FOTOGRAFIA DA REPERTORIO APROSIANA

GASPAR BAHUIN si interessò del caso dell'ERMAFRODITISMO [su cui dal XVI secolo si era riaperto un DIBATTITO SCIENTIFICO che collegava scienza nuova e scienza classica ma che era stato proditoriamente interrotto nel medioevo] in un suo volume custodito alla BIBLIOTECA APROSIANA dal titolo De hermaphroditorum monstrorumque historia partuum natura riprendendo per certi versi (e su una postazione che non accedeva ai livelli di recenti POSTULAZIONI MEDICHE d'avanguardia] le osservazioni del CONTARINI in merito alle NASCITE MOSTRUOSE e per altro lato collegandosi alle investigazioni di J. G. SCHENK.
L'INCISIONE in oggetto [come ALTRE dello stesso volume dedicate ad ulteriori deformità e mostruose patologie] vorrebbe essere la proposta di osservazione per medici e studiosi della "Figura di un feto mostruoso partorito il 27 febbraio 1613 nel villaggio di Prust vicino a Danzica, fedelmente disegnato e descritto da Gioacchino Olhaf, filosofo, medico e professore di anatomia".
BAHUIN tentò anche di ipotizzare le cause delle nascite di siffatti MOSTRI distinguendole in SUPERIORI (per esempio connesse ad influssi astrali od alla volontà divina) ed INFERIORI tra cui era acsritta la cattiva conformazione dell'utero, il cibo inadeguato o scarso, le fantasie materne, i rapporti sessuali colpevolemnete avuti durante il flusso mestruale, la corruzione del seme maschile a causa di pratiche contro natura, la congiunzione con animali o col diavolo.





"L’ERMAFRODITISMO" [si legge nel saggio di Paolo Santoni Rugiu intitolato L'ermafroditismo nell'antichità edito sul sito informatico www.italmed.com] "è giunto ad avere una sua definizione - con le caratteristiche genetiche, embriologiche, ormonali e funzionali - soltanto negli ultimi decenni" [l'autore tratta dell'ERMAFRODITISMO UMANO mentre in biologia generale l'ERMAFRODITISMO è una condizione distinta e specificatamente studiata]".
Non sorprenderà quindi vedere come nell’antichità la Medicina avesse idee molto confuse su queste sindromi. Anzi, in realtà, nonostante l’anomalia fosse nota da tempi assai antichi la Medicina per molto tempo semplicemente la ignorò - fatto peraltro verificatosi anche per altre malformazioni congenite, almeno in area Europea e mediterranea.
Il termine ERMAFRODITISMO venne coniato in Grecia ove si riteneva che l’ermafrodita o ermafrodito fosse generato dall’unione di Hermes e Clytera, o Afrodite, e portante caratteri sessuali di entrambi i due genitori.
Ma nei secoli il termine è spessissimo stato usato per indicare genericamente anomalie genitali che distinguevano il portatore dal suo sesso naturale, o apparente, o prevalente.
Molte di queste come l’ipospadia, l’epispadia, l’atresia vaginale, l’imene impreforato ed altre ancora sono oggi ritenute come forme a se stanti, per lo più dovute ad errori dell’organogenesi embrionale.
Mentre sotto il nome di ermafroditismo resta la reale presenza contemporanea nell’individuo di tessuti testicolari ed ovarici variamente commisti a caratteri sessuali secondari dei due sessi.
Infine si precisa oggi lo pseudoermafroditismo maschile e femminile nel quale, a caratteri sessuali primitivi, si accompagnano caratteri secondari di pertinenza dell’altro sesso.
Presso i Caldei, nei monti tra Kurdistan ed Armenia, alcuni di quelli che oggi son considerati sintomi o componenti di ermafroditismo, come ad esempio l’assenza del pene, erano considerati segni di divinazione.
