COSIO - PORNASSIO - MENDATICA (CASTELLANIA DELL'ALTA VALLE ARROSCIA).
Da Imperia imboccando direttamente la
Statale 28 del Colle di Nava, dopo aver
superato il Colle S. Bartolomeo e Pieve di
Teco, si raggiunge PORNASSIO (m.
620 sul I/m; 38 Km da IM).
L'abitato si sviluppa parte lungo la Statale
(frazione S.LUIGI, sede del Comune), parte
a valle (frazione VILLA, sede della
Parrocchia), parte a nord/ovest tra vigneti
terrazzati frazione OTTANO e parte ancora nella frazione PONTI che costituisce forse il sito architettonicamente più interessante e dove comunque si possono "leggere" i connotati di quel borgo commerciale ed artigianale che era PORNASSIO visitando tanto i caratteristici PORTICI che i PORTALI IN PIETRA (presso uno in "Vico Arroscia" si legge la data 1169) presso i quali si riconoscono tuttora delle mensole in ardesia che verisimilmente fungevano da supporti o banconi per l'esposizione delle merci.
Pornassio ha origini molto
antiche che potrebbero addirittura risiedere nella romanità, quando, molto più di quanto un tempo si credesse, il territorio interno della Liguria occidentale era caratterizzato dall'insediamento non sporadico di ville rustiche cioè di insediamenti ed aziende agricole, retti in gran parte di mano d'opera servile e preposti allo sfruttamento agro-zootecnico del territorio (e significativamente fu questa l'origine di COSIO centro dell'alta valle Arroscia con cui fu sempre coniugata la storia civile ed economica di Pornassio).
Del resto lo stesso toponimo o nome di luogo di PORNASSIO (documentato in atti ufficiali -per quanto almeno ci è pervenuto- nel 1207 come "PORNAXIO" o "PORNASIO" [donde "PURNASE" nel dialetto locale] e che è con probabilità un nome/derivato in "-asco", fissatosi nella forma plurale: secondo la Petracco Sicardi potrebbe trattarsi del nome di persona romano/tardo "Paolinus" [*Paulinascis"] come nel caso dei centri lombardi di "Pornago" e "Pornenzo") si attinge dalla
"Castellania di Cosio e Pornassio" ove
risulta che il centro fu coinvolto nella lotta tra
diverse frazioni già nel XIII' secolo per il
predominio nella valle d'Arroscia.
Allora Pornassio costituiva il punto
strategico per l'ACCESSO AL BASSO PIEMONTE tramite i
passi alpini: e non a caso ebbe notevole importanza allorché
fu oggetto di disputa tra la Repubblica di
Genova e i Savoia, cui passò nel 1735.
Gli eventi storici principali si possono riassumere in alcune date cardine
:
Ai primi del 1200 Pornassio fu tra i paesi della Val
d'Arroscia che prestò giuramento di fedeltà a Genova: da quest'epoca data appunto la lunga vicenda del paese come entro importante della "Castellania dell'alta valle Arroscia" con capitale COSIO: la rilevanza di Pornassio era soprattutto legata al fatto di avere notevole importanza per l'alpeggio estivo delle mandrie transumanti dalla valle del Roia e per il suo castello che controllava la strada per il colle di Nava.
Nel 1254 avvenne il passaggio della proprietà
di Pornassio, Cosio e Garessio ai Signori
Guglielmo e Robaldo.
1263 a seguito della suddivisione del
possedimento, Garessio venne affidata a
Guglielmo, Pornassio e Cesio a Robaldo.
Nel 1270 le truppe di Roberto di Laveno
occupano Pornassio ma il pronto intervento di Oberto
Doria fa si che il possedimento ritorni a
Robaldo che, a sua volta, lo cede a Genova
nel 1274.
Nel 1283 i Conti di Ventimiglia vendono i loro
diritti su Pornassio e Cosio a Oberto Spinola.
Nel 1310 intercorre accordo tra Francesco di Clavesana e
Giacobino e Giovannino, Signori
di Pornassio.
Verso il 1329 rientrano in scena i
Ventimiglia: Francesco Conte di Ventimiglia
venne investito dei fondi di Pornassio, Aurigo,
Lavipa e Cosio dall'Imperatore Ludovico.
