cultura barocca
Oaxaca, Messico, Antico Tempio, Teocalli = da Narrative and Critical History of America, New York, Houghton, Mifflin and Company, 1886

L'encomienda (commenda) fu una istituzione giuridica e socio-economica mediante la quale un gruppo di individui doveva retribuirne altri, in lavoro, natura o altro mezzo, per lo sfruttamento di un bene o per una prestazione ricevuta. L'istituzione del servo soggetto a un signore si ritrova in tutta Europa, in ambito sia religioso sia militare sia commerciale. Nel Medioevo, all'epoca della Reconquista, nei regni di Castiglia e di Aragona le encomiendas erano territori, immobili, rendite o benefici pertinenti a un ordine militare e retti da un commendatore, spesso come circoscrizione dell'ordine. Il fine dell'istituzione era proteggere quella parte della popolazione che abitava lungo la frontiera con i territori musulmani.
A partire dal XVI secolo (Leggi di Burgos del 1512 e Leggi nuove del 1542) fu uno strumento di colonizzazione adottato dagli spagnoli durante la conquista dell'America del Sud e delle Filippine. In America, questa istituzione, pur mutando la sua organizzazione dalla istituzione europea, dovette adattarsi ad una situazione molto differente e presentò problemi e controversie che non si erano presentati nel sistema della encomiendas della Spagna medievale. L'encomienda coloniale consisteva nell'affidare a degli encomenderos spagnoli determinati territori abitati con, "in dotazione", un gruppo di indigeni, che doveano essere colonizzati e cristianizzati. L'encomienda fu quindi un'istituzione che permise di consolidare la colonizzazione dei nuovi territori, attraverso l'assoggettamento fisico, morale e religioso delle popolazioni precolombiane. Sebbene gli spagnoli accettassero il fatto che gli indigeni fossero esseri umani (la questione della presenza dell'anima negli indigeni fu sottoposta da Carlo V al giudizio della giunta di Valladolid, che ne riconobbe l'effettiva sostanza dopo tante dispute), pensavano che, come i bambini, non erano responsabili delle loro azioni e per tanto dovevano essere encomendati dagli encomenderos. Questa usanza servì anche come giustificazione alla sottomissione degli Indios. Dopo non molto tempo gli encomenderos cominciarono ad abusare dei loro encomendados, facendoli lavorare in modo disumano. Essendo data assoluta libertà di governo a questi encomenderos, gli abusi di potere erano all'ordine del giorno e le condizioni di vita degli autoctoni pessime. I tributi (che potevano essere metalli o beni di genere alimentare come mais, pesce, carne) erano raccolti dal capo della comunità coloniale locale. L'encomendero rimaneva costantemente in contatto con la sua encomienda, ma il suo luogo di residenza era la città, luogo fondamentale nel sistema coloniale spagnolo. L'encomienda fu anche un modo per ricompensare tutti coloro che si erano distinti per i loro servizi e per favorire l'insediamento di popolazione spagnola nelle terre da poco scoperte e conquistate. Da una iniziale trasmissione del titolo di encomendero a carattere ereditario, si passò in seguito ad una investitura temporanea e non ereditaria.
Le Leggi di Burgos (in spagnolo Leyes de Burgos) sono una serie di ordinanze stilate nella città di Burgos il 27 gennaio del 1512, il cui scopo era quello di regolamentare il trattamento dei popoli nativi del Nuovo Mondo, che non era garantito dell'Encomienda. Furono le prime leggi che la Monarchia Ispanica applicò per organizzare la conquista del Nuovo Mondo.
Le ripetute denunce della condizione di schiavitù degli indigeni da parte dei frati domenicani di Santo Domingo, in particolare l'omelia di padre Antonio de Montesinos (1511), spinsero re Ferdinando II di Aragona a riunire a Burgos una giunta di teologi, giuristi e rappresentanti dei coloni con il compito di promulgare un testo legislativo atto a regolamentare la conquista del Nuovo Mondo e il rapporto tra indigeni e conquistadores attraverso l'encomienda, un sistema feudale utilizzato in Castiglia nel Medioevo che verrà applicato, come principio, alla conquista del Nuovo Mondo. Le Leggi di Burgos si possono riassumere in quattro principi:
Gli indigeni sono liberi;
I Re cattolici sono i Signori degli indigeni e di conseguenza hanno il compito di evangelizzarli;
Era consentito obbligare l'indio a lavorare, purché il lavoro fosse tollerabile e il salario giusto, benché non fosse obbligatorio un pagamento in denaro;
Si giustifica la guerra e la conquista degli indigeni nel momento in cui essi si rifiutano di essere cristianizzati [per questo venne redatto il
Requerimiento = vedi compreso il testo in traduzione italiana]. Il re Ferdinando il Cattolico incaricò i due più distaccati rappresentanti della giunta di scrivere il trattato: Juan López de Palacios Rubios e Matías de Paz.
