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NELL'IMMAGINE SOPRA, RECUPERATA DA TESTO CANONICO SETTECENTESCO (VOLUME IX, PP.132, VOCE SUPERSTITIO) DI BIBLIOTECA PRIVATA DI VENTIMIGLIA, SI PUO' LEGGERE IL TESTO ORIGINARIO LATINO DELLA COSTITUZIONE DI PAPA SISTO V INTITOLATA, DALL'INCIPIT, COELI, ATQUE TERRAE CHE, DAL 1586, COSTITUISCE IL TESTO BASILARE AVVERSO TUTTE LE FORME DI SUPERSTIZIONE ED IN PARTICOLARE CONTRO LA PRATICA DELLA PRECOGNIZIONE DEL FUTURO E DELLA DIVINAZIONE 
 SISTO V, al secolo FELICE PERETTI (Grottammare, Ascoli Piceno, 1520-Roma l590)  , fu papa dal 24-IV-1585 al 27-VIII- l590 di modestissima famiglia originaria di Montalto Marche. Entrò nell' ordme dei frati minori conventuali, studiò a Fermo, Ferrara e Bologna, fu lettore a Rimini e Siena, e nel 1548 ottenne il
	dottorato in teologia.  
Predicatore molto apprezzato, nominato reggente a Napoli (1553) e poi a Venezia (1556), dal 1557 	al 1560 ebbe l'incarico di inquisitore apostolico per i territori della Serenissima. 
 Nominato	consultore dell'Inquisizione romana 1560), lettore all'università di Roma, nel 1565 venne	inviato in Spagna come teologo	dell'Inquisizione, con il legato	papale cardinale Boncompagni (poi papa Gregorio XIII) e con	il nunzio cardinale Castagna(poi papa Urbano VII), per unprocesso contro l'arcivescovo	di Toledo. 
 Vicario generale del	suo ordine (1566-68), promosso	vescovo di Sant'Agata dei Goti (1566), trasferito poi alla sede vescovile di Fermo (1571-77), nel 1570 fu creato CARDINALE.
Durante il pontificato di Gregorio XIII, a cui era inviso. Visse appartato, si dedicò agli studi e lavorò alla nuova edizione delle opere di Sant'Ambrogio. 
 Alla morte di Gregorio XIII venne eletto papa.
 Di forte personalità, di una severità estrema ed
accentratore nella direzione degli affari
, fin dai primi momenti del suo pontificato pose attenzione ai problemi dell'ordine pubblico e del
banditismo: con la prospettiva della ricompensa o della
missione della pena intese incoraggiare la delazione all'interno
delle bande stesse; nell'intento di combattere la
protezione accordata ai fuorilegge rese
colpevoli baroni e comunità dei danni provocati dai criminali.
 
Esercitò pressioni sui governi degli stati vicini per avere
collaborazione ed escludere i banditi dal
beneficio del diritto d'asilo.
  Le sue misure  riuscirono a ristabilire l'ordine interno ma non poterono
estirpare definitivamente il fenomeno banditesco.
Importante fu il suo riordinamento della curia di Roma, che resterà in pratica inalterato fino agli Novecento: riformò (1586) il collegio cardinalizio il numero massimo dei  cui membri fu fissato a settanta con depauperamento delle sue attribuzioni.
 Riorganizzò poi (1588) la curia tramite un sistema di quindici congregazioni cardinalizie permanenti, di cui sei per l'amministrazione dello stato e le altre per gli affari della chiesa universale.
  In politica economica si pose come obiettivo  l' accumulo di moneta  aurea e argentea nei forzieri di Castel Sant'Angelo: e per fare ciò utilizzò tutte le fonti imponendo anche nuove imposte. A livello economico-produttivo cercò di introdurre la lavorazione della seta e della lana, tentando senza esiti la bonifica delle Paludi Pontine.
In politica estera, contro la preponderanza spagnola, cercò di conservare uno spazio d'autonomia alla diplomazia pontificia: complessa si presentava la situazione in Francia, per la necessità di arrestare la diffusione delle idee riformate ed evitarvi
l'influenza della Spagna di Filippo II. 
 
Dapprima SISTO V scomunicò ( 1585) l'ugonotto Enrico di Navarra (poi Enrico IV) e cercò di awicinare la lega cattolica capeggiata dal duca di Guisa al legittimo sovrano Enrico III; dopo la morte di questo, delineandosi la vittoria di Enrico IV e la possibilità di una sua conversione al cattolicesimo, allacciò rapporti con esponenti cattolici sostenitori di Enrico IV.