Riproduz. a cura di B. E. Durante

Le iscrizioni dipinte di Pompei hanno un vario contenuto: abbiamo manifesti elettorali, avvisi di affitti, avvisi di oggetti perduti, acclamazioni, didascalie di pitture. In questa occasione ci soffermeremo in modo particolare sui cosiddetti manifesti elettorali pompeiani. Le diverse comunità cittadine che facevano parte del mondo romano avevano un'ampia autonomia amministrativa a livello locale; i magistrati municipali erano dotati di grandi poteri e godevano di alto prestigio all'interno delle loro comunità. Per questo le contese elettorali erano accanite e le elezioni dei magistrati cittadini che si svolgevano annualmente erano un evento importantissimo e molto seguito. Nell'imminenza del voto le pareti degli edifici cittadini, in particolare quelli situati nelle zone più frequentate, si ricoprivano di propaganda elettorale, come possiamo comprendere leggendo lo scherzoso commento di qualche disincantato osservatore della lotta politica che appare sulle pareti della Basilica, del Teatro e dell'Anfiteatro di Pompei ( Admiror, paries, te non cecidisse ruina, / qui tot scriptorum taedia sustineas = "Mi meraviglio che tu non sia caduta in rovina, parete, che sopporti tante sciocchezze degli attacchini). La nostra conoscenza di queste campagne elettorali a livello locale in effetti si fonda largamente sui manifesti propagandistici pompeiani, chiamati in latino programmata. Questi erano dipinti in colore nero o rosso sulla parete di un edificio cittadino che veniva appositamente intonacata. Il testo era spesso molto stringato, limitandosi a ricordare il nome del candidato in caso accusativo, e la carica alla quale aspirava, infine ad esortare il voto per lui, quasi sempre con la formula oro vos faciatis, "vi prego di eleggere". Un esempio al: in questo caso il candidato L. Rusticelio Celere si era candidato per la seconda volta al duumvirato iure dicendo, la massima carica amministrativa di Pompei. Come si vede le abbreviazioni erano largamente impiegate, a partire dalla frequentissima O R F per oro vos faciatis; a volte addirittura il nome stesso del candidato veniva abbreviato: del resto si trattava di personaggi ben noti della vita cittadina, facilmente riconoscibili anche dalle sole iniziali. Alle volte a questo formulario stereotipato venivano aggiunti elementi più originali, con riferimenti alle virtù del candidato, che potevano essere generici, ma anche molto più specifici: si veda per esempio il, in cui un tal Genialis invita a votare come duumviro per la seconda volta Bruttio Balbo, vantando la sua competenza e probità nell'amministrazione delle finanze; o ancora il, nel quale un anonimo scriptor ricorda che il candidato all'edilità C. Giulio Polibio avrebbe fatto del buon pane: in effetti uno dei compiti principali degli edili municipali era quello di assicurare i rifornimenti alimentari della città. Per convincere gli elettori indecisi poteva essere utile ricordare nel manifesto elettorale qualche autorevole sostenitore di un candidato. Alle volte questa arma propagandistica era sfruttata in modo indiretto: pubblicando il manifesto elettorale sulla casa di un qualche influente personaggio si lasciava agli elettori l'impressione che questi appoggiasse il tal candidato. In altre occasioni si riusciva a strappare una vera e propria dichiarazione di voto: così lo sponsor appariva esplicitamente nell'iscrizione come nel caso in cui tale Vesonio Primo (sulle mura della cui casa fu apposto il manifesto elettorale) invita a votare per la carica di duumviro C. Gavio Rufo. I materiali esecutori dei manifesti erano i programmatum scriptores: si trattava di un impiego part-time, che veniva assunto solo in periodo di campagna elettorale da persone che nei rimanenti periodi dell'anno esercitavano mestieri diversi: è chiaramente registrato il caso di un tal Mustio, di professione fullo, cioè lavandaio. Il lavoro degli scriptores si svolgeva di preferenza di notte, quando la città era tranquilla e si potevano eseguire i manifesti con tutta calma. Alle volte lo scriptor era accompagnato da una squadra di assistenti: un dealbator che doveva preparare la parete prescelta per il manifesto intonacandola; un lanternarius che doveva reggere la lanterna per illuminare il lavoro notturno dello scriptor; infine un adstans, un aiutante senza compiti specifici [non manca la testimonianza che un solo scriptor abbia assolto a tutte le funzioni del suo compito: è il caso del fullo Mustius del, che intonacò la parete e scrisse il programma a sostegno di M. Pupio Rufo da solo, senza l'aiuto di alcun compagno; per una bibliografia vedi: L. Canali - G. Cavallo, Graffiti latini. Scrivere sui muri a Roma antica, Milano 1991; R.A. Staccioli, Manifesti elettorali nell'antica Pompei, Milano 1992].