L'introduzione delle leggi era prevista in maniera graduale, cominciando dall'isola di Hispaniola per poi estendersi alle isole di Porto Rico e Giamaica, e in seguito a tutti i possedimenti. Le ordinanze legalizzarono la pratica della ripartizione dei coloni da parte degli encomenderos, stabilendo un minimo di quaranta uomini e un massimo di centocinquanta a testa. Era prevista anche una regolamentazione del regime di lavoro, giornata, alimentazione igiene e abitazione degli indigeni. Venne proibita agli encomenderos l'applicazione di ogni punizione agli indigeni; le donne incinte da più di quattro mesi erano esenti dal lavoro. Fu resa obbligatoria la catechesi e vietata la bigamia. Gli indigeni erano anche obbligati a costruire le loro capanne vicino alle case degli encomenderos. Si rispettò, in un certo modo, l'autorità dei capi tribù, i quali furono esentati dai lavori più umili ed ebbero la concessione di alcuni indigeni come servitori. Non ci fu mai, da parte degli encomenderos, una vera applicazione delle Leggi di Burgos, e i dibattiti negli anni successivi portarono al divieto di schiavizzare gli indigeni (1531), alla promulgazione delle Leggi nuove (1542) e alla Giunta di Valladolid (1551-1552). Le Leggi Nuove (in spagnolo Leyes Nuevas) sono un insieme di leggi promulgate il 20 novembre 1542 con lo scopo di migliorare le condizioni degli indigeni dell'America spagnola, fondamentalmente attraverso la revisione del sistema dell'encomienda. Dall'inizio del XVI secolo in Spagna si sollevarono voci in difesa degli indigeni del Nuovo Mondo.
Le Leggi di Burgos (1512) furono il primo tentativo di tutela degli indigeni da parte del governo spagnolo, ma benché il proposito fosse buono, la condizione di schiavitù degli indigeni non cambiò. Durante il regno di Carlo V il dibattito si ravvivò. Il re, infuriato per la campagna del frate domenicano Bartolomeo de Las Casas, procedette alla revisione della legislazione coloniale. De Las Casas fu uno dei maggiori promotori dei diritti degli indigeni sostenendo che il sistema dell'encomienda non garantiva loro i diritti fondamentali. L'encomienda, infatti, non eliminò la schiavitù, e l'introduzione del denaro e l'obbligo per gli indigeni di risiedere nei territori affidati agli encomenderos ne disgregarono il tessuto sociale. L'istituzione coloniale era intrinsecamente perversa ed inutile dal punto di vista economico dato che stava decimando la popolazione nativa.
La posizione di De Las Casas non era un fatto isolato, ma si poneva all'interno di un dibattito circa la legittimità della Spagna a conquistare e colonizzare il Nuovo Mondo (Francisco De Vitoria pronuncia una lezione sulla colonizzazione nella quale conclude che l'indipendenza e la sovranità degli stati, comprese le nazioni degli indigeni, è inviolabile).
Nel 1542 De Las Casas riesce nel suo intento e vengono pubblicate le Leggi Nuove che proibirono la schiavizzazione degli indigeni e abolirono l' ereditarietà dell'encomienda, che doveva scomparire alla morte degli encomenderos.
Le Leggi Nuove si possono riassumere in questi principi:
Garantire la conservazione del governo e il buon trattamento degli indigeni;
Divieto di schiavizzare gli indigeni per qualsiasi ragione;
Liberazione degli schiavi, se non si dimostravano delle ragioni giuridiche in senso contrario;
Gli indigeni non dovevano essere costretti a fare da caricatori contro la loro volontà o senza un salario adeguato;
Non potevano essere portati in regioni remote con la scusa della raccolta delle perle;
Gli ufficiali reali, ordini religiosi, ospedali e confraternite non avevano diritto all'encomienda;
Il possesso delle terre dato ai primi conquistadores doveva cessare totalmente alla loro morte senza che nessuno potesse ereditarne la detenzione e il dominio.