Anche gli Ebrei certamente conoscevano le malformazioni genitali: l’ipospadia ad esempio è descritta nella Bibbia ma quello che in quella sede interessa non è certamente l’aspetto medico ma piuttosto quello religioso in quanto ai portatori di tale malformazione era impedito il matrimonio con donna ebrea.
Similmente uomini affetti da criptorchidismo non potevano assurgere al sacerdozio né svolgere compiti nel tempio.
Una rappresentazione di malformazione congenita genitale è visibile in una delle Tavolette Assire reperite da Sir Henry Layard nel 1849 tra le rovine del Palazzo Reale di Nineveth distrutto nel 612 aC. Esse, collezionate dal Re Assurbanipal (668-626 aC), in numero di oltre 20.00 includono circa 600 tavolette di interesse medico e sono attualmente esposte al British Museum a Londra.
In una di queste è rappresentata un pò confusamente una deformità implicante l’assenza del pene e lo spostamento in basso dell’ombelico.
In realtà potrebbe trattarsi di un caso di estrofia della vescica.
Molti degli autori classici, come Ippocrate (460-377 aC) e Aulus Cornelius Celsus (25 aC-50 dC), i quali hanno descritto con dovizia di dettagli sia l’anatomia che molte delle patologie dei genitali, ignorano però totalmente ogni forma di ermafroditismo e perfino malformazioni come l’opospadia.
Cionondimeno gli ermafroditi erano noti a Roma se è vero che Romolo stesso ordinò che essi venissero gettati nel Tevere.
In realtà fu soltanto al tempo di Plinio che agli individui portatori di malformazioni congenite dei genitali venne permesso il matrimonio.
In proposito si racconta che ai tempi di Nerone, quando la corruzione dilagava, essi venissero tenuti in gran conto essendo capaci di procurare piacere indifferentemente ai due sessi.
La prima volta che la Medicina mostrò un qualche interesse per alcune malformazioni congenite genitali considerate aspetti anatomici dell’ermafroditismo è probabilmente con Claudio Galeno (129-200 dC) che ne dette una prima descrizione sistemica e scientifica.
La cosa non sorprende in quanto Galeno, si trasferì a Roma, dalla scuola medica di Alessandria dove all'epoca fiorivano gli studi urogenitali grazie ai pionieri della materia e fondatori dell'urologia come Leonides (circa 250 dC) e Ammonium (175-242 dC) il quale ultimo è noto per esser stato il primo ad operare la calcolosi vescicale.
A questa scuola alessandrina apparteneva anche Anthyllus (circa 150-200 dC) il quale fu il primo a descrivere l’ipospadia: In certi individui a causa di un difetto congenito il glande non è perforato secondo natura ma il meato si trova sotto il frenulo alla base del glande. A causa di ciò l’individuo non può nè urinare in avanti almeno che il pene non venga sollevato nettamente verso il pube, nè può procreare bambini perchè lo sperma non può essere diretto in linea retta verso l’utero ma piuttosto verso il pavimento della vagina.
Questa è la descrizione delle ipospadie distali ma Anthyllus conosceva anche le ipospadie prossimali peno-scrotali, infatti dice:...talora il meato si trova molto prima del frenulo e questi casi sono incurabili.
Anthyllus fu anche il primo a proporre una metodica chirurgica per riparare l’ipospadia distale nelle quali il meato si apre vicino al solco balanoprepuziale.
Non disponendo nè delle tecniche nè della mentalità ricostruttiva l’operazione di Anthyllus consisteva nell’abolire la porzione distale del pene amputando il glande.
In questo studio Anthyllus, rivelando conoscenze di molti aspetti della fisiologia della fecondazione ancora ignoti, insistette sul fatto che l’operazione non è di ostacolo alla riproduzione in quanto non è vero che nel coito il glande incontra l’orificio dell’utero, ma l’inseminazione avviene in vagina e, essendo aperto il muso di tinca, lo sperma viene diretto nell’utero e questo avviene sia che il pene sia lungo o sia corto'.
