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La FISIOGNOMICA ( o FISOGNOMIA, FISOGNOMIA) deriva come termine dal greco physis = natura e da gnòmon = conoscitore) ed indica quella disciplina parascientifica la cui prima definizione risalirebbe ad Aistotele, una scienza cioè destinata ad investigare i tratti umani caratteristici, specificatamente del volto, al fine di dedurne alcuni basilari caratteri psichici dell'individuo soggetto ad osservazione.
La fisiognomica moderna nasce nel '500, in stretta connessione coi postulati della
MAGIA NATURALE ed in particolare coi contributi di GIOVANNI BATTISTA DELLA PORTA che, in una sua fondamentale opera (Della fisionomia dell'huomo libri sei..., Napoli, per G. Carlino e C. Vitale, 1610), propose una serie di interessanti INCISIONI, adeguatamente commentate, miranti a riprodurre la più svariata tipologia dei volti umani, tali da farli, seppur artificiosamente, somigliare ai profili di animali, in maniera di potersi riferire a questi per le note qualificanti del soggetto esaminato sotto la specie del profilo psichico.
Nel seicento Cartesio in merito a "Le passioni dell'anima" 1645 annotò quindi che "i più importanti tra i segni delle passioni sono i moti degli occhi e del volto, i mutamenti di colore, i tremiti, il languore, gli svenimenti, il riso, le lacrime, i gemiti e i sospiri".
In questi due secoli si riteneva che i segni esterni costituissero oggettivamente e razionalmente il riflesso dei sentimenti "coscienti".
Nel tardo settecento prese invece avvio l'idea che i segni del corpo non fossero solo "inseriti nell'individuo" ma nel "tempo" e nel proprio contesto sociale.
In particolare lo svizzero J.K. Lavater fece diversi tentativi di correlazione fra determinate caratteristiche di illustri personaggi della sua epoca ed i rispettivi comportamenti: lo scienziato elvetico mentre invitava a valutare con attenzione anche certe specificità individuali, quali il timbro della voce ed il modo di camminare, in particolare analizzava l'importanza della gestualità e della qualità soggettiva nel muoversi.
Nella cultura di metà ottocento la fisiognomica entrò nei territori di analisi della antropologia e sviluppò con Darwin l'idea che esistesse una separazione tradizionale tra corpo e mente. Secondo Darwin sarebbe insensato ritenere che le scimmie siano state dotate di muscoli speciali unicamente allo scopo di ostentare le loro smorfie; non esisterebbe un meccanismo statico dell'espressione ma un gigantesco processo evolutivo che determinerebbe espressioni evolute secondo specifiche finalità naturali.
Darwin apertamente sostenne che alcuni atti complessi dell'espressione rispondevano all'unità diretta o indiretta in determinati stati d'animo in quanto preposti a determinare particolari sensazioni destinate ad evolversi in comportamenti naturali e istintivi per i discendenti.
Affermava peraltro, in antitesi, che i movimenti espressivi avevano la potenzialità di manifestare stati d'animo opposti a quelli realmente sentiti per effetto di peculiari meccanismi difensivi.
Sempre dal XIX secolo la FISIOGNOMICA acquisì un tasso di scientifica specificità ad opera del francese Eugène Lods (che pubblicò un suo trattato di Fisiognomia da cui emerge una basilare classificazione delle forme del volto richiamanti quelle di figure geometriche a segmenti rettilinee o curvilinee) e soprattutto in forza dell'opera di CESARE LOMBROSO che considerò, nella sua postulazione della moderna scienza criminologica o CRIMINOLOGIA, varie tendenze aggressive dell'uomo sulla base di alcune anomalie craniche e soprattutto cefaliche.
Il periodo più moderno della FISIOGNOMICA si ha con le opere di M. Martiny e di R. Ermiane: ed in tale circostanza piuttosto che di FISIOGNOMICA è usuale l'uso del sintagma PROSOPOLOGIA, egualmente un grecismo derivato dall'incontro di pròsopon = "faccia" con lògos ="studio").
Il Martiny è giudicato fondatore dlla scuola della PROSOPOLOGIA STATICA la quale, una volta investigato sull'origine embrionale differenziata delle distinte parti del capo, reputa fondamentale ogni riferimento all'armonia cefalica perfetta o neutrale ad esempio riconosciuta nell'Antinoo greco sì da analizzare poi le deviazioni rispetto a questa come sono testimoniate negli individui della realtà.
Il principio essenziale è quello del prevalenza volumetrica dell'uno o dell'altro di 4 quadranti in cui è divisibile il capo: la prevalenza dei due quadranti inferiori segnerebbe il superiore peso della dimensione materiale od istintiva, quello dei 2 quadranti superiori di quella spirituale od intellettiva, quello dei 2 quadranti anteriori della propensione all'attività e quello dei due quadranti posteriori della propensione alla passività con il relativo rispetto alla'ambiente di vita.
