informatizzazione a cura di B. Durante

DOMINGO FAUSTINO SARMIENTO, FUTURO PRESIDENTE DELL'ARGENTINA, NEL CORSO DEL SUO ESILIO CILENO NON MANCO' DI FARE CENNO AGLI EMIGRANTI EUROPEI IN ARGENTINA, EVIDENZIANDO LA CONSISTENZA DELLA COLONIA ITALIANA: COSI' E' DATO DI LEGGERE NELLA SUA OPERA IMMIGRACION Y COLONIZACION (IN OBRAS COMPLETAS, BUENOS AIRES, 1951, VOL.XXIII, P.161).
IN DIPENDENZA DI UN SUO VIAGGIO IN ITALIA NEL 1846 EGLI ESPRESSE POI DEI GIUDIZI, PUR LACONICAMENTE, FAVOREVOLI SU GENOVA ED ALL'OPPOSTO ESTREMAMENTE NEGATIVI SU NAPOLI, CITTA' ED AMBIENTE IN CUI A SUO GIUDIZIO PENSAVA DI AVERE VISTO L'UKTIMO GRADO AL QUALE POTEVA SCENDERE LA DIGNITA' UMANA (IN VIAJES POR EUROPA, AFRICA Y AMERICA, 1845-1847, IN OBRAS COMPLETAS, BUENOS AIRES, 1955, VOL. V, P.248 E 316).
PER QUANTO LE SUE ESTERNAZIONI POTESSERO ESSERE COLLEGATE ALLA DIVERSA REALTA' DEMICO-SOCIALE INTERCORRENTE TRA GENOVA E NAPOLI (IN CUI STAVANO SUBLIMANDOSI I LIMITI DI UNA AMMINISTRAZIONE DEFICITARIA E PASSIVA) SEMBRA COMUNQUE DI RAVVISARE IN QUESTA DIFFERENZIAZIONE DI GIUDIZIO TRA ITALIANI DEL SETTENTRIONE E ITALIANI MERIDIONALI LA RIPROPOSIZIONE DELLA DICOTOMIA, PROPRIA DELL'OPERA LETTERARIA DEL SARMIENTO E SPECIFICATAMENTE DEL SUO FACUNDO, TRA LA "CULTURA RUSTICANA" (CIVILTA' GAUCHESCA) E QUELLA "CULTURA CITTADINA, MERCANTILE E PREINDUSTRIALE" DI CUI SARMIENTO ERA SOSTENITORE E CHE POTEVA INTRAVEDERE SULLA LINEA DI UN PARALLELISMO CHE CONGIUNGEVA LO SCALO DI BUENOS AIRES AL FERVIDO PORTO GENOVESE, NON CERTO ALL'ANCORA INDEFINIBILE REALTA' SOCIO-ECONOMICA NAPOLETANA









DOMINGO FAUSTINO SARMIENTO, fu Saggista, uomo politico, educatore e giornalista argentino (San Juan 1811- Asuncion 1888) e costituì 1a figura di maggior prestigio della storia culturale e civile argentina. Di antica famigha patrizia, ebbe però un'istruzione sommaria formandosi una cultura da autodidatta.
A soli 15 anni creò con lo zio Jose una scuola a San Francisco del Monte. Si arruolò quindi nelle truppe unitarie nella guerra contro il caudillo federalista Facundo Quiroga, cade prigioniero. Una volta liberato in forza di una vittoria degli unitari su
Quiroga, Sarmiento venne poi costretto all'esilio nel 1831, a causa della grave sconfitta subita poi dal suo esercito. In Cile, sede del suo esilio, svolse diversi mestieri e fu insegnante, commesso di negozio, minatore.
Nel 1838 tornò in patria e vi fondò con altri amici la Sociedad Literaria, dirigendo contestualmente un collegio femminile ed il giornale La Zonda.