Anthyllus fornisce dettagliate istruzioni su come arrestare l’emorragia, raccomandando di eseguire l’amputazione nel glande e non del glande in quanto se vengono aperti i coirpi cavernosi dell’asta non potrebbe bastare una compressione con bende imbevute di aceto.
Inoltre egli raccomanda di eseguire l’amputazione secondo un piano obliquo in maniera che l’estremità del pene residuo abbia una forma che ricorda quella del glande. Questo a scopo estetico.
Lo stesso concetto venne ribadito secoli più tardi da Albucasis (936-1013) famoso chirurgo arabo di Cordoba il quale usava un nuovo delicato strumento a forma di lancia, appunto il bisturi da lui ideato in maniera da ristabilire una forma naturale del pene residuo e nel quale il meato sia posto nella posizione mediana dove deve essere .
Ma per avere una classificazione dei diversi tipi di ermafroditi dobbiamo attendere il VII secolo dC. quando, ancora in Alessandria, Paulo Aegineta (625-680 dC) descrisse: Ci sono quattro varietà[di ermafroditi], secondo Leonide. Tre si osservano negli uomini ed una nelle donne. Negli uomini, talvolta attorno al perineo e talvolta nel centro dello scroto, si osserva un’apparenza di pudendo femminile con peli; inoltre c’è una terza varietà nella quale l’emissione di urina avviene dallo scroto come nel pudendo femminile. Nelle donne si trova talora l’apparenza di organi intimi maschili sopra il pudendo e nella posizione del pube, con tre corpi che si proiettano in fuori, uno simile a un pene e due simili a testicoli. La terza varietà maschile nella quale l’urina è emessa dallo scroto è incurabile. Ma le altre tre possono essere curate rimuovendo i corpi in sovranumero e trattando le risultanti ferite come piaghe.
Anche se resta il dubbio che alcunie delle forme descritte altro non fossero che ipospadie scrotali o perineali certamente va apprezzato lo sforzo di interpretazione e va riconosciuto che, per osservatori ignari di ogni forma di embriogenesi e di differenziazione, interpretazioni più significative sarebbero state impossibili.
"Probabilmente anche a causa della relativa rarità di queste deformità congenite" [come l'ERMAFRODITISMO] "una classificazione migliore" [di quella classica] "non la troviamo che nel 1500 ad opera di AMBROISE PARE' (1510-1590) grande cerusico rinascimentale francese il quale, seppur privo di studi e di una preprazione medica di base, fu uno dei più grandi chirurghi del Rinascimento.
La mancanza di cultura medica portò Parè ad affermazioni ingenue e bizzarre come Chi ha i testicoli caldi è più pronto alla libido. Le sue partri intime e quelle adiacenti sono molto pelose..... Al contrario chi ha i testicoli freddi è lento nella libido, non produce molti figli e piuttosto bambine che maschi; le parti intime son poco pelose, i testicoli piccoli, morbidi e piatti.
Nonostante queste affermazioni che denotamo scarsa conoscenza della fisiologia anche per quei tempi, Parè contribuì notevolmente alla conoscenza delle malformazioni congenite genitali ed alla loro cura.
Ad esempio egli fu il primo a descrivere il recurvatum che si accompagna sempre alle ipospadie medie e prossimali e a raccomandarne la correzione.
Parè venne nominato chirurgo del re di Francia e venne incaricato per l’insegnamento della Chirurgia presso il famoso College de Saint Cosme dove essa veniva insegnata del tutto indipendentemente dalla Facoltà di Medicina nei cui programmi nonsolo non era compresa ma anzi piuttosto avversata.
Paré é uno dei chirurghi che più hanno contribuito a sollevare la Chirurgia dalle nebbie del medioevo e dall’oscurantismo, soprattutto ecclesiastico, che da sempre aveva afflitto le scienze empiriche o sperimentali come appunto la Chirurgia e l’Anatomia. Del resto i tempi erano maturi anche per una migliore interpretazione della deformità.
