendo colorata, la caverai et in vetro la riponerai, et ben coperta la conserverai. Dapoi ne infonderai dell'altra, et essendo colorata la debbi cavare, et così tante volte farai finché tu vedi che l'acqua esca chiara dalle feccie. Allhora cavarai le ditte feccie bianche dall'inchiostro, et le conserverai per sbiancheggiare il metallo. Finalmente pigliarai sole et luna di peso uguale et le farai liquefare insieme nel fuoco, et le ridurrai in sottilissime lastre, et quelle, infuocate, estinguerai nella sopradetta colorata acqua, et questo trenta o quaranta volte tu farai, dapoi lascerai in acqua forte, accioché si dissolvano, et lasciarai, et si calcinano, dapoi cavarai l'acqua per lo lambicco, et nel fondo haverai la calcina, che vi resta sopra, la quale spargerai quella colorata acqua, et distillerai lo lambicco, et rimarrà lo spirito dell'inchiostro nella calce et sarà colorata, la quale piglierai così colorata et la metterai in un vaso di terra bene impegolato, et per lo spatio di hore dodici lascerai stare al fuoco de carboni, et fuoco tanto modesto usarai che non sia consumato, finalmente la gittarai in verga et haverai oro de ventisei caratti.
A fare che tutte le cose sofistiche dure siano molli cap. V
Infondi in oleo comune dieci volte volte in piombo liquefatto, et estingui nel detto oleo dieci volte le lastre infuocate del sofistico.
Oro potabile cap. XVIII
Piglia libre X de ottimo vino, e distillalo per lambicco, e cavane solamente una libra, dapoi lava il lambicco e rimettici nuovo vino, pur libre X., sopra ilquale rimetterai quella libra d'acqua, e ristillala ricavandone una libra sola, e così farai la terza volta con nuovo vino, e ne ricavarai una libra solamente.
Poi togli una boccia co'l collo lungo assai, e mettivi quella libra d'acqua, e li porrai un'altra boccia di sopradetta mezzo mondo, e mettila nel letame per quattro dì. Poi piglia della detta acqua, i. di zuccaro candido, e sarà buona, dapoi metti a lambicco la detta acqua e dentro gli metti x. pesi d'oro in foglia, e lassalo stare per quattro hore, poi distilla per bagno Maria, e, di fatto, non asciugare le feci, e così serva da parte in doi vasi.
A cavare il mercurio dell'antimonio cap. XXIII
Soblima il regolo dell'antimonio con altrettanto sale armoniaco, pestati et incorporati, e soblimagli; pesta poi il soblimato sopra il marmo con oleo di tartaro, et tu vedrai a separarsi esso mercurio, dal sale e dall'olio. Se lo vorrai augumentare, pesta il regolo ben trito con esso mercurio, et olio di tartaro, et così tu vederai esso in infinito riducersi nel suo mercurio, imperoché tutto quello che aggiongerai prenderà il corpo .
Tintura 22 K. capXXX
Piglia Sole et Luna di ugual peso, e altretanto di ferreto Spagnuolo, et incorpora aggiongendo al peso di tutte queste cose sale armoniaco, et il tutto soblima con lento fuoco per lo spatio di un giorno, e così tre volte tu debbi fare: dapoi piglia la materia che è nel fondo del vaso, et con cera rossa riducila in pillole, et in corpo, et 22 K. haverai.