Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante Bibliografia dei suoi rapporti con A. Aprosio

P. DONATO CALVI
di Bergamo, Prelato, Viceregente, et Deffinitore perpetuo
della stessa Congregatione
DELLE MEMORIE ISTORICHE DELLA CONGREGATIONE OSSERVANTE DI LOMBARDIA DELL'ORDINE EREMITANO DI S. AGOSTINO
in cui s'hanno la vita et gloriose Attioni de suoi primi tre Santi Instituttori, con l'origine della medesima Congregatione, serie di tutti i Capitoli, et Vicarij della stessa, loro meriti, dottrina, et qualità, con la nota de gl'altri publici Ministri
MILANO MDCLXIX
IL Fine delle Tavole
AL RELIGIOSO LETTORE
Chi camina fra le tenebre con picciol lume alle mani, più sono gl'oggetti che perde di vista, che quelli con l'occhio riscontra. Tale devo confessarmi io nella narrativa di queste istoriche memorie, mentre per ducento trenta più anni giacciuta la Congregatione nostra fra l'ombre, a me é toccato primiera girne pervestigando i principij, progressi, et stato, et ciò con que' soli puochi lumi m'hanno potuto porgere alcuni manuscritti, de nostri vecchi Padri, da me, si può dire, cavati dalla polvere. Onde se scarse riusciranno queste notitie, s'ascriva alla debolezza de lumi istorici ricevuti, più tosto che a diffetto di diligenza, che in me non é stata dozzinale. Ho perciò voluto queste mie poche fatiche intitolar Memorie Istoriche, acciò sappi che se nella forma, dispositione, ordine, et perfettione mancheranno dalle conditioni dovute ad un Istoria compita: non mancheranno a quelle si devono a memorie d'Istoria, ch'altro in sostanza non sono che Frammenti insieme raccolti, et con qualche ordine disposti, onde ne resti, se non pienamente, almeno bastevolmente sodisfatta la curiosità di chi legge. Qual ordine poi habbi, in queste memorie tenuto, lo può ciaschuno nella lettura di questa prima parte vedere; ma perché sij manifesto anco il contenuto delle susseguenti, che (piacendo a Dio) s'anderanno stampando, eccone qui spiegata la dispositione, che:
In questa prima Parte si pone la Vita, et Gloriose attioni de tre Santi Institutori della Congregatione con l'origine della medesima; la serie dei Capitoli, et Vicarij Generali, loro meriti, dottrina, et qualità con la memoria de gl'altri publici Ministri.
Nella seconda s'havranno i progressi, et avanzamenti della stessa Congregatione, con la fondatione, o acquisto di ciashcuno de suoi Monasteri, et Chiese, con le loro conditioni, et qualità.
Nella terza si reistringeranno tutti li soggetti insigni, et eminenti per santità, per dignità, o per lettere che fino a nostri tempi hanno la Congregatione illustrato.
Nella quarta le Bolle Pontificie, Privilegi, Gratie, et essentioni, che da varij Sommi Pontefici, o alla Congregatione in Generale, o ad alcuno Monastero in particolare furno concesse.
Del rimanente protesto non haver scritto per alcun prurito di lode, ma per semplicemente servire la mia Congregatione. Ricevi tu cortese Lettore il puoco, che t'appresento aspettando il più dalla penna del Reverendissimo P. Fulgentio Alghisi di Casale, che tiene già allestiti gl'Annali intieri della Congregatione, latinamente descritti, da quali a satietà potrai appagare la tua cognitione. Et sappi che non entra la penna mia nel vasto pelago di tutta la religione Agostiniana, cominciando la narrativa o da suoi alti principij, o dal tempo, che furono fondati alcuni Monasteri hor posseduti dalla Congregatione, che troppo sdruscita è la mia nave per così difficile navigatione, et solo alla trionfante penna del M. R. P. Maestro Luigi Torelli Bolognese già Provinciale, lume dell'Istoria, et vero Sole di quanti mai scrivessero le memorie della Religione, si riservano così gloriosi voli; a me bastando rader il lido, et principiar le fatiche da soli principij della Congregatione, et acquisto, o fondatione de suoi Monasteri; intendendo di scrivere a nostri soli religiosi che stimerò a fortuna si compiacciano metter l'occhio sopra questi fogli. Tu comincia religioso Lettore, et se in alcuna cosa incontri, che non ti vada a verso, chiudi il libro che é finita. Solo ti sij a memoria, che quanto di curiosità può a questa Prima Parte mancare, sarà avantaggiosamente supplito dall'altre, et se non havrai letto questa, puoco potrà sodisfarti la lettura dell'altre. Et vivi felice.

















CLXXV° VICARIO GENERALE
NICOLA D'AVIGLIANA
[Pag. 467] Allievo del sempre benemerito P. Bartolomeo Falcombello d'Avigliana fu questi di chi hor [
scrive il Calvi] ragioniamo Nicola Dalmatio, che nella Congregatione per tutte quelle conditioni memorabile si rese, che bastassero per farlo credere sogetto di valore, et di non ordinaria esperienza, et fedeltà. Nel dispensare la Divina parola, con qualità, et doti eternamente commendabili, s'arricchì ben presto il credito, et gloria, come pur nella cognitione dell'altre scienze adorno di serenissimi lumi comparve, per eterno decoro della Conggregatione. Pochi simili nel zelo della regolar osservanza al Dalmatio si ritrovorno, onde n'avenne che i Conventi alla cura sua destinati nel retto viver religiosi rifiorissero, in Primavera cangiati di fragrantissime virtù. Vantò animo così generoso, et splendido, che lo stesso nome d'Avaritia a nausea lo provocava, et con magnanima mano, et liberale dispensando gratie, regali, et donativi si distendeva mille cuori a piedi schiavi perpetui della sua munifica generosità. Non mai d'alcuno si conobbe in qualsivoglia ancorchè minima cosa favorito, o servito, che con fortunata usura non glie ne rendesse centuplicata pariglia, vantando fra l'altre sue doti impareggiabil gratitudine, et perpetua memoria conservando de ricevuti beneficij.
Resse Monasteri con singolar prudenza, zelo, et charità, et trovandosi gl'anni 1628, et 1629, in Francia nel Convento di S. Nicola di Brou appresso a Borgo in Bressa, accoloro di modo, per occasione del contaggio la devotione del glorioso P. S. Nicola di Tolentino, che ne successero infiniti miracoli, onde poi la Città di Lione per voto fatto, s'appresentò col mezzo de suoi deputati Signori de Silvecane, e Codeville [Pag. 468] alli 13 Luglio 1629, a piedi del Priore Dalmatio in Brou offrendo al Santo un Bellissimo Calice d'argento con patena artificiosamente lavorato, havendo perciò fatto detto Padre in Chiesa devotissimo apparato, indi discorso con grand'ardor, et efficacia sopra le parole: Ostendisti populo tuo dura, potasti nos vino compunctionis. Fu principal promotore della nobil fabrica del Monastero di Carignano; essercitò con ogni pontualità di Visitatore l'officio, indi un biennio fu in Roma Procurator Generale; et successivamente per Breve Pontificio d' Urbano VIII creato l'anno 1639, General Vicario della Congregatione, con parole non solo esprimenti il merito di Nicola, ma che d'Elogio mirabilmente servono, per coronar le sue sublimi qualità, così cominciando il Breve: Religionis zelus, sacrarum litterarum scientia, fides, et integritas, nec non in rebus gerendis prudentia, aliaque egregia virtutum merita, quibus Te a Domino insignitum esse accepimus etc. Dopo di che fu pur dal Pontefice per il terz'anno confermato, essendo d'avantaggio al Vicario Generale Draghi sino al nuovo Capitolo succeduto di modo, che quasi cinque anni la nostra Sagra Republica sotto un tanto capo felicemente trionfò. Dopo il Vicario Generale dichiarati poi furno Deffinitori li PP. Clemente di Viadana, Francesco di Megnegna, Arcangelo di Bassano, e Giovanni Battista di Forlì; Visitatori Serafino di Carpenedolo, Carlo Antonio di Milano, Hippolito di Masono, e Giuseppe Maria di Bologna; Procurator Generale il P. Antonio Maria di Genova, e Compagno il P. Giovanni Battista di Pavia.
Dal Vicariato Generale uscito il P. Dalmatio per alcuni anni Priore di Roma, et Viceregente rimase; ne più havendo la Congregatione, che darli, scarsi li chiostri di rettibutione a suoi meriti condegna. Innocenzo X, Sommo Pontefice l'anno 1648, al nostro publico lo tolse per darlo alla Chiesa di Fossano, creandolo Vescovo di quella Città, che poi fin alla morte con ogni integrità, et prudenza resse, et governò. Morì il buon Prelato l'anno 1653, et fu nella sua Cathedrale sepolto.
[Anni di Christo 1642/43 - Anni della Congregatione 204//205]
CLXXVI° VICARIO GENERALE
ANTONIO MARIA DI GENOVA [Pag. 469] Verso la fine del passato secolo uscito sotto gl'occhi del Sole Antonio Maria Draghi, al sagro fonte chiamato Tomaso, verso il principio del corrente, cioè l'anno 1642, alli 7 Agosto sotto il manto del Sole de Dottori si ripose vestito dell'habito Agostiniano. Bologna lo vidde novitio, et l'accolse professo, et essendo di vivacissimo ingegno dotato, non fu tardo il passaggio suo per la carriera de studij al grado di Predicatore, Lettore, et Priore; ma come con particolar genio all'economia fosse rivolto, conosciuta dalla Congregatione l'ottima indole sua per il governo,sotto la di lui cura in varij tempi, diversi Monasteri ripose, che tutti con singolar prudenza, zelo, vigilanza, et accuratezza governò. Nè consistevano i governi del Draghi nella pura, et semplice amministratione de temporali, o spirituali beni; ma fatto ricordevole dover il Priore verso i suoi figli, et Monasteri, qual Padre manifestarsi, che è a dire al mantenerli, conservarli, proteggerli, et beneficiarli obligato. Non fu casa alla sua cura soggetta, che non provasse di questo Padre le gratie, non fu Monastero al suo governo assegnato, che non sperimentasse di questo benefico Sole i calori. Quello di Savona in particolare ancor decanta la munificenza del P. Draghi, qui essendo sua opera la Sacristia con il pavimento, et volto, l'organo con l'arca sua, alcune capelle nell'ala minore della Chiesa, con il pavimento, et porte, con altri beneficij, c'hor restano nella penna.
Hebbe di Visitatore il grado, et l'anno 1639, per Breve del Pontefice alla Corte Romana chiamato venne per essercitar della General Procura l'impiego; nel qual officio ottimamente [Pag. 470] amministrato, tre anni perseverò, indi con nuovo Breve 20 Genaro 1642, dichiarato si vidde Vicario Generale, molto idoneo conosciuto per un publico reggimento, et conforme i tempi alla Congregatione necessario. Puoco tempo però il buon Padre potè de Ponteficij honori godere, che l'anno stesso nel mese di Settembre mancò d'esser fra noi con universal dispiacimento di tutti. Pria della sua infirmità, che fu assai longa, era stato Antonio Maria ad un Vescovato proposto, et già i negotiati stati farebbero a suo favore terminati, quando la morte altro non havesse di lui dissegnato. Sotto entrò alla carica l'antecedente Vicario Generale Dalmatio, che fin al Romano Capitolo prpsegui.
Nello steso Breve dal Draghi fur gl'altri publici Ministri espressi; cioè in Deffinitori li PP. Alessandro di Viadana, Giulio Emilio di Bergamo, Carl' Antonio di Milano, et Laurentio di Villafranca; in Visitatori li PP. Carlo di Cremona, Gabrielle Serafino di Luca, Giovanni Battista di Tolentino, e Carlo Antonio di Malleo, al quale defonto fu poi surrogato Pompeo di Bassano; in Procurator Generale Carlo d'Imola, et Compagno Carlo di Pontevico.
[Anni di Christo 1644/45 - Anni della Congregatione 206/207]
I° CAPITOLO DI ROMA
CLXXII° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 471] Era in questi tempi degnissimo Protettore dell'ordine tutto Agostiniano l'Eminentissimo
Cardinale Giovanni Battista Pallotto [ poi ancora scriverà il Calvi in merito a questo prelato] che bramoso veder una volta il corpo più conspicuo della Congregatione, procurò fosse in Roma nel Monastero di Santa Maria del Popolo il Capitolo Generale congregato, et ne vidde a misura de suoi desiderij gl'effetti. Entrò egli stesso con auttorità Apostolica Presidente, et di Compagno che era passò al Vicariato Generale il P. Carlo Commi di Pontevico Bresciano. Deffinitori uscirno li PP. Carlo d'Imola, Angelo Maria di Lodi, Carlo di Pomponesco, e Alfonso d'Avigliana; co' quali intravenne al deffinire il P. Nicola Dalmatio Provicario Generale assoluto, et i primi tre de passati Visitatori, qualhor in vece del quarto che mancò, fu surrogato Agostino Maria di Savona. Nuovo Procurator Generale restò in Roma il P. Carl'Antonio di Milano, et il primo de Deffinitori Carlo d'Imola hebbe il posto di Compagno. Visitatori poi furno Tomaso di Bergamo, Imerio di Cremona, Antonio di Tolentino, e Giovanni Battista di Torino. Fra l'altre cose qui deffinite l'una fu, non potessero assumersi al grado di Deffinitori Generali se non quelli fossero stati Lettori, decorati di sufficiente dottrina, et religiosi costumi; quali non solo nel deffinitorio, ma anco fuori havessero sempre a precedere i Visitatori, che non fossero in atto di visita, tenendo dopo Priori attuali il primo luogo.