La migliore conoscenza dell’anomalia risvegliò anche un interesse legale per le regole di comportamento che vennero poste ai portatori.
Come lo stesso Paré ci riferisce nel XVI secolo agli ERMAFRODITI era richiesto: di scegliere il sesso che vogliono usare e nel quale dovranno restare e vivere, condannandoli a morte se si appurerà che si sono distaccati dal sesso che avevano scelto in quanto in tal caso si deve pensare che essi traggano piacere promiscuamente sia da uomini che da donne.
Sintomo dell’interesse che in questo periodo si rivolgeva all’anomalia anatomofunzionale sono alcune curiose ed interessanti informazioni su casi eclatanti di ermafroditismo.
Jacques Duval (10) autore del primo e famoso Traités des Hermaphroditesracconta, -con tale dovizia di particolari da non lasciar dubbi che si sia trattato di un caso veramente accaduto-, la storia di Marin le Marcis e di Jean Fabre, ragazzi ventenni, i quali avevano seriamente rischiato di esser condannati al rogo pour avoir changé d’habit e de nom.
Ma i giovani avevano interposto appello alla condanna pronunziata a Monstiervillior e Duval, in veste di esperto, era stato nominato perito per studiare il caso.
Il medico, dopo avere accuratamente investigato sia l’anatomia che il comportamento di Marin le Marcis concluse con una spiegazione del tutto fisiologica del comportamento bisessuale e fu talmente convincente che la condanna a morte venne cancellata.
Un caso ancora più eclatante è quello riportato nel XVII secolo da George Arnaud de Ronsil (circa 1699) che lo aveva osservato in quel di Valencia nel 1663. Egli così lo descrive: Due giovani persone che si erano sposate tra loro dopo un pò di tempo si trovarono ognuna incinta dell’altra: esse furono perseguite come criminali, riconosciute colpevoli del crimine più abominevole e condannate al rogo. Ma Laurent Matheu, dottore spagnolo, venne consultato in proposito, proprio mentre li stavano conducendo al luogo dell’esecuzione, e decise in loro favore sostenendo che la Chiesa aveva dato loro il potere di unirsi assieme e di fare una sola carne.
La particolare conformazione anatomica dei due giovani aveva fatalmente esistato in una doppia reciproca fecondazione e tutto ciò era nell’ordine della natura.
In realtà trattavasi di uno dei rarissimi casi di ERMAFRODITISMO VERO come Duval lo ha definito (Hermaphroditism Parfait) sostenendo che in tali casi data la possibilità di unione carnale tra i due è del tutto naturale che si possano riprodurre.
Quello che stupisce è che, data la estrema rarità dell’ERMAFRODITISMO VERO il fatto che i due si fossero non solo incontrati ma coniugati è statisticamente quasi incredibile.
Il concetto di ERMAFRODITISMO VERO e di PSEUDOERMAFRODITISMO venne ribadito da Wolphius anche se questo autore nota che è raro trovare un ermafrodita che abbia la potenzialità effettiva dei due sessi.
Questo autore ha descritto numerosi casi di deformità genitali incluso quello di una persona la quale mostrava due testicoli di cui uno alquanto ipotrofico e ritenuto nell’inguine, un clitoride simile a un pene ma con un meato urinario simile ad una vagina incompleta.
Questo potrebbe far pensare ad una ipospadia scrotoperineale in paziente maschile senonchè la stessa persona mostrava ogni mese un gonfiore a livello del perineo che esitava in una emissione ematica attraverso l’ano.
Questo è probabilmente il primo caso di ermafroditismo documentato in cui una cura chirurgica è stata tentata: all’intervento il chirurgo scavò una vagina profonda due pollici e in tale occasione si osservò la presenza di un muso di tinca a testimoniare la esistenza di un utero.
Dopo tale intervento la paziente aveva ogni mese regolari mestrauzioni della durata di circa tre giorni.