Verso il 1385 Giovanni Scarella dei Signori di
Pornassio avanza le sue pretese e proteste
che il Doge Antoniotto Adorno, con suo lodo,
pone Pornassio sotto il dominio di Genova
affidandone il feudo agli Scarella.
Dal XIV secolo inizia quindi la secolare vicenda del paese come centro importante dell'alta valle dell'Arroscia nel contesto della suddivisione amministrativa del Dominio di Terraferma di Genova.
Nel 1575 il Duca di Savoia acquista il feudo del
Maro e pretende un'interessenza su
Pornassio.
- Nel 1625 la tensione tra Piemonte e Liguria aumenta sempre più e alla fine sfocia in una guerra: del resto mentre i Savoia non possono rinunciare ai
diritti su un luogo forte come Pornassio che si trova sulla strada che
collega i loro dominii piemontesi con quelli
della costa ligure (Oneglia e il suo entroterra);
Genova non vuole abbandonare
un così importante posto di controllo temendo una crescente pressione sabauda sui suoi territori alla ricerca di ulteriori controlli delle assi viarie che permettevano il transito "mare-monti-pianura Padana". La questione fu dibattuta in ogni sede e nel 1736, per opera dell'illustre cartografo militare Matteo Vinzoni, fu fatta redigere dalla Signoria genovese una CARTA GEO-TOPOGRAFICA (da esibire nel contesto di ulteriori discussioni ed incontri diplomatici) in cui si riconosce la ricerca della via migliore tra Oneglia e l'Aroscia (il passo di S.Bartolomeo, da S.Lazzaro a Lavina, a Cénova alle Prealbe, o quello di Valdebella, dal Mauro per Aurigo e Rezzo ancora alle Prealbe: proprio in questo schizzo si nota la particolare posizione strategica di PORNASSIO, che Genova cercava di tenere fuori discussione da ogni controversia o soluzione sull'assetto viario Oneglia-Monti-Pianura Padana.
In pratica queste controversie, mai risolte nonostante sforzi diplomatici e militari, si conclusero solo nel 1795 con
l'occupazione Napoleonica.
I monumenti di PORNASSIO che meritano maggiore
attenzione sono:
A - La Chiesa di S. Dalmazzo;
B - Il Castello.
La CHIESA PARROCCHIALE DI S.DALMAZZO,
del XV secolo con campanile a bifore del
XII secolo.
Per quanto concerne la chiesa è da dire che possiede un portale in pietra opera di Antonio Bruneto di Garessio caratterizzato da un'architrave scolpita datata del 1445 e con una lunetta affrescata con una "Madonna col Bambino" ritenuta opera di Giovanni Canavesio.
L'interno è a 3 navate divise da 6 colonne in pietra nera con basi ad artiglio e capitelli romanici: su uno di questi si legge la data del 1448.
Gli archi sono a sesto acuto e di influenza gotica.
Le opere di restauro hanno riportato alla luce vari affreschi del XV secolo tra cui un "S.Sebastiano e altri Santi" (opera di Jacobes Morra datata 8-III-1457) e il trittico di "S.Anna (con la Vergine in braccio) e Santi" nella navata di sinistra.
Nella chiesa si conservano poi vari quadri tra cui il polittico di "S.Biagio e S.Giovanni Battista" (sopra l'altare a sinistra del presbiterio) di cui solo la parte centrale rappresentante S.Biagio è lavoro del Canavesio.