CLXXVII° VICARIO GENERALE
CARLO DI PONTEVICO
[Pag. 472] Habbiam hor per le mani l'antico de Prelati viventi, che non tanto per la preminenza del posto, quanto per le rare sue qualità, et segnalate virtù la veneratione si concilia di tutta la Congregatione. Hebbe in Pontevico Diocesi di Brescia da Giovanni Paolo Commi, et Isabella Ottinelli i suoi natali alli 7 Giugno dell'anno 1602, col nome di Benedetto [Pag. 473] passati gl'anni più teneri, intento nelle scuole de Giesuiti di Cremona all'arrichire de pregiati arredi delle humane lettere il suo nobile intelletto, entrò l'anno 1617, 9 Aprile fra chiostri di S. Barnaba di Brescia, et lasciato il nome di Benedetto, prese quello di Carlo, sotto cui con si veloce passo corse l'arringo delle scienze, ch'in puoco tempo se ne trovò con ammiratione de Maestri, et invidia de condiscepoli perfettissimo possessore. Fur sproni pungenti al genio per se stesso religioso di Benedetto al scieglier fra l'altre l'Agostiniana Religione, l'udir di frequente evangelici dicitori della medesima, et in Pontevico, et altrove farsi con l'eloquenza, et dottrina aperta strada a gl'applausi, et fra questi il P. Berlendi da Bergamo detto il P. Protto, ch'ogni mattina nel salir in pergamo da Monsignor Gabrieli Abbate di Pontevico, con la benedittione la materia sopra cui doveva all'hora discorrere riceveva; et più nel Convento di Cremona il mirar numeroso collegio di Filosofi, et Teologi, che con continue dispute gl'affetti rapivano de Cittadini; aggionti gl'inviti d'un Zio dello stesso instituto, che così sovavemente haveva nel suo cuore le dispositioni introdotte della Religione, che con ogni agevolezza ne seguì l'ingresso della desiderata forma. Trasse l'anno del novitiato in Brescia sotto la disciplina del P. Agostino dal Prato Alboino, Padre di gran bontà, zelo et essemplarità; indi fatta l'anno seguente in mano del P. Giacomo di S. Gervaso, che pur vestito l'haveva la professione; passò sotto la direttione del P. Carlo Terrisenghi, di cui a basso diremo, nello studio di Cremona da cui sempre quasi dal capo di Giove uscirno le palladi armate per debellare l'ignoranza. Quanto qui s'approfittasse Carlo da gl'eventi seguiti la conseguenza se ne raccoglie, che creato Lettore d'anni 23, la forma apprese per farsi d'altri Lettori Colonello, mentre pria inviato a Pontremoli con dodeci Giovani religiosi, oltre quantità de secolari, et successivamente portato ne Monasteri di Ferrara, Brescia, Pontevico, Bologna, et Roma, con lettura continua d'anni deciotto, figliò al publico opulentissima messe di litterati, et virtuosi, [Pag. 474] che poi al lettorato, et Priorato ascesi, accrebbero ne proprij honori le glorie del Maestro, et ne cimenti delle scienze, sempre più il nome di Carlo accreditorno. Fece in più Capitoli conoscere esser la catedra il vero steccato de suoi combattimenti, havendo in quelli d'Alessandria, Pavia, Cremona, Viadana, et nella Romana Dieta del 1641, con publiche dispute, il concetto confermato del suo estremo valore, et non ostante l'anno 1630, ancor giovine d'anni 28, le foste stato il grado Priorale conferito, pur le fu la conditione aggionta di dover la Lettera proseguire, non intendendo il publico con il vantaggio della gioventù, al merito di Carlo pregiudicare, o con le honorevolezze di questo, esser a letterarij avanzamenti di pregiudicio.
Le dignità, et honori mai non mossero a Carlo alcun prurito, che anzi dal publico sevitio, alle dignità, et honori chiamato, costumò sensatamente dire, che se fosse stato nel suo primiero stato, anzi nell'infimo fra suoi religiosi riposto non haverebbe una minima alteratione d'animo sperimentato, tato haveva da gl'honori la mente lontana; et provando in questi que' travagli, che vanno con la superiorità di conserva, pur spesso s'udi replicare: Haver allo stato de privati una santa invidia, che pur ei stesso di buona voglia si sarebbe eletto, quando il debito servir al publico non l'havesse astretto al sostenerne i pesi. E ben potiam dire fosse fin dalle stelle alle dignità destinato, onde ancor giovinetto in Pontevico hebbe da un professore d'Astrologia certo pronostico, fosse da gl'astri alla Religione inchinato, che in essa gli promettevano honori, et dignità. Così dunque Carlo l'anno 1641, alla Dieta di Roma chiamato, gli fu così favorevole, et cortese l'affetto del Cardinal Protettore, che lo volle Priore del Popolo, onde non meno con l'osservanza, et buon governo ristorasse quell'insigne Monastero per molti capi scaduto, ma con la continuatione della Teologica Lettura manifestasse alla metropoli del Mondo, quali letterati, et qual carato la Congregatione di Lombardia nel suo grembo nodrisse. Entrò con tal occasione fra gl'essaminatori dell'insigne Collegio [Pag. 475] Francescano detto di S. Bonaventura, a tal carica dal Cardinale Pallotto, che pur del medesimo Collegio vive Protettore, eletto; indi l'anno seguente impedito da varie controversie vertenti fra le Patrie della Congregatione il Capitolo, et per Breve Pontificio eletto in Vicario Generale, Antonio Maria di Genova Procurator Generale, non potè Carlo sfuggire di non esser deputato Compagno, dopo havere con rissolute ripulse per mille ragioni, et per mille cause rifiutata la dignità suprema, ch'il Cadinal Protettore insisteva conferirli. Fatto Compagno, et reso fra puochi giorni il nuovo Vicario Generale per infirmità inhabile al publico governo, toccò a Carlo il soggettarsi alla commune cura, passando con patente di Commissario Generale alla visita de Monasteri, et sopra le proprie spalle il peso portando de publici, et privati bisogni, finchè estinto il Vicario Generale, rientro l'antecessore Dalmatio al governo della Congregatione, restato il Commi nel posto suo, ma con con continue doglianze del Cardinale, perché voluto non havesse l'offertali superiorità maggiore accettare.
L'anno 1644 fu in Roma il Capitolo Generale celebrato, ove il puplico applauso, et unanime consenso, senza una minima discrepanza de vocali sollevò Carlo al Vicariato Generale, nel qual impiego in principal scopo quattro cose si prefisse; l'una lo stabilir in Congregatione la tanto sospirata pace, et desiderata quiete; la seconda restituir alla medesima la pristina liberta, che per molte parti smarito haveva; la terza di Giovani provederla, che applicata a studij mantenessero con la virtù il publico splendore; et la quarta destramente promovere alla Prelatura i più qualificati soggetti, et più degni delle Patrie, onde sempre più robusta s'andasse nel credito fortificando. E se ne viddero adeguati alla retta intentione, et dispositione del Commi in breve tempo gl'effetti ritornata la Congregatione nel decorso posto delle sue glorie primiere, accresciuta di studij, restituita alla bramata pace, mantenuti i privilegi, etiamdio con notabili dispendij; proveduta di riguardevoli, [Pag. 476] et zelanti Prelati, et nelle sue antiche preminenze rassodata. Per la morte del sucessore Carlo di Cremona rientrò l'anno 1647, nella medesima carica di Vicario Generale, che poi anco per Breve d'Alessandro VII le fu l'anno 1657, et ultimamente quasi per acclamationem nel Capitolo di Vercelli 1668, con commune sodisfattione della Congregatione tutta nuovamente conferita, sempre mostrandosi del publico zelantissimo amante, che nulla risparmiò di fattiche, sudori, amici, et dinari per la sua indennità, et conservatione. Altri impieghi degnamente più volte manegiò Carlo di Priore de più degni Monasteri, Comissario Generale, Deffinitore, Presidente, et fuori della Congregatione, et nella sua Patria di Consultore del Sant'Officio, Essaminator Sinodale, et ultimamente inviato d'ordine del Prencipe Veneto, et Cardinal Ottoboni Vescovo di Brescia con due Canonici contro i Pelagini della Valle Camonica, molti de quali furno dal Sant'Officio per le loro eresie severamente castigati; qui tacendo delle consulte nelle quali vien continuamente chiamato; differenze, et litigi de principali Cavaglieri al suo arbitrio, et giudicio rimessi, et altre incombenze al suo sapere frequentemente appoggiate.
Decantano li due Monasteri di Brescia, et Pontevico la singolar munificenza di questo Prelato, provisto quegli con grosse spese, et singolar industria di Carlo di nobil argenterie di Calici, et maestoso lampadario, di Missale, e Manuale coperti d'argento, et vaghissimi reliquarij in forma piramidale, ornata la chiesa tutta non meno con ricco apparato di zendale doppio cremesi per le solennità, che con quantità di quadri di pittura di non puoco valore; fabricato l'altar Maggiore di pietre, che non tanto riesce per il dissegno, et varietà di pietre vago, et leggiadro, che ricco per il valore della medesima; accresciuto il Convento d'entrata per più di duecento scudi con l'acquisto di grossa possessione nel territorio di Pontevico; et compra d'un Ronco in vicinanza della Città con havervi fabricato riguardevole habitatione, et picciola Chiesa a gloria di S. Carlo; oltra le fabriche della Chiesa di S. Barnaba, et Sacristia a maggior [Pag. 477] prfettione ridotte, con haver i debiti vecchi della fabrica soddisfatti ascendenti a due milla, et più scudi, et li appartamenti nel medesimo Convento edificati. Così nel Convento di Pontevico ha con sua industria, et diligenza oprato, che ne gl'acquisti, et accrescimenti d'entrate notabilmente s'avanzasse, arricchita la Chiesa con corpo santo, che per la devotione di que' popoli, hebbe da Roma il nome di S. Fermo; abbellita la medesima, et suoi Altari con stucchi, et Icone; risarcito il chiostro in nobil forma, come di presente si gode, con l'annesso di commodissime, et ben proviste stanze, già inhabitabili; rifatta con grosse spese la cantina minacciante rovine, aggiustato con sedili di noce, salicato, quadri di pittura, et stucchi il Refettorio; edificate con bell'architettura le stelle; fondata a publico beneficio la conserva della neve, et le superiori forestarie addattate dipinte, ornate di quadri, et di arredi proviste. Attioni tutte, che celebrano in muti sì, ma perpetue voci la generosa pietà di Carlo, che cuore non hebbe se non per il bene della Congregatione, et vantaggi de suoi Monasteri.
[Anni di Christo 1646/47 - Anni della Congregatione 208/209]
I° CAPITOLO DI TOLENTINO
CLXXIII° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 478] Ad honore delle Sante Reliquie del gloriosissimo S. Nicola di Tolentino, et per incontrar il genio dell'Eminentissimo Cardinale Protettore, nel Monastero di Tolentino furno i Padri al Capitolo Generale convocati. Deputò il Pontefice a questo Capitolo Presidente lo stesso Cardinale con facoltà di soddelegare, che però in suo nome Papirio Silvestri Vescovo di Tolentino, et Macerata v'intravenne, et con esso il Presidente nostro Carlo d'Imola. Al General Vicariato, et la cura del deffinire restò a PP. Paolo Camillo di Lodi, Nicola d'Avigliana, Clemente di Viadana, et Giovanni Battista di Pavia appoggiata. Compirno il Deffinitorio il Vicario Generale Commi, et tre de passati Visitori, qualhor il primo d'essi tenne il posto supremo, et in sua vece altro Padre fu surrogato. In nuovi Visitatori eletti sortirno Francesco di Manegna, o Pontremoli, Agostino Maria di Savona, Angelo di Pontevico, et Bartolomeo di Carignano. Compagno Carlo d'Imola, e Procurator Generale Giovanni Battista di Pavia, che poi l'anno 1647, estinto, aprì la porta al P. Angelo Maria di Lodi per sottoentrar nella carica.
