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DON MICHELE PONZA (1772-1846) di nobile famiglia cavourese, dedicò tutta la sua esistenza allo studio della lingua piemontese, pur essendo strenuo difensore del fatto che, in pieno Risorgimento, fosse necessario condividere innanzitutto la stessa lingua per "fare gli italiani".
Letterato, filologo, favolista dialettale, maestro di grammatica e Prefetto delle Scuole di Porta Nuova a Torino, compose il Vocabolario Piemontese - Italiano (uno dei quattro dizionari cui si dedicò) che da lui fu detto appunto il Ponza: la sua quinta edizione nel 1859 fu curata della Tipografia Lobetti Bodoni di Pinerolo, e lo stesso autore sottolineò l'importanza del lavoro scrivendo nell'introduzione che "fra le cagioni per cui la lingua italiana non solo non fiorisce, ma è per così dire strapazzata in alcuni paesi ove non è succhiata con latte della nutrice, nè parlata, vuolsi annoverare la mancanza di Vocabolarj di dialetto".
Attese per svariati anni alla compilazione dell'Annotatore Piemontese, giornale letterario che ebbe lo scopo di promuovere fra i cittadini lo studio ed il buon uso della lingua italiana.
Molto importante fu altresì il ruolo ricoperto dal PONZA nella realizzazione di MANUALI SCOLASTICI (specificatamente GRAMMATICHE) che comportarono per lui una spiccata POLEMICA di livello nazionale che affrontò, avverso i suoi DETRATTORI, in un volumetto intitolato RISPOSTA AL LIBRICCIUOLO ANONIMO INTITOLATO ERRORI SENZA NUMERO TRATTO A CASO DAI MANUALI DEL PONZA che, data la sua significanza anche per lo sviluppo di una scuola nazionale e di una lingua nazionale, viene qui PROPOSTO NELLA SUA INTIEREZZA.
















Dizionario Biografico degli Italiani (Treccani) - Volume 84 (2015) scrive in un suo saggio Sergio Lubello =
"PONZA, Michele. – Nacque a Cavour nel settembre 1772, probabilmente da una famiglia agiata originaria del luogo, sulla quale non si hanno notizie. Prese i voti molto giovane, divenendo sacerdote. Fu a lungo maestro di grammatica e prefetto delle scuole di Porta Nuova a Torino; molto impegnato come autore di testi scolastici, prese parte alle discussioni pedagogiche dell’epoca: aperto alle novità che provenivano dal regno asburgico, amico e collaboratore di Antonio Rosmini, promosse l’uso di nuovi manuali per le scuole elementari, esemplati sul modello di quelli lombardi di Tommaso Grossi, Giovanni Berchet, Carlo Cattaneo. All’epoca, in effetti, dopo le norme in materia di istruzione promulgate da Carlo Felice nel 1822, che istituivano scuole comunali gratuite per insegnare lettura, scrittura e catechismo, il metodo di insegnamento in uso non era moderno né aggiornato, stando a come lo descrisse lo stesso Ponza (Marazzini, 1984, p. 179). Anche per via delle sue idee pedagogiche Ponza non ebbe una carriera di insegnante sempre tranquilla: nell’anno 1813-14 Prospero Balbo, rettore responsabile dell’Istruzione del territorio, lo dispensò dall’incarico dell’insegnamento di umanità presso la scuola secondaria di Ivrea, trasferendolo più vicino a Torino. Testimonia la sua apertura ideologica il necrologio di Luigi Cibrario, che fa allusioni a non ben precisate estrosità politiche: "Balestrato poscia in mezzo alla tempesta rivoluzionaria, ebbe comuni con molti uomini d’alti spiriti alcuni degli errori di quella età" (in Bianchini, 2008, p. 341 n. 165). Per combattere l’insuccesso scolastico Ponza favorì la produzione di manuali e dizionari in dialetto che conducessero all’italiano, abbracciando il metodo di insegnamento ‘socratico’, basato sulla progressiva conquista della conoscenza da parte degli studenti (ibid., p. 342). Pubblicò una Grammatica italiana (Torino 1831, in quattro volumi), strutturata in domande e risposte da apprendere a memoria (ripubblicata a Torino nel 1833 in forma di Compendio). Opere più prettamente didattiche furono: Dei primi maestri dei giovanetti, ossia esercizi teorico-pratici di Pedagogia (Torino 1828) e il Manuale del maestro e dello scolaro di terza, di quarta, di quinta, di sesta, ossia metodica per insegnare e apprendere i principi della lingua latina (Torino 1838, in 4 volumi). La passione per gli studi grammaticali e soprattutto per lo studio della lingua piemontese è dimostrato dalla fondazione della rivista l’Annotatore piemontese, o Annotatore degli errori di lingua, o Giornale della lingua e letteratura italiana, a cui attese per oltre un quindicennio, dal 1829 al 1845, e di cui fu anche direttore. Il periodico aveva lo scopo di promuovere fra i cittadini lo studio e il buon uso della lingua italiana, prefiggendosi anche di contribuire alla diffusione dell’istruzione e al rinnovamento della didattica scolastica (Chiosso, 2007, p. 216). L’Annotatore ebbe certamente un’efficace funzione di educazione popolare (Marazzini, 1992, p. 32): la rivista prendeva a bersaglio, tra l’altro, i frequenti errori (dialettalismi, regionalismi) riscontrati nella stampa periodica e nelle insegne pubbliche (tema sul quale Ponza polemizzò anche contro il Giornale d’avvisi pel commercio, cfr. Marazzini, 1984, pp. 193 s.). Nonostante il clima di ostilità al dialetto nel Piemonte dell’epoca, il purista Ponza ne considerò legittimo l’uso per predicare in villaggi in cui non si parlava italiano (Serianni, 2013, p. 140).
