cultura barocca
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INDICE
[ Per convenienza editoriale si è conservata in questo indice la grafia usata da F. C. Marmocchi nella stesura del testo e per redigere i titoli sottoposti ai numeri delle lettere: così ad esempio si noterà l'alternanza tra il nome spagnolo "Cortes" e la sua italianizzazione "Cortese"]

LETTERE DI FERDINANDO CORTES AL SERENISSIMO ED INVITTISSIMO IMPERATORE CARLO V INTORNO AI FATTI DELLA NUOVA SPAGNA O MESSICO

I - Come nella Nuova Spagna vi sono assaissime cose notabili. - Della città di Vera Croce. scusa del Cortes al Re Cattolico di non averlo potuto minutamente informare delle cose ivi per lui ritrovate.

II - Del potente Signor Montezuma. - Della partenza del Cortese della città di Cimpual. - Della guardia per lui posta alla città di Vera Croce, e cura datali di fabbricarvi una fortezza. - La fedeltà degli uomini di Cimpual verso l'Imperatore. - De' fanciulli sacrificati agli idoli. - De' soldati che avevano deliberato ribellarsi al Cortese, delli congiurati, e quali furono puniti. - Come il Cortese fece tirar le navi in terra, e perchè.

III - Della venuta delle navi di Francesco di Garai, le quali non vollero entrar in porto. - Dell'ambasciata de' nunzi d'esso Francesco al Cortese, e la risposta ed offerte per lui fatteli. - Dell'astuzia che egli usò per conoscere l'intenzione del detto Francesco, e della partita e del ritorno delle sue navi. - Come Panuco, Signore, manda un ambasciatore con presenti al Cortese.

IV - Della provincia chiamata Sienchimalen. - Di un monte alto e difficile da salire. - Come quelli indiani danno al Cortese le cose al viaggio necessarie. - Del monte chiamato da noi del nome d'Iddio. - Del castello Teyxnacan.

V - Come alcuni indiani morirono per il gran freddo. - Della cima di un monte, nella cui sommità v'è una torre con idoli. - Della valle chiamata Cartenai, e case di quella ottimamente fabbricate. - di un Signore che negò al Cortese di dargli oro.

VI - Come altri Signori andarono a visitar il Cortese. e doni per loro fattili. - Di una rocca fortissima della provincia Tascaltecal, e come quei popoli sono nemici del Signor Montezuma. - D'una muraglia mirabilmente fabbricata dagl'indiani. - Della guerra continua fra la provincia Tascaltecal e il Signor Montezuma. - Consiglio dato al Cortese dagli uomini di Cimpual. - L'entrata degli Spagnuoli nella provincia di Tascaltecal.

VII - Battaglia fra gli Spagnuoli e gl'indiani di Tascaltecal. Come gl'indiani mandano ambasciatori al Cortese, e la risposta per lui fatta. - E come un'altra volta in grandissimo numero vengono a battaglia cogli Spagnuoli. - Della uscita d'essi Spagnuoli dagli alloggiamenti a' danni de' nimici, e come centocinquanta mila indiani combatterono detti alloggiamenti.

VIII - Gli Spagnuoli escono un'altra volta a danno de' nimici. - I Signori di quelle province lor mandano ambasciadori dimandando pace. - Come a cinquanta indiani ch'erano andati per ispiar detti alloggiamenti il cortese fece tagliar le mani. - Della prudenza ch'egli usò prima che gl'indiani lo assaltassero. e come usciti solamente i cavalli di nuovo li sconfisse.

IX - Come il Cortese la terza volta esce dagli alloggiamenti a danno de' nimici; onde gl'indiani gli dimandarono pace. - Gli Spagnuoli sono di gran paura soprapresi, ma confortati dal Cortese concludono voler seguitarlo.

X - Come Sicutengal Capitano della provincia di Tascaltecal venne al Cortese domandandogli pace. - Come la contrada Tascaltecal per avanti sempre era stata libera, e da quali province sia circondata. - Come in quella non si usa sale, né vesti di seta. - E come fosse risposto al detto capitano dal Cortese.