A riguardo di questo edificio di culto G.A.Paneri, nel suo manoscritto Sacro, e vago Giardinello, e succinto Repilogo delle Raggioni della Chiesa d'Albenga. In tre Tomi diviso, cominciato da Pier Francesco Costa vescovo d'Albenga dell'anno 1624 (ms., III, ff. 261r - v - 262 r, custodito nell'"Archivio della Curia Vescovile di Albenga"), scrisse:"L'antica struttura di questa Parochiale de Pornasio de se stessa fa palese la viva fiamma che sib da' primi anni li devoti habitatori nutrirno ne' cuori, poiché acesi all'amor del costantissimo martire S. Dalmatio, la cui festa celebrasi li 5 decembre, lo fabricorno sopra poggetto sacra chiesa, che per antichissima consuetudine tiensi fusse vicariato de monaci, soggetto alla Chiesa de Cuni, e lo conferma anch'oggidì le vestigie di capace habitatione di Dormitorio, e poi per divin volere son molti secoli vien governata sotto la cura della Chiesa d'Albenga, con titolo di Rettoria. Risiede donque questa chiesa in ameno sito, non men fecondo, che grato di vaga vista per dilettevol campagna, che d'ogn'intorno soave si mostra, d'un gran vano, se ben antico, allo moderno construtto, in una nave, e due ali, sopra nere colonne di una pietra che, con vaghe cappelle d'ogn'intorno alletta alla frequenza de tesori del S.mo sacramento e Rosario, di cui ogn'anno celebrasi la consecratione li 26 marzo. Scuopresi la di lei porta maggiore all'occidente, abellita di nero portale, con bell'architettura, con colonne lavorate a' guisa d'arco, sopra cui delineata si vede la figura di Maria Vergine col figlio in braccio da due angeli sostenuta col 1455 intagliato in lettere, et il di lei chorosin da principio di varie figure dipinto riguarda l'oriente con porta a' fianco di mezo giorno per quale per alquanti gradini si scende nell'annesso cimiterio, a cui resta vicina la Casa Canonicale, et ampia piazza, per confermar gli animi a' raccorrere alla devotione...".
Il CASTELLO DI PORNASSIO era proprietà dei
Conti di Badalucco, di Ventimiglia fin dal
1192, passando poi ai Genovesi.
Nella prima metà del sec. XII Oberto
Doria fu assediato dagli abitanti di Pornassio a causa di un diritto di "fedrum"
imposto ingiustamente da Genova in alleanza
con Dolceacqua (governata appunto da Oberto) nella lotta contro
Carlo d'Angiò.
Inizialmente l'edificio doveva, avere pianta
quadrangolare allungata in direzione est/ovest,
con grande cortile interno come risulta dalle
carte topografiche del XVIII secolo.
In seguito ha subito distruzioni e rifacimenti.
La primitiva costruzione, demolita nel
1405, sorgeva su di una collinetta che ancora
oggi è proprietà dell'attuale castello.
Lungo il perimetro si trovano quattro
guardiole semicircolari.
Al cortile interno si accede attraverso un
passaggio con volte a botte. A sinistra la
Cappella padronale con tratti di affreschi e
rozze decorazioni a stucco. A sud un'ala
cinquecentesca ben conservata con i muri in
pietra regolare e malta.
All'interno l'atrio con
la scala, una grande cucina, un salone con
soffitto a vela e altre sale.
Bibl.: A.F.MARVALDI, Pornassio, in "Riviera dei Fiori", 1990, n.6: cui è testualmente debitore il presente saggio documentario a prescindere da alcuni aggiustamenti concettuali.
L'ala sud del castello, cinquecentesca,
discretamente conservata nelle strutture
esterne, in muratura di pietra irregolare mista a
malta e, negli interni ove si succedono un vano
scala alla genovese, u'ampia cucina,
sale con volte a vela e mensole in ardesia, un
vasto salone di rappresentanza.
L'edificio non riesce attualmente a
comunicare il carattere e il fascino che doveva
avere nei secoli passati, data la sua
suddivisione e relativa differente manu
tenzione e conservazione, in tre parti distinte:
- quella a sud, proprietà degli eredi dei
Marchesi Scarella
(ora adibita ad abitazione).
- la parte ovest ancora di proprietà privata.
- la parte a nord che invece appartiene alla Provincia
di Imperia.
Il SANTUARIO DI PORNASSIO INTITOLATO A N.S. DEL SANTISSIMO NOME (località SAN LUIGI) deve la sua origine a un fanciullo tal Carlo de Carolis che nel '700, la notte di Natale, essendosi addormentato ed essendo rimasto chiuso nella parrocchiale, svegliatosi ottenne di uscire grazie al sagrestano e prese ad incamminarsi verso casa.
In prossimità di un piccolo oratorio, intitolato nella dizione locale alla Madonna della Chiazza, venne aggredito da un lupo e terrorizzato, vistosi senza scampo, invocò la Madonna che non rimase, secondo la leggenda, indifferente alle sue sofferenze visto che nell'oratorio prese a splendere una strana luce che guidò in salvo quel bambino.
