La CHIESA DI S. PIETRO IN ENTO di APRICALE, di cui restano solo delle rovine, sorge in un pianoro, in situazione logistica buona e capace di sostenere un discreto insediamento rurale.
L'edificio, al pari della CHIESA DELL'ASSUNTA, vecchia parrocchiale di CASTELVITTORIO e di tante altre CHIESE DI VAL NERVIA, fu eretto in tempi remoti dai BENEDETTINI
[ad integrazione di quanto scritto si può aggiungere che S. PIETRO come si vede nell''immagine qui proposta quasi doveva perdersi all'INTERNO di un bosco di castagni: alla maniera monastica si potrebbe spiegare la specificazione "IN ENTO" o "DE ENTO" come "IL CONVENTO CHE STA DENTRO IL BOSCO". Cosa peraltro non insolita visto che per la coeva S. MARIA ASSUNTA DI CASTELVITTORIO, sita al centro di uno storico NOCETO, l'etimologia popolare ha coniato il toponimo qualificante "DE NOGARETO" trasposizione da un latino grasso che sta per indicare la "CHIESA SITA ALL'INTERNO DEL NOCETO" (essendo anch'essa, come S. PIETRO IN ENTO, una ].
Resti di colonne protoromaniche suggeriscono l'idea che il complesso religioso abbia subito degli ampliamenti se non una cera e propria riedificazione verso l'XI-XII sec. nel grande programma di recupero ambientale dopo le devastazioni causate dai SARACENI.
Non è ipotesi impossibile sostenere un ampliamento di un modesto, primitivo edificio: un insediamento monastico alquanto antico in questa zona è peraltro suggerito, oltre che dalle ragioni prima esposte, dal fatto che l'organismo religioso si trovava in una zona importante sotto il profilo degli scambi viari: per questa contrada un percorso medievale, tra l'altro, collegava APRICALE con ISOLABONA e quindi con PIGNA, seguendo la linea viaria della riva sinistra del torrente Nervia.
Sull'ipotesi di un insediamento monastico concorre peraltro la sopravvivenza per l'area di un toponimo emblematico quello di u Cunventu grossomodo alla stessa stregua di quanto l'etimologia popolare fece in merito alla chiesa abbaziale di Dolceacqua quella benedettina novaliciense di NOSTRA SIGNORA DELLA MOTA.
Esistono tuttavia alcuni dati sull'edificio e si ricavano dai repertori degli antichi STATUTI DI APRICALE.
L'edificio religioso risulta citato nel 1276 nella rubrica De eundo cum mortuis ad ecclesiam Sancti Petro de Ento (l'obbligo di portarvi i defunti per le esequie è attestato di una persistente importanza religiosa ma anche socio-economica della struttura, cosa che spesso si riscontra in Italia centro settentrionale in rapporto a strutture abbaziali che innervano da tempo antico una contrada).
Sempre in data 1276 un'altra rubrica degli STATUTI, dettante "De ire ad ecclesiam Sancti Petri in suo festo, fa intravedere un'altra sorta di obbligo contratto da una comunità agreste con una comunità di tipo religioso collettivo e preferibilmente monastico.
Le citazioni della chiesa in pratica cessano dal XIV secolo età in cui mediamenyte il fenomeno del MONACHESIMO ANTICO comincia a risentire di una certa crisi in rapporto allo sviluppo degli Ordini canonicali e dei NUOVI ORDINI REGOLARI: la zona dal pieno '300 viene molto più semplicisticamente citata come CAMPUM senza la specificazione de Empto o de Ento precedentemente usata (val comunque la pena di rammentare come la chiesa venga citata nel XVI secolo a seguito di una necessaria riparazione del tetto per infiltrazioni quando però l'edificio risultava già in stato di abbandono mentre
le ultime notizie documentate si hanno i giungono nel XVIII secolo allorché venne nominato di un apriore per la cura dell'edifici: dopo tale periodo viene a mancare qualsiasi attendibile informazione storica).
La parrocchiale storica ed antica di APRICALE, non fu però la pur gloriosa chiesa monastico benedettina di
S. PIETRO IN ENTO
ma la
CHIESA DI S.MARIA IN ALBA.
Questa vetusta chiesa è caratterizzata dalla presenza al suo interno di AFFRESCHI QUATTRO-CINQUECENTESCHI di mano ignota: si trova eretta nei pressi di un'antica fonte e, per quanto hanno suggerito le indagini possibili, il sito sembrerebbe esser stato connesso al CULTO DELLE ACQUE TERAPEUTICHE e alla pagana religione delle MADRI come si evidenzia, parimenti, sia nell'area del Priorato benedettino di Dolceacqua che della sua dipendenza o chiesa minore di S.Bernardo che, a Pigna, del sontuoso complesso termale di Lagopigo.