BAIARDO
PERSISTENZE DI RELIGIOSITA' CELTO-LIGURE

Borgo medievale (con segnali di civiltà piu remote, come la ligure e romana) che sorge alla sommità del complesso del Nervia, donde guarda le Alpi Liguri e Marittime.
Il nome del borgo non è chiaro.
N. Lamboglia ritenne che il castello avesse preso nome dal feudatario fondatore ma Baiardo non è nome personale.
Semmai il cavalier Baiardo prese il nome dal toponimo o denominazione del luogo (Bayard in val d'lsere) di cui era visconte.
Si è oggi orientati sulle conclusioni di G. Petracco Sicardi ( Dizionario di Toponomastica, Utet, Torino, 1990. s. v. "Baiardo") la quale afferma che nel nome del borgo "potrebbe concorrere un altro bayart, che è di etimologia diversa: probabilmente da un francone berhard = portatore (bard = barella)".
Un riscontro toponomastico preciso si ha nel cartulario di San Vittore di Marsiglia, ove è citato un molendinum quod vulgo Baiardum vocatur (1,436).
La storia di Baiardo: possesso dei conti di Ventimiglia ha "inizio documentato" nel 1130, dopo che il paese, alleato di Ventimiglia, aveva lottato con inutile valore contro Genova.
Nel 1130 gli uomini di Baiardo, con quelli di Sanremo ed il conte di Ventimiglia, vinti, furono costretti a giurare fedeltà a Genova come scrisse il Caffaro nei suoi Annali della Repubblica.
Il paese, che fu possesso di Oberto Doria, giunse in seguito ai marchesi di Ceva che, nel 1259, lo cedettero a Genova, cui rimase fino al 1625, quando cadde sotto i Savoia per essere poi riconquistato dalle truppe sanremesi al seguito della Repubblica.
Poi, oltre un secolo dopo ed essendo in crisi la Serenissima Repubblica il paese entrò nella (1797) della rivoluzionaria Repubblica Ligure, sorta ad imitazione di quella francese ma destinata a essere assorbita nell' Impero napoleonico.
Nel 1815, dopo la restaurazione viennese, il paese passò a casa Savoia, ed entro a far parte del regno di Sardegna (che aveva assorbito come provincia Ia Repubblica di Genova) fino all ' Unità d' Italia.
II 26 febbraio 1887 centinaia di persone furono travolte fra le macerie della CHIESA DI S.NICOLO' per il terremoto che sconvolse la Liguria occidentale; i ruderi della chiesa, sventrata si vedono nel punto più alto del paese: secondo una tradizione la chiesa sarebbe stata eretta su un tempio pagano, di cui si ritengono resti i 4 pilastri che sostengono il portichetto.
Varie sono le testimonianze del passato come la porta dei Saraceni; il palazzo dei conti, l'oratorio di San Salvatore, dove si può osservare il polittico della "Trasfigurazione" di Emanuele Maccari, di Pigna del 1552, mentre nella chiesetta romanica di San Gregorio, dell'XI sec., si ammira un trittico del Carrega: la PARROCCHIA DEL SACRO CUORE, del 1893, conserva interessanti dipinti.
Attualmente la chiesa più interessante è è quella di S. GREGORIO.
Essa si trova nella Valle del Bonda, affluente del Nervia e risale all'XI secolo, in forme romaniche ad una sola navata con le absidi ed il piccolo campanile ancora integri.

L' attrazione turistica principale di BAIARDO, oltre la festa patronale del 6 dicembre, è la FESTA DELLA BARCA, che ha luogo alla Pentecoste.
La tradizione ricorda una tragica storia d' amore costruita su qualche plausibile riferimento storico, propriamente da collegare al XIII secolo, epoca in cui la Repubblica marinara di Pisa in lotta di supremazia con quella di Genova avrebbe mandato (grazie ad una sorta di alleanza con VENTIMIGLIA parimenti in guerra con Genova che voleva conquistarla) i suoi uomini nei boschi di BAIARDO a tagliare pini per costruire navi da guerra.
In occasione di una di queste spedizioni pisane le tre figlie del conte di Baiardo (i feudatari locali appartenevano alla casata dei conti di Ceva) si sarebbero innamorate, venendo ricambiate, di tre marinai o capitani di navi di Pisa.
La vicenda a livello popolare è stata ripresa nella CANTATA di 44 strofe intitolata A BARCA RU MEI AMURE STA NOEITE A SE NE VA ("LA BARCA DEL MIO AMORE QUESTA NOTTE SE NE VA"): la CANTATA costituisce l'unico testo su cui si può ricostruire questa vicenda, di certo leggendaria ma non priva di fascino.
Nella sua prima parte (storieta) viene descritta la prossima partenza della nave pisana dai lidi liguri.
Nella seconda parte (idillu = "idillio") e nella terza (lamentu ="compianto, lamentazione") è sviluppata la storia della più bella delle tre fanciulle, l'unica intenzionata a non rispettare gli ordini del padre (appunto il Conte di Baiardo) di lasciare l'innamorato e non seguirlo mai più, che disperatamente supplica invece il potente genitore di concerLe invece di seguire il proprio amante.
La conclusione della tragica storia è quindi sviluppata nelle due strofe conclusive della quarta parte o drama ("dramma") in cui si conclude la vicenda disperata della ragazza che, non obbedendo agli ordini paterni, fugge via con il marinaio pisano ma viene inseguita per ogni dove dal feroce genitore che alla fine raggiunge i due amanti e uccide la giovane decapitandola: la testa di questa, avvolta in un mantello, viene quindi riportata al castello di Baiardo.
Gli abitanti, in memoria di questa innamorata, rievocano ogni anno, con una cerimonia, la vicenda, seguendo antichi riti.
Sradicano un alto pino dal bosco per innalzarlo in piazza.
Lì gli viene mozzata la cima ed in ciò la leggenda ha sempre ravvisato una rappresentazione della tragica fine di quella fanciulla.
Poi intorno all'albero si danza e si canta "A Barca ", una canzone antica che elabora la leggenda.
La domenica dopo l'albero viene messo all'asta e si organizza una fiera (non è difficile vedere dietro l' albero, il suo sradicamento, il compianto per la fanciulla sacrificata ed altri elementi d'indubbio contenuto allegorico, un insieme di simboli che connettono questo rito con altre celebrazioni liguri d' ASCENDENZA CELTICA: e prima fra tutte si ricorda la processione di San Sebastiano in Dolceacqua).