XI - Come i Signori di Tascaltecal pregarono il Cortese che entrasse nella città, e come v'entrò con gli Spagnuoli. - Del bel sito e piazza maravigliosa. - Abbondanza in detta città, e come si governa a repubblica. - D'una dignità loro detta Magiscacin. - Del modo che osservano in punire i ladri. - Della provincia chiamata Gnasincango

XII - Ambasciadori e presenti mandati dal Signor Montezuma al Cortese. - Come quei di ascaltecal consigliano il Cortese a non fidarsi del detto Signore. - Della città di Rultecal.

XIII - Come i Signori di Tascaltecal parlano al Cortese circa l'andare al Signor Montezuma, e a lui manifestano il tradimento. - Venuta degli ambasciatori di Churultecal al Cortese e risposta e minacce ch'ei lor fece. - Come poi vennero li Signori istessi, e il Cortese delibera l'andare alla detta città.

XIV - Come quei di Tascaltecal disconfortarono il Cortese dell'andare a Churultecal. - Come centomila uomini l'accompagnarono fuori della città, e sei mila andorno con lui. - Come entrò in Churultecal, e trovò i segni che gli dissero quelli di Tascaltecal.

XV - Come alcuni ambasciatori del Signor Montezuma si partono dal Cortese e come scoperto il tradimento li Signori di Churultecal furono presi e legati mentre il Cortese s'impadronì della città di Churultecal. - Come quelli Signori si scusano con lui e promettono di ridurre il popolo nella città. - Descrizione della città di Churultecal.

XVI - Lamento del Cortese agli ambasciatori del Signor Montezuma, e risposta a lui data per essi ambasciatori. - Doni mandati dal detto Signore al Cortese. - Panicapap, che sorta di bevanda sia. - delle provincie Aganzigo ed Izuchan. - Come detti ambasciatori pregano il Cortese che non entri nella provincia del Signor Sopradetto, e la risposta del Cortese medesimo.

XVII - Di due monti freddissimi e d'una palla di fumo che esce dalla cima di uno di quelli. - Come il Cortese vi mandò uomini per investigare tal segreto, e quello che riportarono dalla provincia di Chalco.

XVIII - Del dono di quattromila pesi di oro fatto al Cortese in nome del Signor Montezuma con prece che non andasse alla sua città, e della risposta ch'ei gli fece

XIX - Della terra detta Amequeruca, e del dono di mille pesi d'oro e di molti schiavi fatto al Cortese per il Signore di quella. - In che luogo quelli del Signor Montezuma s'apparecchiarono a offendere gli Spagnuoli. - Come, le spie uccise, vennero dodici de' primari del detto Signore e delle parole che usarono al Cortese, e della risposta a loro fatta. D'una città posta nel lago, e d'una via con molto artificio fabbricata. - Delle città di Izapalapa e di Canualcan.

XX - Del sito della città d'Iztapalapa, e dei bellissimi palazzi e giardini, d'un maraviglioso belvedere di quelli. - Delle città di Temistan, di Messicaloingo, d'Hyciaca e di Huchilohuhico e come vi si faccia il sale. - Numero di baroni che bennero a visitare il Cortese e delle cerimonie che usarono

XXI - Con quanta pompa venne il Signor Montezuma a parlar al Cortese, ed il parlamento che ebbero insieme.

XXII - Dell'inganno che usò il Signore della città d'Almeria contra il governatore di Vera Croce, e come gli Spagnuoli presero per forza la detta città di Almeria.

XXIII - Con che buon modo il Cortese ritenesse il Signor Montezuma.

XXIV - Come Qualpopoca ed altri furono condotti prigioni e dati nelle mani del Cortese, e come furono abbruciati pubblicamente in piazza, mentre il Signor Montezuma fu posto in ceppi, i quali poco dipoi gli furono cavati.

XXV - Come il Signor Montezuma, così richiesto dal Cortese, manda alcuni suoi familiari in ciascuna provincia, dove si cava oro. - Delle province Cuzzala, Tamazalapa, Malinaltereque e tenis. - Del Signor di quella detta Coatelicamat. - Di molti fiumi dalli quali si cava oro. - Della provincia di Tuchitebeque .