A quel tempo gli innesti di pelle non erano ancora stati inventati per cui la neovagina venne lasciata cruenta con la raccomandazione alla paziente di portare costantemente un tampone-tutore per impedire la retrazione cicatriziale della neovagina sino alla riepitelizzazione spontanea.
Ma avendo omesso la paziente di seguire tale prescrizione, dopo alcuni mesi, andò incontro a una stenosi della neovagina e lo scarico mestruale riprese ad avvenire attraverso l’ano.
Un nuovo intervento venne pianificato ed in tal occasione la paziente chiese che le venisse anche amputato il clitroride simile a un pene le cui erezioni erano estremamente dolorose.
Quindi è a cavallo del XVI e XVII secolo che i primi tentativi di riparazioni delle malformazioni congenite genitali si affacciano alla ribalta della pratica chirurgica.
Oltre alle ipospadie abbiamo tentativi di correzione di varie anomalie come l’imene imperforato e, come abbiamo appena visto, della atresia vaginale.
Anche l’ipospadia scrotale viene affrontata da Amatus Lusitanus (1511-1561) in quel periodo.
Egli è un chirurgo portoghese formatosi all’Università di Salamanca in Spagna il quale tentò di ricostruire tutta l’uretra peniena inserendo una cannula dal meato ipospadico scrotale sino al glande.
Molti dubbi ovviamente restano sui risultati di queste ricanalizzazioni del pene ma va apprezzato il nuovo intento ricostruttivo della procedura dopo le correzioni distruttive di Anthyllus e dei suoi seguaci.
Un’altra innovazione di questo periodo venne apportata da Pierre Franco (1505-1579), allievo del Parè, al quale si deve la prima cistostomia sovrapubica in un bambino di due anni.
Franco nel vano tentativo di rimuovere calcoli vescicali per via perineale come si faceva da secoli, si trovò a dover affrontare l’imprevista emergenza di una acuta ritenzione d’urina e non esitò a praticare quella che chiamò le taille hypogastrique.
Altri contributi importanti vennero più tardi da Lorenz Heister (1683-1758) il quale descrisse alcune forme di pseudoermafroditismo femminile, classificò le varie forme di ipospadia ed il recurvatum del quale precisò l’origine dovuta all’involuzione del corpo cavernoso uretrale data l’assenza dell’uretra.
Ma fu solo agli albori del xix secolo che vennero effettuate vere e proprie ricostruzioni dell’uretra.
Il primo a cimentarsi in questa nuova strada fu Sir Asthley Cooper il quale chiuse una fistola uretrale larga un pollice e mezzo alla base del pene usando un lembo cutaneo rotante dallo scroto dopo avere inserito un catetere di gomma.
Questo fu anche il primo caso in cui un lembo cutaneo peducnolato venne usato al di fuori della faccia.
Ben presto, data l’autorità e la fama di Sir Asthley la metodica venne ripetuta da altri sia in Germania che in Inghilterra [ Friedrick Diffenbach ( 1794-1847), ( Sir John Erichsen (1818-1896) e altri].
Così mentre chirurghi europei come Guillaime Dupuytren (1777-1835) e americani come George Mc Artney Bushe (1793-1856) continuavano ad usare la tecnica della cannula transpeniena proposta da Lusitano nel 1500, John Peter Mettauer (1787-1857) presto seguito da Joseph Pancoast (1805-1882) entrambi negli Stati Uniti attorno al 1830 eseguirono le prime ricostruzioni uretrali per ipospadia peniena completa e perfino per epispadia, usando lembi cutanei peduncolati aprendo così la serie delle uretroplastiche che nel giro di pochi decenni hanno portato alle riparazioni con recuperi completi sia dal punto di vista sessuale che psicologico ed estetico anche nei casi di ipospadie più gravi.
Ovviamente il raffinarsi delle tecniche della chirurgia plastica ricostruttiva con la adozione della tecnica atraumatica e l’introduzione dell’anestesia generale nel 1846 facilitarono grandemente l’esecuzione di queste operazioni delicatissime.