Per commemorare il miracoloso salvataggio fu eretto un pilone con 3 quadri votivi ma poco più tardi, fattosi eremita, il de Carolis riuscì ad erigere l'attuale Santuario che fu edificato entro il 1775, anno in cui vi fu portata dal piccolo oratorio una santa tela in cui è efficiata La Madonna che porge il bimbo a S. Elena.
In stretto rapporto al COL DI NAVA e quindi alla VIA STORICA PIEMONTE LIGURIA MARITTIMA sta l'omonimo paese di NAVA noto centro di villeggiatura la cui importanza, chiaramente, è sempre stata legata alla posizione strategica del COLLE.
Molti eventi bellici, compresa l'invasione francese nell'epoca della RIVOLUZIONE FRANCESE e del PERIODO NAPOLEONICO, hanno caratterizzato questi siti dove peraltro si individuano i potenti resti di 5 forti edificati sotto la direzione del De Sonnaz: il MONTESCIO, il BELLARASCO, il POZZANGHI, il RICHERMO ed il CENTRALE.
Questi forti non sono altro che la testimonianza monumentale della citata importanza viaria della zona: fatto che semplicemente si comprendo osservando i siti e soffermandosi ad esaminare l'areale dei PRATI DI NAVA.
Qui non a caso si sono rinvenuti i resti della CAPPELLA DI S.RAFFAELE datata del 1400, ma dove si son trovate tracce di romanico, e che fu proprietà dei CAVALIERI GEROSOLIMITANI.
Al pari dei TEMPLARI e degli OSPITALIERI anche i GEROSOLIMITANI si occupavano di proteggere e ristorare i PELLEGRINI DELLA FEDE.
E' sintomativa la loro presenza in un'area di transizione tanto importante come il COLLE DI NAVA come è emblematico il fatto che una BASE RICETTIVA PER PELLEGRINI SUL MARE sia stata individuata a PORTO MAURIZIO: BASE parimenti legata ad un ORDINE CAVALLERESCO.
Può sembrare pleonastico citare altre segnali del passaggio dei PELLEGRINI DELLA FEDE ma per quanto possano essere tracce incidentali (oltre ai RUDERI DI UNA CAPPELLA DI VIA A VESSALICO merita d'esser ricordato come, quasi a simboleggiare la funzionalità della via mare-monti, facesse da riscontro alla FONTANA PER I PELLEGRINI all'approdo di PORTO MAURIZIO una antica FONTANA PUBBLICA nell'area di NAVA di cui resta traccia nella tradizione anche se questa risulta oggi estremamente TRASFORMATA (nell'età intermedia, le fonti pubbliche, non erano frequenti: solo ad esse ci si poteva dissetare senza costi onerosi e far bere gli animali da trasprto e soma> esse erano delle istituzioni emblematiche delle aree di PELLEGRINAGGIO oltre che strutture di estrema importanza assistenziale su aree spesso desolate o abbandonate ove non era facile trovare un posto ove rifocillarsi; la presenza di FONTI era spesso segnata sugli "STRADARI" dell'epoca e la loro area finiva per diventare un sito di ritrovo istituzionale per i viandanti).
Il paese di COSIO D'ARROSCIA (paese di MONTAGNA in cui si identificano tracce di tipica ARCHITETTURA MEDIEVALE ligure d'alta quota) ha sicuramente origini molto antiche e la sua storia si coniuga strettamente con quella di PORNASSIO e dell'ALTA VALLE ARROSCIA [NOTA BENE: gli STATUTI DI COSIO si conservano in questo FALDONE a Camporosso presso la BIBLIOTECA "OBERTO DORIA"]
Per la posizione, le caratteristiche agronomiche e l'importanza di luogo di transito non è certo impossibile che in epoca romana sia stato sede di qualche azienda rustica romana di tipo servile se non proprio di una villa pseudourbana.
Il nome del paese in qualche modo può aiutarci a ricostruire o comunque intuire le origini di questo insediamento storico.
Sul paese i primi dati pubblici, redatti da notai, sono legati a convenzioni per il bestiame, l'alpeggio e la transumanza che gli abitanti del luogo ritennero di dover stipulare coi paesin della val Roia e della val Nervia.