XXVI - Come nella provincia di Malinaltebeque furono fabbricate a richiesta del Cortese due grandi abitazioni con una peschiera, e come il Signor Montezuma fece dipingere sopra un panno le marine ed i golfi di quel mare, con li fiumi che sboccano in quello. - Come il Cortese mandò dieci Spagnuoli ad esplorare quei liti, affine di trovarvi un golfo dove potessero entrare le navi. - Del porto Chalchilmera, detto Santivan. - Della provincia Quacaltalco. - Del Signore di quella, detto Tuchintecla, e dei doni e offerte sue.

XXVII - Come il Cortese avuta relazione dagli uomini per lui mandati della qualità della provincia, ordinò di fabbricarvi una fortezza, e quanto fosse a grado al Signor Tuchintecla che gli Spagnuoli si fermassero nel suo paese.

XXVIII - Della provincia Aculuacàn. - Delle città Tescucu, Acuhuma ed Otumpa. - Come Cacumacin, Signore di dette città, si ribellò; ed in che maniera fu fatto prigione e dato nelle mani del Cortese, il quale fece render l'ubbidienza a Cucuzcacim, fratello del detto Signore.

XXIX - Come il Signor Montezuma fece ragunar tutti li Signori delle sue province. - Parole ch'egli usò per rendere la ubbidienza all'imperatore. - Della gran quantità di oro e d'argento, e di diversi bellissimi e molto ricchi ornamenti di casa dati al Cortese per mandarli a Sua Maestà.

PIANTA DI TEMISTAN O TECNOTICHLAN UTILE A CORTES PER ORIENTARSI NELLA METROPOLI PIU' GRANDE DI QUALSIASI CITTA' EUROPEA DELL'EPOCA MA ANCHE NELL'IMPERO AZTECO (VEDI QUI MAPPA MODERNA DELL'ANAHUAC) - UN PALAZZO DI MONTEZUMA - LA CITTA' IN ALTRA IMMAGINE ED ANCORA LA STESSA METROPOLI AZTECA NELL'IMPORTANTE OPERA GEOGRAFICO ERUDITA DEL PORCACCHI.

XXX - Della provincia dove è posta la città di Temistitan, e di essa città. - Delle varie e molte sorte di mercanzie che si vendono nelle piazze. - Come ciascuna specie di Mercanzia ha la sua strada propria, senza mescolamento d'altre merci. - D'un palazzo dove si rende ragione, e della diligenza che usano nel ricercare, che quello che si vende sia venduto con giuste misure

XXXI - Delle Moschee e dei religiosi della città di Temistitan, de' loro abiti e loro costumanze. - Del vestire de' figliuoli di quelli primari. - Come il Cortese fece levar via tutti gli idoli d'una grandissima e bellissima moschea, e porvi l'imagine della gloriosa Vergine e quelle di altri Santi; e quali argomenti usò per rimuover quelle genti dal culto e sacrifizio degl'idoli. - Del costume di quelle genti nel fare, adorare, e sacrificare ai loro idoli

XXXII - Delle case della città. - Di due acquedotti. - Come conducono l'acqua dolce, e quella vendono per tutta la terra. - Del modo che tengono nella ubbidienza, nel vivere e nelle costituzioni loro.

XXXIII - Della magnificenza, ricchezza e gran dominio del Signor Montezuma. - Del fiume Putunchan, detto di Grigialva. - Della città Cumatan. Di molti gran palazzi, trai quali uno con dieci peschiere magnifiche piene di uccelli acquatici, alla custodia de' quali sono deputati trecento uomini; e di un altro palazzo dove sono animali tanto volatili quanto da quattro piedi, alla guardia de' quali stanno trecento uomini; e di un terzo con gran copia d'uomini e donne mostruose.

XXXIV - Del modo del vivere e vestire del Signor Montezuma. - Dell'ordine che teneva nell'uscir di palazzo, e con quante ceremonie era servito.

