Ecco qui integralmente digitalizzate con moderni indici le OPERE di ZEFIRIELE TOMASO BOVIO <1521-1609>, giurista, quindi medico empirico, alchimista e cabalista veronese, esperto anche di botanica e fitoterapista, sostenitore delle cure vigorose e dell'uso di potenti lassativi e di gagliardi vomitivi nelle terapie onde abbreviare la durata della cura e quindi le possibili sofferenze dei pazienti poco si sa oggi nonostante la fama che, nel bene e nel male, godette per circa un secolo e ben oltre la sua morte come si evince dalla ristampa delle sue opere: un'encomiabile opera di recupero è comunque in essere grazie ai contributi di M. Pia Vannoni, La contromedicina di Tommaso Zefiriele Bovio ed in particolare di Massimo Rizzardini intitolato Tomaso Zefiriele Bovio, medico, cabalista e astrologo (entrambi editi su
"Secretum on line - Scienze - Saperi - Forme di Cultura" - Edizioni Melquiades.
Fu oltre che scienziato anche letterato e soprattutto avvunteriero, che non mancò, come lui stesso dice, di partecipare come soldato a varie imprese guerresche.
Parecchi dati sulla sua vita si ricavano proprio da una di lui pubblicazione Il Melampigo... e specificatamente da quando rispondendo ai suoi detrattori ritenne doveroso fornire alcune significative indicazioni sulla sua storia personale nemmeno tralasciando la discussa questione di un suo quinquennale soggiorno a Genova che lo portò comunque a girovagare per varie piazze esercitando sin nel Ponente ligure e nel basso Piemonte la sua attività di terapeuta: a titolo d'esempio si posson qui citare le sue considerazioni sul vedi anche le sue considerazioni (nel "Melampigo...") sul "paese detto Figonia", "Figone" ed "Oneggia" (Oneglia)
Certamente a parte le buone amicizie di cui godette in campo medico, specie in ambito spagirico ed alchemico, non dovette godere di rapporti positivi con la maggior parte dei "Medici razionali", ispirati alle dottrine di Galeno ed Ippocrate: però, nonostante scontri di breve durata l'unica vera polemica fu da lui intavolata per rispondere ad un tal dottore Claudio Gelli di Venezia (il Bovio scrive però "Geli") di cui effettivamente si sa poco e la cui bibliografia è davvero misera: dovette essere un medico razionale, più giovane del Bovio, forse un prestanome per una più nutrita schiera di medici veronesi di maggior nomea.
Certo non sembra mendace il Bovio laddove si interroga sulle qualità professionali e sulla persona stessa del Gelli, sempre ne Il Melampigo... quando, con molta ironia ma senza dubbio altrettante incertezze, va interrogandosi sulla personalità culturale e dottorale del suo critico.
[Segue qui l'elenco delle opere del Bovio reperite nelle biblioteche italiane]
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Horifugia, siue Lusus - Venetiis: Ziletti, Giordano, 1567
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Opere contra medici putaticij rationali del Sig.r Zeffiriele Thomaso Bovio - Padova: Tozzi, Pietro Paolo, 1626
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Fulmine contro de'medici Putatitij rationali di Zefiriele Thomaso Bouio nobile veronese - In Verona: appresso Sebastiano dalle Donne, & Andrea de' Rossi suo genero: Dalle Donne, Sebastiano & DeRossi, Andrea, 1592 Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Melampigo ouuero confusione de medici sofisti che s'intitolano rationali. Et del dottor Claudio Geli & suoi complici...di Zefiriele Thomaso Bouio.. - In Verona appresso Girolamo Discepoli,& fratelli: Discepolo, Girolamo & fratelli Palazzolo, Marcantonio, 1585
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Flagello de' medici rationali, di Zefiriele Tomaso Bouio nobile veronese; nel quale non solo si scuoprono molti errori di quelli, ma s'insegna ancora il modo d'emendargli, & correggerli - In Venetia: Nicolini da Sabbio, Domenico, 1583
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Opere di Zefiriele Tomaso Bouio nobile veronese, cioe, Flagello, Fulmine, & Melampigo, contro de' medici putatitij rationali. Con la Risposta dell'eccellentissimo dottor Claudio Gelli - In Venetia: Curti, Stefano, 1676
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Fulmine contro de' medici putatitii rationali di Zefiriele Thomaso Bouio nobile veronese - In Verona: Dalle Donne, Sebastiano & DeRossi, Andrea, 1592
