rip. A. Durante Terme di Albintimilium

E QUI POTRA' RILASSARSI O DIVERTIRSI, FACENDO BAGNI DIVERSI, D'ACQUA CALDA O FREDDA, NELLE BELLE SALE DELLE TERME, MAGARI DISTRAENDOSI COL NUOTARE E GIOCARE IN UNA BELLA PISCINA O FORSE SPIANDO QUALCHE BELLA SIGNORA CHE DOPO AVER FATTO I BAGNI ELEGANTEMENTE SI RIVESTIRA' E SI ADDOBBERA' L'ACCONCIATURA CON ALCUNI SUOI GIOIELLI.
ALLA FINE, TRATTANDOSI D'UN GIORNO IMPORTANTE, DOPO UNA PAUSA DI RISTORO -MAGARI PRESSO QUALCHE AMICO CHE PER VANTARSI GLI OFFRIRA' IL CIBO E LE BEVANDE IN POSATE DI GRAN LUSSO- POTRA' RECARSI A TEATRO, IN PREVISIONE DI QUALCHE RAPPRESENTAZIONE COMICA, MIMICA O MUSICALE.
DOVRA' QUINDI TORNARE SULLA STRADA PRINCIPALE DELLA CITTA', APPUNTO IL DECUMANO E MAGARO ARRABBIARSI UN PO' PER IL GRAN TRAFFICO DEI CARRI O PER LA PETULANZA DI QUALCHE SCOLARESCA PORTATA A PASSEGGIO DAL MAESTRO.
COMUNQUE RAGGIUNGERA' PRESTO GLI ALTRI SPETTATORI, CHE GIA' FARANNO CALCA ALL'INGRESSO DEL TEATRO.




















L'uso del sapone come attualmente viene giudicato era ancora sconosciuto nell'antichità classica ed in Roma antica.
Nella sua colossale Storia Naturale
Plinio il Vecchio, ben al corrente della straordinaria propensine romana per l'igiene privata e pubblica come per la frenetica attività salutistica nei complessi termali, menziona tante forme diverse per detergersi in maniera efficace (libro 28, passim): comunemente si utilizzavano la LISCIVIA [ liscivia, anche lisciva = latino lixivia, anche lixivium un soluzione ottenuta filtrando la cenere di legno in acqua bollente, usata un tempo come detersivo, specialmente per i panni] e soprattutto il SEGO [sego, lat. sebu(m), anche sevo grasso animale di colore giallo, usato nella fabbricazione di candele, saponi e sim. e come lubrificante - plurale raro seghi] anche se tra le forme più raffinate per lavarsi lo stesso Plinio ricorda il latte d'asina e scrive (libro 28, 183): "...Si crede che il latte d'asina cancelli le rughe sulla pelle e la renda morbida conservandone intatto il candore, e si sa che certe donne se ne fanno impacchi sulle guance sette volte al giorno rispettando rigorosamente questo numero. Inaugurò tale moda Poppea, moglie dell'imperatore Nerone, la quale usava questo latte anche per il bagno, e allo scopo si portava sempre dietro mandrie d'asine...".
In effetti Plinio cita anche il SAPONE ma in qualità di medicinale e come terapia delle "scrofole" (libro 28, 191):"...Fa bene anche il sapone inventato dai Galli per tingere i capelli. Lo si prepara con il sego e la cenere , il migliore con la cenere di legna e di faggio[quella del Fagus silvatica L. menzionata anche nel libro XVI] e il sego di capra, in due forme: denso e fluido, l'uno e l'altro usato presso i Germani più dagli uomini che dalle donne".
Forse Plinio sarà entrato in contatto con il SAPONE durante un suo soggiorno in Germania (l'etimo sapo è peraltro di origine celtica): egli ne conosce, come tanti altri scrittori romani che accennano alla cosmetica, l'uso, al pari di altre sostanze, per la tintura dei capelli, ma lo menziona anche quale detergente e soprattutto quale medicinale al pari di quanto fa Sammonico nella sua XI RICETTA.
