cultura barocca
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Nel suo VOLUME su ROMA ANTICA l'erudito seicentesco G.B. CASALI, analizzando le varie forme della civiltà classica, passa in rassegna i LUDI CIRCENSI, gli SPETTACOLI DEGLI ANFITEATRI (con peculiare attenzione alle "CACCE" O VENATIONES ( vedi anche l' ORIGINE DELLE VENATIONES, così pure il COSTO DELLE VENATIONES: vedi pure le VARIE SPECIE DI ANIMALI INTRODOTTI DA MOLTEPLICI CONTRADE PER COMBATTERE TRA SE' O CON UMANI) e persino il complesso mondo dei GLADIATORI assieme a quello assai meno noto ma all'epoca, e nonostante la Controriforma, particolarmente pruriginoso delle supposte "GLADIATRICI" DAL PUNTO DI VISTA SPETTACOLARE EMULE DELLE MITICHE AMAZZONI (i GLADIATORI venivano anche detti ATLETI DI ERCOLE/ATLETI ERCULEI sì che -stando a quanto scrisse il continuatore del Legati vale a dire Silvestro Bonfiglioli entro il V LIBRO O "TRATTATO DELI IDOLI del MUSEO COSPIANO...- ad Ercole eletto qual loro patrono al quale nelle arene anfiteatrali eressero Tempii; dove supplichevoli imploravano le forze, che a loro facevano di bisogno, e che stimarono dipendenti da così riverito protettore: costumando per l'appunto, quando erano rimasti vincitori ne gli spaventosi giuochi, di appendere l'armi a' lati delle porte del Tempio di tal Deità in memoria del benefizio ricevuto).
Ancora nel suo VOLUME su ROMA ANTICA l'erudito seicentesco G.B. CASALI redasse una precisa rassegna della tipologia di questi ATLETI DI ERCOLE/ATLETI ERCULEI O "COMBATTENTI DELL'ARENA" (VEDI QUI).
Fu questo un mondo la cui FINE GIURIDICA si può analizzare scorrendo le varie rubriche del LIBRO XV della grande codificazione, durante il tardo impero, pervenutaci sotto il titolo di CODICE TEODOSIANO.
E' vero che dal 1650 molti progressi sono avvenuti nel campo degli studi sull'ANTICHITA' CLASSICA e che dati più agevoli si ricavano sull' ATTIVITA' SPETTACOLARE SPORTIVA DEI ROMANI ANTICHI da molti MODERNI REPERTORI ma l'inconsueta ampiezza della documentazione, la rarità dell'opera ormai presente solo in poche biblioteche, il fatto che il CASALI fu un importante ANTIQUARIO, provvisto di un personale ricco MUSEO derivato dai reperti che personalmente raccoglieva o che gli venivano forniti dai suoi corrispondenti induce a proporre nell'originale latino, e nella forma antiquaria del libro stesso, questa sua RASSEGNA peraltro assai documentata e corretta di informazioni, partendo anche dal presupposto che col trascorrere del tempo e con l'oblio in cui cadono documenti importanti come questo volume come ha acutamente detto durante una sua conferenza lo storico dell'arte Fulvio Cervini "...nulla finisce talora, per l'oblivione dovuta allo scorrere degli anni e alle difficoltà di consultazione, col diventare più inedito di quanto un tempo ormai lontano fu editato"
Dopo un'introduzione dedicata ai LUDI in generale il Casali parlando dei LUDI CIRCENSES si preoccupa da Cattolico Controriformista di classificare i LUDI CIRCENSES e, come inizio della trattazione si legge (in traduzione dal latino), Gli Antichi Padri condannarono i Ludi Circensi per l'implicita follia, quelli Teatrali per l'impudicizia[ giova precisare che l'attacco al Teatro, già ritenuto nobile espressione d'arte viene enfatizzata sotto forma dell'attacco a Teatro Romano, in cui pure si rapprresentavano Commedie e Tragedie, ma per le rappresentazioni fivole e non di rado oscene di Mimi e Pantomimi: implicanti la sostanziale differenza tra gusto greco e romano] , i Ludi Anfitetrali per l'incredibile violenza. Per essi i più accettabili in assoluto furono comunque i Circensi [nell'immagine i resti cinquecenteschi di un Circo fatto erigere dall'Imperatore Caracalla] da cui nessun spregio dei costumi derivò dato che non si proferivano oscenità come nei Teatri né si rappresentavano vicende oscene e così lascive da offendere la prisca moralità nè si violentavano i corpi con reciproche stragi o ci si gettava in pasto alle fiere al punto da essere fatti a pezzi: nel corso dei Ludi Circensi risiedeva la sola abilità di guidare alla corsa i cavalli, sì che, a Costantinopoli, sin all'epoca dell'Impero di Alessio Comneno fiorirono questi Giochi, come si apprende da Cedreno e Zonara, quando oramai da tempo si era dismessa l'opera di Gladiatori e Cacce come anche quelle dei Pantomimi. Già infatti dai tempi del Gran Costantino in determinati giorni, per riguardo del nome Cristiano si proibì l'esibizione di quei Ludi violenti, cosa che poi venne ratificata del tutto nel Codice Tedosiano a proposito del libro sugli Spettacoli



























I ludi circenses, piacevano a tutti.