Come scrive la glottologa G.Petracco Sicardi il nome del paese è un prediale romano senza suffisso derivato dal gentilizio "Cusius" fissatosi quindi nel medioevo in una forma storica che risulta dalla citazione di un certo Lanfrancus Martinus de Cusiis in un documento pubblico del 1254: forma poi ricomposta al singolare nella toponomastica ufficiale come si ricava leggendo il nome in Cusio in un atto di poco posteriore rispetto al precedente, un documento cioè del 1274).
Queste considerazioni, come si va affermando sempre più a scapito delle passate interpretazioni storiche alquanto limitative, basano la loro efficacia sul principio ormai assodato che l' Impero di Roma nel suo fiorire abbia visto un insediamento abbastanza capillare del territorio italiano e che le massime autorità abbiano favorito lo sviluppo di aziende rustiche, agronomiche e zotecniche allo scopo di popolare tutte le aree economicamente fruibili.
Secondo alcuni interpreti il "CASTRUM COSII" avrebbe addirittura avuto origine dal COMPLESSO LIMITANEO contro le invasioni barbare eretto dai BIZANTINI e, chiaramente, in collegamento strategico con le basi greche del "limes greco" erette sul nodo strategico di PIEVE DI TECO [ed ARMO]: un riferimento a ciò -a detta di alcuni- sarebbe da individuare nelle tracce di una torre antichissima in seguito inglobata nel CAMPANILE DELL'ORATORIO DELL'ASSUNTA.
Tutte queste restano ipotesi suggestive ma resta fuor di dubbio che il territorio di COSIO (che costituì poi una "CASTELLANIA" coi borghi di MONTEGROSSO e MENDATICA) aveva molti fattori che non potevano sfuggire agli esperti di economia romana: quasi a capo di due valli (la valle Arroscia e la valle Tanarello nell'alto bacino del Tanaro), sito all'altitudine di 721 m.s.l.m. COSIO D'ARROSCIA è circondato dai monti delle Prealpi Liguri ed in particolare da vette importanti come ad ovest il Monte Fronté (che supera i 2000 m.) e quindi il Monte Monega verso sud ed ancora la CIMA PRATI COSIO verso nord.
E' ricco di acque e i torrenti che ne percorrono il vasto territorio comunale (circa 4000 ha.) sono tra i meno inquinati della liguria e a testimonianza di ciò ospitano abbondanti quantità di trote ed anguille: gli ingegneri romani, teoricamente ed a ragione assertori di insediamenti che sorgessero presso corsi d'acqua puri e pescosi, non potevano aver trascurato queste osservazioni.
Peraltro, ancora oggi, il territorio di Cosio si segnala per una grande quantità di boschi: e ben si sa quanto, oltre che nell'età di mezzo, pure ai tempi della grande espansione demografica e edilizia del mondo romano si impiantassero aziende di sfruttamento per il patrimonio ligneo da utilizzare in molteplici campi, da quello dell'edilizia (per le travature delle abitazioni monofamiliari o condominiali) a quello nautico per avere sempre sotto mano legname pronto per i ricambi e soprattutto i restauri delle navi, soprattutto quelle da commercio, le onerariae.
L'insediamento demico che però si può tuttoggi ammirare è quello di un borgo medievale dotato di scorci din indubbia carica emotiva: come quello che permette allo SGUARDO DI "SEGUIRE" PER I CARRUGGI LA STORIA SECOLARE o come l'INTUIZIONE VISIVA CHE SCOPRE IL PAESE SUL CRESTONE CHE DOMINA LA VALLE TRA MENDATICA E PORNASSIO.
Ma anche uno sguardo da lontano permette di evocare, quasi dentro un ambiente naturale quieto come una favola buona, l'IMPIANTO DEMICO DI COSIO D'ARROSCIA e che, procedendo nell'indagine curiosa, arriva a scoprire, piccolo gioiello rustico, il MONDO DELLE CHIESE, "DOVE SI PREGA" e fra queste, oltre alla PARROCCHIALE DI S.PIETRO APOSTOLO [l'antica PARROCCHIALE DI S. PIETRO DEL FOSSATO sorgeva fuori del centro storico e ne restano solo i ruderi tra cui un'abside con tracce di affreschi del XV sec.] in forme tardo rinascimentali influenzate però dal gusto del barocco ligure, si scopre con un certo interesse il campanile dell'ORATORIO DELL'ASSUNTA probabilmente del XIV secolo ma che secondo alcune interpretazioni, e nonostante lo stile romanico che lo caratterizza, era forse in origine la TORRE dell'antico e scomparso CENTRO FORTIFICATO.