Al contrario vine detta PRSOPOLOGIA DINAMICA o MIOLOGIA quella teorizzata da Ermiane: egli infatti considera la contrazione differenziale dei muscoli donde derivano le distinte espressioni del viso. In questa circostanza il concetto informatore di base è questo: con riferimento ad un viso in riposo e quindi senza contrazioni significative si è in grado di mettere in risalto alcune espressioni elementari, differenziali del carattere che corrispondono a contrazioni di singoli muscoli o di gruppi di muscoli. Siffatte espressioni, analizzate nel loro complesso, sarebbero in grado di guidare a diagnosi orientative sulle tendenze basilari del soggetto investigato.
Tali tendenze, tenendo conto del riferimento alle interazioni con il mondo esterno, secondo lo studioso sarebbero da assimilare a due categorie fondamentali: una risulterebbe costituita da retrazione (con la conseguenza di chiusura alla socializzazione, egocentrismo, inibizione, introversione) mentre la seconda sarebbe da definire di espansione e verrebbe caratterizzata da proiezione verso l'ambiente esterno con allocentrismo, iperattività, estroversione.
Anche se in maniera lata viene pure reputato studioso di FISIOGNOMIVA Manfred Curry che ha maturato una descrizione di 2 tipologie opposte di volti umani collegabili a due antitetiche caratterologie. In line agenerale la sua ideazione potrebbe riassumersi nell'individuazione di un tipo W (dall'iniziale di warm = "caldo), caratterizzato da soggetti dal viso tondo, con capelli ed occhi sostanzialmente scuri, e dall'incarnato roseo: si tratterebbe di individui estroversi, loquaci, altruisti e superficiali.
Col tipo K (dall'iniziale di kalt, altro termine inglese significante "freddo") sarebbero invece da identificare soggetti dal volto acuto, coi lineamenti duri ed il colorito pallido: si tratterebbe caratterialmente di individui generalmente introversi, silenziosi ed egoisti (vedi anche: L Brina, voce "Fisiognomica", in DEI, UTET, Torino, VIII).










"CESARE LOMBROSO fu antropologo e psichiatra.
Nacque a Verona nel 1835 e morì a Torino nel 1909.
Era una mente precoce e nel 1852 si segnalava per due saggi sulla repubblica romana e sull'antica agricoltura in Italia.
Si dedicò agli studi di medicina frequentando le università di Pavia, Vienna e Genova.
Conseguì la laurea in medicina a Pavia nel 1858 e la laurea in chirurgia a Genova nel 1859.
Fino al 1866 operò come medico militare.
Nel frattempo, precisamente nel 1861 aveva ottenuto presso l'università di Pavia l'incarico di professore straordinario di clinica delle malattie mentali.
Lasciò l'ateneo di Pavia nel 1887 per assumere l'incarico di professore di Medicina Legale presso l'Università di Torino.
Nel 1896, sempre a Torino, diventò ordinario di Psichiatria.
Nel 1905 concluse la sua carriera accademica con l'assegnazione della cattedra "ad personam" in
ANTROPOLOGIA CRIMINALE, scienza da lui stesso fondata e che elaborò traendo spunti dalle postulazioni della ancora imperante FISIOGNOMICA.
Lombroso fu anche uomo politico del suo tempo: consigliere comunale a Torino, si interessò particolarmente di problemi di igiene e di organizzazione ospedaliera.
Nel 1906 al sesto Congresso di Antropologia Criminale, Lombroso ricevette l'omaggio unanime della nazione dallo stesso Re Vittorio Emanuele II che salutava in lui l'onore dell'Italia.
I socialisti torinesi gli portarono in dono un busto di Caligola.
Una lunga lettera, a nome dei "pellagrosi" veneti, testimonia la riconoscenza nei confronti dell'uomo che si è a lungo e generosamente battuto per sconfiggere la terribile piaga della pellagra.
Psichiatri, criminologi, scienziati di tutto il mondo offrirono i loro scritti al padre riconosciuto dell'antropologia criminale, autore di libri vendutissimi come L'Uomo delinquente e Genio e Follia.
Lombroso ormai anziano ringrazierà commosso questa serie di tributi, esibendo anche la Legion d'onore ottenuta l'anno prima dal governo francese.
Morirà di lì a poco, il 19 Ottobre 1909 a 74 anni.
Nelle teorie di Lombroso è chiaro l'influsso del materialismo darwiano e della scuola positivista.
Egli considerò il delitto un fenomeno atavico e il delinquente un selvaggio perduto.
Come antropologo si sforzò di evidenziare, nei criminali, note morfologiche particolari, considerandole espressioni di una anomalia di formazione e di arresto dello sviluppo a stadi meno progrediti.