CLXXVIII° VICARIO GENERALE
CARLO DI CREMONA
[Pag. 479] Produsse la nobil fameglia Terrisenghi di Cremona l'anno 1595, questo più nobil parto della gloria, che preso l'habito sagro Agostiniano l'anno 1611, 24 Maggio nella patria sua, prese insieme con la spada de studij a trafigger l'otio, et con l'essercitio delle lettere a conculcare l'ingordigia del tempo. Nel conquisto delle scienze pose l'ali [Pag. 480] all'intelletto suo, tanta fu la velocità con che se ne rese padrone, indi posto sopra la cathedra lettorale, seppe con sì bel modo, e dolci maniere communicar a discepoli l'acquistato tesoro, ch'ogn'uno quantunque povero d'intellettuali talenti, dovitioso, et opulente nel saper ben presto divenne, non insegnando Carlo, che per produr a se stesso allori trionfali, et alla sua Congregatione virtuosi allievi. In ogni genere d'humana letteratura, gionse il Terrisenghi all'Erculee Colonne, onde o di poetica si discoresse, o di rettorica si ragionasse, o s'entrasse nell'historie, o di Politica si favellasse, o si portasser filosofiche difficoltadi in campo, era Carlo l'Oracolo, ch'ogni dubbio scioglieva, et ogni desiderio appagava; e molto più di sagre arti, et divine facoltadi trattandosi, che come cibi al suo gusto, et palato proportionati, così dottamente ne sminuzzava gl'arcani, che di divino latte allevato sembrava, et di celeste pane nodrito. Fu del pergamo, et della cathedra ugualmente amadore; ma ne religiosi ragionamenti, sagre lettioni, accademici discorsi, et panegiriche orationi lattine, et volgari toccò il sommo dell'eccellenza, perciò molte volte in simili fontioni adoprato, et con piena sodisfattione di chi l'udiva di mille lodi recinto. S'affaticò con la penna per arricchire co'suoi elaborati inchiostri le Biblioteche, sendosi dopo la morte sua fra suoi manuscritti alcune compositioni già per la stampa disposte ritrovato, et sono fra l'altre: Quaestiones de Sanctissimo Eucharistiae Sacramento
Historiarum compendia Tomi quator.
A tanto sapere così amabili, anzi adorabili costumi congionse, ch'un aggregato sembrava delle più care doti potessero un cuore ivaghire. Non alloggiava entro il suo seno fasto, superbia, o ambitione; non dominava i suoi affetti avaritia, interesse, o cupidigia. Non trovava nel suo cuore l'odio, l'invidia, o la malignitade ricetto. Non porgeva alla fintione doppiezza, o simulatione nel suo petto ricovro, ma tutto modesto, et humile, tutto splendido, et generoso, tutto benigno, et affabile, tutto sincero, et ingenuo obligava ogn'uno a sviscerarli [Pag. 481] in ossequente tributo i proprij affetti, et venerar nel Terrisenghi l'Idea non meno dell'Humanità, che il Padre delle virtù. Chi non lo pratticò, o conobbe, mal può persuadersi, ch'in un solo quelle qualità tutte si raccogliessero, che per constituire, senz'hiperbole, non uno ma più terreni Numi eran sufficienti; e chi n'hebbe l'esperienza, per quanto in lode di sue egregie doti, sappi dire, mai arriverà alla centesima parte di quello, che per degnamente celebrarle, si potrebbe dire. L'interesse in particolare con sì forte, et eroico cuore sotto i piedi si pose, che anco quelle cose, fosser dinari o altro, che di ragione, et consuetudine erano a lui devolute, con magnanima mano a' più poveri, et bisognosi Monasteri distribuiva, come in un opulente spoglio di Bologna, con universal stupore di tutti, in tempo che la Congregatione reggeva, si vidde pratticare. Con sempre giocondo, et lieto sembiante, con sempre sovavi, et amene parole, con sempre affabili, et cortesi maniere, chi con lui discorreva felicitava, perciò in Patria venerato, da suoi religiosi adorato, et della Congregatione tutta generalmente amato, et riverito.
Fra gl'Accademici Animosi di Cremona cento volte animoso comparve per farsi con la spada della lingua l'adito alla gloria. Entrò nelle consulte del Sant'Officio preconizato fra migliori, per non dir il primo honorassero quel sagro consesso. Resse in Congregationi varij de più conspicui Monasteri Cremona, Ferrara, et Bologna; fu Visitatore, Deffinitore, Compagno, et poi nel Capitolo di Tolentino dell'anno 1646, dal pieno concorso de votanti hebbe l'honore del publico comando creato Vicario Generale. Brevi fur i giorni di così degno, et amabile Prelato, che l'anno non potè terminare colto dalla morte, ch'in mezzo del suo glorioso camino i passi gl'arrestò. Verso il fine di Quaresima dell'anno seguente da febre assalito s'andò al dolente passaggio disponendo, et havendo il Venerdì Santo la sagra communione ricevuto con un breve discorso all'Hostia sagratissima fece i cuori de gl'astanti tutti in vive lagrime stillare. Agonizante, ma di sensi intieri, [Pag. 482] pur giva le sagre parole, che da Sacerdoti si proferivano ripetendo; e talhora da charitativi Padri in lingua domestica confortato con latino idioma a conforti rispondeva. Leggevo io stesso sopra il moriente Prelato il Salmo nonagesimo, quando al versetto arrivato: Super aspidem, et Basiliscum ambulabis etc. con energia, et enfasi straordinaria tre volte lo pronontiò; indi a puoco da sensi abbandonato dolcemente al cielo passò. Era il Mercoledì dopo la Domenica di Resurrettione, 24 Aprile 1647, et celebratisi nel vegnente giorno i funerali, s'udì il P. N. Tasca Giesuita encomiezar dell'estinto suggetto le preminenze; rimasta per tal perdita la Congrgatione tutta addolorata, i suoi compatrioti piangenti, gl'amici afflitti, et ogni conoscente accorato.
Alle lugubri pareti del Tempio fra le immemorabili compositioni affisse li seguenti versi si lessero:
Quid iuvat humanis spem nostram impedere rebus
Tam cito, si functo corpore, vita perit.
En testis Carolus, qui animos comitate ligabat
Qui sapiens, prudens, dulcia iura dedit.
At minime perimit gestorum gloria, laudes
In vestro vivunt haec memoranda sinu.
Atratus notat hic paries, haec tristia templa
Vos miseros lugens signat ubique sonus
Maesta viro tanto hin (cedat ne) iusta refertis
Parva solo. Magni sat decus ista Iovis.
Pur il seguente elogio alludendo alle virtù, et meriti di Carlo il rammarico de suoi figli manifesta:
Ad R. P. Carolus Territenghus Cremonen.
Congr. Augustinianae Insubriae Obser.
Vicarius Generalis
Qui ad istius dignitatis apicem iam iam emeritae
Annuentibus Patribus evectus
[Pag. 483] Et sanguinis praestantia, et virtutum ornamentis
talem est honorem aucupatus.
Nam vivendi catadronum emetiens, morum facilitatem
Omnigenum scientiarum habitum, et vitae candorem
Pellucidissimam tanquam faciem praestulit
Ut Charites, Pallas, et Iupiter
Tripudiato Caelorum influxu tot animi dotes
Ipsi uni unice perpluisse viderentur.
Hic quam gentilitiae securitatis Turrim, Leonina praemunitam
Fortitudine ad quoslibet evertendos incursus.
Fundarat in terris;
Immatura praereptus laetho, meliori animae augmento
Nuper transposuit in Caelo,
Tutissimus ut corporis funus immortalitatis commutaretur in faenus
Abijt inter nos immanendo, reviviscendo inter supera
Obijt die 24 mensis Aprilis anno 1647.
Cui eiusdem instituti Patribus parentalia solventibus
Hoc alludit.
[Anni di Christo 1648/49 - Anni della Congregatione 210/211]
XII° CAPITOLO DI FERARA
CLXXIV° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 484] Per la morte del Vicario Generale Terrisenghi rientrato in carica Carlo di Pontevico, piacque a questi s'unisse il Capitolo in Ferrara; sopra cui avendo la Presidenza tenuto Paolo Camillo di Lodi, spontò al Vicariato Generale il P. Carlo d'Imola già Compagno. Al deffinire fur li PP. Girolamo di Savigliano, Gabriele Serafino di Luca, Imerio di Cremona, et Pietro di Genova con l'intervento consueto del P. V. Vicario Generale Commi, et passati Visitatori. Non fu mosso dal posto di Procurator Generale Angelo Maria di Lodi, bensì all'eletto Vicario Generale si diede in Compagno Agostino Maria di Savona. Deputati finalmente in Visitatori li PP. Tomaso di Milano, Pietro di Bergamo, Fulgentio di Casale, et Andrea di Bologna.
[Anni di Christo 1648/49 - Anni della Congregatione 210/211]
XII° CAPITOLO DI FERARA
CLXXIV° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 484] Per la morte del Vicario Generale Terrisenghi rientrato in carica Carlo di Pontevico, piacque a questi s'unisse il Capitolo in Ferrara; sopra cui avendo la Presidenza tenuto Paolo Camillo di Lodi, spontò al Vicariato Generale il P. Carlo d'Imola già Compagno. Al deffinire fur li PP. Girolamo di Savigliano, Gabriele Serafino di Luca, Imerio di Cremona, et Pietro di Genova con l'intervento consueto del P. V. Vicario Generale Commi, et passati Visitatori. Non fu mosso dal posto di Procurator Generale Angelo Maria di Lodi, bensì all'eletto Vicario Generale si diede in Compagno Agostino Maria di Savona. Deputati finalmente in Visitatori li PP. Tomaso di Milano, Pietro di Bergamo, Fulgentio di Casale, et Andrea di Bologna. CLXXIX° VICARIO GENERALE
CARLO D'IMOLA
[Pag. 485] Cervia Città di Romagna udì di Carlo Marchesi i primi vagiti l'anno 1597, alli 8 di Febraio, ch'indi alla Patria sua d'Imola di tre mesi trasferito, qui passò gl'anni più teneri a quelle virtù applicato, che sono a puerili anni proportionate. In così debole età manifestò alla Religione, et sagri altari genio così proclive, che conforme l'attestato della Scrittura: [Pag. 486] Ex studijs suis intelligitur puer, potevasi fin dall'hora argomentare, qual fosse per divenire, avanzato ne gl'anni. Per renderlo in parte consolato li permisero i Genitori vestir l'habito di chierico secolare, sotto cui non meno nel profitto delle lettere, che dello spirito mirabilmente s'avanzò; ma come non fosse ancor la fiamma alla sua sfera pervenuta, deposto l'habito di chierico secolare, vestì quello del P. S. Agostino, et l'anno 1613, alli 16 Febraro in Imola entrò fra chiostri della Congregatione nostra, professandone poi l'anno seguente in Bologna il venerando instituto. Due de primi soggetti di scienze, che la Congregatione illustassero furno la cinosura, che nel pelago de studij guidassero la navicella del suo intelletto nel porto della cognitione, Gabriele Angelo Chinelli di Sorosina l'uno, Francesco Battaglia di Megnegna ancor vivente l'altro; col cui indirizzo passato felicemente il corso della Filosofia, et Teologia, si vidde constituito Lettore, et Predicatore, perché ancor egli il pane delle scienze spezzasse a famelici della sapienza. Il pergamo però più che la Catedra fu a Carlo famigliare, et havendo cominciato l'apostolico essercitio l'anno 1623, senza mai haverlo interrotto (toltine gl'anni del suo Vicariato Generale) ancor di presente ogni Quaresima, et Avvento sopra pulpiti compare, al distrugger il vitio intento, et seminare la virtù. Nè son le prediche di Carlo fra semplici fiori nate, ma passate per l'està d'un ardente charità verso il prossimo, un vero Autunno di frutti producono a perpetuo beneficio dell'anime. Chi d'udirlo è stato dal Cielo favorito non ferma la lingua al publicarne lo spirito, il zelo, l'energia, la charità con cui quel celeste pane dispensa, et l'anime christiane nodrisce. Vero Maestro dello Spirito fu deputato in Bologna alla cura de Novitij, et successivamente in Luca all'udir le confessioni delle Monache di S. Giustina di quella Città (impiegò che pur altre volte essercitò) qui lasciato havendo a caratteri incancellabili le memorie impresse di religiosissima modestia, humiltà, patienza, charità, vigilanza, essemplararità, et (se fosse lecito così dire de vivi ragionare) direi d'una chiarissima Santità.