Se qualche Romano protestava era più per una questione di gusto che di morale.
I ludi circenses erano di diverso tipo: c'erano le gare di cocchi, predilette dalle signore; c'erano le cacce (veniationes), in cui uomini variamente armati affrontavano belve di diverso tipo: tigri, pantere, leoni, orsi, tori; c'erano le esecuzioni ad bestias dei delinquenti, in cui i condannati venivano gettati in pasto alle belve o fatti morire in un anfiteatro di una morte atroce, di solito con il pretesto della rievocazione di qualche mito o episodio storico.
Ma i preferiti erano i ludi gladiatori: il combattimento uomo contro uomo.
I gladiatori, addestrati fino a divenire vere e proprie macchine da combattimento, gareggiavano uno contro l' altro con armamento uguale o differenziato, cercando di ferirsi o uccidersi a vicenda.
In caso di sconfitta la sorte del vinto dipendeva dall'umore del pubblico: se tutti agitavano il fazzoletto, aveva salva la vita, se protendevano il pugno con il pollice all'ingiù (nel segno di "pollice verso") era la morte nell'arena.
Durante la repubblica gli atleti impiegati in queste gare, in genere schiavi (nella tarda repubblica e nell'impero si affermarono sempre più i gladiatori di professione), erano gli eroi del popolino; ma certo non si poteva credere che amassero la loro misera sorte.
Una delle rivolte di gladiatori, quella di Spartaco (73-71 a.C.), fu tra le più terribili subite da Roma.
Tutti i giochi dell'anfiteatro erano cruenti.
Sia nei munera, combattimenti tra coppie di gladiatori, che nelle venationes, vere e proprie cacce nell'arena con ogni sorta di animali l'emozione principale dello spettacolo era la morte.
Perso l'originario significato di cerimonia funebre connessa al sacrificio umano, ben presto il munus divenne strumento di propaganda politica.
Nella Roma imperiale, le corse dei carri, i LUDI CIRCENSES, avvengono nel circo, le rappresentazioni sceniche, LUDI SCAENICI, nel teatro, i combattimenti dei gladiatori, i MUNERA, nell'anfiteatro, gli spettacoli e le gare di atletica nello stadio.
Nelle ultime file sta il popolo, mentre le autorità e le persone importanti occupano i posti migliori.
Gli spettacoli sono molto costosi e le spese gravano sulle finanze dei magistrati.
L'organizzazione dei giochi dei gladiatori si diffonde in tutte le città romane, perché sono per i politici strumento di popolarità e quindi di propaganda ai fini di un'eventuale elezione in qualche municipio.
Fino a Cesare i combattimenti dei gladiatori vengono effettuati nei Fori, in seguito i romani creano l'anfiteatro.
I gladiatori dormono in celle nelle caserme: quelli di condizione servile sono sorvegliati da guardie.
Si dedica particolare attenzione alla loro efficienza fisica ed alla loro alimentazione, tanto che Seneca scrive: "Mangiano e bevono ciò che dovranno poi restituire con il sangue".
