cultura barocca
Inf. di B. Durante

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I LEGATI PAPALI erano distinguibili in tre ordini e per meglio orientarsi è opportuno visualizzare la monumentale e documentatissima "BIBLIOTHECA CANONICA..." del teologo e giurista francescano del XVIII secolo padre Lucio Ferraris analizzando dettagliatamente la VOCE = LEGATUS IN JURE CANONICO in modo da analizzare e ben soppesare le sottovoci LEGATI A LATERE - LEGATI MISSI SEU NUNCII APOSTOLICI - LEGATI NATI sì da comprendere per filo e per segno le FUNZIONI LORO ATTRIBUITE contestualmente prendendo atto della superiorità istituzionale ed operativa conferita ai LEGATI A LATERE.
Leggendo le FACOLTA' DEI LEGATI si evince la potenza di FRANCESCO VITELLI che era NUNZIO APOSTOLICO ovvero LEGATUS MISSUS a Venezia: personaggio più chiacchierato, per la drammatica vicenda con lo contrappose a Ferrante Pallavicino, che conosciuto il VITELLI sapeva comunque sfruttare compiutamente il ruolo di NUNZIO APOSTOLICO: dalle 4 lettere che scrisse ad Aprosio non si ricava nulla di particolarmente importante (4 sue epistole a. 1639-43 nel genovese Ms.E.VI.17 della B.U.G.): sul carattere del personaggio, qualche cosina si intende dalla "Biblioteca Aprosiana".
Aprosio cercava di tenerselo buono e per questo gli aveva dedicato il "Buratto": in apparenza piccolo viatico per piccoli favori (p. 127 - 158 della "Biblioteca Aprosiana") ma, nella sostanza, espressione di un giovanile ed ancora provinciale servilismo aprosiano verso i potenti, atteso che la frequentazione dell'agostiniano dei libertini "Incogniti" e le "risse" con il Brusoni potevano indurre il VITELLI a qualche intervento.
Ed i suoi interventi (peraltro, come si vedrà, ben testimoniati da tutto il contrasto del nunzio apostolico con Ferrante Pallavicino) non raramente dovevano essere fuori delle righe e tali da terrorizzare, più di quanto abbia lasciato intendere, l'"Aprosio giovane di Venezia": e del resto, anche se il frate pare soddisfatto dell'evento, a scapito di un suo nemico, il fatto che FRANCESCO VITELLI (come il frate ventimigliese ha lasciato scritto) per reintegrare nei "ranghi" quel reiterato apostata che fu il Brusoni (vale a dire il letterato che con Arcangela Tarabotti "avrebbe congiurato" a scapito d'Aprosio) gli si pose innanzi ostentando la spada che teneva al fianco. . L'utilitarismo aprosiano suggeriva, nonostante gli estri di un'indole inquieta e girovaga, di non sfidare la sostanziale buona sorte di cui in definitiva aveva goduto e quindi di non urtarsi con un PERSONAGGIO TANTO POTENTE e soprattutto TANTO CONSAPEVOLE DELLA SUA AUTORITA'.