[Pag. 487] In Congregatione accordò al contrappunto dell'obbedienza la consonanza de suoi sentimenti, onde da quella spinto si lasciò portar a governi de Monasteri, reggendo ultimamente il celebre Monastero di Santa Maria del Popolo di Roma; hebbe indi il grado di Visitatore, più volte ne Capitoli fu Deffinitore; servì il publico nella carica di Procurator Generale; quattro anni successivamente essercitò quella di Compagno; et in fine nel Capitolo di Ferara l'anno 1648, al posto supremo ascese del Vicariato Generale. Fu anco in due Capitoli Presidente di Lodi cioè, et di Casale, per tacer altri publici impieghi in varie occasioni, et per interessi di rilievo alla sua prudenza appoggiati, che sempre con ugual fedeltà, zelo, et diligenza al desiderato fine condusse. Intonano le pareti del Monastero di S. Agostino d'Imola da tutte le parti la pia generosità di Carlo, che con singolar munificenza tutto l'ha ristorato, et rabbellito, accresciute le habitationi, moltiplicate le commodità, quasi posso dire riedificata la Chiesa, con nuove mura armata, aggiustati gl'altari, adorna di pitture, et nella forma che di presente si vede vaghamente arricchita.
Dovrebbe la penna mia alzarsi a volo per celebrare di questo buon Prelato le qualità dello spirito, ma perchè bastevolmente per me favellano l'opre continue di misericordia da lui pratticate, il culto di Dio aggrandito, li chori, chiese, et oratiorij, che n'ammirano il fervore, et ardenza con cui l'odono con Dio in publico, et in segreto favellare, la mortificatione de sentimenti, la rassegnatione della propria alla Divina volontà; et più d'alcun altro la cella di Carlo, a cui confida del suo cuore i più reconditi arcani, ammutiscono i tratti della penna, lasciando ch'altri in altri tempi più fortunatamente ne descrivano l'operationi. Servono d'attestati d'un interno sempre a Dio rivolto alcuni devoti libriciuoli dati dal nostro Marchesi alla luce, e sono:
Due Colonne Erculee, cioè due Proteste; una al Signor Iddio; l'altra alla Beata Vergine in Roma 1643.
[Pag. 488] Speculum Sacerdoti rem sacram facturo ante, ac post Missam intuendum. Imolae apud Hyacintum Massertum 1659.
Praecationes ad Divinam opem, aestuante bello, contra Paganos implorandam fundendae. Velitris 1665.
[Anni di Christo 1650/51 - Anni della Congregatione 212/213]
XVI° CAPITOLO DI CREMONA
CLXXV° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 489] Fu l'anno 1650 il Capitolo Generale in Cremona disposto. Vi fu Presidente Girolamo Muratore di Savigliano, et il Compagno Agostino Maria di Savona eletto rimase General Vicario della Congregatione. Di Deffinitori hebber l'impiego li PP. Carlo di Pontevico, Mauritio di Luca, Nicola di Cremona, et Angelo Maria di Lodi, et con essi si congionsero al deffinire il Vicario Generale Marchesi, et Visitatori Tomaso, Pietro, Fulgentio, et Andrea. Pur restò Procurator Generale Angelo Maria di Lodi; sottoentrò nella carica di compagno il P. Imerio Oscasali di Cremona. In nuovi poi Visitatori uscirno Daniele Crema, Lucretio di Villa Franca, Giuseppe Maria di Savona, e Giuseppe di Ferrara.
CLXXX° VICARIO GENERALE
AGOSTINO MARIA DI SAVONA
[Pag. 490] Nato l'anno 1593, Agostino Maria Boggia Savonese, a Dio si consagrò l'anno 1609, 25 Ottobre; e ben dissi a Dio si cosagrasse, così perfettamente nella Divina volontà rassegnatosi, che per osservanza, zelo dell'honor di Dio, modestia, mortificatione, et devotione, mostrò a' coetanei la forma, qual esser debba un vero religioso, quelle virtù tutte praticando, [Pag. 491] che l'anima esser devono di chi vive fra chiostri, et habita ne Monasteri. Portò nella religione con le lettere humane un eminentissimo inngegno per la capacità delle divine, quali così avidamente assorbì, che sto per dire il vaso vuotasse di qualsivoglia sagra dottrina, potendo poi con ugual gloria et honore comparir su pergami, illustrar le cathedre, frequentar i circoli, entrar nelle consulte, e delle conscienze divenuto Maestro co' suoi saggi consegli, et avvertimenti levarne i veli de dubbij, et l'ombre dell'ignoranza sgombrare. Lo vidder qual luminoso Febo di virtù portar da pulpiti raggi di luce a' cuori nelle più degne Città dell'Italia, et come che altro fine, che la salute dell'anime non si prefigesse, immitator dell'Apostolo, Christo crocifisso predicava, così a Dio chiamando mille smarrite pecorelle, e dal letargo svegliando de vitij i più addormentati peccatori. Mai adulterò il Boggia la divina parola, mai ornò suoi concetti per il prurito dell'altrui udito, mai sotto vane frondi di frustratorie dicerie il frutto nascose delle sagre dottrine, ma con dir sodo, parole proprie, concetti masicci et eloquenza Apostolica, caminò al pari de primi Predicatori de suoi tempi, et de primi in ogni luogo raccolse le palme, et riportò le corone. In ogni evento alla Congregatione sua si manifestò, perciò in cento forme il suo merito premiato non solo con l'assegno di molte Prioranze, ma co' degni impieghi di Segretario, Visitatore, et Compagno, et finalmente la sua suprema honorevolezza del Vicariato Generale, che nel Capitolo del 1650 in Cremona congregato le fu conferita. Di questo Capitolo, et elettione di sì benemerito Pastore favellando Fulgentio Alghisi (che di Procurator Generale passò pur egli al Vicariato Generale, come a basso diremo) nel suo libro a beneficio del Convento di Roma composto, che le Croniche contiene delle capitolari dispositioni così scrive: Celebratum fuit hoc anno 1650 Capitulum Gen. Cremonae, in quo electus fuit in Vicarium Generalem Adm. R. P. Augustinus Maria Boggia de Savona, qui cum munera Lectoris S. T. egisset, [Pag. 492] Prior creatus, semel Secretarius, bis Visitator, inde Adm. R. P. Caroli Imolen. V. G. socius, nusquam suggestum relinquens, sed intermisse doctissim. erudentiss., nec non eloquentiss. magno animarum fructu concionatorum primum sibi vendicaret locum. Tandem in praefato capitulo, ut singularis inter gravissimos Patres ad Praelaturam anhelantes, tanquam Aaron vocatus summo omnium bonorum gaudio ad dignitatem primam evectus est. Pria d'arrivar Agostino Maria al posto sovrano, per cagione d'alcuni puoco timorati di Dio, molti pericoli scorse, molti travagli patì ma uscitone salvo, et illeso conobbe in prattica non permetter il Cielo resti quello offeso, o oltraggiato, che tutte le operationi sue al Cielo indrizza, et incamina. Per l'osservanza, et publico zelo pareva molto piegasse all'austerità, et rigore. Ma salito alla superiorità maggiore innestò sì bene su'l tronco delle severità la piacevolezza, et clemenza, che ne godè la Congregatione moltissimi frutti di piena sodisfattione. A pena l'oratione capitolare latina, solita da Compagni recitarsi prima si venghi all'elettione del Vicario Generale, fu dalla sua bocca uscita, che consegata a' torchi, n'uscì ricca d'applausi alla publica luce; e ben vedressimo altre opere sue, col mezzo delle stampe servir di specchio al Sole, se la natural sua modestia non l'havesse dissuaso. Dal Vicariato Generale uscito, alla Prioranza di Roma si portò, ove preda della morte l'anno 1653, 16 Settembre, se ne passò a vita migliore. Concorsero a' funerali Vescovi, Prelati, et gran personaggi, accompagnato il cadavere da dieci Religioni, et trenta accesi torci, indi recitata nella settimana funebre oratione dal P. Arrigoni Barnabita, et alla sua sua toma la qui notata inscrittione appesa:
D. O. M.
Indicarem praeclara gesta
Cuius Ossa Caelo
Si Caelum de Caelo lapsi
celebrare valerent encomia
[Pag. 493] niminirum Fratr. Augustini
Mariae Buggia.
Savonensis iam Congr. Insubr.
Gen. Vic. Omnium virtutum genere exornati
Qui sexagenarius, hic Prior
Oculos in Domino clausit
Quos ad regendum vigiles semper habuit
XVI. Kal. Octobr. MDCXXXXXIII.
[Anni di Christo 1652/53 - Anni della Congregatione 214/215]
I° CAPITOLO DI GENOVA
CLXXVI° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 494] Mai la Congregatione haveva in Genova celebrato Capitolo, quando il Vicario Generale Boggia l'anno 1652, ve lo convocò. Toccò il Presidentato al P. Carlo di Pontevico, et fu la cura Generale della Congregatione al P. Angelo Maria di Lodi appoggiata. Si viddero Deffinitori Paolo Camillo Cadamosti, Carlo d'Imola, Faustino di Bergamo, et Agostino di Carignano. Intravennero al deffinire l'assoluto Vicario Generale, et Visitatori de gl'anni antecedenti. Nel posto di Compagno restò il Cremonese Oscasali confermato, et passò alla general Procura Bartolomeo di Carignano; et per le future visite si dichiarorno li PP. Serafino di Carpenedolo, Pietro di Genova, Cattanio di Crema, e Donato di Luca.