Tempi e luoghi di nascita dei saponi duri e dei saponi molli così come li intendiamo oggi sono poi differenti: calcolando a priori quante incomprnsioni si siano spesso avute in merito ai PRODOTTI DETERGENTI DEL MONDO CLASSICO GRECO - ROMANO.
Secondo diversi studiosi di cosmetica saponi molli hanno comunque un'origine più antica rispetto a quelli duri e sono una produzione tipica dei paesi settentrionali, favorita dalla presenza di numerose industrie tessili.
In merito ai saponi duri, la tradizione ligure (comunque ripresa anche da testi francesi) vuole che a Savona la moglie di un pescatore abbia ottenuto per la prima volta siffatto genere di sapone in modo del tutto accidentale, facendo bollire della LISCIVIA di SODA [soda, probabilmente dall'arabo suwwad donde il latino medievale soda propr. nome di alcune piante del genere Salsola] entro una pentola contenente olio di oliva: il sapone è un "sale" che si ottiene dalla reazione chimica di un alcale (soda, potassa, calce) con un grasso (oli vegetali, minerali o animali).
Per inciso non si può comunque far a meno di citare la SAPONARIA MONTANA sempre più coltivata dal medioevo per le proprietà detergenti, per gli indumenti certo ma anche per le esigenze igieniche e personali.
Ritornando però al tema specifico del crescente affermarsi del SAPONE vero e proprio bisogna dire che lo sviluppo dell'industria saponiera nelle città costiere del Mediterraneo (Savona, Genova, Venezia e Marsiglia) fu pertanto favorito dalla presenza di olio di oliva e di soda naturale ottenuta dalle ceneri delle piante marine ( la soda naturale fu sostituita a partire solo dal 1792 da quella artificiale grazie al processo scoperto dal chimico francese Leblanc).
Le prime manifatture di sapone di soda si stabilirono in Liguria e particolarmente a Savona, dove la saponificazione divenne attività fiorente già nel XV secolo.
Nel XVII secolo, a causa del blocco delle attività industriali italiane legato alle frequenti invasioni cui la penisola veniva spesso sottoposta, il primato nel commercio dei saponi passò ai francesi: Colbert, ministro di Luigi XIV convocò gli esperti "saponieri liguri" e fece costruire fabbriche di sapone a Tolosa e Marsiglia.
Questa iniziativa incentivò il particolare legame che ancor oggi unisce il sapone a Marsiglia: indubbiamente le origini di questo antico prodotto della natura sono prioritariamente connesse all'Italia anche se, a prescindere da peculiari e sempre possibili scoperte, non sembra avere alcun valore semantico ma dipendere da mera casualità l'assonanza, di fatto esistente, tra il toponimo Savona e l'omologo francese di sapone, l'etimo savon, al pari dell'italico "sapone" e della matrice latina sapo che, come è storicamente e linguisticamente appurato, deriva da una vce celto ligure, sempre che (atteso anche che, contro le sue abitudini, poco o nulla scrive sul toponimo Savona la glottologa G. Petracco Sicardi nel Dizionario di Toponomastica, sotto voce che pure si è soffermata, in merito al ponente ligustico sull'ipotesi di infiltrazioni celto-galliche sia sotto la specie di penetrazione di popoli che di etimi e voci specifiche.
Prescindendo da queste considerazioni, a testimonianza di un'attività secolare, giova ricordare che a LIVELLO MEDICINALE il SAPONE risulta ancora citato per tutto il XVIII secolo (come si evince dalla lettura di questa VOCE contenuta in un LESSICO DI MEDICINA, ove però ai saponi liguri viene anteposto quello prodotto nelle Venezie) sino ai primi decenni del XIX secolo al modo che si evince dal MANOSCRITTO DI CONTENUTO MEDICO DETTO "WENZEL": in particolare si veda questa RICETTA CONTRO I GELONI.