cultura barocca
"Cortigiane Regine di Bisanzio" (con una selezione di altre poesie di varie epoche) -"Valerio Osiano e i Maghi della Città del Dolore" (la fine del paganesimo antico) - "Storia di Tirish Ben Amon e delle tre lattere" - "Al Vallo, un storia come tante, ancora una volta di un altro Cristo e del suo novello Giuda"
=Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante
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L'amico, i pochi amici che sanno potranno anche leggere fra le righe i modesti segni di una personale e sempre caleidoscopica nostalgia...ad essi in fondo è rivolta questa poesia, a rammentare una Via periferica di Ventimiglia: là dove il torrente qui in una cartografia ottocentesca (che nomina la frazione orientale intemelia) dall'idronimo Nervia segnava allora (con le macerie - come qui ben si vede- dei bombardamenti che, con la Frazione di Nervia tutta, ferirono a morte nella II guerra mondiale assieme ad altri siti come si può vedere cliccando qui anche questa Via) la distanza fra il passato e quel "boom" economico di cui eravamo figli e che ora pare così lontano e chimerico ....e il tutto nel ricordo di "Quelli di Nervia" di cui mai feci veramente parte, io che venivo da lontano, ma cui, forse senza che mai lo sapessero o che glielo facessi sapere, restai legato sulla scia di ricordi di cose che mai ritorneranno ed il cui comun denominatore era quel "bizzarro ma straordinario campo di giochi e di sogni" cui si giungeva proprio da questa strada della mia fanciullezza, appunto quel campo fatato che per tanti di noi era e credo che sempre sarà, nei ricordi, il percorso in qualche modo fascinoso che consentiva l'accesso ai "misteri" de "Il greto del Nervia" = il tutto qui così ipotizzato nell'esperimentazione di una importante rassegna d'arte

VIA GRADISCA

Una strada di sassi, di polvere
con tre case, ancora da finirsi,
di operai delle ferrovie.
A fianco una palma,
la foresta dei bambini:
verso il Nervia, al bivio,
il Palo, che è un pilone,
per i fili dell'alta tensione,
ma che per tanti, come me,
sarà sempre il palo, l'apotropaico,
il bisonte di ferro intrecciato,
il mostro arcano che nutriva i sogni,
dei figli degli operai delle ferrovie!
Su di esso, tra le fronde ferrigne,
il figlio del fiume, della rabbia,
della polvere e delle ferrovie
era qualcuno: diverso dai figli
beneducati di chi aveva bottega
o, meglio ancora, di chi teneva studio,
in centro, magari con vista sul corso.
In via Gradisca c'era il gruppo
di chi veniva da lontano,
di chi non era della città:
il ligure foresto, lo scacciato.
Era il gruppo dei bambini
cresciuti al fischio della vaporiera,
che spaccava i sogni improvvisi,
i voli sull'arcobaleno delle illusioni,
a minacciare quel vagheggio che talora consola!
Fischio ch'ammoniva: un ceto senza censo importante
ed i suoi figli aspiranti operai delle ferrovie!
Poi si crebbe, vi fu l'esplosione
dell'economia; gli operai delle ferrovie
ebbero la macchina e alcuni si fecero
bottegai, come tanti!
Via Gradisca fu asfaltata e illuminata :
non fu più una frontiera,
diventò una strada come tante ma.
.. forse, forse perse per sempre la magia

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