La promulgazione delle Leggi Nuove causò un'insurrezione dei coloni del Perù (comandata da Gonzalo Pizarro), che arrivarono ad eliminare il viceré Blasco Núñez Vela che tentava di farle applicare, sebbene è probabile che lo scopo ultimo fosse quello di ottenere un'indipendenza dalla corona spagnola attraverso l'eliminazione dell'encomienda. Nella corte spagnola si diffuse l'allarme e Carlo V si convinse che eliminare l'encomienda significasse rovinare economicamente la colonizzazione, così il 20 ottobre 1545 venne abrogato l'articolo 30 delle Leggi Nuove, in cui si proibiva l'encomienda ereditaria.
La Di conseguenza fu convocata la Giunta di Valladolid, in cui si affrontano, tra l'altro, le posizioni di Bartolomeo de Las Casas e Juan Ginés de Sepúlveda. Da allora la legislazione coloniale spagnola tentò di migliorare la condizione degli indigeni in America, ma spesso i tentativi furono definiti ipocriti in quanto non ostacolarono lo sfruttamento degli indigeni da parte dei coloni.
Giunta di Valladolid (che dette vita alla Disputa di Valladolid) fu un consiglio di personalità esperte di diritto e di teologia, convocato da Carlo V d'Asburgo in due sessioni distinte tra il 1550 e il 1551 con lo scopo di discutere la natura giuridica e spirituale delle popolazioni native dell'America centrale e meridionale, sottomesse al potere spagnolo, in particolare per dirimere la controversia sulla presenza dell'anima negli indios (poi effettivamente riconosciuta). A seguito di una lunga polemica sul diritto da parte degli spagnoli di muovere guerra agli indigeni, il 16 aprile 1550 re Carlo V (1500-1558) sospese tutte le esplorazioni e convocò quella che prenderà il nome di Giunta di Valladolid (1550-1551) con lo scopo di creare una solida base teologica e giuridica che legittimasse la conquista del Nuovo Mondo da parte degli spagnoli. La Giunta di Valladolid vide contrapposte la teoria del frate domenicano Bartolomé de Las Casas, sostenitore dell'incolumità degli indios, e quella dell'umanista Juan Gines de Sepulveda, difensore del diritto degli spagnoli a sottomettere i nativi (di uguale posizione era il portoghese fra Tommaso Ortiz che sosteneva che "gli uomini di terra ferma delle Indie mangiano carne umana e sono sodomiti più di qualunque altra gente"), in polemica da molti anni, ed ebbe luogo nell’Aula Triste del Palacio de Santa Cruz a Valladolid.
Nel 1493 la bolla Inter Caetera di papa Alessandro VI e il successivo Trattato di Tordesillas (1494) dividevano il Nuovo Mondo in possedimenti spagnoli e portoghesi.
Nella bolla papale Sublimis Deus (1537) papa Paolo III afferma esplicitamente che gli indigeni, in quanto essere razionali, avevano il diritto alla proprietà e alla libertà. Su base legislativa, i tentativi di porre una base legislativa per la conquista del Nuovo Mondo da parte degli spagnoli furono molteplici.
Come opra scritto rimo fra tutti le Leggi di Burgos, nel 1512, che limitavano il potere dell'encomendero e creavano una base giuridica per la tutela dei diritti dell'indigeno.
Questi provvedimenti, però, risultarono inefficaci e nel 1542 vennero promulgate le Leggi nuove, più restrittive rispetto alle precedenti, ma ugualmente inefficaci.
La Giunta di Valladolid venne convocata anche in seguito alle pressioni di Bartolomé de Las Casas.
