inf. da biblioteca privata

Nel licenziare dai torchi questa GIGANTESCA OPERA SCOLASTICA di approfondimento della lingua e soprattutto della letteratura latina (PARNASSUS POETICUS) ad uso degli studenti delle SCUOLE GESUITICHE l'editore milanese G. B. BIDELLI, nel 1623, utilizzava, scrivendo doverosamente in latino, espressioni straordinariamente soavi a fronte del modo piuttosto burocratico dei moderni editori:
"(trad.)Venni a sapere direttamente dai vostri insegnanti, cui per prima spetta il compito di inoltravi nella conoscenza, che voi, nobilissimi ed industriosissimi adolescenti, avete non solo la brama d'ascendere sul monte Parnaso per suggere a piene labbra dalla fonte Castalia i soavissimi liquori dell'eloquenza poetica ma altresì allo scopo di conquistare tra il consesso delle Pieridi la meritata Laurea di poeti. Ho quindi cercato di aiutarvi in tale impresa e se non mi inganna la presunzione ho conseguito buoni risultati nello stampare scelte liriche d'affermati poeti e d'altri autori ancora capaci di far maturare giocondamente questo tipo di apprendimento e nel contempo d'alimentare il vostro intelletto di quei dolcissimi cibi per cui si sviluppa e vieppiù matura l'abilità nel versificare in metri latini. E così ora licenzio fuor della mia stamperia siffatto libro, cui è nome di Parnaso Poetico, libro che, arricchito nella presente riedizione, vi guiderà per la strada che porta al monte delle Muse ed al tempio di Apollo. E posso quindi ritenere che se mai in obliati dì trascorsi, al modo che si dice, vi fu tal mio libro di gran giovamento, da ora in poi, così ben arricchito, ardisco sperare che vi possa a tal punto risultar d'ausilio, nell'ardua salita ai vertici della poesia, che voi dobbiate pur sempre ammettere ch'io vi sia stato irrinunciabile mentore. E proprio per simile auspicio vi presento e, soprattutto, vi dedico questo Parnaso Poetico, scritto esclusivamente per voi. State bene. Da Milano, scrivendo nella mia tipografia il dì 10 di Novembre dell'anno 1623. Il vostro affezionatissimo servo Giovanni Battista Bidelli".
Tanta cerimoniosa sudditanza dipendeva dal gusto concettoso dell'epoca barocca, dalla devozione quasi obbligata per discenti di alta estrazione sociale ma era anche connesso ad una forma di propaganda mutata nella forma ma rimasta nella sostanza: anche ora gli editori lusingano, non colle belle parole che a poco oramai valgono, ma con imponenti apparati iconografici, con regalie di materiale didattico integrativo, con proposte varie e spesso stravaganti il loro pubblico di fruitori. Oggi magari la scelta dei docenti è prevalente, non sembra necessaria accattivarsi i dscepoli: ma è solo apparenza, un libro troppo difficile e adottato con eccessiva supercicialità, nel giro di un anno d'esperimenti didattici, passa sotto le forche caudine degli studenti e se risulta poco fruibile è destinato alla surroga e così, senza dirlo, molti editori scelgono la strada di ingigantire, solleticando presunte vanità di sapere (e questo forse funziona meglio per gli aristocratici e un pò masochistici Licei) mentre al contrario sfrondano ed adeguano (sostituendo le pagine con accattivanti e semplificanti -in apparenza- supporti informatici) una quantità di pagine che gli allievi delle scuole pratiche sacrificherebbero comunque sull'altare, si fa per dire, del loro ipotetico pragmatismo professionale: ma resta sempre "piccola storia eterna"