XXXV - Come il Cortese avvisato del giugnere di diciotto navi, spedì diversi nunzi per intendere chi fussero, e in che forma scrivesse al capitano di quelle. - Come intese poi che erano venute per ordine di Didaco Velasquez con mal animo contra di lui, e in che modo riscrivesse a Panfilo Narvaez capitano predetto, e come mandò il dottor Roderigo de Figueroa, giudice della presidenza di Villa Nuova, ad ammonire e comandare a Didaco sopradetto che non andasse a quella impresa.

XXXVI - Dell'avviso ch'ebbe il Cortese delle province che si erano ribellate e datesi al Narvaez, massimamente Cimpual; per il che deliberò andarsene al detto Narvaez. - Delle lettere che per viaggio gli furono presentate e quello che contenevano. - De' mezzi che tenne detto Narvaez per corrompere il Signor Montezuma. - Del patto ch'ei faceva al Cortese volendo egli partirsi, e la risposta che questo gli fece. - Dei salvacondotti per abboccarsi, e l'insidie che pose il Narvaez per uccidere il Cortese nel parlamento; del come il Cortese procurasse di far prigioniero il Narvaez e ciò conseguisse.

XXXVII - Come il Cortese andò a Cimpual, ed in qual modo combattendo fece prigione Narvaez.

XXXVIII - Come il Cortese, mancando la citta' di vettovaglie, spedì in due lochi due capitani con trecento uomini per ciascuno, e dugento ne mandò alla città di Vera Croce. - E come poi, inteso che in Temistan gl'Indiani combattevano la fortezza e avevano bruciato i quattro brigantini che aveva fatto fare, li fece tornare indietro

XXXIX - Come il Cortese giunse a Temistan ed entrò nella fortezza, ove un'infinita gente venne ad assaltarlo. - Come i Cortese andò ad affrontare glIndiani, i quali combatterono gagliardamente, e posero il fuoco nella fortezza; ma gli Spagnuoli lo estinsero.

XL - Come i nemici diedero un altro terribile assalto alla fortezza, e uscito il Cortese uccise assai di loro ed abbruciò certe case, ma furono feriti cinquanta Spagnuoli. Delle macchine che gli Spagnuoli fabbricarono. - Come il Signor Montezuma fu crudelmente percosso con un sasso e morì.

XLI - Come gli'Indiani chiamano il Cortese a parlamento, e quello che gli dissero, e la risposta loro fatta. - Come gli Spagnuoli uscirono con le macchine e combatterono lungamente. - Come i nemici presero una gran moschea, e fecero gran danno agli Spagnuoli. - Come il Cortese, uscito della fortezza, prese una torre e la moschea, e v'applicò il fuoco.

XLII - Come gl'Indiani avevano al tutto deliberato d'uccidere gli Spagnuoli. - Come gli Spagnuoli uscirono, ed abbruciarono assaissime case, terrazze e torri, presero quattro ponti e li riempirono. - E come molti Spagnuoli furono feriti.

XLIII- Come gli Spagnuoli pigliano altri ponti. - I nemici vengono a patti. I detti ponti per l'una e l'altra parte si pigliano e ripigliano. Del ponte che fece fabbricare il Cortese, e come per compiacere ai suoi soldati uscì dalla città, consegnato l'oro e le gioiedella Sacra maestà alli giudici e reggenti. - Come nel passare combatterono fortemente, e gli Spagnuoli perdettero l'oro, le gioie, le vesti e l'artiglierie che avevano cavate, e andarono alla città di Catacuba sempre combattendo

XLIV - Del contrasto che ebbe il Cortese partendosi di Catacuba. - Fortificatosi in un colle fu lungamente combattuto. - Del numero degli Spagnuoli, e degli Indiani suoi alleati, e delle Indiane che si trovaron mancare alla rassegna. - Il figliuolo e figluole di Montezuma furono uccisi. - Come posti i soldati in'ordinanza camminarono tutto il giorno combattendo; ed arrivati ad un ottimo albergo si fortificarono.

XLV - Come il Cortese quindi partendosi fu perseguitato di giorno in giorno sempre combattendo, e come ogni dì più sempre accrescevasi la moltitudine di quelle genti. - Comecaduto in un agguato, e combattendo, fu ferito da due colpi di sasso. - Ma il seguente giorno, gli Spagnuoli, nuovamente assaltati da un'altra maggior moltitudine di nemici la sconfissero, uccidendone i capi ed il generalissimo.