Gli interrogativi sollevati dai frati domenicani sull'uguaglianza tra cristiani e indigeni e sulla legittimità di una guerra risalgono al 1511, anno in cui Antonio de Montesinos sosteneva che i cristiani dovevano comportarsi nei confronti degli indigeni secondo il vangelo; negli anni a venire il dibattito fu sempre più aspro, alimentato soprattutto da ragioni economiche e teologiche. L'influenza più determinante sul pensiero di De Las Casas e Sepulveda fu però di Francisco de Vitoria (1483/1486 – 1546), al quale si può riconoscere una presenza quantomeno spirituale nel dibattito di Valladolid. Francisco de Vitoria è considerato uno dei padri fondatori del diritto internazionale e uno dei maggiori rappresentanti della scuola filosofica di Salamanca. L'universalizzazione dei diritti concepita da Vitoria si basa sul concetto di guerra giusta elaborato da Tommaso d'Aquino, che viene però reinterpretato in quanto il mondo cristiano è diviso e non ha più un unico capo spirituale in grado di decidere sulla giusta causa di una guerra. Vitoria contesta le giustificazioni in base alle quali si legittima la conquista, anche negli argomenti più accreditati come la bolla Inter Caetera e il Trattato di Tordesillas. Anche le argomentazioni basate sul concetto aristotelico della naturale schiavitù introdotte da John Mair sono contestate da Vitoria, convinto del fatto che gli indigeni, prima dell'arrivo degli spagnoli, governavano legittimamente le loro terre ed era quindi esclusa la schiavitù naturale. Dall'inizio del XVI secolo in Spagna si sollevarono voci in difesa degli indigeni del Nuovo Mondo. Le Leggi di Burgos (1512) furono il primo tentativo di tutela degli indigeni da parte del governo spagnolo, ma benché il proposito fosse buono, la condizione di schiavitù degli indigeni non cambiò. Durante il regno di Carlo V il dibattito si ravvivò. Il re, infuriato per la campagna del frate domenicano Bartolomeo de Las Casas, procedette alla revisione della legislazione coloniale. De Las Casas fu uno dei maggiori promotori dei diritti degli indigeni sostenendo che il sistema dell'encomienda non garantiva loro i diritti fondamentali. L'encomienda, infatti, non eliminò la schiavitù, e l'introduzione del denaro e l'obbligo per gli indigeni di risiedere nei territori affidati agli encomenderos ne disgregarono il tessuto sociale. L'istituzione coloniale era intrinsecamente perversa ed inutile dal punto di vista economico dato che stava decimando la popolazione nativa. La posizione di De Las Casas non era un fatto isolato, ma si poneva all'interno di un dibattito circa la legittimità della Spagna a conquistare e colonizzare il Nuovo Mondo (Francisco De Vitoria pronuncia una lezione sulla colonizzazione nella quale conclude che l'indipendenza e la sovranità degli stati, comprese le nazioni degli indigeni, è inviolabile).Nel 1542 De Las Casas riesce nel suo intento e vengono pubblicate le Leggi Nuove che proibirono la schiavizzazione degli indigeni e abolirono l' ereditarietà dell'encomienda, che doveva scomparire alla morte degli encomenderos.
[testo con integrazioni multimediali da "Wikipedia, l'enciclopedia libera on line"]
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Il Requerimiento (ingiunzione =
leggine qui il testo in traduzione italiana) era una dichiarazione di sovranità letta dai conquistadores spagnoli ai nativi del Nuovo Mondo.
Nata in conseguenza delle Leggi di Burgos (1512) e scritta nel 1512 dal giurista regio Juan López de Palacios Rubios (1450 – 1524) nel suo trattato "Delle Isole dell'Oceano", voleva essere uno strumento per regolamentare la conquista del Nuovo Mondo.
I conquistadores avevano l'ordine di leggerlo ogni volta che si imbattevano in una popolazione indigena, alla presenza di un funzionario regio.
La comprensione da parte degli indigeni risultava spesso impossibile, in quanto il testo veniva letto in spagnolo o in latino, e non nella loro lingua.
In molte occasioni i conquistatori misero in pratica l'esigenza legale di leggere il testo prima di attaccare gli indigeni.
Lo facevano dalle navi o dalla cime di una collina.
Poi, un notaio certificava per iscritto che i nativi erano stati avvertiti.
Alcune testimonianze rivelano che la procedura non era quasi mai rispettata in quanto gli indigeni venivano prima imprigionati e successivamente veniva letta la dichiarazione.