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Melampigo ouero Confusione de' medici sofisti, che s'intitolano rationali, et del dottor Claudio Geli, & suoi complici nuoui Passali, & Achemoni: di Zefiriele Thomaso Bouio nobile patricio veronese nuouo Melampigo - In Milano: Bidelli, Giovanni Battista, 1617
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Fulmine contro de' medici putatitij rationali. Di Zefiriele Thomaso Bouio nobile veronese... - In Milano: Bidelli, Giovanni Battista, 1617
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Flagello de' medici rationali, di Zefiriele Tomaso Bouio nobile veronese; nel quale non solo si scuoprono molti errori di quelli, ma s'insegna ancora il modo d'emendargli, & correggerli- In Milano: Bidelli, Giovanni Battista, 1617
Gelli, Claudio - Risposta dell'eccellente dottor Claudio Gelli, ad vn certo libro contra medici rationali - In Milano: Bidelli, Giovanni Battista, 1617
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Opere di Zefiriele Tomaso Bouio nobile veronese, cioe, Flagello, Fulmine, & Melampigo, contro de' medici putatitij rationali. Con la risposta dell'eccell. dottor Claudio - In Venetia: Baba, Francesco, 1626
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Flagello contro de' medici communi, detti rationali; di Zefiriele Tomaso Bouio ... Nel quale non solo si scuoprono molti errori di quelli: ma s'insegna ancora il modo di emendargli, & correggerli. Di nuouo reuisto, corretto, & dal proprio Auttore ampliato con la tauola delle cose piu notabili - In Verona: Dalle Donne, Francesco, 1601
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Fulmine contro de' medici putatitii rationali; di Zefiriele Tomaso Bouio ... Nel quale non solo si scuoprono molti errori di quelli; ma s'insegna ancora il modo di emendargli, & correggerli. Di nuouo reuisto - In Verona [Verona]: Dalle Donne, Francesco, 1602
Bovio, Zefiriele Tommaso <1521-1609> - Melampigo ouero Confusione de' medici sofisti, che s'intitolano rationali, et del dottor Claudio Geli, & suoi complici nuoui Passali, e Achemoni: di Zefiriele Thomaso Bouio ... Di nuouo reuisto; corretto, & dal proprio Auttore - In Verona: Dalle Donne, Francesco, 1595
Del veneziano Claudio Gelli si sa solo che dovette fiorire verso il 1585 (non se ne è ricostruita la data di nascita ne' di morte).
La sua bibliografia è minima e solo legata alla polemica con il Bovio.
Nelle biblioteche italiane si sono ritrovati:
Gelli, Claudio, Risposta dell'eccell.dottor Claudio Gelli medico venetiano alle paterne riprensioni dell'eccellente signor Annibal Raimondo Veronese,indirizzate a signori medici rationali, Venetia : ad istantia dell'Autore, 1585, Descrizione fisica: 19, [1] c. ; 4o. Note Generali: Cors.,gr.,rom Marca n.c.sul frontespizio, opera monografica custodita in Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - RM
Gelli, Claudio , Risposta dell'eccellente dottor Clavdio Gelli ad vn certo libro contra medici rationali.Ex malis moribus,optimae leges oriuntur.., In Venetia : ad istantia dell'Autore, 1584, Descrizione fisica:[4], 34, [2] c. ; 4o. opera monografica custodita in Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
"...Voi dite di più, che io mi partì da Verona havendo letto Arnaldo da Villanova nelle cose di Alchimia, et da lui instrutto dell'arte distillatoria, et medicinale, et che vedendo non haver credito nel medicare nella patria, a fine di guadagnar pure qualche danaro, me ne andasse a Genova.
Vi rispondo, che primo che io andasse a Genova, non medicavo molto, nè poco, et andavo in habito di soldato: sì che Don Prospero Martinengo, Monaco dell'Ordine di S. Benedetto, huomo buono, et patrone delle tre lingue principali, Latina, Greca,et Hebraica, Poeta, et Theologo grande, et per tale conosciuto, essendo capitato un mio Poema Heroico De Trinitate, venne a trovarmi per contrahere meco amicitia:& vedendomi in questo habito, rimase tutto maraviglioso; havendosi egli divisato prima nel suo intelletto di veder un huomo grave, con barba longa, faccia squallida,& habito dottorale, per quello, che egli medesimo mi disse allhora:& non poteva satiarsi di addimandarmi, ripetendo otto, ò dieci volte, se io ero quel Bovio compositore di quel Poema cosi bello, tanto dotto,& grave, baciandomi,& ribaciandomi dieci,& più volte.
