cultura barocca
CONFINE DIOCESANO (UNA DIOCESI INTEMELIA SENZA PIEVI?)

CONFINE DIOCESANO (UNA DIOCESI INTEMELIA SENZA PIEVI?)

L'antichità della Diocesi di Ventimiglia è nota. ed è anzi probabile, anche alla luce di recenti rinvenimenti che l'originaria chiesa cattedrale sia sorta nella zona di Nervia non lontano dal complesso teatrale del principale complesso demico del municipio imperiale "Albintimilium".
L'attuale demarcazione dei suoi confini è invece abbastanza recente: nella sua genesi la Diocesi aveva un centro di gravità maggiormente spostato verso il territorio francese.
Se però, soprattutto in seguito alla stabilità conferita all'assetto diocesano dalle grandi TRASFORMAZIONI E RIPARTIZIONI AMMINISTRATIVE ECCLESIASTICHE DI META' '200, è da tempo certa la conformazione del LIMITE CONFINARIO OCCIDENTALE DIOCESANO lo stesso non può dirsi per il LIMITE ORIENTALE laddove finivano per incontrarsi e scontrarsi la DIOCESI DI VENTIMIGLIA e il TERRITORIO DIOCESANO DI ALBENGA sì che non mancarono contenziosi e contrasti per riconoscere le rispettive aree di competenza.
Per ricostruire plausibilmente questo CONFINE ORIENTALE DELLA CATTEDRA INTEMELIA son stati necessari i contributi di diversi studiosi che, sottolineate certe peculiarità della diocesi intemelia, son alla fine riusciti, soprattutto per merito di Nilo Calvini a disegnare una corretta topografia del CONFINE ORIENTALE.

Si riconosce abbastanza bene la SOVRAPPOSIZIONE fra struttura municipale di Albintimilium e organizzazione diocesana e la stretta correlazione tra AREA DIOCESANA e TERRITORIO DEL COMITATO DI VENTIMIGLIA.
Nel contesto della DIOCESI non è invece affatto chiara l'evoluzione degli insediamenti minori da "conciliaboli" liguri a "pagi" tardoromani e nemmeno è facile identificare nel Ponente ligure le MINORI ENTITA' BATTESIMALI o PIEVI (da PLEBES = "popoli di Dio").
Infatti procedendo da Albenga verso le Gallie il numero dei riconoscimenti degrada, sì che a qualche individuazione di PIEVE COSTIERA non corrispondono scoperte nel retroterra: un pago-pieve era dal S.Lorenzo a Taggia sin a Bussana, un'altra unità pievana si identifica nel territorio sanremasco, fra i contrafforti di Monte Bignone.
In Val Nervia e nel bacino del Roia l'ORGANISMO PIEVANO sembra sparire (N.Calvini vede in S.SIRO di Sanremo l'ultima struttura pievana e fissa i CONFINI della DIOCESI di Ventimiglia nel territorio di Ospedaletti); la mancanza di testimonianze dipenderebbe da una organizzazione pseudogallica e provenzale di territorio e diocesi intemelia per cui non sarebbero sussistite chiese battesimali distinte dalla cattedrale.

Fino al 1831 il LIMITE fra le diocesi di Ventimiglia ed Albenga era costituito da un fossato sormontato dal ponte della LISSIA, presso la Madonna della Rota (o Ruota) fra Bordighera ed Ospedaletti> Fin a tal epoca l'intiero agro sanremese dipendeva dall'UNICA PARROCCHIA DI S. SIRO, destinata a rimanere tale per il centro storico di SANREMO sino al secolo passato.