A partire dalla fine del 19° secolo anche gli aspetti etiopatogenici dell’ermafroditismo vennero chiariti, prima dal punto di vista embriologico, poi funzionali e infine genetici e le tecniche di ricostruzione vaginalee peniene antrarono nell’uso.
Ma questa è storia recente e tuttora in evoluzione...".




"L'idea di una possibile intersessualita' tra gli organismi viventi, animali e vegetali, venne per la prima volta espressa nel 1915 da Richard Goldschmidt, il quale l'applicò a specie normalmente dioiche che potevano occasionalmente esibire una mescolanza di caratteristiche fenotipiche maschili e femminili. Il fenomeno risultava, comunque, gia' noto presso gli antichi romani: T.Livio definiva, infatti, l'ermafrodito come individuo "natus ambiguo inter marem et feminam sexu infans"; non a caso, inoltre, in latino la parola "sexus" (sesso) ha una curiosa assonanza con la parola "sex" (sei), il numero probabile delle condizioni sessuali in natura ed, infine, la stessa parola latina "senex" (vecchio) potrebbe alludere ad un individuo "sine sexu", cioè senza sesso.
Attualmente, grazie al miglioramento delle conoscenze sulla sessualità animale e sul suo preciso ruolo biologico, il significato originale del termine "ermafroditismo" è sostanzialmente cambiato e la maggior parte degli autori definiscono oggi l'intersessualità come la presenza contemporanea di caratteristiche sessuali maschili e ferriminili in uno stesso individuo.
Nell'ambito di tali caratteri è opportuno, tuttavia, distinguere quelli che riguardano la sessualita' primaria (gonadi) e quelli che sono, invece, da porsi in relazione a caratteristiche sessuali secondarie (modificazioni o espressioni morfologiche in relazione al sesso). Più precisamente è possibile fare una distinzione tra una intersessualita' che riguardi i caratteri sessuali primari (Ermafroditismo) ed una intersessualita' riconducibile a caratteri sessuali secondari (Ginandromorfismo o ginandrismo), fenomeni spesso intimamente collegati tra loro, in molti casi, invece, indipendenti l'uno dall'altro.
L'ermafroditismo viene oggi più precisamente interpretato come caratteristica morfofunzionale, relativa ad organismi in cui si ha la doppia potenzialità a maturare unità riproduttive (gameti) sia maschili che fem minili, come pure la potenzialità da parte di alcuni organismi unicellulari (Protozoi) di comportarsi essi stessi come "gameti", maschili o femminili, indifferentemente.
Sono anche noti casi (Pesci Ciclidi, Crostacei Malacostraci) di ermafroditismo non funzionale, per cui gonadi maschili o femminili possono andare rispettivamente incontro ad oogenesi o spermatogenesi abortive, generalmente prima o subito dopo la previtellogenesi.
Altri casi particolari di ermafroditismo sono quelli che si riferiscono ad alcune specie di poriferi (spugne), cnidari ed echinodermi, nelle quali solo alcuni individui presentano tale caratteristica (ermafroditismo labile o potenziale) e ad alcune specie di platelminti che possono presentare ovari funzionali nella porzione piu' giovane del corpo, mentre la porzione adulta, matura, risulta ermafrodita.
In molti casi, inoltre, come ad esempio in alcuni anellidi policheti ed anfibi, è la temperatura ad influenzare la direzione della sessualità; in particolare è stato osservato che in alcune specie della sottofamiglia Syllinae (Anellida) elevate temperature possono indurre fenomeni di mascolinizzazione, al contrario temperature basse (inferiori ai 20°C) favoriscono una sessualita' di tipo femminile. In altri casi, sempre tra gli anellidi (Oligocheti) puo' essere la disponibilità trofica a determinare la direzione della sessualità durante la gametogenesi. In altre circostanze, ancora, è il sistema nervoso, tramite le catecolamine, a condizionare l'espressione di una sessualità maschile o femminile. Sono anche ben noti casi di controllo endocrino, tramite particolari ormoni, che possono, in vario modo, determinare o favorire casi di ermafroditismo (generalmente labile) o di ginandromorfismo.