L’attività di lessicografo lo impegnò per tutta la vita: il suo Vocabolario piemontese-italiano contribuì a svecchiare la lessicografia piemontese, anche se a Ponza, di formazione più pedagogica, interessava il passaggio dal piemontese all’italiano piuttosto che una documentazione in senso moderno del dialetto, ispirandosi in ciò ad Antonio Cesari (il dialetto come via di accesso all’italiano; Cortelazzo, 1980, p. 104) e precedendo il Gran dizionario piemontese-italiano di Vittorio di Sant’Albino stampato nel 1859 dall’editore Pomba di Torino (nella cui premessa si spiegava come il vocabolario dialettale fosse al servizio di quello nazionale; Marazzini, 2009, p. 314). Il Vocabolario di Ponza fu stampato (in fascicoli) a Torino nel 1826. Nella prefazione alla terza edizione (con titolo Vocabolario piemontese-italiano, Torino 1930-33, in tre volumi) Ponza presentava la sua opera come strumento utile non a "insegnare a’ piemontesi a scrivere nel loro dialetto, bensì a soccorrerli di voci italiane che corrispondano a quelle del loro dialetto, cioè gli aiutino a volgere nell’italiana favella i loro pensieri (I, p. XVII). Nella premessa alla stessa edizione l’autore spiega i criteri della prassi lessicografica seguita, chiarendo di trarre i vocaboli dallo spoglio degli scrittori italiani, di non voler glossare termini difficili e di escludere quelli palesemente uguali ai corrispondenti italiani, di evitare le voci oscene, di abbondare nell’indicazione di sinonimi italiani. Nell’attendere al suo vocabolario, negli anni Trenta Ponza fu coinvolto in un’aspra polemica con l’editore Barbié, impegnato a pubblicare un altro importante e fortunato vocabolario dialettale, la seconda edizione del Dizionario piemontese italiano, latino e francese di Casimiro Zalli (cfr. Ronco, 2013). Il Vocabolario di Ponza ebbe dieci edizioni, con modifiche, tra il 1826 e il 1877 (da cui l’ed. anastatica con presentazione di G. Gasca Queirazza, Torino 1967). Morì a Cavour il 18 novembre 1846 = Fonti e Bibl.: M. Cortelazzo, I dialetti e la dialettologia in Italia (fino al 1800), Tübingen 1980, p. 104; C. Marazzini, Piemonte e Italia. Storia di un confronto linguistico, Torino 1984, pp. 184-195; Id., Il Piemonte e la Valle d’Aosta, in L’italiano nelle regioni. Lingua nazionale e identità regionali, a cura di F. Bruni, Torino 1992, pp. 31 s.; C. Chiosso, Carità educatrice e istruzione popolare in Piemonte, Torino 2007, p. 216; P. Bianchini, Educare all’obbedienza. Pedagogia e politica in Piemonte tra Antico Regime e Restaurazione, Torino 2008, pp. 341-345; C. Marazzini, L’ordine delle parole. Storia di vocabolari italiani, Bologna 2009, pp. 314, 340; G. Ronco, "Il malefico M." beghe tra lessicografi piemontesi, in Filologia e linguistica. Studi in onore di Anna Cornagliotti, a cura di L. Bellone et al., Alessandria 2013, pp. 909-924; L. Serianni, Storia dell’italiano nell’Ottocento, Bologna 2013, pp. 139-142".