Et mi fece molta instanza, che aggregassimo i poemi nostri insieme,& gli dessimo alle stampe: ma io fui sempre transcurato nel servar le cose mie,& ne hò perdute,& lasciate tante negli alloggiamenti, ove son capitano di tempo in tempo, che haverei fatto un volume grande, come quello di Homero: a cui (gionto, che gli fù al suo Monasterio) mandai questo esastico, il quale come si conformi alla descrttione vostra di me esaminatelo voi medesimo;& questo Monaco Reverendo è vivo,& sano. Ad Prosperum Martinengum Monachus.
Quod breve paliolum ex humeris, quodque, ensis Iberus
Miraris vostro pendeat à latere.
Quod vultus hilares, quod sint nostratia verba,
Quodque in omni gestu candida simplicitas,
Aulicolas vito Proceres, declino Agelastos
Vivere me hac vita liberiore iuvas.
La causa dunque del partir mio da Verona fù che il Signor Cosimo da Monte, Vicecollaterale di questo Serenissimo Dominio, non sò da qual spirito condotto, mandò trè Soldati ben armati alla scoperta per farmi un'affronto da' quali (la bontà & gratia del Signor Dio) mi diffesi,& diedi loro delle ferite.
Et quantunque il Signor Capitano Gio. Lodovico suo Zio,& il Signor Antonio Maria suo fratello ne havessero fatto scusa meco alla gagliarda, però dubitando io, che se la la prima volta non gli era riuscito il pensiero, non raddoppiasse un'altra volta la posta, elessi cangiar paese,& assicurar le partite mie, per non accender maggior fuoco tra noi, le case, le famiglie,& amici nostri: cosi guidato da celeste scorta mi condussi in Genova,& ivi rimasi per dispositione divina.
Quivi contrassi amicitia per mezo del Magnifico Camilla, Medico di buon nome, col Signor Marc'Antonio Pallavicino, vecchio,& gottoso,& era otto anni, che non era uscito di casa, et rare volte di letto, per detta indispositione: il quale dilettandosi delle historie,& lettere sacre, trovandomi instrutto di queste,& quelle, come occorre nelli ragionamenti, mi dimandò se lo haverei potuto suffragare nella infirmità sua.
Io (cosi disponendo le cause superiori) gli dissi che sì, et per quanto valeva, me gli offersi, et egli mi si diede in preda.
Lo curai, et con la gratia del Signor Dio lo condussi a passeggiar tra Banchi,et Santo Syro, per tre hore, ove fù abbracciato da innumerabili amici.
Cosi, per cinque anni, me ne passai con la dottrina di Gordonio, prestatomi dal predetto Medico Camilla,& altri libri di Medicina, che quivi parte comperai, parte mi furon dònati...."
PIETRO D'ABANO fu astrologo e profondo conoscitore d'Arnaldo di Villanova, mago, alchimista e medico.
Insegnò medicina, filosofia e astrologia all’Università di Parigi e, dal 1306, all’Università di Padova.
Soggiornò a lungo a Costantinopoli, dove approfondì lo studio di Avicenna, Galeno e Averroè, divenendo anche erudito nelle ‘artes’ arabe e greco-bizantine.
All’approfondimento della medicina affiancò lo studio sistematico dell’astrologia: essenziale era calcolare il momento giusto in cui somministrare cure e medicamenti, come pure la conoscenza dell’alchimia per la loro preparazione. Infatti l’astrologia influenzava la vita dell’uomo e del cosmo, la trasformazione degli elementi naturali, i caratteri e la vita degli individui.
Ad esempio, un segno zodiacale di particolare interesse per Pietro d’Abano era lo Scorpione, in grado di conferire grandi doti ai medici, a coloro che si occupavano della salute dei corpi e manipolavano veleni: era il segno della magia che trasformava.
La sua opera più importante fu il Conciliator differentiarum philosophorum et praecipue medicorum, in cui sosteneva la connessione tra il mondo naturale e gli astri, il ricorso alla magia, agli incantesimi e l’uso della medicina che, in termini moderni, definiremmo "olistico", e una concezione dell’uomo e dell’intero creato come un armonioso organismo regolato dalle costellazioni. Mise in discussione l’esistenza dei demoni ed anche i miracoli dei santi; negò la Provvidenza e cercò di spiegare le resurrezioni, raccontate nei testi biblici, come casi di morte apparente.