Si possono, infine, citare i casi di alcuni parassiti che possono influenzare il sesso o la condizione ermafrodita dei loro ospiti, sia a livello di gonadi che di dischi immaginali e quello, di grande attualità, riguardante alcuni pesticidi in grado di influenzare la determinazione del sesso o lo sviluppo in alcune specie di uccelli. In altri casi si osserva che la condizione ermafrodita risulta più frequente in alcuni ambienti rispetto ad altri: ad esempio sono generalmente ermafroditi i molluschi e gli anellidi terrestri e di acque dolci, al contrario i loro parenti marini risultano essere prevalentemente gonocorici. Allo stesso modo molti crostacei di acque marine profonde sono ermafroditi, mentre specie di acque piu' superficiali risultano costantemente gonocoriche.
Il fenomeno dell'ermafroditismo o dell'intersessualità nella sua accezione più ampia può riferirsi sia al tempo che allo spazio; è possibile, cioè, riconoscere tra le specie ermafrodite due gruppi distinti:
1) specie con ermafroditismo istantaneo (o simultaneo), le quali hanno la possibilità di avere la gonade maschile e quella femminile (o una gonade indifferenziata) funzionali allo stesso tempo o, come nel caso di alcuni protozoi, sono gli stessi individui (cellule) capaci di evolvere in gameti maschili o femminili a seguito di meiosi;
2) specie con ermafroditismo sequenziale (fenomeno questo in alcuni casi definito come "inversione del sesso"), le quali cambiano la loro sessualità nel tempo.
L'ermafroditismo istantaneo può dar luogo a due differenti modelli riproduttivi: uno autosufficiente (autogamo), che comporta autofecondazione nel caso dei rari metazoi che lo presentano o un fenomeno di endogamia cellulare, caratteristico di alcuni protozoi; uno insufficiente, con fecondazione incrociata tra due partners ermafroditi.
Il primo dei suddetti modelli può essere obbligato o facoltativo; in ogni caso trova scarso riscontro nel regno animale in quanto non contribuisce ad un aumento della variabilita' genetica nella discendenza; i pochi casi noti in natura sono citati per gruppi o specie parassite, sessili o lente nei movimenti, per le quali l'incremento di variabilità viene "sacrificato" in favore di un più alto tasso di discendenti (strategia "r").
Esempi di questo particolare tipo di ermafroditismo si riscontrano in alcuni trematodi (Distomum), cestodi, turbellari (Procerodes, Macrostoma, Opistoma) ed in poche specie di anellidi dulciacquicoli, gasteropodi (Limnaea), crostacei cirripedi, remiipedia e pesci, sia marini che di acque dolci continentali.
Anche nel regno vegetale un tale modello ermafrodita non presenta una grande diffusione. Alcune piante (Agrifoglio), infatti, presentano fiori maschili su alcuni individui e fiori femminili su altri, assicurando in tal modo alla specie la fecondazione per incrocio.
In altre piante (Avocado) il polline di una determinata specie matura prima che gli stigmi della stessi siano recettivi; altre specie, ancora, sempre tra i vegetali, possiedono geni, rappresentati da alleli multipli, responsabili dei controllo della autosterilità, impedendo che il polline fecondi l'ovulo allorquando cade sullo stigma della stessa pianta. In molte specie di enotere, infine, si possono avere due tipi di fiori, uno denominato longistilo, con lo stigma situato nella porzione superiore del fiore, l'altro (brevistilo) con lo stigma in basso; in questo modo un insetto impollinatore si ricoprira' di polline sulla parte del corpo che più probabilmente verrà a contatto con lo stigma dell'altro tipo di fiore, assicurando in questo modo una impollinazione incrociata.