Nel 1840 si salvò dalla fucilazione , cui lo avevano condannato i federalisti tornati al potere: si rifugiò ancora nel Cile, dsvolgendovi con successo la professione di giornalista, prima nel Mercurio di Santiago, secondariamente ne El semanario.
Nel periodo 1840-1852, epoca in cui l'Argentina era oppressa dalla dittatura del Rosas, Sarmiento pubblicò numerosi articoli editando pure le sue opere significative dal Facundo o civilizacion y harbarie (1845) a Educacionon popular (1849), da Viajes por Europa, Africa y America(1849) a Recuerdos de provincia(1850).
Convinto seguace della della storiografia liberale francese della Restaurazione (Guizot, Tocqueville, Villemain, Sismondi, Quinet) ed appassionat lettore dei grandi romantici francesi, inglesi e tedeschi, Sarmiento svolse una lotta costante avverso la povertà, l'arretratezza, l'ignoranza.
Onde salvaguardare le idee romantiche di libertà e di progresso sociale, polemizzò a lungo con il tardo illuminista e classicista Andres Bello.
Grazie alla protezione del potente ministro Montt, Sarmiento ebbe daprima la direzione di una scuola normale, poi ottenne l'incarico di compiere un viaggio di studio pedagogico in Europa e negli Stati Uniti (1845-48) a baeneficio del governo cileno.
Grazie a questo viaggio editò parecchie opere ed in dettaglio l'Educacion popular, derivata dall'analisi dei problemi dell'insegnamento nel mondo.
Nel 1850 si recò quindi a Montevideo a combattere con le forze del generale Urquiza contro il tiranno Rosas, finalmente debellato nel 1852.
Sarmiento, vista la sua distanza politica da Urquiza, non lo seguì a Buenos Aires e preferì far ritorno in Cile per fondarvi il nuovo giornale E1 monitor de las escuelas, dalle cui pagine attaccò Urquiza, polemizza pure con Alberdi, altro illustre sociologo e statista argentino.
Sarmiento tornò in patria solo nel 1855 e da talr momento partecipò in prima persona alla vita politica del paese: inizialmente quale deputato, poi come governatore di San Juan (1862-64), ancora quale ambasciatore d'Argentina negli Stati Uniti (1865-68), finalmente da presidente della repubblica (1868-74) e quindi da ministro degli interni (1879).
La vasta opera letteraria di Sarmiento appare una giustificazione e un necessario commento della sua missione di educatore politico e di formatore della coscienza nazionale argentina.
Essa si inaugura con l'opuscolo autobiografico, Mi defensa (1843) e termina con il libretto parimenti autobiografico, Vita de Dominguito (1886), la storia patetica del figlio mortogli mentre era ministro plenipotenziario a Washington.
Il capolavoro di Sarmiento è senza dubbio il Facundo o civilizacion y harbarie (1845), ove narra, con stile sobrio e intenso, levicende del violento, delittuoso e feroce caudillo o signore della pampa Facundo Quiroga, alle cui spalle si cela il tiranno Rosas: entrambi vi sono eletti ad incarnazioni di quella barbarie che per Sarmiento era caratteristica dlla vita campagnola argentina in contrapposizione alla civilta della vita cittadina.
Da argentino, Sarmiento amava, ma in maniera etnografica, il personaggio del gaucho e del suo habitat.
Però il suo programma politico e sociale - strutturato sull'educazione delle masse, sull'immigrazione europea e sul progresso economico - gli inibiva ogni collegamento intellettuale con la causa dell'anarchia gauchesca, e tanto meno della politica dei caudillos e dei predoni di frontiera.
Siffatta antitesi morale ed intellettuale fra ragione e sentimento determinò quella tensione narrativa che ha reso il Facundo opera di grande valore artistico esemplare, e per certi aspetti interpretazione epica dell'Argentina. [RIPRODUZIONE DA "MUSEO DELLA CANZONE DI VALLECROSIA (IM)"]