CLXXXI° VICARIO GENERALE
ANGELO MARIA DI LODI
[Pag. 495] Dal nobil tronco d'Emilio Sommaripa, et Artemilla Manara Lodegiani per molti capi conspicuo, et per molte doti segnato sorse questo degno germoglio d'Angelo Maria, al secolo chiamato Horatio, alla luce del Cielo l'anno della salute nostra 1601, 8 Settembre nato in Milano, et ivi al sagro fonte lavato, che ne più teneri anni dato saggio [Pag. 496] d'un indole spiritosissima, et alle virtù inchinata porse campo ad ogn'uno anco mediocremente perspicace, di presagirne in età più matura saporitissimi frutti d'honore. Diverso il genio d'Horatio da quello de gl'altri fanciulli, alla solitudine, et ritiratezza l'obligava, et la dove questi pria col piè del desiderio, che del corpo corrono, ove i giuochi, et trattenimenti abbondano; Horatio in opposto ne libri, et studij suoi passatempi, et trastulli riscontrava, sempre otioso alle puerili ricreationi, perché mai in otio alli essercitij di virtù. Sotto eruditissimi Precettori in Patria, et in Cremona corse l'arringo delle facoltà minori, et havendo dalla benignità de gl'astri un Genitore sortito d'ogni più degna letteratura ornato, questo sperimentò non meno Maestro, che Padre, indi con doppio nodo di debito a lui legato, e per quello della natura, e per quello dell'educatione. In età di tredici puoco più anni orfano del Genitore rimase, et fatto riflesso a gl'accidenti del Mondo, et riposo della Religione, posto quello in non cale entrò fra sagri chiostri, et per mano del P. Cadamosti nel Monastero di S. Agnese di Lodi l'anno 1615, 24 Giugno, con l'habito Agostiniano il nome d'Angelo Maria ne riportò; che poi le fù di stimolo per manifestarsi con l'opre Angelo non tanto di costumi, quanto d'intelligenza. Spirato il tempo della probatione, che passò in Cremona, et arrollato l'anno 1617, 8 Ottobre, col titolo di professo all'insegne d'Agostino, scorse in Ferrara, Milano, et Roma sotto celebri Lettori le scienze maggiori di Filosofia, et Teologia; et consegnatane a tempi debiti la Lettoral laurea, viddesi ben tosto capo constituito de virtuosi giovani, prima in Genova, poscia in Como, che tutti al sospirato termine de studij felicemente condusse, et de consueti honori meritamente arricchì. Datosi indi all'apostolico ministero, quanto per questa parte oprasse, quanto meritasse, quali glorie cogliesse è superfluo il ridirlo, mentre gl'attestati del valor suo in Milano, Pavia, Lodi, Cremona, Novara, Modana, Ferrara, Tolentino, Bologna, Pontremoli, e Roma freschi non sono, ma vivi, et quante orecchie [Pag. 497] rese fur degne d'udirlo, altre tante bocche si moltiplicorno allodarlo. Eran le sue parole di fuoco, le sue prediche strali, i suoi detti maltelli, ch'accendevano d'amor di Dio, che nel midollo dell'anima trapassavano, et i più ostinati, et potervi peccatori in minutissime polve frangevano. Altri pulpiti di non minor grido, come Santa Maria Maggiore di Bergamo, il Duomo d'Alessandria, et Savona obbligato a publici impieghi fu astretto ricusare, come poi in questi ultimi anni si è totalmente dalla predicatione ritirato, non tanto per l'età avanzata, et varie indispositioni, che sovente l'oltraggiano quanto per le continue occupationi, et cariche, che lo tengono ad altri negotij indeffessamente intento. Trasse più anni nel Convento della Coronata di Milano, longi da quelle brighe, che seco guidano i governi, tranquilli, et pacifichi giorni; quando dall'obbedienza al regger Monasteri richiamato, fu unico suo scopo riformar in essi la scaduta osservanza, accalorar con l'essempio proprio il culto di Dio, et ogni vantaggio loro tanto nel spirituale, quanto nel temporale procurare. Novara, Lodi, Milano, et Roma, ancor riflettono dalle pareti loro l'echo raddoppiata dalle lodi a questo Prelato dovute; accresciuta Novara nella fabrica del Convento, rinovata in Milano la Chiesa con spesa di quattro milla scudi; edificata ricca, et sontuosa capella al sagro deposito del B. Giorgio di Cremona; riformato nel Monastero l'ingresso, et altri appartamenti, et fra questi il nuovo Noviciato nobilmente aggiustati; eretta in Lodi copiosa Libreria a publico comodo con l'assegno d'annua entrata; disposta vaga Galeria co' ritratti de Vicarij Generali; rabbelito il Refettorio, et di cinque nobilissime stanze, atte all'alloggio di qualsivoglia Grande il Monastero povisto; pur in Roma gode per il di lui Monastero le due vaghissime fontane all'ingresso del Convento fabricate; et ne decanta per varij miglioramenti, et beneficij gl'encomij. Cinque anni lo vidde Roma Procurator Generale, cioè dall'anno 1647, fin al 1652, havendo in tal impiego con ogni diligenza, zelo, et fedeltà la sua Congregatione servita. [Pag. 498] Successivamente nel Capitolo di Genova 1652, passò al Vicariato Generale, dopo di che per tre anni alla residenza di Milano fermatosi, indi fu per Pontificio Breve l'anno 1657, al governo del Monastero di Roma richiamato, di cui per quattro altri anni con ogni essemplarità, osservanza, circonspecttione, prudenza, zelo, et charità ne tenne la cura; qui havendo perito agricoltore l'herbe cattive de gl'abusi strappato; le spine, et roveti dell'inosservanze reciso, et i fiori de santi costumi coltivato. Frapose il Demonio a questo Prelato mille traversie, travagli, e pericoli; ma con l'assistenza del Cielo il tutto fortunatamente superò. In tempo che alla general Procura intento in Roma soggiornava potè in efficacissime guise cooperare, perché il Generalato di tutto l'ordine al P. M. Filippo Visconti di Milano fosse conferito, et ne conseguì l'intento, perciò alla sua prudenza, et destrezza in buona parte tal elettione ascritta, et vivamente dal nuovo Generale ringratiato; che poi anco scrivendo al P. Vicario Generale della Congregatione Carlo d'Imola hebbe a dire: Fra Padri della sua Congregatione resto molto edificato dal P. Sommariva per il suo valore, per cui in questa corte resta molto accreditato, et io li professo molta obligatione. Il biennio del suo Vicariato Generale fu dalla Divina Maestà doppiamente favorito, e per haverli nella fabrica della Chiesa fatto scoprire l'ossa venerande del B. Giorgio di Cremona, uno de primi Institutori della Congregatione nostra, et primo Vicario Generale dopo il Capitolo di Monte Specchio, come nella vita del Beato narrato habbiamo; e perché ne suoi tempi, e suoi Monasteri di Milano, et Lodi in particolare apparvero i prodigij della misericordia di Dio nelle moltiplicate gratie, e meraviglie faceva in virtù della fede il P. Raffaelli Licini di Bergamo, che favorito dal Signore della Gratia gratis data curationum, risanava incurabili infermi, liberava ossessi; dava a stroppiati il corso, a gl'attratti il moto, et innumerabili portenti con stupore di tutti oprava. Per altro la vita di questo Prelato fu sempre in Dio rassegnata, ritirato, [Pag. 499] solitario, essemplare, devoto, de' buoni amico, di cattivi contrario, lontano dal secolo, et d'ogni buona qualità fregiato; nell'ultimo Capitolo di Vercelli essercitò la carica di Presidente. Et hor vive nel Convento di S. Maria Coronata di Milano, Vicegerente de Conventi di detto stato, gl'essercitij continuando della sua prudenza, et charità.
[Anni di Christo 1654/55/56 - Anni della Congregatione 216/217/218]
I° CAPITOLO DI LODI
CLXXVII° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 500] Fu dal P. Sommaripa Vicario Generale nel suo Convento di S. Agnese di Lodi l'anno 1654, il Capitolo Generale disposto; a cui dovendo intravenir Presidente il P. Paolo Camillo di Lodi colto questi da mortale infermità, che poi lo condusse alla morte, cedè il posto al P. Carlo d'Imola secondo Deffinitor passato, che ne tenne la Presidenza. In questo Capitolo si creò Vicario Generale il P. Bartolomeo di Carignano, et Deffinitori uscirno Girolamo di Savigliano, Innocenzo di Venetia, Giovanni Battista di Tolentino, e Carlo di Pomponesco. Non mancorno al Deffinitorio il Vicario Generale et Visitatori assoluti; destinati poi in nuovi Visitatori li PP. Imerio di Cremona, Donato di Bergamo, Angelo di Pontevico, et Giuseppe Maria di Bologna. S'elesse in Procurator Generale Fulgentio di Casale, et Francesco di Megnegna entrò nel luogo del Compagno. Questi tutti spirato il biennio per il terzo anno rimasero per Breve Apostolico confermati, nè per sette anni più si fece Capitolo, mercè altri Vicarij Generali, che con auttorità Pontificia entrorno al governo della Congregatione.
CLXXXII° VICARIO GENERALE
BARTOLOMEO DI CARIGNANO
Dalla fameglia Giovanni Pietri trasse Bartolomeo la nascita in Carignano luogo assai nobile nel Piemonte nullius Diaecesis l'anno della salute 1610. Aggregato alla Religione Agostiniana [Pag. 501] in grembo della Congregatione di Lombardia, et conosciuto di spiriti vivaci, d'ingegno acuto, et sollevato intelletto fu di subito a studij applicato, così trapassando con ogni honorevolezza in Cremona l'intiero corso delle scienze, che poi terminò l'anno 1639, ricevutone la meritata ricompensa del Lettorato. Sette anni in quella Città le fui io condiscepolo, et atto lo conobbi a qualsivoglia honorato maneggio, destro, accorto, spiritoso, ingegnoso, entrante, diligente potendosi da queste premesse la conseguenza dedurne di queg'honori, che dal Cielo li venivano preparati. Di puoco tempo creato Lettore, fece al Priorato un salto, indi alla Segrataria della Congregatione, che maneggiò alcuni anni con pari fedeltà, et prudenza. Fu poscia nel Capitolo di Tolentino Visitatore eletto; successivamente a Roma Vice Procurator Generale mandato; et poi nel Capitolo di Genova 1652, Procurator Generale assoluto, nel qual impiego così egregiamente per la sua Congregatione si diportò, et in specie nella manutentione, et conservatione di piccioli Conventi per Bolla Apostolica soppressi, che nel Capitolo di Lodi 1654, in guiderdone delle fatiche sue, et premio del merito, ne riportò la dignità sovrana, nella quale per l'anno terzo fu poi anco per Apostolico Breve confermato. Di questo Capitolo, et elettione nel citato Libro del Convento Romano così il P. Alghisio lasciò scritto: Celebratum fuit Capitulum Generale Laudae in Conventu S. Agnetis, et in eo in Vicarium Generalem Reverendissimus P. Bartholomeus de Carignano electus fuit. Pater tanti muneris vere dignus, et familiae S. Mariae Gratiarum Carignani Praesul tertius etc. Hic post Secretarij officij fidelem laborem; Visitatoris exactam curam; Vice Proc. Gener. laudabilem diligentiam, et denique Procuratoris Generalis firmissimum zelum, merito super omnes, omnium concensu hilarique corde Praelaturam reportavit. Stimatissimo visse alla corte dell'Alt. Reale di Savoia correndo concetto commune non fosse per mancarli un Vescovato alla prima vacanza seguisse nello stato, ricevendo da quell'Altezza [Pag. 502] continui contrasegni di stima, et affetto. La nobil fabrica del Monastero di Carignano riconosce da questo Prelato segnalati vantaggi, havendo in esso e moltiplicate le fabriche, e perfettionato le cominciate; ma la Chiesa più d'ogn'altra parte la munificenza ne decanta, non solo di varij ornamenti di Quadri, et sagre suppellettili arricchita, ma di pretiosi tesori di varie sante Reliquie da Roma recate fortunato herede constituita, la nota delle quali nella sottoposta memoria sta registrata: Vitalis corpore, Stefani saxo Theodori, Vitique brachijs Apoloniae dente Aliorumque martyrum fragmentis Venerabundae spectator Caeli compendium exhibuit P. Bartholomeus a Cariniano Eremicolarum D. Augustini in Insubria Vicarius Generalis Anno MDCLV. In età d'anni cinquanta morì di repentina morte in Torino alli 24 Febraio, Vigilia di S. Mattia l'anno 1660, et fu nella Chiesa di S. Agostino con ogni honorevolezza, et decoro sepolto.
[Anni di Christo 1657/58 - Anni della Congregatione 219/220]
CLXXXIII° VICARIO GENERALE
CARLO DI PONTEVICO
[Pag. 503] Dovevasi l'anno 1657, il Capitolo Generale della Congregatione celebrare, ma gl'emergenti del contagio di Roma, Napoli, et Genova obligorno la somma Pietà del Romano Pontefice al provederci per Breve di novello Superiore, che per il vegnente biennio havesse il nostro publico a governare. Così havessimo in General Vicario il P. Carlo Commi da Pontevico, di cui sopra pag. 472, habbiamo discorso; espressi nello stesso Breve anco li Deffinitori, che furno li PP. Angelo Maria Sommaripa, Agostino di Carignano, Gabriele Serafino di Luca, e Guilelmo di Cremona; li Visitatori cioè Giorgio di Crema, Andrea di Bologna, Giulio Cesare di Lodi, e Lauro Felice di Ferrara; il Compagno Donato Calvi di Bergamo, et il Procurator Generale Fulgentio di Casale nel suo antico posto conservato.
[Anni di Christo 1659/60 - Anni della Congregatione 221/222]
CLXXXIV° VICARIO GENERALE
FULGENTIO DI CASALE
[Pag. 504] Le continuate calamità del publico non permisero, che terminato il biennio del Vicario Generale Commi si potesse celebrar il consueto Capitolo, onde supplì con nuovo Breve il Sommo Pontefice Alessandro VII, sotto li 10 Febraro 1659, creando in Generale Vicario il P. Fulgentio Alghisi di Casale Monferrato. Nello stesso Breve restorno [Pag. 505] in Procurator Generale eletto il P. Gabriele Serafino Boni di Luca; in Compagno il P. Donato Cavi di Bergamo; in Deffinitori li PP. Angelo Maria Sommaripa di Lodi, rimasto anco Priore di S. Maria del Popolo di Roma, Carlo Marchesi d'Imola, Bartolomeo Giovanni Pietro di Carignano, et Francesco Maria Lurano di Cremona; et in nuovi Visitatori li PP. Guilelmo Carena di Cremona, Ottavio Testa di Crema, Vincenzo Maria Caimo di Genova, et Fulgentio Vivalda di S. Germano. Passò a Dio fra pochi mesi il Procurator Generale Boni, et restò con auttorità Apostolica nella carica disposto il P. Girolamo Nicolio di Roma. Il primo d'Aprile del 1610, fu il primo della vita di Fulgentio Alghisi, che nato in Casale Metropoli del Monferrato rinacque alla gloria l'anno 1626, quando alli 8 Novembre vestì l'habito Agostiniano della Congregatione nostra nel Convento della sua Città. Apprese nel secolo quelle virtù tutte, et facoltà, che rendono una ben educata adolescenza adorna, onde non li fu difficile con volo d'Aquila avanzarsi nella Religione all'acquisto delle più masicce scienze, per poi fra gl'altri comparire al convito della publica stima con la veste nuttiale del merito. Entrato fra Lettori si fece conoscere immitatore della Divina Bontà, di cui è proprio communicarsi alle Creature, quall'hor di buon numero di giovani constituito Maestro co' lumi del proprio sapere fugò l'ombre della loro ignoranza, illustrando nel tempo medesimo co' raggi, et splendori dell'essemplarità il sentiero de loro avanzamenti. Luca, Genova, Bergamo, Modana, et Ferrara furno le Città nelle quali Fulgentio per lo spacio d'anni quattordici servì nel degno essercitio di Lettore la Congregatione sua, accumulando a questo nel conquisto de proprij honori eterni Panegirici; et se di rado fu visto da pergami farsi della divina parola dispensatore, non è che talenti in lui mancassero per l'apostolico ministero, sendone per tutte le parti abbondantemente provisto, ma perché il genio al trafficar in altre forme la nobiltà del suo intelletto lo richiamava, come ne fecer sempre i suoi gloriosi non meno, [Pag. 506] che studiosi impieghi patentissima testimonianza. Oltre il serio de teologici studij non tanto speculativi, quanto morali scielse in trattenimento di sue intellettuali fatiche la Pittura, et Scoltura, vedendosi tuttavia del suo industre penello non ignobili parti, et del suo lodevol Scalpello ben degni intagli; ma sopra tutti diede alla penna sì egregi voli, che qual maestosa Fenice la fece, et va facendo passeggiar il Cielo delle Lettere, per renderla alla posterità tutta ne proprij inchiostri immortale. Stampò già:
Della vita di S. Nicola da Tolentino libri sei. In Casale per Francesco Marta 1647,
et hor per le stampe parte ha disposto, parte va disponendo l'opre seguenti:
Annales Congreg. Obs. Lombard. Ord. Erem. S. Augustini Centuriaererum singuliarum ad studiosorum curiositatem.
