Il materiale scrittorio (tavolette cerate, papiro, pergamena, carta) nell'antichità attraverso i millenni (l'affermazione definitiva della carta e le grandi cartiere di Voltri nella Repubblica di Genova = in dettaglio la Cartiera di Isolabona della Signoria di Dolceacqua dei Doria e l'influsso della tecnologia araba): l'importanza del materiale scrittorio nel contesto della scolarizzazione attraverso il tempo =
A DIFFERENZA DI QUANTO DA MOLTI SI CREDE ANTICO E' STATO IL PROBLEMA DELLA DIFESA DELLE BIBLIOTECHE DAI FURTI = vedi qui le grandi biblioteche pubbliche dell'antichità greca e romana e l'eterna esigenza di
ORARI DI APERTURA E CHIUSURA DELLA SALE DI CONSULTAZIONE OLTRE CHE DI REGOLAMENTO E SALVAGUARDIA DEI LIBRI COME VEDESI IN QUESTA EPIGRAFE = si analizzino quindi le soluzioni adottate durante i tempi di ferro TRAMITE CUSTODIA DI LIBRI E CODICI IN SORTA DI ARMADI RINFORZATI COME NEL CASO DEGLI STATUTI DUECENTESCHI DI APRICALE (IM) all'ideazione dei "LIBRI INCATENATI O CATENATI" (di cui nell'immagine si vede il Codex Astensis o Codice Catenato o Codice degli Statuti di Asti, secolo XIV - ASCA.)per giungere al '600 ( con una disanima tramite la digitalizzazione dell' Eusevologio del Piazza dell'enorme apparato di biblioteche nella Roma seicentesca) e studiare le più MODERNE OPZIONI, LEGISLATIVE E RELIGIOSE MA ANCHE CRIPTICHE E DI MESSAGGISTICA SEGRETA COME NEL CASO DELLA BIBLIOTECA APROSIANA DI VENTIMIGLIA = si veda qui una COPIA (QUI PROPOSTA IN COPIA SEICENTESCA E IN MODERNA TRADUZIONE) DEL BREVE DEL 1653 DI PAPA INNOCENZO X PER LA SALVAGUARDIA CONTRO FURTIVA SOTTRAZIONE DI LIBRI MA PURE DI OGGETTI MUSEALI, QUADRI ED ALTRO DALLA "LIBRARIA DI APROSIO = COPIA. CUSTODITA NEL MS. 40 DELLA BIBLIOTECA DI VENTIMIGLIA, COSTITUENTE UNO DI QUEGLI ESEMPLARI CHE, PER GLI ORDINI PAPALI, DOVEVA ESSERE AFFISSO ALLA VISTA DELL' UTENZA
[ad integrazione si veda quanto scrisse nel '700 Lucio Ferraris nella sua BIBLIOTHECA CANONICA, JURIDICA in relazione alle voci "LIBRI, LIBRI PROIBITI, FURTO DI LIBRI" con una considerazione su un Breve papale, analogo a quello dell'Aprosiana, concesso per la salvaguardia della fratesca Biblioteca di Segni]
Molti pensano che la lotta per tutelare i libri nelle biblioteche sia recente ed invece ha una storia antichissima che qui si può leggere = ed a fronte delle umane vicende questa è la lotta lecita, fatta di controlli, regolamenti e leggi, per non parlare, ma questo è un campo diverso che sfocia nell'esoterico, dell'uso di formule magiche contro i perpetratori del sacrilegio del furto entro i templi del sapere.
Un caso particolare è costituito poi dal Codice Catenato o Codice degli Statuti (vedi sopra immagine) da collocare in relazione al "Codex Astensis o Malabayla
Quintino Sella, ambasciatore italiano in Austria, nel febbraio del 1876, scovò nell'archivio di corte dell'imperatore Francesco Giuseppe, un Codex Astensis detto Malabayla.
In accordo con l'archivista d’Arneth, cercò quanto meno di avere una copia dell’indice dei documenti.
Alcuni giorni dopo, il ministro degli esteri Andrassy, sentito il parere dell’imperatore, offrì il prezioso manoscritto all'ambasciatore italiano in dono, asserendo che:
il posto del Codice era Asti, di cui il manoscritto aveva conservato i ricordi gloriosi .
Appena tornato in Italia, il Sella, entusiasta, illustrò l'importanza del codice alla Reale Accademia dei Lincei, della quale era presidente, e ne propose la pubblicazione, avvenuta a Roma
1880 e successivamente nel 1887.
Alla morte di Quintino Sella, gli eredi ne fecero dono al Comune nel 1884. A ricordo di questo, rimane un documento di consegna sulla prima pagina con una miniatura neogotica.
Ai discendenti del cavalier Sella appartiene ancora la prima copia del Codex che, in quanto Prima e riportando annotazioni personali del suddetto, è di enorme valore:
è probabilmente una copia più tarda dell'antico Codex Alferii, di cui si conservano una ventina di pagine, presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.
Secondo Renato Bordone, il codice sarebbe stato redatto al tempo di Gian Galeazzo Visconti, anche se l'ultimo documento reca la data del 1353, la presenza tra i territori del Castello di Rocca d'Arazzo passato di proprietà alla signoria Viscontea nel 1379, sposta la manifattura del codice sotto quel periodo.
Il manoscritto, è composto da quaranta fascicoli contenenti 380 fogli in pergamena, scritto in gotico, probabilmente da due calligrafi diversi.
La maggioranza delle illustrazioni, ultimamente sono state attribuite a Giovannino De' Grassi.
Presenta 106 miniature, e 991 documenti tratta nella prima parte della cronaca di Ogerio Alfieri, che narra le vicende della città di Asti dalla fondazione all'anno 1294.
La seconda parte contiene i diplomi, i privilegi e l'elenco delle terre appartenute ad Asti. I fogli 19-20, contengono una carta topografica con la raffigurazione dei dominii di Asti nel periodo medievale.
È sicuramente il manifesto politico di una classe dirigente che si sente erede delle generazioni, che avevano creato la grande Repubblica Astese, e per tale scopo non esitò ad affrontare l'elevato costo di confezione del manoscritto.
Il periodo Visconteo, coincise infatti con una netta ripresa dell'economia astigiana, favorita anche dalla partecipazione tanto di famiglie astigiane guelfe (Solaro, Riccio, Gardino, Malabayla), che ghibelline (Layolo, Roero, Buneo, Asinari, Pallido).
[Parzialmente da "Wikipedia", enciclopedia libera on line]
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