Informat. B. E. Durante In un'ideale, settecentesca riproposizione del mito di ROMA CLASSICA

Il BOSCO PARRASIO o TEATRO DEGLI ARCADI è situato in posizione appartata sulle pendici del Gianicolo, a metà circa di via Garibaldi. Il complesso sorse come sede, nel 1725, della celebre Accademia dell'Arcadia, concepito per fare da sfondo alle prestazioni artistiche di quei letterati che, contrapponendosi al "gusto" barocco, idearono uno stile espressivo che si rifaceva alla "semplicità pastorale" dell'antica Grecia e della Roma arcaica, per restituire alle forme della letteratura l'eleganza e la sobrietà smarrite. Questa accademia romana si formò spontaneamente come libera associazione di dotti e letterati: con la morte di CRISTINA DI SVEZIA (1689) l'ACCADEMIA REALE da lei fondata si era dispersa, ma una buona parte dei suoi soci continuava a riunirsi negli orti suburbani a recitar versi, finché il 5 ottobre 1690 avvenne la fondazione dell'Accademia dell'Arcadia. Leader indiscusso tra i 14 fondatori fu il canonico GIOVANNI MARIO CRESCIMBENI che rivestì anche l'incarico di CUSTODE GENERALE per i primi 38 anni, mentre la defunta regina di Svezia ebbe il titolo di "BASILISSA". Proprio perché "PASTORI", il luogo di incontro degli ARCADI doveva essere necessariamente un BOSCO, che prese il nome dalla PARRASIA, una regione dell'ARCADIA. Durante i primi anni gli ARCADI peregrinarono da un orto all'altro, finché nel 1725, come già accennato, il BOSCO divenne la sede dell'ACCADEMIA.
DOMENICO ANTONIO GANDOLFO non ebbe quindi la possibilità materiale, essendo scomparso, nel 1707 di dar prova della sua erudizione in questo ambiente suggestivo romano.
La sua frequentazione dell'ARCADIA è però spiegata anche da alcune peculiarità che si riscontrano nelle lettere del "LETTORE ROSSI DI SANTA PRISCA", di cui sarebbe azzardato proporre una qualche identificazione date sia la caratteristica di avere un cognome proprio di parecchi eruditi coevi sia la
decisione di non trascrivere più compiutamente le proprie generalità nelle lettere al Gandolfo.
Eppure del forse giustamente enigmatico LETTORE ROSSI DI SANTA PRISCA si può comunque ricostruire qualche cosa: dapprima -dalla massa delle epistole- parrebbe esser stato solo un amico personale ed un intermediario epistolare "ad uso" del GANDOLFO impegnato a Genzano [si vedano i contatti curati con il Fontanini, il Gimma ma anche operazioni più comuni quali le spedizioni di libri, con digressioni anche gustose sulla scarsa efficienza della posta e sulla poca affidabilità dei cavalli, od ancora sulla richiesta al Gandolfo di vino, di tabacco e di
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nella fattispecie soprattutto del finocchio giovevole contro le "ventosità di ventre".
Ma poi, leggendo oltre, si intende che doveva rivestire un ruolo sociale ed erudito di maggior risonanza attese le frequentazioni (di Alessandro Marchetti, Giusto Fontanini, di Vincenzo Leonio, di Pietro Pollidoro, di F. M. Gavardi, del cardinal Fieschi) sin al punto di suggerire la non peregrina idea che sia stato un ARCADE e che come tale abbia partecipato ad ADUNANZE e FESTE COLTE come si evince da una sua lettera del 20/XI/1706 che allude ad un convegno, gastronomico e non, di intellettuali, non in SANTA PRISCA ma in SANT'AGOSTINO atteso che il tempo cattivo non concedeva la soluzione primaria: testimonianza che siffatti INCONTRI CONVIVIAL-CULTURALI si tenevano sfruttando il variegato PATRIMONIO MONUMENTALE, AMBIENTALE E PAESAGGISTICO DI ROMA
ma anche, a prescindere, da possibili concause nei rapporti con l'arciprete di Genzano, la non apprezzabile per un religioso
FREQUENTAZIONE, PREGRESSA OD ANCORA IN ESSERE, DELLA SUPERSTITE TRADIZIONE ESOTERICA, AFFATTO SPREGIATA DA TANTI ARCADI, UN TEMPO FIORENTE INTORNO A CRISTINA DI SVEZIA E AL MARCHESE DI PALOMBARA.