Dopo il corteo e il saluto rivolto alle personalità più importanti: "AVE IMPERATOR, MORITURI TE SALUTANT", ha inizio il combattimento al suono di strumenti musicali.
Il gladiatore sconfitto cede le armi e chiede la grazia all'organizzazione sollevando la mano sinistra o un dito.
Se la grazia viene accordata, gli spettatori gridano "MISSUM", cioè libero, in caso contrario con il pollice verso dicono morte e il gladiatore porge la gola alla spada del vincitore.
Non minore entusiasmo dello spettacolo dei MUNERA suscita nei romani quello delle VENATIONES, prima nel circo e poi nell'anfiteatro.
I combattimenti avvengono o fra animali, leoni contro tigri, elefanti contro tori, o fra uomini e animali.
Anche le NAUMACHIE, finte battaglie navali, sono molto apprezzate, ma costano molto e sono poco igieniche per i miasmi delle acque stagnanti.
I ludi gladiatori venivano anche chiamati munera gladiatorii, poiché venivano remunerati (munera) i gladiatori professionisti che prendevano parte a questi spettacoli.
All’inizio venivano utilizzati solo degli schiavi che prendevano parte, loro malgrado, a questi spettacoli per onorare i defunti.
In seguito assunsero forma di spettacolo a se stante.
I luoghi dove comunemente si svolgevano queste attività erano spazi aperti come sarebbe poi stato il Colosseo (anfiteatro Flavio), così chiamato perché posto vicino ad una statua colossale, o l’arena di Verona.
I Gladiatori, scelti fra gli schiavi con particolari qualità fisiche, venivano preparati in scuole che ne curavano l’addestramento.
Ognuna di esse con delle peculiarità e, per evitare che tra di loro sorgessero delle amicizie, venivano fatti combattere gladiatori appartenenti a scuole diverse.
Si potevano distinguere: i reziari, addestrati a combattere con rete e tridente; i gladiatori armati di scudi ed elmi e con il caratteristico gladio (sorta di spada tagliente ai due lati); i galli abbigliati con costumi tipici della popolazione celtica; i gladiatori a cavallo che combattevano scontrandosi con i cavalli.
I combattimenti potevano svolgersi uomo contro uomo o in gruppi.
Era il caso dei catervari.
Inoltre, solitamente, gli spettacoli si aprivano con combattimenti definiti di assaggio durante i quali non si arrivava all’uccisione dell’avversario.
Al contrario, quelli che si succedevano, finivano quasi sempre con la morte di uno dei gladiatori.
Il moriente, prima di essere portato via, veniva avvicinato da due personaggi, uno ne verificava la morte (a volte toccandolo con un ferro rovente), l’altro, eventualmente, gli dava il colpo di grazia.
A volte, quando si scontravano due gladiatori valenti, il vinto poteva avere salva la vita, a discrezione dell’imperatore.
Il Gladiatore schiavo poteva essere affrancato (reso libero), in seguito a dieci vittorie (segnate su un collare in metallo).
I gladiatori potevano combattere anche con animali feroci, in quelle che erano definite cacce.
Questi combattenti venivano chiamati bestiari.
I Ludi circensi erano molto spettacolari, si svolgevano nei circhi (ampi spazi dove, in un greppo naturale, sedeva il pubblico).
Il termine circo deriva probabilmente dalle due spade (enses) che, piantate in un campo, originariamente delimitavano il raggio d’azione dello spettacolo intorno alle spade circum enses.
In questi spettacoli la gente scommetteva sui colori che contraddistinguevano le fazioni di Roma.
Ogni fazione organizzava un’attività sportiva tra le quali le corse con i cavalli (da 2 a 10).
I cavalieri erano abili professionisti, pagati, muniti di elmo e pugnale.
Gli increpatores erano gli incitatori dei vari colori.
I vincitori, oltre alla loro paga, potevano raccogliere le monete lanciate dai tifosi.
Dei Ludi Troiani parla anche Virgilio nell’Eneide: era l’unica attività non professionale, riservata ai figli dei nobili.
Si trattava di attività equestri basate sullo scontro a cavallo di tre gruppi di giovani.
Avevano delle spade di legno ma non era previsto uno scontro cruento, bensì la dimostrazione di essere valorosi nel gestire e domare il cavallo.