Il Cemeterio del Mondo reflessioni morali, et erudite per ogni stato di persone.
Impervertiti Penitenti Dramma morale.
De Iuribus Iudaeorum Tomi Duo,
contenendo quest'ultimo più di trecento questioni, in esse chiaramente di ciò può, o non può spettarsi a Giudei disputando tanto de Iure Mosaico, quanto de Iure canonico, et civili. In mille emergenti, et per mille cagioni fu l'Alghisi dalla Congregatione sua adoprato, vantando al pari d'un impareggiabil diligenza, un inviolata fedeltà verso il suo publico, che furno a punto li due piedestalli, che sollevorno l'arco de suoi honori, o le due ali, che al Cielo delle dignità lo sollevorno. Pria ascendesse alla sovrana Prelatura governò con ogni lode li due Conventi di Mantova, et Casale, indi fatto Visitatore, si portò dopo alla luogotenenza, et Priorato del Monastero di Roma, et successivamente alla General Procura della Congregatione, nel cui impiego quanto facesse, bastevolmente l'opre favellano, havendo fra l'altre cose l'anno 1657, con indicibile fatica, et incredibil diligenza registrato l'Archivio tutto [Pag. 507] della Procureria Generale di Roma, raccogliendo, et unendo in più di venti volumi, anzi in due alfabetti intieri le Bolle tutte disponendo, Brevi, Diplomi, Processi, Patenti, mandati, Ordini, Lettere, et Scritture concernenti il publico della Congregatione, o Conventi particolari, facendone non solo il registro, ma il Sommario, et argomento distintamente; fatica che di sommo beneficio riesce con lode perpetua dell'Auttore. Minutamente di più descrisse gl'atti da lui in officio pratticati di liti con la Religione per visite del Reverendiss. Generale, et altre di manutentioni di Conventi, diffese publiche etc. con mostrarne l'evidenza delle ragioni a sempiterna rimembranza. Et per fine in un grossissimo volume le Croniche restrinse della Congregatione, et ciascun Monastero di quella estratte da registri sopranominati, con aggiongervi le instruttioni de Procuratori Generali, quali poi con questo titolo lasciò nell'Archivio del Popolo: Chronicon S. August. de Obs. Lomb. una cum actibus eiusdem, Conventuum serie, Card. Protectorum, Vicariorum, et Proc. Generalium Cap. Generalium, Praesidentium, Visitatorum, Deffinitorum, Sociorum, et Conventus S. Mariae de Populo Urbis Priorum.
Per tante fatiche, et impieghi si rese Fulgentio meritevole, che la somma Providenza del Romano Pontefice per suo Breve delli 10 Febraro 1659, lo constituisse capo, et Vicario Generale della Congregatione; dalla qual carica da lui con prudenza, zelo, et vigilanza, pari all'aspettatione essercitata l'anno 1661, uscito, portato si vidde alla Prioranza di Roma, et dopo tre anni a quella di Mantova, ove per altri quattro segnalati vantaggi sì spirituali, come temporali del Monastero felicemente nel governo continuò. Mai fu visto questo Prelato d'alcun Convento Priore, che non ne fosse celebrato Benefattore, onde se nella prima reggenza del Convento di Roma intagliò nel nobillissimo ingresso, et salita della Vigna di Nerone a caratteri incaccellabili il proprio nome; pur nell'ultima con la fabrica del Refettorio superiore, choro, et altre necessarie officine per una total commodità non meno, che perfetta sanità de Padri, [Pag. 508] manifestò la munificenza del suo genio, che solo al bene non meno particolare de Religiosi, che generale de Monasteri s'indirizzava. Ha pur con stucchi, et pitture di qualche stima la Chiesa di Santa Croce di Casale abbellita, di sagre reliquie in vaghi, et ricchi repositorij collocate arricchita; ristorato l'Organo; et nel Monastero eretta copiosa Libraria con il vaso; non mai cessando di meditar nuove forme, onde a suoi Conventi, et Chiese s'accrescano splendori, et del suo nome s'eternino le memorie.
[Anni di Christo 1661/62/63 - Anni della Congregatione 223/224/225]
V° CAPITOLO DI CASALE
CLXXVIII° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 509] Dopo sette anni di riposo ripigliò la Congregatione il Capitolo Generale, e nel Convento di S. Croce di Casale l'anno 1661, lo celebrò. Tenne la cura di Presidente il P. Carlo Marchesi d'Imola, et io senza alcun fondamento di meriti, fui dal consenso de Padri portato al Vicariato Generale, in cui poscia per le minaccaiate guerre di Francia piacque al sommo Padre per l'anno terzo con tutti gl'altri Ministri, confermarmi. Cadè l'elettione de Deffinitori ne PP. Carlo di Pontevico, Girolamo di Savigliano, Giuseppe Maria di Savona, et Michel Angelo di Massa Cybea; compito il Deffinitorio nelle solite forme con il Vicario Generale, et Visitatori assoluti Guilelmo di Cremona, Ottavio di Crema, Vicenzo Maria di Genova, et Fulgentio di S. Germano. Mi fu in Compagno deputato il P. Andrea Casalini di Bologna; et rimase il P. Girolamo di Roma nel solito impiego di General Procuratore, benchè poscia l'anno 1622, pasato a Dio, fosse in sua vece da me il P. Francesco Maria Lurani di Cremona colà mandato. Visitatori poi sortirno Angelo di Pontevico, Giulio Cesare di Lodi, Giovanni Francesco di Viadana, et Modesto di Cremona.
CLXXXV° VICARIO GENERALE
DONATO DI BERGAMO
[Pag. 510] Come nell'elettione mia, più la Divina dispositione, che il merito v'havesse parte, così per seguitar l'ordine cominciato devo qui introdurmi, non perché degno me ne riconosca. Furno i natali miei nel 1613, 11 Novembre, di Martino Calvi, et Flamminia Zerbini ambi honorati, et antichi Cittadini di Bergamo. Passata nelle scuole la pueritia, m'invogliai della Religione, et dalla vicinanza dell'habitatione dell'ordine Agostiniano, mi portai di peso fra le braccia di questo sagro instituto, ricevendo l'habito dal P. Giovanni Antonio Coreggio Priore di S. Agostino l'anno 1629, 16 Aprile. Le contingenze del contaggio sopravenuto mi rubborno due anni di studio, onde a pena nel 1632, potei a Cremona condurmi, ivi di famiglia destinato per l'incominciamento, et prosecutione delle scienze. Mi fu Maestro, e Lettore il sempre celebre, et virtuosissimo Padre Imerio Oscasali Cremonese, sotto la cui disciplina, per otto continui anni il modo appresi di separarmi da gl'ignoranti, benchè l'intelletto mio radente il suolo, non sapesse spiccar que' voli, ch'il Maestro m'insegnava. Terminato delle scienze il corso m'ascrisse il P. Dalmatio Vicario Generale al numero de Lettori fatte le consuete prove di dispute, et rigidissimi essami, indi dispostomi di fameglia in Patria, volle constituirmi capo, et Lettore d'alcuni Giovani, che tutti ridussi alla desiderata mèta del Lettorato. Altri dopo lo studio primiero ne successero, intrecciandosi ogni anno li studij di Logica, Filosofia, et Theologia; et così per venti anni continuando, non fui guardingo al communicar a gl'altri quel puoco sapere possedevo, aggionto numero de Religiosi nostri moltissimi secolari, in modo che di questi [Pag. 511] più di cinquecento nel corso dell'accennato tempo, discepoli mi resero. Per l'occasione poi de publici impieghi, particolarmente del Vicariato Generale la Lettura deposi; ma forsi per più vigorosamente ripigliarla, mentre l'anno 1664, volendo li Signori Presidenti della Misericordia Maggiore di Bergamo tre publici Lettori eleggere, che col pricipiar ogni anno, et proseguir la filosofica carriera, moltiplicassero nuovi germogli di virtù alla paria, obligorno con replicate instanze la povertà della mia sufficienza, a primiera dispensar quel puoco, che ne scrigni del mio sapere stava riposto, onde per servir la patria mia, et que' Signori d'alhora a chi tanto devo, n'accettai l'incombenza, et ne continuai per un triennio le fatiche. Per l'occasione dell'accennate Letture fui di ottanta, et più cathedre debol assistente, et molti Compatrioti, in tempo che dal Veneto Dominio erano li PP. Giesuiti essiliati, volendo di quegl'arredi di virtù, ch'in Milano, et altrove acquistato havevano far in patria maestosa pompa, alla debolezza mia ricorrevano per l'assistenza, che più d'ogni'altro haveva d'appoggio bisogno.
Sopra molti pulpiti d'Italia negotiai con qualche fortuna la meschinità de miei talenti. Fui per il Quaresimal corso nelle cathedrali di Pavia, Cremona, Massa Cybea, et due volte d'Alessandria, nelle celebri Basiliche delle Vigne di Genova, di S. Gaudentio di Novara, di S. Lorenzo Maggiore di Milano, di Santa Maria formosa di Venetia, di S. Prospero di Reggio, di S. Alessandro, et ultimamente nella famosa di S. Maria Maggiore di Bergamo, et nelle Chiese de Conventi di Viadana, Imola, Casale, et Cremona udito; et come non ancor Sacerdote l'Apostolico ministero cominciassi, così favorì il Cielo la dispositione della mia puoca habilità, perché fra gl'altri potessi comparire. Benchè non virtuoso, pur della virtù amante, cooperai per l'erettione in Bergamo d'un Accademia di belle lettere, et congionto a Bonifacio Agliardi stato d'Adria Illustrissimo Pastore, et Clemente Rivola fu poi Arciprete di S. Maria antica di Verona, furno le fondamenta gettate di quell'Accademia, [Pag. 512] ch'or detta de gl'Eccitati a qualunque altra nella coppia, et qualità de suoi allievi non invidia. Tengo in essa il titolo d'Ansioso, et con la carica di Vice Prencipe, piacque a miei Signori Conaccademici la reggessi. Dal sagro Tribunale dell'Inquisitione hebbi l'impiego di Consultore, et Vicario del S. Officio; onde poi per commissione del Serenissimo Prencipe, Vescovo, et Inquisitore fui l'anno 1657, nella valle Cavallina, inviato per l'estirpatione de Settarij novellamente introdutti detti Pelagini, et vi posi il necessario rimedio. Cagione d'alcuni decreti fatti nella Sinodo Diocesana 1648, allo stato regolare pregiudiciali, convennero i Religiosi tutti della Città, et Diocesi all'eleggermi unitamente con il P. D. Giovanni Caleppio Teatino soggetto de più eminenti di virtù habbia la nostra Città in capo del Clero regolare; nè dall'impresa si ritirassimo, prima di veder, anco con Ducale del Prencipe 19 Giugno 1649, que' decreti sopiti, et l'ordine regolare nello stato primiero di quiete riposto.
Dalla benignità della Congregatione, et suoi Superiori, quegl'honori riconosco, che poi servirno alla mia puoca intelligenza di fregio. Nel capitolo primo di Roma nel rollo de Priori mi vidi descritto, in quello di Ferrara 1648, il peso m'addossorno del Monastero di Bergamo, che sei continuati anni governai. Nel Capitolo di Lodi 1654, mi vollero Visitator Generale, ricadutami novellamente, per la rinontia del P. Faustino Asperti l'anno 1646, la Prioranza di Bergamo nelle mani. Indi uscito l'anno 1657, Pontificio Breve, creato Compagno mi riconobbi del P. Carlo Commi Vicario Generale; et per nuovo Breve del 1659, riconfermato con il sucessore Fulgentio di Casale nel medesimo posto. Dopo di che celebratosi in Casale il Capitolo, eccomi l'anno 1661, in sito collocato di maggioranza suprema quanto al mio ineguale, altretanto a me cagione di mortificatione; sendo d'avantaggio piaciuto alla Santità d'Alessandro VII ordinarmi per l'anno terzo la continuatione nell'officio. Hor da questi uscito pur mi trovai dalla Prioranza di Bergamo, et Vicegerenza, come pur al presente [Pag. 513] da questa aggravato, ferma restandomi la speranza d'haver anco un giorno a viver a me stesso, et la sospirata quiete pienamente godere.