Fu molto apprezzato dal medico cabalista veronese cinquecentesco ZEFIRIELE TOMASO BOVIO nella raccolta delle cui OPERE è riportato il LIBELLUS DE MEDICORUM ASTROLOGIA attribuito ad IPPOCRATE ed integralmente tradotto da Pietro d'Abano.
Quest'ultimo, accusato di eresia dal Tribunale dell’Inquisizione, morì nel 1315 a Padova, mentre era in carcere ma l’anno dopo il Tribunale, avendolo giudicato MAGO, ne fece riesumare i resti affinché venissero dispersi dalle fiamme del rogo.
Pietro d'Abano ebbe gran fama poi dalla Geomantia, tradotta dal latino e quindi pubblicata nel 1544.
Nell'opera si cerca di rendere comprensibile che cosa fosse l’antico sistema pagano di divinazione, la "Geomanzia" o divinazione degli Elementi : il geomante interpreta il messaggio ed i significati delle forme assunte da sassolini gettati a terra e predice il futuro.
I simboli geomantici, dice Pietro d’Abano, sono sedici e legati ai quattro punti cardinali e ai quattro elementi: "..fuoco, aere, aqua et terra".
Tuttora la geomanzia viene in gran parte ricondotta all' opera di sistematizzazione di Pietro d’Abano: il testo
originale è custodito alla Biblioteca Trivulziana di Milano, nel Fondo Morando.
Definendo tale "scienza" Pietro d'Abano scrisse:
"Geomantia si è una scienza breve da conoscere per virtù de er modo di Astrologia, di quelle cose quale la persona vuol operare, qual fine et successo habbiano avere, secondo che per virtù naturale et influsso celeste si può conoscere et giudicare. Et questo modo di giudicare et conoscere, sie per quattro lineamenti et figure fatte con alcuni punti, fatti con carte et inchiostro, secondo che la man del Geomante, per l’influsso celeste è portata, et da Dio eterno con la grazia fue governata, quale sempre nel principio della figura et interrogatione, dimandar si debbe co’ animo sincero et fidele. Et di quelli quattro lineamenti, co’ quattro virgule di punti per ogni lineamento, se formano sedici figure, le quali significano tutto quello che accade la perona disiderar di sapere, et no ponno essere più de 16 ne manco" [spunti su Pietro d'Abano ripresi da un saggio on line di
Pinuccia Cardullo]
La vita di ARNALDO DI VILLANOVA, detto IL CATALANO (che nelle sue OPERE, come ad esempio nel Flagello molto spesso CITA ed utilizza ZEFIRIELE TOMASO BOVIO) è tuttora avvolta nell’oscurità: in questi casi logicamente si tende ad attribuire ai personaggi enigmatici azioni ed opere sulla base di prove labili e/o non sempre confermate.
Ad ARNALDO per esempio viene attribuito non senza motivi la stesura di uno straordinariamente raro ERBOLARIO VOLGARE
: ma anche nel caso non sia così è probabile che la stesura derivi dal MAGISTERO del celeberrimo MEDICO.
Nato intorno al 1240 in Provenza, intraprese gli studi classici presso Aix, dopo di ché si trasferì a Montpellier per studiare medicina. Terminò i suoi studi a Parigi, dove si laureò verso il 1270. A Parigi ebbe la possibilità di seguire i corsi di Alberto Magno (1200 ca.-1280), dalle cui opere nacque l’interesse di Villanova per l’Alchimia. Successivamente Arnaldo viaggiò molto al fine di perfezionare i suoi studi di medicina, visitando diverse scuole e Università italiane, tra cui quelle di Bologna, Firenze, Perugia e Roma. Si recò a studiare anche a Napoli e a Salerno dove era attiva la famosa Scuola Medica Salernitana, autrice del "Regimen sanitatis salernitanum", il più consultato testo di medicina del Medioevo. Tornato in Francia, esercitò la professione di medico in diverse località, stabilendosi infine a Parigi dove rimase per diversi anni. Qui incontrò Raimondo Lullo, futuro grande alchimista, che divenne suo discepolo. Si recò poi in Spagna alla corte di Pietro III d’Aragona (1240-1285), visitando diverse città spagnole, come Barcellona, Valencia, Tarragona, Madrid. Non dimenticò di recarsi a Toledo, città che all’epoca era un famoso punto d’incontro tra Ermetisti provenienti da tutta Europa. Nel 1286 Arnaldo insegnava a Barcellona dove ebbe occasione di apprendere la lingua araba e di allargare i suoi