Distinse dunque due tipi di delinquenti: il delinquente nato, nel quale si assommano le ricordate anomalie regressive e per il quale la criminalità è insita nella propria natura, ed il delinquente d'occasione portato al delitto da fattori causali diversi (teorie poi approfondite da Enrico Ferri).
Il delinquente nato è considerato soggetto non recuperabile, da sopprimere o da rinchiudere, in nome del diritto della difesa della società che in questi casi si sostituisce al diritto di punizione.
L'opera di rieducazione in istituti carcerari ben organizzati deve essere invece svolta sui delinquenti occasionali.
Dallo studio antropologico del delinquente Lombroso passò all'analisi dell'eziologia del delitto.
Tra i fattori che concorrono nel determinismo dell'azione delittuosa considerò: i fattori meteorici, climatici e geologici, la razza, il tipo di alimentazione, l'alcoolismo, le condizioni culturali ed economiche, la religione, l'età ed il sesso.
Da ricordare come Lombroso considerasse la prostituzione come espressione della criminalità femminile.
Tali teorie sono raccolte nella sua opera L'uomo delinquente , trattato che si chiude con un capitolo dedicato alla terapia e alla profilassi del delitto.
Nel suo studio principale ovvero L'uomo delinquente, scritto nel 1876, Lombroso espone i capisaldi della teoria positivistica sul crimine: La Scuola positiva del diritto penale scrive sostiene che i criminali non già delinquano per atto cosciente e libero di volontà malvagia, ma perché hanno tendenze malvage, tendenze che ripetono la loro origine da un'organizzazione fisica e psichica diversa dall'uomo normale.
La Scuola Positiva del Diritto Penale, diede vita poi al dibattito dottrinale con la Scuola Classica del Diritto Penale in seguito all'emanazione in Italia del Codice Penale Zanardelli del 1889 che sfociò nel "compromesso" della teoria del "Tecnicismo Giuridico" di Arturo Rocco che fu alla base del Codice Rocco del 1939 emanato dal fratello Alfredo, ancora vigente in Italia e che prende spunto in parte dai principi di entrambe le scuole.
L'idea lombrosiana trova il suo compimento nella dottrina dell'atavismo: Il delinquente è un pazzo atavico che riproduce gli istinti dei nostri proavi giù giù fino ai carnivori.
Lombroso procedette per vari aspetti all'applicazione del darwismo all'antropologia criminale.
Ma è il suo lavoro anche il frutto di prove empiriche come misurazione di crani, facce e piedi di delinquenti a cui Lombroso dedicò la vita.
Le dimensioni del naso, il prognatismo, la pelosità, la depravazione sessuale, in sostanza tutti quei caratteri abnormi di tipo anatomico, biologico o psicologico che Lombroso riscontrava nei delinquenti che si spiegavano come ripetizioni delle forme proprie degli antenati anche preumani dell'uomo. Per quanto riguarda l'aspetto inerente il Diritto Penitenziario, Lombroso non chiese pene più severe.
La sua teoria sosteneva che per questi criminali non esistesse il libero arbitrio nel delinquere ma semplicemente ed esclusivamente motivi insiti nella formazione biologica, fisica e mentale.
Dunque era un sostenitore della pena "rieducativa" propria delle teorie più moderne, insistendo sull'intervento a scopo riabilitativo del delinquente.
Da qui l'impegno per la creazione di manicomi giudiziari che avrebbero dovuto garantire al tempo stesso al cura del delinquente e la difesa della società, motivazione che sarà alla base del sistema del "doppio binario" del Codice Rocco quando andrà a prevedere le "Misure di Sicurezza" in abbinamento alla Pena classica.
Lombroso incentivava quindi, nei casi meno gravi, le pene alternative al carcere.
Scrive nel 1872 nel progetto di organizzazione del manicomio criminale di Pesaro: Bisopna creare ai ricoverati un ambiente allegro, fornito di tutte le attrattive che possono consolare e rendere dolce la vita, concedendo loro teatri, libri, musica e pittura; eccitandone l'attività, dando libero sfogo alle loro tendenze artistiche e poetiche, con recite, con esposizioni e soprattutto con un giornale manicomiale, per dare ai malati una tribuna ove far conoscere i migliori loro squarci letterari.
Egli era chiaramente a favore dell'apertura dei manicomi e non della chiusura, in quanto il chiaro intento terapeutico di queste strutture, permetteva ancor meglio la rieducazione dei soggetti criminali.
BIBLIOGRAFIA DI CESARE LOMBROSO (Opere Principali):
L'uomo delinquente; Il delitto politico e le rivoluzioni; Il trattato profilattico e clinico della pellagra; La donna delinquente, la prostituta e la donna normale; L'uomo di genio; Il cretinismo in Lombardia; Lezioni di Medicina Legale; Ricerche sui fenomeni ipnotici e spiritici." [Cesare Lombroso (1835 - 1909) - Breve storia sul fondatore dell' ANTROPOLOGIA CRIMINALE, di Marco Caliandro ]