cultura barocca
Ritratto di Sara Copio Sullam = leggi qui sulla vita e l'opera della celebre erudita ebrea del Ghetto di Venezia
Vedi qui oggi quanto rimane della Pinacoteca della Biblioteca Aprosiana ed i Pittori ed Incisori di Genova e in dettaglio Bernardo Castello il pittore che rifece il ritratto della Copio Sullam (come qui si può leggere) realizzato per lei a Venezia dal pittore pittore romano Alessandro Berardelli sodale di Numidio Paluzzi

A giudizio del Busetto, pp. 64-65 del suo saggio = "E' arduo considerare la personalità di Sara Copio Sullam sulla base dei riflessi che si sprigionano dalle lettere a lei indirizzate dal suo corrispondente. Un dato ricorrente è la cagionevolezza della salute [basta leggere queste lettere a Giacomo Rosa, la XXXX alla Copio e soprattutto la seconda lettera al Rosa di pagina 111 in cui il Cebà prega il corrispondente a Venezia di visitare la giovane donna inferma = in assenza di profilassi, vaccini, sulfamidici, antibiotici, febbrifughi efficaci e con una chirurgia elementare, priva di asetticità e di anestetici ecc. ecc. la durata della vita era notevolmente minore di quanto accade oggi e negli epistolari una costante era la menzione di varie patologie che a lungo andare divenivano croniche e invalidanti = ancora il Manoscritto Wenzel di fine '700 e primi '800 permette, qui digitalizzato, di visualizzare i tanti problemi di salute che periodicamente emergevano] mentre l'effetto d'insieme è quello della femme savante, capace di poetare, cantare, suonare, ma pure di ricamare e di aere per l'amatissimo Ansaldo gentili sollecitudini; e si indovina anche una vivida intelligenza, incline alla speculazione filosofica e teologia, fiera della propria appartenenza alla religione e alla comunità ebraica di cui sottolinea l'ingiusta discriminazione. Altrove è possibile intuire una certa civetteria, il compiacimento per l'amicizia con un intellettuale così noto e importante, Così, quando la Copio ricevette il tanto richiesto ritratto del suo corrispondente e volle inviargli il proprio (eseguito dal Berardelli e che il Genovese fece copiare dal concittadino Bernardo Castello), poichè il Cebà le aveva ingiunto di rinunciare al progetto [lettera XVII ove, inviato il proprio ritratto alla Copio invitandola a tenerlo celato (p. 60) per l'aspetto senile le scrive "Nel rimanente io so bene, che, ogn'altro che facesse l'amor con voi da lontano, come fo' io, non perderebbe si buona occasione di domandarvi la vostra imagine; ma io me ne guarderò con tutto il mio potere; perche se voi m'havete ferito il cuore senza havervi veduta, son certissimo, che mel trafiggereste, si vi vedessi: soddisfatto son io però d'haver veduta l'effigie dell'animo vostro; e son disposto di non voler vedere quella del corpo altrove ch'in Paradiso..." (p. 60, XIII riga dall'alto) ], Sara si fece raffigurare in catene ed inviò il dipinto con un sonetto dove dichiarava di presentarsi in tal foggia perchè colpevole di aver trasggredito al volere di lui....
Non credo sia solo romantico leggere con piacere e tenerezza questo epistolario genovese: al di là della corrente erotica -così tipica dell'ambiguità barocca- che via via più si stempera nel sentimentale ed affettuoso (ed è la parabola di un amore che si spegne), ne esce vivida l'immagine di una donna non solo dotata di elevatezza culturale e morale, ma anche piena di estro e di sensibilità, per la quale gli artifici della cultura barocca sono strumenti per palesare una voglia di vivere semplice e brillante insieme, straordinariamente attuale nel suo proporsi e riproporsi tenacemente all'altezza della situazione, e...alla pari.
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Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante

RITORNA AL LEMMA DEDICATO AI RAPPORTI ANSALDO CEBA' - SARA COPIO SULLAM