Di impronta fortemente cattolica ed imperialista, il Requerimiento cominciava con una breve storia dell'umanità, culminante con la nascita di Gesù Cristo, che avrebbe trasmesso poi il proprio potere universale a san Pietro e da lui ai suoi successori (ai quali si riconosce la superiorità del potere spirituale e temporale, e quindi una responsabilità per la salvezza delle anime), uno dei quali, all'epoca papa Alessandro VI, aveva donato il continente americano ai portoghesi e agli spagnoli (Trattato di Tordesillas, 1494), verso i quali si richiedeva la totale sottomissione da parte degli indigeni.
In caso di rifiuto o assenza di risposta (eventualità che si ripeteva più spesso), il Requerimiento rappresentava una vera e propria dichiarazione di guerra, giustificata secondo i criteri della dottrina della guerra giusta.
Il Requerimiento venne usato per la prima volta da Pedrarias Dávila a Panamá ed entrò in disuso già nel 1525.
Quando ormai la conquista nel Nuovo Mondo era avviata, alcuni teologi pensarono che spogliare i nativi americani delle loro terre senza avviso né diritto legale, avrebbe messo in pericolo la salvezza eterna dei re spagnoli.
Il Requerimiento venne elaborato proprio come soluzione a questo problema, alla luce della dottrina scolastica della "Guerra giusta": scritto per essere letto di fronte ai nemici prima che cominciasse la battaglia, il documento dava loro l'opportunità di sottomettersi pacificamente all'autorità legittima dei re di Castiglia e Aragona.
La ribellione a questa opportunità sarebbe stata una "giusta causa" per una guerra contro di loro: se i nativi non accettavano l'autorità reale, sarebbero stati colpevoli “delle morti e dei danni che da ciò seguiranno”.
Sul Requerimiento, fra Bartolomé de las Casas disse: È una presa in giro della verità e della giustizia, un grande insulto alla nostra fede cristiana, alla pietà e alla carità di Gesù Cristo, e non ha alcuna legalità".
Significativa fu anche la risposta che la lettura del Requerimiento, fatta dal conquistatore Martín Fernández de Enciso, ispirò ai cacicchi delle tribù del fiume Sinú, nell'attuale Colombia: "Quando diceva che il papa era signore di tutto l’universo al posto di Dio, e che aveva fatto dono di quella terra al re di Castiglia, dissero che il papa doveva essere ubriaco quando lo fece, visto che dava ciò che non era suo, e che il re che chiedeva e riceveva quel dono doveva essere un folle, visto che chiedeva ciò che era di altri, e che venisse lì a prendersela, e quelli avrebbero infilato la sua testa su un palo, come già ne avevano altre, di loro nemici". *****************************************

TESTO DEL REQUERIMIENTO IN TRADUZIONE ITALIANA
[fonte Wikipedia, enciclopedia libera on line = bibliografia essenziale: David E. Stannard, Olocausto americano - La conquista del nuovo mondo, Bollati boringhieri, 1992, ISBN 88-339-1362-7. Silvia Benso, La conquista di un testo: il Requerimiento, Bulzoni, 1989, ISBN 978-88-7119-051-8.].
" Da parte del re, don Fernando, e di sua figlia, donna Giovanna, regina di Castiglia e León, soggiogatori di popoli barbari, noi, loro servi, vi notifichiamo e vi facciamo sapere, come meglio possiamo, che Dio nostro Signore, uno ed eterno, creò il cielo e la terra, e un uomo e una donna dei quali noi e voi e tutti gli uomini del mondo furono e siamo discendenti e procreati, e tutti quelli che verranno dopo di noi. Ma per la moltitudine della generazione che da questi è uscita da cinquemila anni e ancora più da che il mondo fu creato, è stato necessario che alcuni esseri umani se ne andassero da una parte e altri dall'altra, e si dividessero in molti regni e province, poiché in una sola non potevano sostenersi e conservarsi.
Da queste genti Dio nostro Signore diede l’incarico a uno, che fu chiamato san Pietro che fosse il signore di tutti gli uomini e il superiore di tutti quelli che gli obbedissero, e fosse capo di tutto il genere umano, ovunque gli esseri umani si trovassero in qualunque legge, setta o credenza; e gli diede tutto il mondo come suo regno e giurisdizione, e secondo la sua volontà egli stabilì che la sua sede fosse posta a Roma, in quanto luogo più adatto a governare tutte le genti, cristiani, musulmani, ebrei, pagani o di qualsiasi altra setta o credenza fossero. Egli fu chiamato “papa”, perché significa ammirabile padre, superiore e governatore di tutti gli esseri umani.