Delle ACCADEMIE ROMANE parla diffusamente a fine '600 CARLO BARTOLOMEO PIAZZA IN UN SUO VOLUME QUI PROPOSTO ed in merito all'ARCADIA offre documentazioni assai interessanti quali la GENESI E LE FINALITA' con svariati cenni alle difficoltà di trovare una sede definitiva per le ADUNANZE sin alla scelta degli "ORTI FARNESIANI" sul Palatino. Oltre a ciò riporta le LEGGI DEGLI ARCADI E I DECRETI DEGLI ARCADI: di seguito l'autore cita l'istituzione del BOSCO PARRASIO, sede idonea per le RADUNANZE, ma non approfondisce il discorso, che anzi tronca abbastanza bruscamente, quasi che la crescente massa dei frequentatori e fruitori si sia rivelata un freno arduo da superare per il buon funzionamento dell'istituzione culturale priva di un'area sufficientemente capiente come sarà parecchi anni dopo il vero e proprio BOSCO PARRASIO
Il definitivo e stabile BOSCO PARRASIO (come si è già detto sopra) divenne sede dell'ACCADEMIA solo grazie alla generosità del re Giovanni V di Portogallo, che da vero mecenate donò all'istituzione 4.000 scudi, con i quali venne acquistato l'orto, di proprietà dei Livi, dove fu edificato il Bosco ad opera di Antonio Canevari, il quale, in qualità di Arcade, non si fece pagare. Egli elaborò un progetto (QUI PROPOSTO NELL'IMMAGINE SOPRA (FAI SCORRERE PER VISUALIZZARLA) che risolveva in maniera brillante la difficoltà dell'inclinazione del terreno: questo venne strutturato in tre ripiani, raccordati da rampe di gradini alternativamente concave e convesse, poste verso i confini laterali dell'area e sostenute da parapetti. Sul ripiano superiore trovò posto il TEATRO, di forma ovale, dove si trovano tre ordini di sedili di fronte ai quali c'è un leggio di marmo, dove i poeti declamavano i loro componimenti davanti all'attento uditorio. Quasi a far da quinta ad esso era un edificio, adibito ad archivio e segreteria (il cosiddetto SERBATOIO), opera di Giovanni Azzurri che lo rifece nel 1838, dotandolo di una facciata a forma di esedra, ornata da semicolonne scanalate . Sui lati della facciata sono affisse le tavole delle leggi, dodici secondo la tradizione romana. In alto l'iscrizione "Deo nato sacrum" ci dice che il bosco era dedicato a Gesù Bambino. Sul ripiano intermedio vi è una finta grotta, all'ombra di un pino gigantesco,. Nel ripiano inferiore vi è, invece, una grande edicola di marmo che racchiude un'iscrizione del 1726 che ricorda la donazione del re di Portogallo. Tutto il complesso è arricchito da maestosi lauri, magnolie, cipressi, pini, oleandri e glicini. Dopo il primo periodo di successo incontrastato che durò quasi un secolo, arricchito dalla presenza di numerosi uomini illustri, iniziò il declino dell'Arcadia, finché, verso la fine del Settecento, il Bosco venne miseramente abbandonato. Fu poi riaperto nel 1839, dopo il restauro e il rifacimento del Serbatoio. Oggi il Bosco è sempre di proprietà dell'Accademia, anche se negli ultimi anni la proprietà fu data in affitto ad una nota personalità del mondo politico e sportivo: pertanto la visita al giardino è permessa soltanto previa richiesta scritta al Custode Generale dell'Accademia [testo parzialmente tratto da ROMA SEGRETA - ON LINE].