Quantunque per mille capi diffettoso, et di mancamenti ripieno pur l'osservanza regolare, et sopra tutto il culto di Dio con ogni maggior decoro, et essemplarità mi fu sempre a cuore, et se è lecito de doni di Dio gloriarsi senza minimo neo di vana ostentatione, ringratio la D. M., che mai permettesse in me un minimo prurito di vestire ne pur un paro calzette d'altro colore, che bianco conforme l'antico instituto della Congregatione; di mai uscir con il mantello (se non forsi in tempo di pioggia) di casa, anco quando il sangue nel fiore della gioventù mi bolliva; ne mai senza compagno fuor di Monastero da che indegnamente porto l'habito di S. Agostino essermi lasciato vedere. Procurai con l'espressione de miei sudori beneficar il mio Monastero; onde in esso mutai luoghi inhabitabili in commodissime stanze, et molto nobili, che a me hor servono d'habitatione; raccolsi forbita, et scielta Libreria con spesa di più di mille doppie; feci la nuova Cisterna del chiostro primo nel mezzo d'esso fabricare; accrebbi la Sagristia di sagre suppellettili; arrichij la Chiesa de sagri depositi del corpo di S. Placido Martire, et insigni Reliquie de Santi Nemesio, Celso, Vittoria, et Ellodoro. Finalmente le Capelle dal lato destro della Chiesa nell'entrare, all'uniformità ridussi, et architettura nel prospetto di quelle della sinistra.
Affaticai anco con la penna più per non star in otio, che perché lodi ne sperassi, onde del mio alle stampe si trovano:
Le glorie di Bergamo per S. Fermo Martire. In Bergamo per Marc'Antonio Rossi 1641.
Dolcezze amare sotto nome di Vito Canaldo. Che per anagramma dice Donato Calvi. In Finale per Matteo Squadra 1643.
Galeria della morte, che contiene cento epitaffi giocosi. In Bergamo per il Rossi 1643.
Nei Giovedì estivi. Sono:
[Pag. 514] Il Parto di Scarpi: Prosa, et Canzone
Discors. accad. se più in un giovane disdica mancanza d'Amore, o in un vecchio l'esser bersaglio de strali di Cupido.
La Genitrice percossa. Declamatione
Sechelo sbranato. Prosa, et versi con altre compositioni tutte in Bergamo per il Rossi 1645.
Osservationi sopra l'universal Giubileo dell'Anno Santo 1650. Publicate per ordine di Monsign. Dovara Arcivescovo d'Aleppo Vic. Generale dal suo Capellano. Ivi 1650.
Ragguaglio di Sparta narratione panegirica per le glorie di Paolo Leoni Podestà. Ivi 1652.
Saggio della vita, et meriti di S. Nicola etc. Ivi 1652.
Misteriose pitture del Palazzo Moroni. Ivi 1655.
L'aggroppamento de Pianeti Panegirico per S. Aquilino Mar. In Milano per il Gariboldi 1656.
Tenue tributo di lodi per le glorie di Pietro Gradenigo etc. In Bergamo per il Rossi 1657.
Rituale August. Congreg. Obs. Lomb. etc. Bergomi apud Rubeos 1662.
Scena letteraria degli Scrittori Bergamaschi. Ivi 1664.
Campidoglio de Guerrieri, et altri illustri personaggi di Bergamo. In Milano per Francesco Vigone 1668.
Delle memorie Istoriche della Congr. Oss. di Lombardia dell'Ordine di S. Agostino. Parte prima. Ivi.
Pur altre mie debolezze allestite sono, et altre si vanno pian piano disponendo cioè:
Filosofia delle donne conforme l'ordine d'Aristotele etc. Disputationi, et questioni accademiche.
Cento discorsi sopra la regola del gran Patriarca S. Agostino.
Delle memorie Istoriche della Congr. Oss. di Lombar. parte seconda, terza, et quarta.
Effemeride sagro profana di Bergamo, et suo Territorio etc.
Sagro concistoro de Prelati Bergamaschi.
Panteone de Santi, Beati, et Servi di Dio di Bergamo.
Teatro d'honore delle fameglie patritie di Bergamo.
[Pag. 515] Corso morale sopra i Vangeli festivi di tutto l'anno.
Discorsi accademici.
Stillicidij poetici.
Impressiones Italicae Scelectiorum omnium librorum, qui ab ortu typographiae usque in hodienum diem prodierunt in lucem Cathalogus; in quo auctorum opera, et nomina item, et impressionis Urbium, locorum, typographorum, etc. annorum brevi, et clara methodo secundum Civitatum, et materiorum Ordinem recensentur, omnibus etc.
[Anni di Christo 1664/65/66 - Anni della Congregatione 226/227/228]
II° CAPITOLO DI ROMA
CLXXIX° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 516] Questo è il penultimo Capitolo Generale, che fin a' nostri giorni sij stato celebrato. Era in Bergamo disposto, ma piacque a N. S. Alessandro Papa VII, si convocasse in Roma. Ne furno i cenni essequiti, et tenutavi per Apostolico Breve la Presidenza l'Eminentissimo Card. Giovanni Battista Pallotto Vescovo d'Albano, et dell'ordine tutto Agostiniano Protettore, riuscirno al P. Girolamo di Savigliano per il Vicariato Generale favorevoli i voti. Per deffinire hebber l'impiego li PP. Angelo Maria di Lodi, detto anco di Milano, Fulgentio di Casale, Francesco di Megnegna, et Giovanni Carlo Maria di Genova; con l'intervento del Vicario Generale Calvi, et due soli de passati Visitatori Giulio Cesare di Lodi, e Giovanni Francesco di Viadana, surrogati per li due assenti li PP. Carlo di Pontevico, e Carlo d'Imola.
Furno quivi a proposta dell'Eminentissimo Presidente in proposito del Capitolo Generale Presidente, Vicario Generale, Deffinitori, et votati l'antiche deffinitioni in parte riformate, in parte innovate, et mutate, et in parte abolite con presigersi nuovi ordini, et forme, che poi per Breve Apostolico 18 Luglio 1664, confermati, perpetua, et inviolabile ne pretendono l'osservanza. Et prima ch'in avvenire solo li Vicarij Generali attuali, et assoluti, Deffinitori, et Visitatori attuali, Procurator Generale, Compagno, Segretario, Priori attuali de Conventi, et quelli che in vigore del Capitolo pur in Roma l'anno 1644, celebrato, furno al voto ammessi, habbin voto nel Capitolo Generale, con l'esclusione perpetua de Priori vacanti, et descreti de Monasteri.
[Pag. 517] Seconda, che possino in avvenire tutti li Vicarij Generali assoluti in qualsivoglia Deffinitorio entrare, et quivi con il P. Vicario Generale pro tempore, o assoluto, Deffinitori, et Visitatori eletti, o surrogati haver il voto, et d'avantaggio la prerogativa non solo di precedenza per ordine a Deffinitori, et Visitatori già detti, ma di Presidenza ne casi, ne quali la Presidenza al primo Deffinitore s'aspettasse.
Terza della Presidenza questo sij l'ordine, che fra più Vicarij Generali assoluti habbi quello la Presidenza a tenere, che mai in Capitolo alcuno fu Presidente; et fra molti, che mai l'essercitorno, quello preceda, ch'al Vicariato Generale fu prima assonto; et se tutti n'havessero sostenuta la carica, si servì in tal caso per circolo l'antianità del Vicariato Generale, et così successivamente, mentre però non vi sij chi mai fosse a tal posto arrivato, perché a questi, non ad altri s'aspettarebbe.
Quarta restino sempre gl'assoluti Vicarij Generali ineligibili all'officio di Deffinitori, o Visitatori Generali; et quanto fra tutti c'hanno voto in Deffinitorio, il numero di nove si compisca, non sij luogo ad alcuna surrogatione.
Quinta c'habbino da qui avanti li Votanti del Deffinitorio da convenir al Capitolo per la seconda Domenica dopo Pascha, onde avanti l'elettione del nuovo Vicario Generale, che seguirà nelle solite forme il Sabbato avanti la terza, possin esser fatti que' Decreti, statuti, et Deffinitioni, che già dopo l'elettione del Vicario Generale far si costumavano.
Sesta nel futuro duri il corso de gl'officij del Vicario Generale, Deffinitori, Visitatori eletti, et Priori attuali de Monasteri un intiero triennio, nè le Diete prima del secondo anno si possano celebrare; et quello si disse della duratione triennali del Vicario Generale et anco del Procurator Generale, Compagno, et Secretario s'habbi ad intendere.
Settima il Vicario Generale, Deffinitori, Visitatori per elettione, et Priori attuali de Monasteri dopo l'essercitio de loro governi sijno per qualche tempo, a qualsivoglia de detti governi ineligibili, cioè il Vicario Generale dopo il triennio suo, [Pag. 518] più non possa al medesimo impiego per il corso di sei anni esser assonto; e gl'altri dopo un sessenio d'officij di giurisdittione, habbino tre anni dispensabilmente a vacare.
Ottava. In caso di morte, o d'altro legitimo, et canonico impedimento del Vicario generale pro tempore se ciò ne sei mesi succeda immediatamente al Capitolo Generale precedenti, si devolva il publico governo al Vicario Generale sopravivente prossimamente assoluto, mentre non sij da legitimo, o canonico impedimento legato, et ciò fin al nuovo general Capitolo. Se poi il caso avanti sei mesi succeda, pur resti il governo al medesimo Vicario Generale, assoluto, ma fra due mesi ad summum alla creatione del nuovo Vicario Generale si proceda. Alla qual creatione chiamar si dovranno li Vicarij Generali assoluti, li quattro Deffinitori, li quattro Visitatori, il Procurator Generale, Compagno, et Segretario della Congregatione, a' quali il Ius eligendi il nuovo Vicario Generale si convenga, che però eligibile sij, et capace, et non vacante, et questo dovrà fin al prossimo Capitolo Generale durare, et in esso più non potrà al medesimo grado esser eletto ma sarà per il Vicariato Generale onninamente ineligibile. Et de predetti nominati elettori, quando giongano al numero di dodici, non sij altra surrogatione necessaria; et non arrivando a tal numero possano li convocati altri deputarne, et surrogarne, che nel prossimo Capitolo Generale havevano voto.
Queste sono le leggi nel ultimo Capitolo Romano per Decreto Apostolico stabilite, et che perpetua havranno l'essecutione. In questo Capitolo poi rimase nel posto di Procurator Generale Francesco Maria di Cremona confermato, Giulio Cesare di Lodi passò ad esser Compagno; et di Visitatori hebber l'impiego Giovanni Francesco di Tolentino, Hippolito di Casale, Nicola di Ferrara, e Girolamo d'Alfianello, benchè poi nel corso dell'anno morto il primiero, fosse in sua vece creato Antonio di Tolentino. Il Capitolo per maggior commodità de votanti fin alla Domenica quarta dopo Pascha quest'anno però col beneplacito Apostolico, si prorogò.
CLXXXVI° VICARIO GENERALE
GIROLAMO DI SAVIGLIANO
[Pag. 519] Siamo al passato ultimamente Vicario Generale nel Capitolo di Roma a voti concordi, et con publica sodisfattione eletto; che tratta havendo da nobil parenti l'origine, fa pur nell'attioni spiccare l'ingenuità de suoi natali, et nella chiarezza delle operationi quella del sangue. Savigliano luogo celebre nel Piemonte le fu Patria, il Presidente [Pag. 520] Conte Alessandro Muratore le fu Padre, et Genitrice Leonetta Orsini de Conti di Rivalta l'anno 1597. Entrato giovinetto nella religione l'anno 1611, si fece nel progresso de studij conoscer d'ingegno provetto; et havendo sortito in Maestro delle scienze il P. Paolo Emilio Ropoli d'Invrea, Padre di gran letteratura sagra, et profana, Lattina, et volgare, ne tracopiò sì perfettamente l'intelligenza, che fu creduto del suo Lettore un compitissimo ideato. Terminò la carriera de studij con l'honorevolezza lettorale, indi obligato all'attual lettura d'un virtuoso drapello di giovani, così egregiamente per il sentiero del sapere li condusse, che meritò vederli non solo a lui nel grado Lettorale uguali, ma nel credito della virtù de primi della Congregatione, in essi ogn'uno celebrando la direttione, et disciplina di Girolamo, ch'aveva novello Prometeo si fatti simulacri illustrato. Lo viddero perciò le catthedre, et i circoli molte, et molte volte con la spada dell'intelligenza farsi largo nella publica stima; ancorchè qui non si fermassero di Girolamo gl'honori havendo con non inferior lode salito i Pergami, et con Apostolica eloquenza accresciuti i splendori della propria cognitione.