Molto più diffuso di quello istantaneo sufficiente risulta, al contrario, quello insufficiente, in quanto esso puo' comportare un notevole incremento di variabilità, legata a fenomeni di ricombinazione intercromosomica, crossing-over, etc. Esempi di questo tipo di ermafroditismo ci vengono offerti da protozoi, poriferi, ctenofori, molluschi, artropodi, echinodermi, emicordati e vertebrati. Nei protozoi, in particolare, possono riscontarsi, a seconda delle circostanze, anche in una stessa popolazione, modelli sufficienti (autogami) e modelli insufficienti (esogami).
Il "ringiovanimento" di un clone prodotto per via asessuale può, infatti, realizzarsi con diverse modalità e precisamente: a)coniugazione tra due individui provenienti da due diversi cloni (mating types); b) coniugazione tra due individui dello stesso clone (endogamia); c) autogamia, cioe' formazione di un "nucleo di fecondazione" tramite l'unione di nuclei dello stesso individuo. La coniugazione per incrocio risulta, tuttavia, la più frequente in quanto favorisce l'esogamia; al contrario meno diffusa risulta l'autogamia in quanto produce endogamia e, di conseguenza, bassa variabilità nella discendenza.
Le specie con ermafroditismo sequenziale possono distinguersi in:
a) alternanti, cioè possono cambiare sesso più di una volta durante il loro ciclo vitale;
b) proterandriche, qualora inizino la stagione riproduttiva come maschi e la completino come femmine;
c) proteroginiche, nel caso che inizino la loro stagione riproduttiva come femmine e la completino come maschi.
Vi sono, infine, specie che nel corso del loro ciclo vitale cambiano o alternano la condizione ermafrodita (generalmente quella istantanea) con quella gonocorica. E' il caso di quegli organismi che raggiungono la maturità sesssuale come ermafroditi istantanei e, quindi, diventano gonocorici (ermafroditismo adolescente o giovanile) o di organismi che, al contrario, raggiungono la maturità sessuale da gonocorici (se maschi si parla di proterandria giovanile, se femmine di proteroginia giovanile) e, quindi, si trasformano in ermafroditi istantanei.
Numerosi sono gli esempi di ermafroditismo sequenziale in natura ed essi si riscontrano in quasi tutti i gruppi animali, dai più semplici ai più complessi, compresi alcuni vertebrati superiori. Tra i pesci, come nel caso dell'orata, si ha una tendenza all'inversione della sessualità (maschi da giovani e femmine da adulti); in altri casi, come in alcune specie di uccelli, il fenomeno e' invertito, si stabilisce, cioè, prima la condizione femminile e successivamente quella maschile.
In alcuni pesci (Labridi delle barriere coralline) si realizza una particolare condizione proteroginica: un solo maschio puo' vivere insieme con più femmine, costituendo una specie di "harem"; alla sua morte la femmina di maggiori dimensioni inverte la sua sessualità trasformandosi in maschio ed assumendo a sua volta il controllo dell"'harem".
In altri casi, se il numero delle femmine diviene molto elevato, superiore a quello che puo' gestire un singolo maschio, la femmina di maggiori dimensioni cambia sesso e costituisce un nuovo "harem".
La condizione proterandrica è, invece, molto comune tra i molluschi bivalvi, in particolare negli ostreidi. Le comuni ostriche, infatti, conducono vita sessile e, pertanto, non hanno necessità di difendere il proprio territorio o il proprio "harem"; di conseguenza, le loro dimensioni non sono particolarmente importanti nelle interazioni con altri individui della stessa popolazione. In questo caso notevoli dimensioni corporee sono da porsi in relazione con la produzione delle uova, fenomeno che richiede, appunto, un grosso dispendio energetico. Pertanto, ad un'ostrica "conviene" essere maschio quando è giovane e diventare femmina quando, da adulta, deve provvedere alla produzione e allo sviluppo delle uova.
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