I Ludi Teatrali erano rappresentazioni mitologiche.
Si raccontavano storie legate agli Dei, o si riproducevano battaglie nelle quali i Romani erano stati vittoriosi.
Per rendere più verosimili le rappresentazioni, si facevano recitare anche gli schiavi, ai quali toccava soccombere, e talvolta morire, nel rispetto della trama della storia.
C’erano tuttavia rappresentazioni danzate e quindi non cruente.
I Ludi delle Naumachie erano combattimenti navali nei quali venivano utilizzati gli schiavi nell’interpretazione dei perdenti.
Per la loro messa in scena si utilizzavano specchi d’acqua naturali (fiumi e laghi) o create dagli ingegneri (P.za Navona).
Nelle simulazioni degli scontri navali v’erano, naturalmente, morti reali.
Ricordiamo infine che, al di là dei ludi, i Romani erano un popolo di ottimi soldati, costantemente in allenamento.
Venivano addestrati nel campo Marzio, allenati da veterani di guerra, compiendo numerose attività fisiche.
A differenza del mondo Greco, nel mondo Romano le donne avevano una rilevanza maggiore e potevano assistere agli spettacoli.
Per approfondimenti vedi I Ludi nell’antica Roma di Isidori-Frasca.
Collegia Juvenum: nel mondo romano l'addestramento fisico dei soldati fu strettamente legato alle pratiche sportive.
Mario è degno di rilievo nella storia dell'esercizio fisico a Roma, perchè la sua riforma dell'esercito romano del 102 a.C. determinò la formazione di una milizia professionale, con notevoli conseguenze sull'addestramento fisico dei soldati.
La riforma del reclutamento ebbe come principale conseguenza, per quel che riguarda la pratica dell'esercizio fisico a Roma, l'allontanamento di molti giovani dall'attività ginnica nel Campo Marzio .
Per essi si manifestò la necessità di un addestramento fisico molto più intenso, fatto direttamente nell'accampamento o nelle sue immediate vicinanze.
Da questo momento in poi, la pratica dell'addestramento fisico a fine militare, caratteristica del popolo romano, iniziò a scemare per lasciare il posto ad altre forme di esercitazioni.
Questo distacco graduale dal Campo Marzio si accentuò con Silla, con il quale nacque il potere militare di pochi comandanti, che vollero diventare anche capi politici.
Silla, cultore e conoscitore del mondo greco, amò lo sport secondo la pratica dei Greci.
Seguendo la sua passione per gli agoni di tipo greco, nell'81 a.C., propose questo nuovo genere di gare ai Romani, nell'anniversario della vittoria riportata su Mario a Porta Collina.
Si radica così la consuetudine di istituire ludi in occasione di vittorie militari.
Questi ludi Victoriae Sullanae vengono ricordati come una celebrazione originale e innovatrice, ripercorritrice dei grandiosi spettacoli imperiali.
La festa durava sette giorni, dal 26 ottobre al 1° novembre, e in essa veniva offerta al popolo un sontuoso banchetto, mentre nel circo si esibivano atleti in gare ginniche, aurighi in corse con i carri, e gladiatori in venazioni dove per la prima volta a Roma furono visti dei leoni.
Giulio Cesare continuò questa esperienza filoellenica.
Di lui si ricorda che istituì dei ludi Victoriae Caesaris.
Augusto, con le sue molteplici iniziative dirette ai giovani, si interessò dei Collegia Juvenum, dell'addestramento militare nel campo Marzio e degli spettacoli.
Quando divenne Imperator la gioventù romana si addestrava ancora nel Campo Marzio.
Il Campo Marzio era una grande piana sulla riva sinistra del Tevere, sovrastata dai colli Campidoglio a Sud, quirinale a est e dalle alture del Pincio a Nord, percorsa longitudinalmente dal tratto iniziale della Via Flaminia.
In tempi più antichi nel campo Marzio si tenevano Comizi e le esercitazioni militari e ginniche, oltre a tutte le riunioni.
Con l'avvento dell'impero, questo spazio dedicato alla pratica dell'esercizio fisico si restrinse sempre più, per il sorgere di numerose costruzioni, come l'acquedotto dell' Acqua Virgo