A questo san Pietro fu tributata l'obbedienza e il rispetto come a signore, re e superiore dell’universo da quelli che vivevano in quel tempo, e così fecero nei confronti degli altri che dopo di lui furono eletti al pontificato, e così si è continuato fino ad ora, e si continuerà finché finisca il mondo.
Uno dei pontefici passati che al posto di questo successe in quella dignità e sede che ho detto, in quanto signore del mondo fece dono di queste isole e terraferma del mare Oceano ai detti re e regina e ai loro successori in questi regni, con tutto ciò che c’è in essi, come è contenuto in certi scritti che furono stabiliti su ciò, come è stato detto, che potrete vedere se vorrete. Così le loro maestà sono re e signori di queste isole e terraferma in virtù della suddetta donazione; e alcune altre isole e quasi tutte cui questo è stato notificato hanno ricevuto le loro maestà come tali re e signori, e li hanno serviti e li servono come devono fare dei sudditi, e con buona volontà e senza alcuna resistenza, e poi senza dilazione, appena furono informati delle cose suddette, obbedirono e ricevettero gli uomini religiosi che le Loro Altezze inviavano loro perché predicassero e insegnassero la nostra santa Fede, e tutti loro, di loro libera e spontanea volontà, senza alcun premio né condizione, sono diventati cristiani e continuano ad esserlo, e le Loro Maestà li ricevettero lietamente e benignamente, e comandarono di trattarli esattamente come gli altri sudditi e vassalli; e voi siete tenuti e obbligati a fare la stessa cosa.
Quindi, come meglio possiamo, vi preghiamo e vi chiediamo che intendiate bene ciò che vi abbiamo detto, e che per intenderlo e deliberarvi vi prendiate il tempo che fosse giusto, e riconosciate la Chiesa come signora e entità suprema dell’universo, e il sommo Pontefice, chiamato papa in suo nome, e il Re e la regina donna Giovanna, nostri signori, in suo luogo, come superiori e re di queste isole e terraferma, in virtù della suddetta donazione, e che consentiate e diate modo che questi padri religiosi vi dichiarino e predichino il suddetto.
Se farete questo, e tutto ciò cui voi siete tenuti e obbligati, farete bene, e le Loro Altezze e noi in loro nome vi riceveremo con tutto l’amore e la carità, e vi lasceremo le vostre moglie e i vostri figli, e le fattorie libere e senza vincolo di servitù, perché di queste e di voi stessi voi facciate liberamente quello che vogliate e riteniate bene: non vi obbligheremo a farvi cristiani, se non nel caso che voi, informati della verità, vogliate convertirvi alla nostra santa Fede cattolica, come hanno fatto quasi tutti gli abitanti delle altre isole, e oltre a ciò le Loro Maestà vi concederanno privilegi ed esenzioni, e vi faranno molti doni.
Ma se voi non faceste ciò, o in ciò voi interponeste maliziosamente delle dilazioni, vi faccio sapere che con l’aiuto di Dio noi entreremo potentemente contro di voi, e vi faremo guerra da tutte le parti e i modi che potremo, e vi assoggetteremo al giogo e all’obbedienza della Chiesa e delle Loro Maestà, e prenderemo le vostre persone, e le vostre mogli e i vostri figli e li faremo schiavi, e come tali li venderemo e disporremo di loro come le Loro Maestà comanderanno, e vi prenderemmo i vostri beni, e vi faremo tutti i mali e i danni che potremo, come si fanno ai vassalli che non obbediscono né vogliono ricevere i propri signori e oppongono loro resistenza e disobbedienza; e dichiariamo che le morti e i danni che faranno seguito a ciò saranno attribuiti alla vostra colpa e non alle Loro Maestà, né a noi, ne a questi signori che vengono con noi.
E chiediamo al presente notaio che ci dia un certificato firmato di ciò che diciamo e richiediamo, e preghiamo i presenti che siano testimoni
".

(vedi qui = Premessa)

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