Per la Congregatione, et suoi Monasteri non risparmiò stenti, fatiche, et sudori, in specie per la ricuperatione del Convento di S. Nicola di Brou in Francia, ove personalmente si trasferì, havendo di più per un anno intiero un Religioso in Parigi mantenuto, che co 'favori dell'Altezza Reale di Savoia appresso la Maestà Christianissima procurati, meritò vedere quel Monastero alla Congregatione restituito, che l'altrui avidità haveva usurpato. Nella suppressione dei due Monasteri di Cavor, e Bargi non perdono a se stesso, perché restassero, come poi rimasero in balia della Congregatione; et per mantenere quello di Fossano da puoco ammorevoli minacciato, et insidiato per tre volte scoprì petto di bronzo al ribatter i colpi de gl'avversarij pronto, et disposto, et con l'assistenza del Cielo superate le oppositioni, ad onta dell'invidia, ne riportò le vittorie. Ancor non cessano le pareti del Convento d'Invrea [Pag. 521] di celebrar di Girolamo la singolar providenza, che ne tempi difficilissimi delle guerre civili del Piemonte, assediata quella Città, et devastata la campagna, et persi li raccolti seppe in tali forme provedere a publici bisogni della casa, che in vece di debiti lasciò moltiplicati a successori i crediti, seminando di sua persona per la Città sì degno concetto, che il Prencipe Tomaso, Vescovo, et Signori del governo pretesero con ogni sforzo in pregiudicio della stessa obedienza, ch'altrove lo chiamava, fermarlo alla continuatione di quel Priorato, che di sicuro havrebbe rattenuto, quando i bisogni maggiori del suo Monastero di Savigliano per le guerre desolato, non l'havessero obligato a quel governo. E dobbiam credere fosse di questo Convento singolar sfortuna l'esser stato in detto tempo il Muratore assente; bastevole il credito di sua persona al fermar la corrente militare, che poi lo devastò, benchè anco fra le rovine non cessi Girolamo far spiccare la sua diligenza, et liberalità, havendolo di nuovo a nostri tempi reso habitabile con nuove fabriche, et reparationi, et con ferma speranza ch'averlo a vedere fra puochi anni nel pristino splendore, et bellezza restituito.
Oltre varie Prioranze da Girolamo degnamente maneggiate hebbe pur l'impiego di Visitatore, più volte entrò fra Deffinitori, essercitò la carica di Presidente, et con la Vicegerenza di tutti li Conventi del Piemonte per anni trenta in circa sostenuta, diè a vedere alla Congregatione nulla in lui potersi desiderare, che per sollevarlo alla dignità suprema si stimasse necessario. Così l'anno predetto 1664, convocato in Roma il Capitolo Generale lo vedesimo uscire Vicario Generale nel cui officio con pari giustitia, zelo, affabilità, cortesia, et prudenza la Congregatione governando ha in uno saputo reggere, e della nostra Republica lo scettro, et de cuori l'impero. Per lo spatio di quattro anni ha questo Prelato maneggiato con l'auttorità suprema gl'affari publici, confermato nel quarto con decreto della Santa Sede; dopo quali deposta nel Capitolo di Vercelli la carica della superiorità generale, hor con il governo della Provincia del Piemonte gode la quiete della Patria in risarcimento delle tolerate fatiche.
[Anni di Christo 1668/69/70 - Anni della Congregatione 229/230/231]
III° CAPITOLO DI VERCELLI
CLXXX° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 522] Eccoci hor all'ultimo Capitolo Generale per ordine del Vicario Generale Muratore nel Convento di S. Bernardo di Vercelli convocato. Qui nell'ordine del Deffinitorio si cominciorno a pratticare i decreti dell'antecedente Capitolo Romano; et se a voti concordi eletto rimase Vicario Generale per la terza volta il P. Carlo Commi da Pontevico; pur si vidde intronizato Presidente del Capitolo il P. Angelo Maria Sommaripa; et nel Deffinitorio entrare, oltre il Vicario Generale assoluto Muratori, li tre altri Prelati già stati Vicarij Generali, cioè Carlo Marchesi d'Imola, Fulgentio Alghisi di Casale, Donato Calvi di Bergamo; et d'avantaggio li quattro Deffinitori gia eletti nel Capitolo Romano, che furno Francesco Battaglia di Megnegna, Guilelmo Carena di Cremona, Donato Donati di Luca, e Giovanni Carlo Maria Lomellini di Genova; aggiongendosi a questi tre de quattro consueti Visitatori, cioè Antonio di Tolentino, Hippolito di Casale, e Nicola di Ferrara, che il quarto Girolamo d'Alfianello intento alle confessioni delle Madri di S. Giustina di Luca non potè esser a Capitolo.
Si cominciorno gl'atti del Deffinitorio in essecutione delle Leggi Romane prima dell'elettione del Vicario Generale, onde per non alterar l'ordine de votanti si stabilì, che i Deffinitori vechhi entrati nel Deffinitorio prima dell'elettione de nuovi, dovessero continuare nell'impiego per quanto il Capitolo durasse; et lo stesso havessero poi a fare i nuovamente eletti nel Capitolo susseguente del futuro triennio, in modo però che [Pag. 523] l'auttorità di questi cominciasse subito dopo il Capitolo. Così per commune commodo della Congregatione per la maggior parte riposta nella Lombardia si decretò, che in avenire il Capitolo Generale s'havesse sempre a celebrare fra Bologna, et Vercelli, cioè o in uno de Conventi delle prenominate Città, o in in alcuno delle Città, et luoghi intermedij. Finalmente in nuovi Deffinitori s'elessero li Padri Ottavio Testa di Crema, Giuseppe Maria Rubatti di Savona, Modesto di Cremona e Fulgentio Vivaldo di S. Germano; et in nuovi Visitatori li PP. Francesco Maria Pusterla di Bergamo, Aurelio Agostino di Villa Stellone, Pompilio di Treviglio, et Raffaelle di Luca. Si confermò il Procurator generale Lurani, et si deputò in Compagno del P. Vic. Gen. Lauro Felice Ferretti di Ferrara.
CLXXXVII° VICARIO GENERALE
CARLO DI PONTEVICO
Vedi sopra pag. 472
IL FINE























Padre Donato Calvi (1613-1678)
Originario di Piazza Brembana, Donato Calvi nasce a Bergamo l'11 novembre del 1613. Entrato come religioso dell'ordine degli Agostiniani diviene priore del convento di sant'Agostino, dove insegna teologia, filosofia e logica. La sua attività di insegnante prosegue anche presso le scuole della Misericordia Maggiore.
Entra nell'Accademia degli Eccitati e, divenutone membro, assume il nome di "Ansioso". Molto del suo successo deriva proprio da questa istituzione. Calvi scrisse molte opere di argomento vario (poesia, letteratura, storia, teologia, agiografia), ma soprattutto di cronistorie ancora oggi ricercate e consultate per le informazioni che contengono riguardo alle vicende storiche di Bergamo: non mancò di intrattenere rapporti epistolari con vari eruditi tra cui Angelico Aprosio. La più famosa opera di questo genere è intitolata "Effemeride sacra profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo" , pubblicata per la prima volta nel 1676 in tre volumi, all'interno dei quali le informazioni sono ordinate cronologicamente. Scrive anche "La scena letteraria degli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità dei suoi cittadini" e "Campidoglio de' guerrieri e altri illustri personaggi di Bergamo". Calvi morì a Bergamo il 6 marzo 1678.
Nel 1642 viene istituita a Bergamo presso il monastero sant' Agostino una associazione di letterati (all'inizio erano 12 membri) che si riunisce ogni giovedì. Scopo del cenacolo, inizialmente senza nome, è promuovere letteratura e poesia. Gli animatori sono padre Donato Calvi, Bonifacio Agliardi e Clemente Rivola.
Bonifacio Agliardi (1612-1667) era chierico teatino, diventò generale del suo ordine, e poi vescovo di Adria (Rovigo). Era autore di poesie, letteratura e pagine di religione. Clemente Rivola (1618-1654), detto "Astratto", studiava legge e poi esercitava la professione a Bergamo; lasciò la professione per dedicarsi alla poesia. Da ultimo decise di vestire l'abito talare e resse la parrocchia di santa Maria Antica a Verona dove morì. Scrisse diverse opere di letteratura narrativa ed un discorso celebrativo sull'Accademia degli Eccitati.
Il volumetto "I giovedì estivi" stampato nel 1645 da Marcantonio Rossi, a cura del parroco di Ghisalba don Gerolamo Cavalieri, raccolse una serie di composizioni scaturite dalle riunioni di questa associazione. Vi sono contenuti gli argomenti trattati durante le disquisizione e i dibattiti che si svolgevano nel corso degli incontri.. Tra di essi vi è la dissertazione di padre Donato Calvi sul tema "Se più in un giovin disdica mancanza d'amore, o ad un vecchio l'esser bersaglio de strali di Cupido" ; altri significativi esempi di dissertazioni sono forniti dai seguenti dilemmi: "Se sia più utile nel mondo l'oro o il ferro", "Se più vaglia in amore beltà di corpo o di virtù". Il grande successo di questo volumetto fece aumentare il numero dei partecipanti alle adunanze dell'Accademia e obbligò i promotori dell'associazione letteraria a trasferire la sede degli incontri presso altre più capienti, tra le quali il Palazzo della città, il Vescovado, e anche presso alcune case private.
Nel 1647, per cause ignote, la sede è riportata presso il prestigioso monastero di sant'Agostino, ove è istituita ufficialmente l'Accademia degli Eccitati il 7 febbraio 1647.
Il monastero di Sant'Agostino in Città alta, alla Fara, è uno dei principali cenobi di Bergamo; la chiesa, con 14 cappelle laterali, è ricca di opere d'arte; la sua importanza è data anche dall'essere il pantheon delle maggiori famiglie cittadine del tempo. Lo stemma dell'Accademia (ispirato ad alcuni versi del Tasso) raffigura il sorgere del sole con il motto "Jacentes excitat" (Stimola ad operare).
I membri dell'Accademia, fedeli allo spirito dell'Arcadia, assumono nomi suggestivi o fantasiosi (Rugginoso, Occulto, Ansioso, Taciturno ecc...). Insieme al culto della musa si discutono soprattutto argomenti religiosi, teologici, agiografici e apologetici; non bisogna dimenticare che la maggior parte degli accademici è costituita da ecclesiastici.
L'Accademia gode della protezione del Senato veneto ed ha tra i suoi iscritti i magistrati veneti della città (podestà e governatori), il Vescovo e le più alte autorità. Non usufruisce di nessuna sovvenzione pubblica anche se un folto pubblico assiste alle sedute. Per opera dell'Accademia hanno molto risalto alcune iniziative legate a solennità religiose o civili (entrata o partenza di Rettori, nomina di un Vescovo, funerali di persone celebri e altro ...). A questo riguardo sono memorabili la seduta del 1656 in occasione dell'elezione di padre Agliardi, uno dei fondatori dell'accademia, a vescovo di Adria, la seduta del 1660 per festeggiare l'elezione a cardinale di Gregorio Barbarigo, già Vescovo di Bergamo. Dal 1664 inizia il declino dell'Accademia soprattutto a causa della morte di alcuni soci fondatori.
La chiusura, nel 1667, dell'Accademia degli Arioni, fondata solo tre anni prima, testimonia la crisi complessiva di questo genere di istituzioni culturali. Per la scarsa documentazione disponibile risulta arduo ricostruire la storia dell'Accademia degli Eccitati. Qualcosa è stato annotato da padre Donato Calvi nella "Scena letteraria", in cui egli descrive un profilo biografico di taglio agiografico dei vari adepti.
Le stanze di Palazzo Moroni sono densamente decorate, ricche di prospettive e squarci di cielo che si aprono nei soffitti, ma niente è dipinto a caso. Anche la figura più nascosta, quella che sembra essere messa lì soltanto con un significato pittorico, in realtà intende simboleggiare una circostanza, uno stato d'animo una situazione. Questa tesi è avallata dalle scritte in latino che affiancano gli affreschi, come se fossero delle didascalie. In apparenza, una simile concentrazione di immagini rende l'ambiente confuso; un attento esame invece, rivela come Gian Giacomo Barbelli (l'artista cremasco autore non solo di questi affreschi ma anche di quelli di Palazzo Terzi), esprimeva il proprio talento dipingendo soggetti proposti dal committente. Per interpretare questa filosofia pittorica è stato anche pubblicato un libro nel 1655 a Bergamo, intitolato: "Le misteriose pitture di Palazzo Moroni spiegate dall'Ansioso Accademico Donato Calvi Vice Principe dell'Accademia degli Eccitati all'illustrissimo signor Francesco Moroni". Donato Calvi, infatti, è colui che ha pensato i soggetti. Per quanto riguarda le campiture e le riquadrature, il Barbelli era affiancato da Giovanni Battista Azzola, ed il risultato che ancora oggi possiamo ammirare esprime la felice collaborazione dei due artisti.