INFORMATIZZAZ. DI B. DURANTE

Il nome SIFILIDE (malattia che col suo dirompente "arrivo" in Europa quasi SCONVOLSE i teoremi della medicina ufficiale) deriva dal poema dell'autore italiano Gerolamo Fracastoro cioè Syphilis seu de morbo gallico , Padova, 1530: "Morbo gallico italianizzato in Mal franzese altra denominazione ritendensosi l'infezione introdotta i Europa dagli esploratori francesi delle Americhe: per ragioni pressoché identiche fu anche detta Mal napoletano> si cita poi anche la denominazione di LUE.
La variabilità del nome, che alludeva spesso alla provenienza, era dovuta appunto al fatto che, per quanto si può dedurre dalle prime notizie storiche, la malattia sembrerebbe esser stata importata dalle Americhe e, addirittura, si ritennero responsabili della primitiva diffusione gli equipaggi di Cristoforo Colombo (il contagio dipende dal batterio Treponema pallidum e può esser trasmessa alla prole: essa ha avuto larga diffusione soprattutto nel XIX sec. con effetti devastanti fino all'introduzione in terapia degli arsenobenzoli e quindi dei sali di bismuto ed infine della penicillina: anche dalla metà del '500 tuttavia, in Liguria come in tutta Europa, gli effetti disastrosi della malattia diventarono oggetto di grave se non isterica preoccupazione della Sanità pubblica.
Una variante assolutamente antiscientifica dell'interpretazione della SIFILIDE, e che comportava connessioni sia con l' ASTROLOGIA che con la MAGIA, fu sorprendentemente accolta da alcuni medici fisici come Dietrich Ulsen che accompagnò con una sua celebre profezia medica la rappresentazione del SIFILITICO (vedi sopra) di Albrecht Durer (incisione del 1496): secondo la profezia del medico la SIFILIDE era sì una malattia ma la sua diffusione epidemica sarebbe stata agevolata dalla congiunzione planetaria del pianeta GIOVE con SATURNO nel segno dello SCORPIONE, avvenuta poco più di dieci anni prima nel 1484 (vedi: C. d'AFFLITTO, in Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del Cinquecento , sezione Astrologia, magia, alchimia , Firenze, Edizioni medicee, 1980, p.335).