cultura barocca
Informat. B. Durante

La Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia custodisce molte gemme e volumi unici al mondo in una spaziatura che si estende da autori italiani a letterati stranieri individuabili da questo collegamento = ma si trascura spesso che altre gemme sono state citate e pure trascritte entro opere di Angelico Aprosio: in merito risulta utile menzionare e riprodurre il Capitolo o "Grillo XIII" (nel testo antico le voci sottolineate in rosso sono attive) della Grillaia del 1668 [il capitolo fu dedicato e rivolto ad Andrea Paschiulli che con lo pseudonimo di "Forestiero Idrontino" autore di alcune opere poetiche e che tra l'altro stese gli argomenti in ottave del poema eroico l' Amadeide di G. Chiabrera] nel quale Aprosio sviluppa un discorso di livello panitaliano e addirittura paneuropeo redigendo in pratica un trattato intitolato Della poca stima, che si fa delle buone lettere, e de' Letterati, e della cagione in cui risulta affrontato
il tema dell'epocale disinteresse per la letteratura, su scala non solo italiana, integrando le riflessioni con un approfondimento sulla valenza del "Merito" o del "Genio" per un successo letterario a Corte , compreso il ruolo svolto dalla "Fortuna" .
Dopo un'adeguata introduzione, Aprosio prosegue nella trattazione dando il via alla dissertazione tramite la citazione del poeta Girolamo Fontanella (da fine pagina 154 del capitolo) e di un'emblematica strofa di questa sua ode in cui l'autore desolato scrive "Io la bella armonia negletta sento/il poetico honor miro schernito,/Veggio, ch'avido il Mondo a l'oro intento/ a la Cetera mia chiude l'udito".
Vasto risulta l'elenco aprosiano di autori che scrissero su questo tema ma appare interessante notare come varie pregnanti considerazioni ruotino intorno alla rara Satira Nos canimus surdis (da p.161 a p.162) (un cui esemplare si custodisce tuttora alla Biblioteca ventimigliese) e che Johann Jacob Hofmann (1635-1706) - anche sulla base delle due sarcine della Satira come qui si vede riprodotte da Aprosio - ebbe l'acume di attribuire giustamente al "Persio pistoiese" Nicola Villani: Satira nella quale sostanzialmente si menziona lo sforzo dei poeti per scrivere a lettori spesso tanto indifferenti da potersi dire che "Noi" [poeti] "cantiamo per i sordi"

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