studi, interessandosi sempre di più alla religione e alla politica e scrivendo diverse opere a sfondo escatologico. A Barcellona divenne medico e consigliere di Giacomo II d’Aragona (1264-1327), figlio di Pietro III, esercitando una certa influenza politica in Spagna, in Francia e in Italia. Inviato nel 1301 da Giacomo II a Re Filippo IV di Francia (1268-1314), fu arrestato appena giunto a Parigi, per delle affermazioni teologiche di carattere sospetto, contenute nei suoi libri. Appellatosi a Filippo IV e a Bonifacio VIII (1235-1303), fu liberato ed ottenne di poter lasciare la Francia. Venuto in Italia, seppe farsi apprezzare come medico anche dal Papa (a cui fornì le sue cure contro i calcoli renali) che si mostrò con lui molto tollerante. Tuttavia, nonostante le simpatie del Papa, subì ugualmente condanne e carcere, a Roma e a Perugia. Rifugiatosi in Sicilia, alla corte di Federico II d’Aragona, Arnaldo scrisse l’opuscolo De Cymbalis Ecclesia, dove fece professione di fede e di obbedienza al Papa per ingraziarselo. Si narra che proprio di fronte a Bonifacio VIII, Arnaldo avrebbe compiuto una delle sue prime "trasmutazioni" pubbliche, a dimostrazione del suo sapere, ottenendo verghe d’oro purissimo. I suoi rapporti con il Papato migliorarono con il successore di Bonifacio VIII, Benedetto XI (1240-1304), che fu Papa dal 1303 al 1304, e con il successore di questi, Clemente V, eletto nel 1305 per volontà del Re di Francia. Clemente V favorì gli studi di medicina e di lingue orientali, istituendo cattedre universitarie e promulgando editti. Si fece però artefice e responsabile, insieme a Filippo IV, della distruzione e della spoliazione dei beni dell’Ordine del Tempio. Nel 1305 l’inquisizione catalana proibì la lettura dei libri di Arnaldo, che spaziavano dalla Medicina all’Astrologia, dalla Teologia all’Alchimia, ecc., nei quali, con uno spirito apocalittico, il Villanova prevedeva per la metà del XIV secolo, la fine di un’era e la venuta dell’Anticristo. Arnaldo fu chiamato ad esporre le sue teorie di fronte al Sacro Collegio riunito ad Avignone; in questa occasione si espresse contro i governi temporali, rompendo definitivamente ogni rapporto con Giacomo II, del quale, fino a quel momento, era stato medico e consigliere. In Francia, Arnaldo riorganizzò gli studi della Scuola di Montpellier, di cui divenne rettore e professore. Qui, nel 1939, secondo un programma sanzionato da una bolla di Clemente V, pose le basi che trasformarono questa Scuola in Università e compose vari testi medici, diventando famoso per le sue polemiche contro la medicina araba e galenica e opponendo alla cultura dei libri l’esperienza pratica. Anche Clemente V apprezzò personalmente le sue qualità di medico, mostrandosi anche interessato alle sue opere alchemiche (interesse che fu già di Bonifacio VIII). Lasciata la Francia, Arnaldo fece ritorno in Sicilia alla corte di Federico II e si recò forse persino in Africa. Per conto di Federico svolse numerosi incarichi e missioni diplomatiche, recandosi spesso a Palermo, Parigi e Avignone. Fu durante uno di questi viaggi verso Avignone che Arnaldo morì in mare presso Genova, nell’anno 1313. Dopo la sua morte, nel 1316 i suoi libri furono confiscati e bruciati dall’Inquisizione di Tarragona. Tutt’oggi sono sopravvissute molte delle sue opere; tra quelle alchemiche ricordiamo: Flos Florum (Libro del Perfetto Magistero, Sear 1986), Epistola Super Alchimia (Lettera sull’Alchimia al Re di Napoli, Sear 1986) Novum Lumen, Il Rosario dei Filosofi, Domande sull’Essenza e sull’Accidente, Lo Specchio dell’Alchimia, La Practica (Breviarium Librorum Alchemiae), De Decotione. A Lione tra il 1520 e il 1532, e a Basilea tra 1585 e il 1699, fu pubblicata l’Opera Omnia Arnoldi de Villanova[testo da
LINEA DEL TEMPO DEGLI ALCHIMISTI , on line]
i testi di questo sito sono stati scritti dal Prof. Bartolomeo Durante
Si precisa inoltre in particolare che questo lavoro non è a scopo commerciale ma di divulgazione culturale e per uso documentario - Professor Bartolomeo Durante