L'economia è da sempre basata su olivicoltura e viticoltura con produzione di vino rossese.
Da Baiardo è possibile fare escursioni alla Fontana Vecchia dove ci si può dissetare e approvvigionare presso una sorgente di acqua solforosa terapeutica (ulteriore livello storico-culturale di incontro tra espressioni di culto celto-ligure in relazione con una sorgente solforoso-termale legata alla religione delle Madri e del culto delle acque curative.
Le escursioni al passo San Bernardo (1110 metri), al monte Ceppo (1627 metn) o al monte Bignone (m. 1299) rappresentano un modo per calarsi in una natura intatta e rimandano a misteri arcani come la "Festa della Barca " o l'attaccamento popolare alla sorgente solforosa.
Il Ceppo ed il Bignone sono 2 vette che rientrano nella civiltà ligure pagense dei castellari.
Sotto monte Bignone si ammira ora la principesca tomba ligure detta di Pian del Re che è posta in asse orizzontale e in ideale linea di collegamento simbolico-spirituale con 2 non meno belle tombe a tumulo d'età preromana scoperte da A. Eremita ma da esplorare internamente site in località MORGI di Dolceacqua, entrambe con ingresso a ovest e camera sepolcrale a corridoio, rispettivamente del diametro di 22 m. la piu grande, distante grossomodo duecento m. dalla minore del diametro di 9 metri.


A BERZI nel territorio di BAIARDO si trova il SANTUARIO DI N.S.ASSUNTA ritenuto del XV secolo e la cui costruzione è attribuita ai DORIA Signori del MARCHESATO DI DOLCEACQUA che comprendeva BAIARDO fra i suoi possedimenti.
L'edificazione del SANTUARIO ad opera dei Doria non deve stupire (a prescindere dal fatto -probabilmente da appurare- se sia stato o non un ex voto per qualche fortunata impresa militare): i Doria non mancavano infatti di ingerirsi negli affari della chiesa e, ad esempio, sono in fondo, per buona parte, opera loro le vicissitudini, in bene ed in male, del CONVENTO BENEDETTINO DI S.MARIA DELLA MUTA.
Un elemento testimoniale su questa chiesa è dovuto al fatto che il trittico opera del pittore Francesco da Vergate, già conservato nel SANTUARIO, è datato del 1465 (il mutamento di sede fu dovuto alla necessità di salvaguardare nella più protetta parrocchiale gli affronti dei furti d'opere d'arte recentemente sempre più condotti a scapito delle isolate chiese campestri).
Probabilmente la CHIESA DELL'ASSUNTA esisteva già ai primi tempi del XVI secolo.
Dato però che il SANTUARIO è stato rivisitato in epoca barocca è attualmente difficile andare oltre questa considerazione e supporre una chiesa originaria ispirata al tardo-rinascimento architettonico.
La lettura barocca dell'edificio è ora evidente con la facciata mossa da un continuo intervento di stucchi, come peraltro accade all'interno della chiesa (che è a pianta elissoidale).
L'interno dell'edificio, fra nicchie, lesene, affreschi e stucchi, finisce quindi per esser ispirato ad un continuo movimento.
E' davvero indegno che queste chiese campestri (espressione di un'antichissima cultura) siano così bersagliate dalla criminalità del furto antiquario (già due tele antiche sono state trafugate da questo SANTUARIO): l'ignobile, moderna abilità di arricchirsi sul talento degli antichi finisce per colpire a morte questo straordinario patrimonio di cappelle e chiese minori disseminato non solo in Liguria ma in tutta Italia.






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