L'EMBLEMA del combattimento aereo di due benefiche figure alate con le ARPIE è tratto da un volume di Andrea Alciati custodito alla Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia dal titolo Emblemata, edito a Padova, per i tipi di Pier Paolo Tozzi, nel 1621. Le ARPIE definite, sulla base delle trasformazioni culturali, monstra capite virgineo, alata, uncis pedibus, extremitatem in anguem desinente (cioè "mostri alati con testa di donna, piedi armati di artigli e coda di serpente") in qualche modo erano assimilate alle LAMIE, anche se queste ultime erano una derivazione più pertinentemente biblica a fronte delle ARPIE la cui genesi mitologica si riscopriva esclusivamente nella cultura classica e pagana. Nell'EMBLEMA sono comunque concentrate più credenze e gli effetti di queste svariate interferenze culturali e religiose: quella popolare (e non) che le entità malefiche fossero comunque in grado di esercitare con successo la proprietà del VOLO funge da piedistallo per una riflessione eticamente più evoluta: il fatto cioè che la consapevolezza di una buona coscienza pulita [simboleggiata dai giovani guerrieri alati] fosse in ogni caso e in ogni tempo l'arma prioritaria per avere la meglio sulle ingiurie e le accuse dei malevoli, che nell'EMBLEMA quasi allegoricamente le ARPIE stanno a simboleggiare.