cultura barocca
I Templari alle Crociate VEDI LA "LORO BANDIERA"

UNA NOTAZIONE SULLE PARTICOLARI PREROGATIVE DEI TEMPLARI E SULLA GIURISDIZIONE DI COMPETENZA PER GIUDICARLI IN CASO DI EVENTUALI MANCANZE MA ANCHE DI REATI GRAVI AVVERSO CITTADINI E/O MILIZIANI NON TEMPLARI =
IL CASO EMBLEMATICO A VENTIMIGLIA DEL TEMPLARE RAIMONDO GALLIANA O GALLIANO ACCUSATO DI OMICIDIO

I Templari, frati guerrieri raggiunsero presto grande potenza per il loro ruolo di "guardiani delle vie di mare e terra"; anche se non mancarono casi in cui un esasperato giudizio di potere li indusse a far uso indiscriminato delle armi (così per esempio, poco dopo la metà del XIII secolo, un Templare di nome Raimondo Galliano o Galliana, in un eccesso di violenza forse anche perché provocato ma comunque sempre contro le normative dell'Ordine ferì a morte in Ventimiglia tale Guglielmo da Voltri = cart.56, not.di Amandolesio).
Nell'articolo sul "giornale on line Ventimiglia.biz" encomiabilmente per le ricerche svolte e la loro rielaborazione Sergio Pallanca (Pietre che parlano: i templari a Ventimiglia 19 - settembre - 2011) riporta in modo più completo e documentato la vicenda che -nel contesto proposto- assumerebbe una valenza politica seppur anche di eccessi comportamentali = scrive infatti l'autore "..Sempre dalla biblioteca Reale del Belgio un documento datato l’anno 1257, relaziona di un fatto di sangue accaduto in Ventimiglia per mano del Cavaliere Templare Raimondo Galliana, non è chiaro se appartenente alla Domus di Ventimiglia o alla Precettoria di Seborga. Raimondo Galliana, nato in Castelvetro Piacentino, rientrato ferito dalla Terra Santa, divenne Maestro nel 1240 e fu Precettore di S. Margherita in Fiorenzuola d’Arda dal 1241 al 1244. Nel 1251 lasciò Fiorenzuola e venne trasferito a Santo Stefano d’Aveto e da qui a Torriglia da cui dipendevano le Mansioni collocate nell’Alta Valle dello Scrivia, quelle della Val Trebbia e Gattorna, fondata dai Cistercensi. Ecco quindi che il Maestro Galliana, inviato a Seborga nel 1256 per volere del Gran Maestro Tommaso Berard, aveva il compito di salvaguardare il territorio spettante al convento di San Michele, che Genova cercava di assoggettare, e di imporre il rispetto confinario al rappresentante della Repubblica, Guglielmo Boccanegra, Capitano del Popolo in Ventimiglia, descritto quale uomo rude, ignorante e fanatico ghibellino.
Il Galliana si oppone con fermezza ai vari tentativi di usurpazione terriera del Capitano di Genova e, ligio al suo compito resta ben presto inviso ai genovesi della " Rocca " [il castello - appartenente al grande complesso delle fortificazioni della Ventimiglia medievali- costruito dai Genovesi a dominare Ventimiglia (dopo la faticosa conquista che fecero della città nel 1221 agli ordini del loro comandante Lottaringo di Martinengo) dall’alto di quello che oggi è chiamato Monte delle Monache].
Provocato da Gugliemo da Voltri, soldato presso la Rocca, nella primavera del 1257, con un fendente di spada il Galliana ferisce alla testa e alla mascella il soldato genovese che poco dopo muore. Interviene il Capitano Boccanegra che a nome della Repubblica ordina l’arresto del Templare, ma il Galliana si oppone alla punizione dichiarandosi esente da ogni giurisdizione civile ( I Templari -nella complessa organizzazione della Chiesa- risultavano però sotto l' esclusiva e diretta giurisdizione del Papa ) [per approfondire questa sottile e vastissima tematica è però sempre opportuno consultare la basilare Bibliotheca Canonica, Juridica, Moralis, Tehologica ...., di L. Ferraris in merito a diverse voci concernenti sia il contesto ecclesiale nella sua globalità (non escluse per esempio le peculiarità giurisdizionali della titolatura di Abate) quanto molte voci connesse anche all' aspetto aspetto materiale e monumentale oltre che spirituale della Chiesa stessa].
Si ricorre allora al Vescovo della Diocesi di Ventimiglia, Azzo Visconti di Milano, fervido oppositore della politica ghibellina genovese che, con lettera al Capitano e al Senato di Genova, si dichiara offeso nella dignità pastorale: “non essere io né custode né guardiano di un templare o chicchessia”. Il Galliana resta impunito e di tutto ne dà sentenza lo stesso Vescovo il 9 ottobre 1527.
Lo stesso giorno, richiamato in Seborga presso il Capitolo, il Maestro Templare subisce un processo dall’Ordine in cui viene privato degli onori della Maestranza e svestito della Mantella di Cavaliere.
Non dobbiamo dimenticare che se i Templari erano monaci armati erano autorizzati come dettava la loro Regola ad usare le armi solo contro gli Infedeli e contro gli animali feroci ma solo a scopo di difesa (art. 46 e 47) con la sola eccezione del Leone da attaccare incondizionatamente ( art. 48).
Trasferito a Nizza Marittima, dopo una penitenza di tre anni in cui è semplice inserviente per avere agito contro la Regola, è riconsacrato Cavaliere.
Viene quindi inviato nella Precettoria ospitaliera di S. Maria, al Passo delle Finestre, a nord dell’attuale Parco francese del Mercantour. Non si ha notizia se il Galliana fosse ancora là nell’Anno del Signore 1307, anno in cui i Legisti di Filippo il Bello, Re di Francia e Vescovo di Parigi, guidati dalla Curia di Nizza massacrarono tutti i Cavalieri presenti nella Precettoria di Santa Maria delle Finestre..".

L'IMMAGINE SOPRA E' TRATTA DA UN PARTICOLARE DELLA CAPPELLA DEI TEMPLARI - CRESSAC - CHARENTE

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