N. Lamboglia, basandosi su un documento controverso da lui datato al 1315 (che poi ripropose ritenendolo confortato da altro atto del 1348) sostenne che il più antico confine diocesano fosse stato al torrente S.Romolo, ora ricoperto da Piazza Eroi Sanremesi, di modo che la chiesa di S.Siro, a ponente di questa linea, doveva appartenere alla diocesi intemelia, mentre il territorio sanremese ad est del S.Lorenzo sarebbe spettato alla chiesa ingauna (v.: Il confine diocesano tra Albenga e Ventimiglia nel territorio di Sanremo in "R.I.I", N.S., 1947, p.26 e seg.).
N. Calvini, scettico su questa partizione del territorio di Sanremo (a maggior ragione per esservi stata una sola parrocchiale) ha riesaminata la questione provvedendo a importanti precisazioni. In effetti, nei primi secoli dopo il Mille, il confine temporale che divideva la Marca (o Marchesato) di Albenga dalla Contea (o Comitato) di Ventimiglia correva al torrente Armea, parecchio ad ovest rispetto alla stessa linea del S.Lorenzo.
Del resto i documenti del 979-'80, fatti redigere dal Vescovo genovese Teodolfo sui possedimenti che aveva in tal zona, dimostrano che "sull'area taggiasca e matuziana" la sua Cattedra esercitava un dominio feudale: da ulteriori documenti del XII-XIII sec., si evince che il potere temporale, ma senza prerogative ecclesiastiche, dei Vescovi (Arcivescovi dal 1133) genovesi si estendeva, quasi senza soluzione di continuità, dall'aqua Armedani (il torrente Armea) oltre il Capo Pino sul territorio che avrebbe occupato il borgo di Ospedaletti.
Il Calvini, con vari documenti, dimostra che la giurisdizione religiosa su questo territorio spettava ai Vescovi Ingauni, che vi esercitavano la risossione delle tasse ecclesiastiche o decime come si apprende da atti del 1153 e del 1206, ove la chiesa di S.Siro è ascritta alla diocesi di Albenga.
A conforto della sua tesi Calvini porta parecchi atti, compreso quello con cui l'Arcivescovo genovese concesse (in cambio della chiesa di S.Martino de Via a Genova, presso il torrente Bisagno) ai Benedettini genovesi di S.Stefano la chiesa intitolata a "Santo Stefano del castro di S.Romolo nella diocesi Albinganese".
Molte ragioni possono aver determinata l' interpretazione del Lamboglia, ma è fuor di dubbio che, data la varietà dei conflitti duecenteschi in parte collegati alla conquista genovese della Contea di Ventimiglia, né ai frati dei tanti monasteri dell'estremo ponente nè agli stessi Canonici del Capitolo della Cattedrale fosse ben certa la relazione intercorrente fra confini secolari e spirituali (leggendo l'atto del 1260 sulla partizione delle prebende sembrerebbe che, a giudizio dei Canonici, i due limiti giurisdizionali fossero da ritenersi coincidenti). Ritornando al documento del 15-V-1260 con cui l'Arcidiacono ed il Capitolo della chiesa di Ventimiglia procedettero a divisione delle proprietà si nota che, mentre furono indicati con precisione i limiti dei possessi che andavano da Monaco al Nervia, per l'agro a est del corso torrente, dove i possedimenti del Capitolo sarebbero giunti a confinare colla Diocesi ingauna, venne fatto scrivere genericamente "dall'acqua del Nervia ed oltre per tutto il territorio della città di Ventimiglia verso Genova, con tutte le terre, tanto coltivate che no, e colle decime e coi diritti pertinenti a detta chiesa Ventimigliese assieme alla terra ricomprata da Oberto de Papia e dai suoi figli, esistano due prebende che spettino a Preposito Rainaldo"> Una fra le ragioni della ripartizione fu scritta nel documento dove "La distruzione della città di Ventimiglia" è da intendersi per ""Distruzione di tutto il territorio intemelio".


Un momento importante nella storia della SUDDIVISIONE del suo territorio, si fa risalire a poco oltre la metà del 1200 quando i Canonici del Capitolo della Cattedrale (in quella particolare contingenza panitaliana che vide il clero secolare prevalere su alcuni grandi Ordini monastici in decadenza) procedettero ad una RIPARTIZIONE del patrimonio terriero ecclesiastico in 8 prebende.

Il TORRENTE GARAVANO in questa divisione rappresentava un punto fermo della suddivisione di quel territorio diocesano i cui confini orientali (a differenza appunto di quelli occidentali) risultarono a lungo poco decifrabili e di cui solo in tempi recenti il compianto Nilo Calvini ha fornito un'esauriente identificazione al Ponte della Lissia presso Ospedaletti sì che, secondo tale motivata interpretazione, prima delle revisioni ottocentesche e dell'ampliamento del territorio della cattedra intemelia coll'agro sanremese e vari siti circonvicini, il territorio della diocesi intemelia anche nei tempi più antichi calcava la "giurisdizione ecclesiastica" che in una sua carta del 1752, sulla linea di costa, Panfilo Vinzoni identificò tra il limite occidentale presso Roccabruna e quello orientale segnato, per l'appunto, al PONTE DELLA LISSIA.