XLVI - Come il Cortese arrivò alla città di Gualipan nella provincia di Tascaltecal, dove fu benignamente ricevuto e visitato da tutti li signori di quelle province, e fattoli molte offerte l'accompagnarono ad una città poco distante, acciò si ristorasse e riposasse; dove intese, che un suo familiare gli portava oro ed altre cose del valore di trentamila pesi d'oro, fu ucciso dagli Indiani di Culua, e che gli Spagnuoli che erano rimasi nella città di Vera Croce erano salvi.

XLVII - Come il Cortese, esortato dagli Spagnuoli di andre alla città di Vera Croce, non volle acconsentire, ma invece se n'andò nella provincia di Tepeaca, dove gli si vennero incontro assaissime genti armate; colle quali venuto alle mani, furono in gran parte uccise o fatte schiave, e in venti giorni soggiogò molte loro città e terre. - Come le navi di Francesco di Garai giunsero nel porto di Vera Cruce, e gli uomini di esse uccisi o feriti.

XLVIII - Come il Cortese, fatto consiglio con gli ufficiali, per molte ragioni deliberò edificare una città nella provincia di Tepeaca a sicurezza de' confini; ed ordinò giudici, reggenti ed altri ufficiali: e dove la città fu cominciata procurò di fabbricarvi una rocca.

XLIX - Delle province di Guacachula e di Messico; e come i signori di quelle vennero a darsi al Cortese, e fargli intendere ch'erano in arme da trentamila uomini di Culua. - Come gli Spagnuoli che accompagnavano detti signori, avvertiti di certo inganno, li fecero prigioni e mandaronli al Cortese; e come furono rilasciati. - Il Cortese marcia lla volta di Culua, per impedir quella guerra.

L - Come avvicinandosi il Cortese a Guacachula, gli abitanti di questa città combatterono gli alloggiamenti, dove erano i capitani di Culua uccidendo quelli che erano alloggiati per la città. - Come venendo da trentamila uomini benissimo in ordine per aiutare i loro, cominciando a metter fuoco in quella banda da cui entravano nella città, furono assaltati dal Crtese con la cavalleria, e dagli alleati Indiani; e come ritiratisi sopra d'un monte, furono per la maggior parte uccisi. - I loro alberghi, ch'erano grandissimi. furono posti a sacco e a fuoco, e con questa vittoria gl'inimici furono totalmente scacciati.

LI - Come alcuni cittadini di Occupatuio, i quali ad istanza del loro signore avevano seguito la fazione di quelli di Culua, vennero ad offerirsi al Cortese, pregandoli che volesse perdonarli, e contentarsi che il fratello del signore tenesse lo stato; e la risposta a loro fatta. - sito della città di Guacachula .

LII - Dell'acquisto della città di Izzuacan. - Come le città circonvicine vennero d offerirsi al Cortese; e come essendo contesa circa la successione dello stato di Izzuacan, fu data l'ubbidienza ad un nipote del signor naturale del loco. - Del sito di essa città .

LIII - Come i signori di Guagucingo, e d'un'altra città dieci leghe lontana vennero ad offrirsi, insieme ad altre otto città delle province Caastraca e Tamacula. - E come gli abitatori di quelle città parimenti si offerirono .

LIV - Come il fratello di Montezuma ottenne lo stato di esso fratello suo. - Delle provvisioni che il Cortese faceva per la guerra .

LV - Venuta d'una piccola nave di Francesco De garai nel porto della Vera croce, donde il Cortese mandò a ricercare le due navi nel fiume di Panico, temendo non patissero quache danno. - Apparecchio del Signor di Temistitan contra gli Spagnuoli. - Necesità in che era il Cortese di aiutare gli amici e alleati suoi .

LVI - Il Cortese, per la similitudine del luogo, chiama le terre per lui scoperte nuova Spagna del Mare Oceano. - Supplica l'Imperatore che mandi un uomo a cui per nome di Sua Maestà si presti piena fede .

Dalla Città della Sicurezza dei Confini del Mare Oceano: addì 30 ottobre 1520 .



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