cultura barocca
Carta Vinzoni: dal volume Storia della Magnifica Comunità degli 8 Luoghi VALLEBONA

Vallebona: i militi villani e gli abitanti respingono le truppe turche = vedi la vita del borgo nella "Comunità degli 8 Luoghi"

L'antichità di VALLEBONA, che tuttora è comune autonomo, risulta testimoniata dalla chiesa parrocchiale che nella parte inferiore conserva qualche resto di un edificio di culto molto antico: verso il 1174, in un documento, si riscontra il nome attuale Vallebona, per segnalare l'esistenza di un nucleo urbano, mentre già nel 1064 il toponimo ("valle buona") veniva attribuito al torrente (fosato quod dicitur de Vallebona) che in origine doveva nominare tutto il bacino vallivo.

La bontà dell'ambiente (la "valle buona", cioè aperta in contrapposizione alla vicina e meno ricca "valle crosa" = "valle stretta, incavata") induce a pensare che il territorio facesse parte dell'ARM'ANTICA (ARMANTICA/ ALMANTIQUA), l'area su cui nella romanità erano forse disseminate diverse proprietà fondiarie.
Per tutto il periodo medievale Vallebona (il cui territorio era delimitato da una grande Pineta
citata nei documenti duecenteschi) costituì una delle ville agricole più importanti del contado intemelio: al pari di tutte le altre ville del contado orientale, seguì le sorti del capoluogo Ventimiglia, sia che fosse libero comune sia che, dopo la definitiva conquista genovese, venisse eretto in Capitanato.
A livello architettonico si presenta come un borgo forte dall'ACCESSO pressoché obbligato: al suo interno le viuzze (i ligustici "carruggi") si intersecano tra muraglie di case addossate fra loro.
Ben si capisce come i forti
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che, al pari che in altre località, caratterizzavano questa VILLA potessero dar prova del loro valore in questi spazi chiusi, usando micidiali armi da taglio o da getto come dapprima balestre e quindi pistole e fucili.
La tattica era sempre la solita, il nemico non poteva avanzare in forze per quelle vie strette e lo si aspettava per sorprenderlo, magari bloccandogli la via da un PORTALE A SESTO ACUTO o comparendogli quasi dal nulla al centro di una di quegli antichi PERCORSI interni al paese.
Per i rapporti non facili di tutte le ville col Parlamento intemelio che, controllato dalla nobiltà locale e cittadina, angariava con tasse varie contadini e marinai, si arrivò alla separazione delle ville dalla città entro la "Magnifica Comunità degli Otto Luoghi" (1686) che sopravvisse sino alla Rivoluzione francese.
Dopo la conquista napoleonica e la Restaurazione del 1815, con l'ascrizione della Liguria, al Regno di Sardegna prima ed a quello unito d'Italia dal 1860.

Pagina nota, per quanto concerne il rapporto delle ville intemelie coi turcheschi, è soprattutto quella di Vallebona quando a metà XVI sec.come detto, la flotta imperiale "turchesca" o "barbaresca", ritardata dall'accanita difesa che opponeva Nizza, per approvvigionarsi di vettovaglie inviava le sue galee a devastare la costa ligure, compreso il Capitanato di Ventimiglia e ville.
Nel pieno espansionismo della "Sublime Porta di Costantinopoli" cioè dell'"Impero Ottomano"
Vallebona [assieme a Seborga (con cui però insorgeranno gravi liti confinarie) , la Colla, Bordighera, e Ospedaletti] fu saccheggiata da marinai e miliziani "turcheschi" una prima volta il 5 settembre 1543.
Il BORGO DI VALLEBONA corse un grande pericolo quando
[nel contesto di sempre nuove guerre e razzie laddove come si evince dagli scritti di Nilo Calvini che acutamente integrò l'antica Cronaca del Calvi i pirati turcheschi colpirono prevalentemente l'area fra TAGGIA, S.STEFANO, POMPEIANA, CASTELLARO (VEDI QUI LO SCHIAVO DI ALGERI E I DIVERSI DESTINI DI TAGGIA, CASTELLARO, POMPEIANA, CIPRESSA E TERZORIO. LA DISCUSSA AGGRESSIONE BARBARESCA A SANREMO] ,
l'ammiraglio turchesco Ulugh-Alì -un rinnegato calabrese meglio noto come Chialì od Occhialì a metà XVI secolo lo fece assalire, con uno sbarco ai "Piani di Vallecrosia" da oltre mille soldati (provenienti da 7 "galeotte" ancoratesi sul braccio di mare antistante i luoghi circonvicini e che, nonostante le razzie perpetrate nel sito di Vallecrosia, avevano soprattutto come meta la fertile e popolosa terra di Vallebona.
Un servo del capitano Giulio Doria, ad Antibo, era però riuscito ad apprendere i piani di quell'operazione da uno schiavo turchesco originario di Dolceacqua, a servizio sull'ammiraglia di Ulugh-Alì.
Grazie a ciò i paesani di Vallebona, preavvertiti, mandarono le famiglie al sicuro nella più ritirata villa di Sasso ed un FORTE MANIPOLO DI CAPIFAMIGLIA con MILITI VILLANI DISTINTI IN ORDINARI E SCELTI PROPRIAMENTE DEL COLONELLATO DI VENTIMIGLIA, attesero l'arrivo della colonna "turchesca" riparati all'INTERNO della CHIESA FORTIFICATA DI S.LORENZO.
Un fuoco serrato accolse in Vallebona gli invasori che si ritirarono verso mare limitandosi a saccheggiare sparsi casolari o gruppi non organizzati di villani: i predoni se ne tornarono alle navi portando 19 prigionieri -tre originari di Vallebona e fra cui due soli uomini e 17 fra donne o bimbi destinati al "commercio degli schiavi" =[è da precisare che gran parte dei saccheggi erano organizzati soprattutto per far schiavi da vendere al mercato calcolando come qui si può leggere che anche da parte cristiana si facevano schiavi fra Turchi ed Arabi ad integrazione del tutte vedasi qui una Schiava cristiana dei Turchi).

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