-AQUILA D'ARROSCIA: il nome del luogo pare effettivamente connesso con quello di BORGHETTO D'ARROSCIA.
Sono entrambi paesi della VALLE DELL'ARROSCIA ed entrambi furono a lungo possedimento dei NOBILI CLAVESANA.
Anzi AQUILA prese verisimilmente il suo caratteristico nome dalla posizione del CASTELLO DEI CLAVESANA (di cui restano soltanto dei ruderi) che stava come un uccello predatore in agguato (dal suo "nido" a 827 m. sullo spartiacque) sull'ampio complesso di monti e vie che portavano alla val Pennavaira ed al Piemonte.
La PARROCCHIALE DI S.REPARATA di AQUILA D'ARROSCIA rappresenta la ricostruzione nel '600 e in gusto barocco di un edificio medievale sui cui resti è stata edificata.
La facciata barocca risale al 1725 mentre il coro ligneo
proviene dalla chiesa degli Agostiniani di Pieve di Teco.
Merita poi di esser menzionato il barocco
ORATORIO DI S. SEBASTIANO, oggetto di recenti restauri.
A 1171 metri sul livello del mare si può raggiungere anche in automobile
il SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA NEVE altrimenti detta MADONNA DEL MONTE.
-BORGHETTO D'ARROSCIA (150 m.sm.): si tratta di un tipico paese sparso in varie frazioni (lungo la valle Arroscia e a valle del CASTELLO DI RANZO e che un tempo dipendeva da PIEVE DI TECO.
In epoca feudale fu un possedimento dei CLAVESANA i resti del cui CASTELLO si individuano in AQUILA D'ARROSCIA.
Il nome di luogo o toponimo è composto da due termini.
BORGHETTO è il diminuitivo del medievale BORGO derivato dal tardo latino BURGUS che, come scrive la Petracco Sicardi, in ambiente ligure denominava gli insediamenti non fortificati, sorti esternamente al castello o sviluppatisi dopo il crollo del sistema feudale (fenomeno che si riscontra chiaramente in molte zone, per esempio in DOLCEACQUA di Val Nervia ove si contrappose l'area del CASTELLO FEUDALE all'insediamento civile -appunto il BORGONUOVO, di epoca comunale- sviluppatosi sulla riva occidentale del torrente Nervia).
Se ne deduce che nell'area del BORGETTO (poi BORGHETTO D'ARROSCIA) presero a dimorare dapprima i villani, dipendenti dai feudatari e poi, venuta meno l'epoca feudale, gli uomini liberi e dediti perlopiù all'attività agricola e pastorale.
Il nome è documentato per la prima volta in un atto del 1496 in cui si legge la dicitura ECCLESIA SANCTI MARCI DE BURGHETTO.
Il determinativo (che in verità non si usa nella dizione locale che nomina sinteticamente il paese come u burgétu) è un idronimo, cioè un nome di fiume: nel caso quell'ARROSCIA che ha appunto dato il suo nome alla valle che dal NAVA procede verso la PIANA DI ALBENGA.
ARROSCIA compare non raramente in documenti del XII e XIII sec.: vi si leggono le forme AROCIA e AROUCIA.
Si suppone che sia un termine preromano, quindi proprio della CIVILTA' LIGURE che qui ebbe basi importanti, non escluse quelle dei MONTANI.
Secondo la Petracco Sicardi l'idronimo, subendo varie interferenze, sostiene che il nome del fiume alla fine si fissò nelle forme al neutro plurale appunto di AROCIA o AROUCIA di cui una prima testimonianza comparirebbe in un PONS AROCIORUM menzionato negli antichi statuti di Albenga.
Il paese di BORGHETTO D'ARROSCIA proprio per queste sue origini popolari, non ebbe una significativa architettura civile.
Tra gli elementi più significativi si possono ricordare i resti di una TORRE a pianta quadrangolare, la CHIESA PARROCCHIALE intitolata a S.Marco Evangelista e soprattutto il caratteristico PONTE MEDIEVALE A SCHIENA D'ASINO.
Non si può però trascurare in merito ai PELLEGRINAGGI DEVOZIONALI E VOTIVI almeno su scala locale che a BORGHETTO D'ARROSCIA sorga il SANTUARIO DEI SANTI COSMA E DAMIANO.
Il culto per questi due SANTI risale al CRISTIANESIMO DELLE ORIGINI specie per quanto concerne la DIOCESI della città di ALBENGA.
Si tratta infatti di due SANTI TAUMATURGHI cioè GUARITORI soprattutto nei riguardi di malattie particolarmente temute nel periodo medievale: le MALATTIE DELLA PELLE E L'ERGOTISMO in particolare, forme patologiche poco frequenti nella più evoluta ROMANITA' ma divenute usuali e micidiali nell'epoca intermedia come conseguenze alle AVITAMINOSI ed alla lacuna dell'uso scientifico delle ACQUE TERMALI E TERAPEUTICHE.
Per l'assistenza ottenuta da questi due "patroni" gli abitanti di Borghetto d'Arroscia eressero DUE SANTUARI di cui unoa fondovalle, sulla strada dell'Arroscia, ed un secondo sul crinale alla confluenza tra le valli Arroscia e Pennavaira.
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-VESSALICO: il paese fu a lungo soggetto a PEVE DI TECO e sorgeva lungo l'ASSE VIARIA che conduceva all'OLTREGIOGO e quindi al PIEMONTE.
L'insediamento delle origini stava sulla sponda destra del torrente in località detta Borgo del Ponte Nuovo: qui si notano infatti i resti di un ponte risalente forse al tardo medioevo.
Sotto il profilo politico amministrativo il complesso demico di VESSALICO apparteneva alla MEDIA VALLE DELL'ARROSCIA ed in antico era quindi soggetto all'autorità feudale dei nobili Clavesana, appertenenti ad un ramo della casata del marchese Bonifacio del Vasto, che erano andati ad insediarsi sempre più in queste contrade tra l'XI e il XII secolo. Gradualmente in quest'area territoriale si inserì la Repubblica di Genova in piena espansione: finalmente ne fece una specie di protettorato e contrafforte strategico da opporre all'altrettanto vivace espansionismo del marchesato di Ceva. Successivamente i decaduti Clavesana (1386) cedettero definitivamente a Genova tutti i diritti che avevano maturato in siffatte contrade: quando però Genova giunse nelle mani dei Visconti, Signori di Milano, questi ultimi, nel 1421, infeudarono del territorio della VALLE ARROSCIA Francesco Spinola che qui esercitò direttamente la sua autorità per il periodo compreso tra 1426 e 1439. Il definitivo ritorno delle contrade alla Repubblica di Genova, tornata pienamente autonoma, data del XVI secolo, passando attraverso una sorta di TRANSIZIONE FISCALE SOTTO IL CONTROLLO DEL BANCO DI S. GIORGIO.
Dal punto di vista del patrimonio artistico e monumentale è interessante l'area della chiesa romanica di S. ANDREA del XII secolo che forse è di ORIGINE MONASTICA BENEDETTINA.
La PARROCCHIALE DI S.MARIA MADDALENA data invece del XIV secolo e conserva una serie di affreschi meritevoli di una visita.
Un edificio religioso assai significativo di VESSALICO è la CHIESA SANTUARIO DI N.S. DELLA VISITAZIONE (nella cultura locale anche detto SANTUARIO DELLA MADONNA DEL PONTE).
Il SANTUARIO edificato ad una sola navata a pianta ellittica secondo il gusto del barocchetto ligure risale al 1778 ma fu eretto su una CAPPELLA DI VIA fatto cui fanno pensare alcuni ritrovamenti archeologici ed in particolare i resti di una mulattiera e il ponte antico dietro la chiesa.
Data la posizione di VESSALICO non si può far a meno di pensare che questa CAPPELLA non fosse altro che uno dei tanti edifici religiosi eretti per la SOSTA ED IL RISTORO DEI PELLEGRINI.
Peraltro è sintomatico -solo per un confronto di ordine testimoniale- il rapporto intercorrente fra questa CAPPELLA VIARIA e il SISTEMA VIARIO DEL NAVA che ha da sempre rappresentato una linea di PASSAGGIO MARE-MONTI e dove non son mancate tracce di STRUTTURE RICETTIVE PER PELLEGRINI
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